giovedì 17 giugno 2010
Razzismo in autobus alle porte di Milano
“Non voglio la merda sul mio pullman, gli zingari no. Apriamo le finestre e cambiamo aria”.
Sono all'incirca le 9.45. Fuori piove. Come consuetudine la z221, l'autobus che collega la Brianza alla stazione di Sesto FS, effettua il proprio viaggio e come sempre al confine tra Monza e Cinisello Balsamo salgono anche i rom.
Resosi conto della loro salita, il guidatore perde il controllo e impone a quanti non hanno il biglietto di avvicinarsi alla sua postazione.
Dopo un primo momento di esitazione da parte dei viaggiatori incriminati, il tono si fa sempre più minaccioso e aggressivo.
Non contento, il conducente si alza in piedi e pretende che quanti sono sprovvisti del biglietto, scendano immediatamente dalla z221.
Intimoriti dalla reazione, i rom e la donna di colore abbandonano l'autobus.
Raggiunto il proprio obiettivo, il conducente non trattiene nemmeno i commenti offensivi.
Leggi tutto l'articolo QUI'
Mi auguro che daranno quantomeno un premio al suddetto autista, a questo campione di alta professionalità e di buona educazione (sic!).
P.S. Sarà mica parente di Borghezio?
mercoledì 28 aprile 2010
Il sindaco Scalzone : " La nostra rovina sono stati i padri comboniani e le associazioni di volontariato.
Antonio Scalzone, da pochi giorni rieletto sindaco a capo di una coalizione di centro destra, fa capire subito che il vento è cambiato anche sul litorale domizio.
«Mi sono incontrato col Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ieri a Caserta e ho espresso tutto il mio apprezzamento per il lavoro egregio che ha fatto sinora nei confronti della camorra. E lui ha accettato di buon grado di diventare cittadino onorario del nostro Comune. Gli ho chiesto di darci una mano a risolvere anche gli altri problemi che abbiamo sul litorale, a partire da quello dell’immigrazione. Oggi Castel Volturno – dice il neo primo cittadino - è una “zona franca”, una zona liberata dalla pressione della malavita organizzata. E questo ci permetterà di attrarre investimenti da parte dei privati. Ma occorre passare da una politica di tolleranza nei confronti degli immigrati, fatta in questi anni dalle associazioni di volontariato, ad una politica di rigore e rispetto delle regole. E sbaglia anche Saviano a dire che dalla camorra ci salveranno gli immigrati. La rivolta fatta dai neri a Castel Volturno due anni fa, era organizzata dai nigeriani, spacciatori di droga, che protestavano contro i camorristi. Una lotta tra bande per il controllo del traffico di droga. Il ministro queste cose le sa. E’ una persona seria e credo che ci darà una mano per risolvere i nostri problemi».
Scalzone, dunque, va per la sua strada. Dopo cinque anni di amministrazione di centro sinistra, sembra che nulla sia cambiato. Anzi, tutto è diventato più difficile.
Il problema, per il neo sindaco, restano gi immigrati e le associazioni di volontariato che cercano di alleviare in qualche modo le sofferenze e il disagio di tanti ragazzi che arrivano sul litorale domizio in cerca di un futuro.
Lui non va tanto per il sottile, «Sono tutti uguali e se ne devono andare».
Non una parola sullo sfruttamento di questi ragazzi, considerati solo braccia da utilizzare, ma senza diritti.
Non una parola su quegli italiani che fittano a prezzi esosi le case sul litorale domizio dove ne infilano a decine in spazi angusti.
Non una parola sui caporali che sfruttano questi ragazzi che si alzano alle 4.30 del mattino per mettersi in fila alla rotonda di Villa Literno, nella “piazza degli schiavi”, o vicino al campo sportivo di Casal di Principe, o nelle rotonde di Qualiano, Villaricca, Mugnano, Giugliano, dove per 20/30 euro al giorno e per 10 /12 ore di lavoro aspettano di essere portati nelle campagne o sui cantieri edili per svolgere loro un lavoro senza tutela e a rischio.
di Raffaele Sardo - http://www.notiziemigranti.com/
giovedì 15 aprile 2010
La Lega vuole denunciare chi si fa curare senza documenti
Oggi Danilo Narduzzi torna alla carica e annuncia che chiederà, con una mozione, personale amministrativo nei pronto soccorso per denunciare gli immigrati clandestini che vanno a farsi curare. L’annuncio ricorda l’emendamento del Carroccio, abrogato, per l’abolizione del principio di non segnalazione alle autorità degli immigrati irregolari che si rivolgono al Servizio sanitario nazionale.
"Se i medici non possono segnalare non vedo perché i clandestini debbano continuare a raggirare leggi di Stato, spadroneggiando sul territorio ". Narduzzi precisa che, se viene accolta la mozione leghista," gli immigrati irregolari continueranno ad essere curati negli ospedali della nostra Regione, ma il personale amministrativo a cui non verranno consegnati documenti d’identità e tessera sanitaria, dopo aver inviato il paziente dal medico, provvederà a segnalare la ‘mancanza’ alle autorità competenti".

In Friuli Venezia Giulia prosegue la crociata della Lega per la chiusura degli ambulatori destinati ai migranti irregolari e contro il loro accesso alle cure sanitarie. E la tragica vicenda di Rachel Odiase, morta per una tessera sanitaria scaduta, non ha cambiato di una virgola la posizione dei leghisti. Tratto da :http://clandestino.carta.org/
Girodivite pubblica questo scritto di Adriano Todaro
Rachel Odiase ha 13 mesi. Nigeriana, vive con la famiglia a Carugate, lembo a pochi chilometri da Monza e una ventina da Milano, famosa perché è in una zona di grandi centri commerciali, fra cui l’Ikea dove la domenica migliaia di macchine si riversano in questo “Carosello” consumistico intasando e inquinando tutta la zona. Ma tutto questo alla famiglia di Rachel non interessava di certo. Il 3 marzo scorso, i genitori, di notte, chiamano il 118 perché la bambina ha violenti attacchi di vomito. L’ambulanza trasporta Rachel all’ospedale. Secondo le testimonianze, il medico di turno visita la bambina in 6 minuti e la dimette prescrivendole tre farmaci. Il referto parla di “Buone condizioni generali”. Talmente buone che poco tempo dopo muore.
Continuiamo però il nostro racconto perché questa vicenda è un po’ la cartina di tornasole di questo nostro burocratico Paese. La bambina è arrivata in ospedale alle 00,39 ed è uscita alle 00,45. Il padre, Tommy Odiasse, 40 anni, in Italia dal 1997, con la moglie Linda e un’altra figlia di due anni e mezzo, si mettono subito alla ricerca di una farmacia. Le medicine, però sono inutili. Alle 2 di notte la famiglia ritorna all’ospedale. Tommy Odiasse impreca, grida, vuole attenzione per sua figlia. La risposta è di una violenza inaudita: “La bambina ha la tessera sanitaria scaduta, non possiamo visitarla ancora o ricoverarla”.
E’ vero. La tessera sanitaria è scaduta. Tommy Odiasse è stato licenziato sei settimane prima e senza la presentazione dell’ultima busta paga non può rinnovare il permesso di soggiorno e quindi neppure la tessera sanitaria. Il padre di Rachel, esasperato, chiama i carabinieri i quali risolvono temporaneamente la questione. La bambina viene ricoverata in pediatria. Ormai sono le 3 di notte e nessun medico, secondo la testimonianza del padre, viene a visitarla sino alle 8 della mattina. La bambina ha attacchi di dissenteria. Il giorno passa così. La bambina si aggrava, le fanno flebo e monitorano il suo battito cardiaco attraverso un monitor. Poi il cuore della bambina si ferma.
Tutto sommato un piccolo episodio. Certo, una bambina è morta come, pochi giorni prima, era morto, a pochi chilometri da Carugate, a Melzo, un bambino albanese di un anno e mezzo rimandato a casa dal pronto soccorso. Ma in fondo sono stranieri e non possono certo rivendicare i nostri stessi diritti, non possono pretendere di essere curati negli ospedali cittadini, a nostre spese, se non hanno neppure la tessera sanitaria, se sono clandestini.
E’ il nuovo credo leghista che ha attecchito in profondità nella cultura del popolo del Nord, in quella zona che chiamano Padania, la zona dove in qualche asilo si lasciano senza mangiare alcuni bambini stranieri perché le famiglie non possono pagare la retta, la zona dell’efficienza, della laboriosità, del mito del “fare da sé”, dei “padroni a casa nostra”, del lavoro nero, delle tasse evase, dei fuoristrada, delle lampade abbronzanti.
E’ anche un po’ la cultura masochistica di coloro che si lamentano di come vanno le cose e danno il voto alla Lega o al Pdl. C’è un altro episodio che può far sorridere solo a prima vista, ma che forse spiega molto cose di questo popolo. A pochi chilometri da dove io abito, nella nuova provincia di Monza e Brianza, in una cittadina di 40 mila abitanti, lo scorso anno vince la Lega. Sindaco diventa una donna la quale comincia a tagliare tutto ciò che è possibile: meno il 12% all’Istruzione, meno l’11,77% ai Servizi alla persona, meno il 50,85% allo Sport, meno il 52,64% alle Politiche giovanili, e, naturalmente, meno il 55,85 per cento alla Cultura. I cittadini, ovviamente, si lamentano.
Poco dopo l’insediamento, la Giunta nomina un dirigente per i Servizi del Territorio: stipendio 70 mila euro l’anno. Nell’ufficio tecnico del comune lavorano 4 architetti e un ingegnere ma il sindaco decide per un esterno il quale è anche vicesindaco di un altro comune. Per quale partito? Naturalmente la Lega.
Il nuovo dirigente però non è solo vicesindaco, ma ha anche altre qualità. Ha partecipato e vinto, ai giochi Celtici, ben due discipline. Quali? Lancio del sasso e mangiata dell’anguria. Il 28 e 29 marzo si è votato per la Regione. La Lega, in quella città, è aumentata di 9 punti!
C’è chi muore perché è straniero e chi ha il doppio incarico. Si ciancia contro la pillola del giorno dopo, si tuona contro chi vuole affossare le famiglie, contro l’aborto, si scende in piazza per difenderla questa famiglia e poi si fanno morire i bambini già nati. Sepolcri imbiancati, cialtroni senza morale e senza dignità, ciarlatani che affollano gli schermi televisivi invece di affollare il Parlamento e fare il proprio dovere di eletti. Schifo e vergogna di abitare in questo Paese. Si muore perché respinti dagli ospedali e si muore perché si perde il lavoro. Ci si uccide perché non si possono più pagare i lavoratori e si fanno gli scudi fiscali. I lavoratori sono costretti a stare sulle gru o vanno nelle isole a fare l’isola dei cassintegrati.
Ma che Paese è mai diventato? A quale grado di aberrazione siamo giunti? Una volta i sindacalisti andavano nelle piazze e tuonavano contro i padroni. Prendevano tanti applausi. Oggi vanno al convegno della Confindustria e ricevono gli applausi, o meglio per essere moderni come hanno scritto i giornali, una standing-ovation, dagli industriali. Come mai? Perché hanno promesso loro di abolire lo Statuto dei lavoratori, di rendere ancora più flessibile il lavoro, di dare, in pratica, più margini di guadagno agli industriali. Il sindacalista fa un duetto con il ministro del Lavoro, un ex socialista il quale parla della necessità di liberare il lavoro dal conflitto.
Ecco la vera grande riforma. Mettere il sindacato conflittuale alle corde, avere ancora più mano libera sui contratti, far diventare i lavoratori ancora più marginali, ricattabili, disposti a tutto pur di lavorare. Ecco allora l’arbitrato, lo stravolgimento dell’articolo 18 dello Statuto a cui, purtroppo, tanti che si dicono di sinistra hanno ormai accettato. In realtà il progetto di stravolgimento dell’articolo 18 è stato rimandato alle Camere. Napolitano non ha firmato. Ma è un piccolo intoppo momentaneo tanto è vero che Sacconi ha fatto subito sapere che cambierà qualcosa. E, naturalmente, il presidente della Repubblica firmerà.
Anche qua grandi dibattiti, grandi cortine fumogene per occultare, sopire, anestetizzare gli italiani. Firmerà o non firmerà? Domanda che rimbalza per intere settimane. La risposta, salvo rari casi, è che firmerà. Ormai firma tutto. Il presidente della Repubblica è, o dovrebbe essere, il garante della Costituzione. Ma quando firma il cosiddetto legittimo impedimento garantisce i cittadini o un solo cittadino? Se siamo tutti uguali di fronte alla legge, perché mai uno deve essere più uguale degli altri? La realtà è che quella legge è un’altra porcata, con quella firma (e con le altre) Napolitano avalla di fatto, i trucchi da venditore di tappeti di Berlusconi che dovrebbe stare in galera e invece dirige un Paese. Napolitano auspica “riforme condivise” e dichiara di essere “sereno”. Beato lui.
Una serenità che non tocca milioni di famiglie che hanno avuto il loro reddito decurtato, nel quarto trimestre del 2009 del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2008. Il tasso d’investimento per i beni strumentali è diminuito dell’8,8%, i consumi dell’1,4%.
Sono sereni i grandi speculatori non la famiglia di Sergio Capitani il lavoratore di 34 anni morto alla centrale Enel di Civitavecchia. Sono sereni coloro che non pagano le tasse e portano i soldi all’estero, i mafiosi in guanti bianchi, la nomenclatura politica, coloro che stanno affondando definitivamente questo Paese. E sono sereni anche i “trombati” alle ultime regionali: prenderanno 455.000 euro. Non le famiglie dei due operai precipitati da una gru a Peschiera Borromeo (MI).
No, in tanti non sono sereni. Eppure in tanti votano Lega o Pdl e credono che l’Italia stia meglio di altri Paesi. E come mai, allora, ci sarà una manovra (“correttiva”, per carità!) di 4-5 miliardi di euro? Molti credono al TG1 quando afferma che Berlusconi è stato “assolto” e non “prescritto”, molti si beano ancora delle idiozie televisive e non si accorgono che ci stanno scippando l’acqua e imponendo le centrali nucleari.
E a sinistra? Litigano su presidenzialismo o semipresidenzialismo. Se deve essere alla francese o in salsa piccante. Veltroni ritorna (non dall’Africa!) e si dice d’accordo con Maroni mentre ancora più a sinistra, la Federazione della sinistra vedrà la nascita a Natale, ma nel frattempo fra Rifondazione e Comunisti italiani si litiga sull’assessore che dovrà entrare in Regione Liguria.
Se continua così, Berlusconi andrà al Quirinale, la sinistra sarà sempre meno presente nel Paese, i lavoratori e gli stranieri continueranno a morire. Ma Napolitano, il migliorista, è sereno.
Basta così. Di brutture ne ho detto anche troppe. Un’ultima cosa però voglio dirvela. Nel sito del comune di Carugate, il paesotto dove vive la famiglia nigeriana di Tommy Odiasse, c’è un dizionario carugatese-italiano. Una “simpatica” idea come loro stessi scrivono. Come in tutti i dizionari, ad una determina voce risponde la conseguente traduzione. Tommy voleva tradurre in carugatese-lombardo la parola assassini. Non l’ha trovata.
venerdì 12 marzo 2010
A Catania i reati sono perseguiti su base etnica

Arrivano di corsa, urlando. Inseguono i senegalesi con le auto di servizio. Li scaraventano a forza nelle volanti. Chi ha i documenti in regola finisce ugualmente in Questura. Sono tante le segnalazioni di sequestri di merce senza verbale e multe fino a mille euro. Giocano a fare gli sceriffi, simulano una piccola guerra. Una camionetta della Polizia in pianta stabile all’imbocco di Corso. Retate quotidiane nelle ore di maggiore affollamento. Presidi in tenuta antisommossa. Inseguimenti e scontri fisici in pieno centro. Dallo scorso dicembre, a Catania i reati si perseguono su base rigorosamente etnica. La logica del “pacchetto sicurezza” è spesso ridicola, ma in alcuni contesti ancora di più. Per esempio, nelle città del Sud dove funzionari, politici e bottegai si illudono di essere in Padania e provano a fare i leghisti.
Gli effetti sono semplicemente grotteschi. A pochi metri di distanza gli italiani vendono di tutto, senza che nessuno indaghi su documenti in regola e provenienza. La merce contraffatta è frutto di circuiti mafiosi, ma è più comodo prendersela con l’ultimo anello della catena.
In tutta la città si organizzano le corse clandestine dei cavalli, con tutto l’indotto di scommesse, macellazione clandestina, stalle abusive e logistica. Le indagini non sono complicatissime. Basta digitare su Youtube “corse cavalli Catania” e compaiono centinaia di video, come evidenziato dalla sezione palermitana di Repubblica.it. A “Tempesta”, un purosangue imbattibile, hanno dedicato una canzone neomelodica. “A strada è ‘a stessa ‘i tante vote, quanti guaglioni ti currono appresso ‘cu i motorini ‘ppe te guardà…”. Infatti sono centinaia le persone che si affollano lungo le strade chiuse all’alba. I campioni sono “Ronaldinho”, “Valentino” e “Pocket Coffee”. Animali allevati nei quartieri di periferia, una vera mania di massa. E’ noto che la carne di cavallo che si trova sui banconi della città è di provenienza dubbia, che ci sono tante macellerie clandestine, che i cavalli usati per le corse sono gonfiati di estrogeni. Non è difficile ipotizzare gravissimi rischi per la salute pubblica, ma nessuno sembra preoccuparsi più di tanto. Meglio perseguitare i senegalesi, fingere che i portici di corso Sicilia siano quelli di una tranquilla città settentrionale: grassa, pacifica e razzista.
La city
Lo scorso 17 gennaio, uno dei tanti blitz della polizia. Una irruzione violenta, la fuga, i tafferugli. I senegalesi denunciavano di essere stati presi a colpi di manganello in testa. I poliziotti del sindacato autonomo Adp, invece, hanno parlato di sprangate ricevute, ma sono stati smentiti dal responsabile delle volanti. Il console onorario del Senegal a Catania chiedeva un incontro con le istituzioni. “La Sicilia” – il quotidiano locale - gioca a fare il foglio del Nord.
Corso Sicilia sarebbe la “City”, il quartiere degli affari violato dalla “povera merce” degli africani “violenti e abusivi”. In realtà, sono solo cinquecento metri di cubi di cemento, l’inizio di un sacco edilizio – per fortuna fermato - che stava per distruggere il centro storico barocco. A distanza di anni, l’Unesco riconoscerà il duomo di S.Agata come patrimonio dell’Umanità. Spariranno le banche e le imprese dei “cavalieri” legati a doppio filo con la mafia che anche lì avevano le loro sedi. La movida sostituirà il coprifuoco segnato dagli scippi e dalle rapine. Eppure c’è ancora chi rimpiange gli anni ’80: gli africani “deturpano il decoro della City”, secondo il cronista de “la Sicilia”. Rovinano il simbolo di quella che “era chiamata a ragione la Milano del Sud”. “Mi dispiace ma per me le regole vanno rispettate”, dice un cittadino interpellato da un cronista. “Alla fine hanno capito che bisogna cambiare aria”. Ed ancora: “E’ stata dura per gli africani digerire le regole”. “Abbiamo agito in corso Sicilia cercando di portare ordine e decoro”, conclude il sindaco Stancanelli.
Ai margini
Tutte le contraddizioni di Catania in pochi metri quadri: negozi di lusso, librerie, locali e aspirazioni nordeuropee. Banche e sedi di imprese. Più in là il cantiere della metropolitana. Ma anche la vitalità sregolata da suq della “fera o luni” - la fiera del lunedì, che però si tiene quotidianamente - dove un qualunque abitante del Sud del mondo può sentirsi a casa propria. Fast food cingalese, cinesi col carretto, due negozi di articoli alimentari importati da tre continenti, merci contraffatte e rubate, una folla pulsante, traffico caotico e venditori che banniano, cioè urlano per pubblicizzare la propria mercanzia.
“Da settimane la tolleranza zero si esercita solo contro giovani ambulanti che, privati dalle loro fonti di sostentamento e non trovando canali legali di regolarizzazione per lavoro autonomo o dipendente, vengono così spinti nell’accogliente industria della criminalità”, denuncia la “Rete antirazzista catanese” in un comunicato del 4 febbraio. Non ci vuole molto a capire che la marginalizzazione degli stranieri – alla fine - produrrà insicurezza per tutti. Poche settimane prima, il 22 dicembre, le associazioni antirazziste erano scese in piazza insieme agli africani. “Le forze di polizia non si occupano della violenza sfacciata e brutale praticata dalle bande criminali che imperversano nella nostra città”, recitava il volantino. “In corso Sicilia si trova anche merce contraffatta di alto livello, con un giro d’affari notevole”, ammette la giornalista Rosa Maria Di Natale. “Ma in una città normale le regole si stabilirebbero a tutti i livelli, invece a pochi metri di distanza gli italiani fanno la stessa cosa. In questo modo appare più comodo colpire ‘abusivi extracomunitari’ che concittadini”.
Aspettando
“Aspetto la sanatoria per la regolarizzazione”, mi dice Mohamed, un ragazzo senegalese che incontro alla sede dell’Arci, proprio in piazza Carlo Alberto, pochi metri da corso Sicilia. “Abbiamo avuto un incontro tra il vicequestore e il responsabile della nostra comunità, gli hanno chiesto di farci spostare. La delegazione è andata anche in Prefettura e al Comune, ci hanno promesso una tregua. Invece hanno continuato. Hanno parlato di un’area per noi. Se regolari”. Ma come si fa ad uscire dalla “clandestinità”? In nessun modo, non è possibile. Si può solo attendere una provvedimento di regolarizzazione.
“Qualche sabato fa alcuni poliziotti hanno colpito duramente alcuni migranti che non volevano lasciare le loro bancarelle”, racconta Daniela Di Mauro del movimento antirazzista catanese. “Tutto questo in pieno centro e sotto gli occhi di tutti. Due stranieri che hanno fatto resistenza sono stata portati via, gli altri sono riusciti a disperdersi. Il lunedì successivo un numero elevato di poliziotti in tenuta antisommossa si è schierato in piazza Stesicoro - adiacente al corso Sicilia - per impedire ai migranti di montare le bancarelle”.
“Hanno iniziato i controlli nel periodo di Natale, lo scorso anno”, ricorda Daniela Pagano dell’Arci. “Qui all’Arci abbiamo un numero di telefono per i migranti, possono chiamare in caso di abusi, ad esempio merce sequestrata senza verbale. Abbiamo ricevuto numerose segnalazioni. Tra le chiamate ricevute, un asiatico ci ha raccontato di due poliziotti che lo hanno inseguito lungo via Etnea, preso e scaraventato in macchina. Un nostro legale è intervenuto. Ovviamente noi denunciamo che si fanno due pesi e due misure.
Non dimentichiamo che siamo la città dell’illegalità”.
( Antonello Mangano)
Fonte:www.terrelibere.org
giovedì 4 febbraio 2010
Catania : due episodi inquietanti
Il ragazzo era stato ricoverato il giorno prima alle 11,03. Si era recato al pronto soccorso dell’ospedale, accusando dolori addominali, accompagnato da un amico, Chiaka Diarra.
Chiaca è rimasto con l'amico fino alle 17,00, quando erano già state somministrate altre 4 flebo. A quel punto i dottori suggeriscono il ricovero e Chiaka ritorna a casa, rassicurato da Issaka che si dice convinto di poter tornare a casa non appena i medici avranno finito di curarlo.
Nel frattempo, secondo quanto riferisce Chiaka, sulla base delle telefonate fatte durante la giornata all’amico, sono state somministrate altre flebo, e una trasfusione di sangue. Sempre da quel che riferisce Chiaka, Issaka parla tranquillamente al telefono e ripete che presto tornerà a casa.
Intorno alla mezzanotte, Chiaka richiama l’amico, ma Issaka non risponde più al telefonino, che risulta spento. Il giorno dopo, ritorna, con altri amici in ospedale, dove gli viene comunicato che le condizioni di Issaka sono gravissime, ma non gli viene ancora comunicata la morte dell’amico, che è avvenuta alle 15,30 di mercoledi. Sarà l’avvocato di Issaka a venire informato in serata dell’avvenuto decesso.
Gli amici di Issaka ritornano in ospedale il giorno successivo, siamo a giovedi, a questo punto vengono informati della morte del ragazzo, ma non vengono comunicate le cause del decesso. L’ospedale non può dare questo tipo di informazioni a persone diverse dai parenti, che comunque, secondo quanto dichiarato dalla direzione sanitaria, dovrebbero essere muniti di una specifica autorizzazione da parte di un giudice.
A questo punto Chiaka, insieme ad altri amici di Issaka, pensano di rivolgersi alla Caritas di Catania, alla quale altre volte hanno fatto riferimento per ottenere accoglienza per la notte o per la ricerca di un lavoro; lo stesso Issaka risulta essere stato assistito dalla Caritas di Catania da giugno di quest’anno, il ragazzo è stato accolto presso il dormitorio ed è stato aiutato a trovare un lavoro provvisorio. Il ragazzo aveva chiesto lo stato di rifugiato politico.
Raccolta la testimonianza di Chiaka e di altri due amici di Issaka, la Caritas di Catania si mette in contatto con l’Ospedale per cercare di capire cosa sia accaduto nelle ore trascorse tra il ricovero e la morte di Issaka.
Dalla rianimazione dell’Ospedale apprendiamo che Issaka è giunto in reparto in condizioni disperate, con l’addome gonfio e una grave emorragia in atto, quasi del tutto privo di sangue, il medico che ci risponde al telefono ci dice che non c’è stato il tempo di effettuare un intervento. Issaka è rimasto in rianimazione circa un’ora e mezza, dalle 14 alle 15,30, prima di andare in arresto cardiaco e morire.
Dalla direzione sanitaria ci informano che la causa della morte sarebbe una “Coagulopatia intravascolare disseminata”, una disfunzione della capacità di coagulare del sangue, ma non sanno il motivo per il quale si sia determinato tale evento. Inoltre non è possibile per la direzione darci ulteriori informazioni a causa della legge sulla privacy, occorre un’autorizzazione del giudice; anche per poter disporre un’autopsia occorre un’autorizzazione del giudice, i medici possono disporla solo se “avessero dei dubbi sulla terapia impostata”. Evidentemente, a parere dei medici del Vittorio Emanuele, in questo caso dubbi non ce ne sono.
Ci sembra utile precisare che Issaka si era già recato precedentemente al pronto soccorso dello stesso ospedale, con gli stessi sintomi, ma era stato dimesso senza ricovero.
A questo punto la Caritas si chiede cosa possa essere accaduto a Issaka, arrivato al pronto soccorso accusando dolori addominali, ma con le sue gambe, e che, dopo diverse ore dal ricovero, arriva in rianimazione in condizioni disperate.
Senza voler necessariamente gridare all’ennesimo caso di malasanità sarebbe utile ottenere chiarezza dai medici che hanno prestato le cure al ragazzo.
Sentito dalla stessa Caritas il dr. Giovanni Castorina, che ha seguito Issaka dal momento in cui è stato ricoverato, è stato confermato che Issaka si era già recato in precedenza al pronto soccorso del Vittorio Emanuele, accusando gli stessi sintomi, ma era stato dimesso con la diagnosi di “colica addominale”.
Il ragazzo, secondo quanto dichiarato dal medico, soffriva di ulcera duodenale, il 26 gennaio è arrivato in ospedale con dolori addominali ed è stato sottoposto alla profilassi prevista in questi casi: visita, osservazione breve e flebo.
“Sono stati effettuati gli esami di laboratorio del caso, dopo di che, il paziente improvvisamente si è aggravato, manifestando sintomi acuti di una forte anemia, in un’ora ha perso circa un litro e mezzo di sangue, è stato sottoposto a una gastroscopia e a una tac, e trasferito in rianimazione”- riferisce Castorina.
A quel punto si era già innescata una reazione chiamata CID (coagulazione intravasale disseminata) che in poco più di un’ora lo ha ucciso. ( www.siciliatoday.net)
Il direttore della Caritas di Catania, P. Valerio Di Trapani ha dichiarato che la Caritas Diocesana di Catania ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica, interessando l’autorità giudiziaria, per ottenere la documentazione clinica di Issaka Troore e chiedere che venga disposta un’autopsia sul cadavere del ragazzo per chiarire se le cure somministrate dai medici dell’ospedale siano state tempestive o meno.Issaka era stato assistito dalla Caritas di Catania da giugno di quest’anno, il ragazzo è stato accolto presso il dormitorio ed è stato aiutato a trovare un lavoro provvisorio. Il ragazzo aveva chiesto lo stato di rifugiato politico.
La web tv TeleStrada (visibile all’indirizzo www.telestrada.it) ha registrato le testimonianze di Chaka, amico di Issaka, che lo ha accompagnato in pronto soccorso il giorno prima della morte e del dr Castorina, uno dei medici dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania, che ha seguito il ricovero del ragazzo, queste interviste sono state accompagnate all’esposto presentato in Procura come prove documentali.
Si denuncia che l'ufficio scolastico di Catania, il 23 novembre scorso avrebbe inviato alle scuole della Provincia una circolare in cui si chiedeva la compilazione, entro il 14 dicembre 2009, di schede di rilevazione dei dati relativi a tutti gli studenti stranieri, con la seguente motivazione: attuare interventi 'a favore degli alunni immigrati che in atto frequentano le istituzioni scolastiche di questa provincia'.
"A questo comportamento già di per sè anomalo - aggiungono i senatori del Pd - si è aggiunta la richiesta dei dati di tutti gli studenti stranieri, anche frequentatori abituali delle istituzioni scolastiche, che conterrebbe tutta una serie di dati sensibili quali: nomi, cognomi, data e luogo di nascita, eventuali spostamenti nel corso dell'anno per tornare al paese d'origine".
'E' evidente - sostengono i senatori del Pd - che la richiesta di dati sensibili nel caso di studenti stranieri ha come conseguenza una schedatura di eventuali immigrati irregolari e che scuole e ospedali non hanno l'obbligo di denunciare secondo la legge vigente. E' necessario che sia il ministro Maroni che Gelmini facciano chiarezza su un episodio per molti versi inquietante".
domenica 8 novembre 2009
Ipocrisia e ingiustizia
Cara maestra,
un giorno m'insegnavi
che a questo mondo noi
noi siamo tutti uguali.
Ma quando entrava in classe il direttore
tu ci facevi alzare tutti in piedi,
e quando entrava in classe il bidello
ci permettevi di restar seduti.
Mio buon curato,
dicevi che la chiesa
è la casa dei poveri,
della povera gente.
Però hai rivestito la tua chiesa
di tende d'oro e marmi colorati:
come può adesso un povero che entra
sentirsi come fosse a casa sua?
Egregio sindaco,
m' hanno detto che un giorno
tu gridavi alla gente
"vincere o morire".
Ora vorrei sapere come mai
vinto non hai, eppure non sei morto,
e al posto tuo è morta tanta gente
che non voleva né vincere né morire?
A proposito di ipocrisia e ingiustizia vi invito a leggere questo articolo- denuncia scritto e pubblicato dal gruppo EveryOne.
L'articolo denuncia gravissimi episodi di razzismo nei confronti di romanì a Pesaro, città amministrata da una coalizione di sinistra
venerdì 15 maggio 2009
Il governo " PRETENDE" di sapere il domicilio dei barboni
presso il Viminale sarà istituito un Registro nazionale dei clochard.
Per loro, si legge nelle anticipazioni, viene stabilito anche l’obbligo di dimora. In base alla nuova norma i “clochard” che non avranno comunicato un domicilio all’anagrafe comunale non saranno “in regola”.
Cosa dovranno fare i nostri senzatetto?

Comunicare qual è il numero civico delle panchine sulle quali sono costretti a vivere?
Quello che elegantemente alla francese viene battezzato come "clochard" è da noi più volgarmente conosciuto come "senzatetto" ("homeless" per gli inglesi), una persona senza fissa dimora. Un barbone. Questo lo distingue dal rom, il cosiddetto popolo nomade che, per definizione, pratica il nomadismo cioè una forma di mobilità (spesso voluta, talvolta forzata) per motivi economici e anche per tradizione storica e culturale.
Fare un Registro nazionale dei nomadi sarebbe difficile da realizzare. Un fascicolo troppo provvisorio e da aggiornare continuamente a seconda degli spostamenti (talvolta voluti, spesso forzati).
Istituire un Registro dei clochard è invece un'idea brillante, innovativa che solo alcune fulgide menti possono elucubrare.
Ora che il ddl diventerà legge (nonostante le proteste di piazza di alcuni partiti e associazioni e di parte della Chiesa - quella parte che non fa notizia) Agostino si recherà all'anagrafe comunale. Lo farà puntualmente il lunedì mattina all'indomani dell'entrata in vigore.
Dopo una lauta colazione consumata sul marciapiede comunicherà la sua residenza abitativa: "seconda panchina a sinistra in piazza dei Cinquecento guardando l'ingresso della stazione ferroviaria dalla parte del parcheggio dei bus". Indicazione perfetta, millimetrica. Ma un funzionario scrupoloso, non pago della generica informazione gli chiederà ulteriori dettagli sulla fissa dimora. E il solerte Agostino procederà nella descrizione: "Panchina color grigio perla, finiture lignee laccate ma un po’ ombrate dalle intemperie, stile tardo neoclassico". Anzi ci ripenserà: "E' art nouveau, fine ottocento, primo novecento". Stile moderno, industriale ma fantasioso, di solito molto floreale. "L'appartamento è ammobiliato?" lo incalzerà lo zelante impiegato. "Semiammobiliato", risponderà pronto Agostino. "Di fatto c'è solo il letto. Per carità è comodissimo. Deve essere di quelli ortopedici perché ci sono le doghe. Un'unica pecca: il bagno è fuori. Come le case di una volta. Ma tanto ormai è estate..."
Agostino esce fiero dall’ufficio e torna nella sua confortevole abitazione. Senza numero civico ma con vista sulla grande piazza antistante la stazione. Prima di adagiarsi sulla sua panchina in legno massello scorge una pagina di giornale incastrata tra le doghe: nel “piano case” del governo è previsto un aumento delle cubature! “Stupendo”, esulta Agostino. “Magari mi costruisco il poggiapiedi”…
( di Stefano Corradino, pubblicato su http://www.articolo21.info/)
E' davvero questa la nostra politica?
Solo leggi, provvedimenti, dichiarazioni, che alimentano sempre di più questo clima di violenza, discriminazioni, intolleranza, insofferenza, razzismo, divisione , insicurezza...
Attenzione, chi ci governa è senza una briciola di umanità e minaccia di toglierci la nostra umanità.
venerdì 8 maggio 2009
Cosa accadrà ai 227 emigranti respinti a Tripoli?
«Vorrei confermare una notizia che è apparsa oggi e che è davvero molto importante perché rappresenta una svolta nel contrasto all'immigrazione clandestina: per la prima volta nella storia siamo riusciti a rimandare direttamente in Libia i clandestini che abbiamo trovato ieri in mare su tre barconi. Non è mai successo. Fino ad ora dovevamo prenderli, identificarli e rimandarli nelle nazioni di origine. Per la prima volta la Libia ha accettato di prendere cittadini extracomunitari che non sono libici, ma che sono partiti dalle coste libiche. Proprio in questi minuti le nostre motovedette stanno attraccando nei porti libici, restituendo alla Libia 227 cittadini extracomunitari clandestini che sono partiti dai porti libici. Ci abbiamo lavorato per un anno intero e mi pare che questo sia un risultato veramente storico. Mi auguro che prosegua così, naturalmente, questo comportamento leale della Libia nei confronti nostri. Merito degli accordi che abbiamo fatto, merito dell'intensa attivitá diplomatica che abbiamo svolto. Nei prossimi giorni partirá anche quel famoso pattugliamento con le motovedette italiane. Ad un anno esatto dalla nascita del Governo Berlusconi possiamo dire, che su questo tema, la lotta all'immigrazione clandestina, abbiamo realizzato esattamente quello che volevamo realizzare ».
Lo ha affermato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ospite della rubrica di Maurizio Belpietro, "Panorama del giorno", su Canale 5.

Maroni ha rivendicato quanto accaduto come “un risultato storico” e annunciato che sarà la prassi della prossima stagione di sbarchi
Nessuno dei passeggeri è stato identificato, nessuno degli eventuali minori non accompagnati è stato tutelato, nessun rifugiato è stato messo nelle condizioni di chiedere asilo politico, e nessun medico ha verificato le condizioni di salute dei naufraghi. Prassi che sulla terra ferma sono obblighi previsti dalla legge. Ma non in mare aperto, fuori dalle frontiere e dallo stato di diritto.
- Che ne sarà del soccorso in mare, quando la priorità non è più la vita dei naufraghi, ma le trattative sul dove portarli?
- Che cosa succederà ora, ai migranti respinti in Libia?
A seconda delle nazionalità, alcuni saranno rimpatriati in pochi giorni (ad esempio verso Tunisia e Egitto), altri saranno tenuti a marcire nelle carceri libiche per mesi, o per anni.
La porta di ferro è chiusa a doppia mandata. Dalla piccola feritoia si affacciano i volti di due ragazzi africani e un di egiziano. L’odore acre che esce dalla cella mi brucia le narici. Chiedo ai tre di spostarsi. La vista si apre su due stanze di tre metri per quattro. Vedo 30 persone. Sul muro hanno scritto Guantanamo. Ma non siamo nella base americana. Siamo a Zlitan, in Libia. E i detenuti non sono presunti terroristi, ma immigrati arrestati a sud di Lampedusa... CONTINUA
Stipati come animali, dentro container di ferro. Così gli immigrati arrestati in Libia vengono smistati nei centri di detenzione nel deserto libico, in attesa di essere deportati. Siamo i primi giornalisti autorizzati a vederli. Le condizioni dei centri sono inumane. I funzionari italiani e europei lo sanno bene, visto che li hanno visitati. Ma si astengono da ogni critica, alla vigilia dell'avvio dei pattugliamenti congiunti...CONTINUA

Di notte, quando cessano il vociare dei prigionieri e gli strilli della polizia, dal cortile del carcere si sente il rumore del mare. Sono le onde del Mediterraneo, che schiumano sulla spiaggia, a un centinaio di metri dal muro di cinta del campo di detenzione. Siamo a Misratah, 210 km a est di Tripoli, in Libia. E i detenuti sono 600 richiedenti asilo politico eritrei, arrestati al largo di Lampedusa o nei quartieri degli immigrati a Tripoli...CONTINUA
Nel 2005 l’Italia era stata condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo proprio perché aveva effettuato dei respingimenti collettivi dei migranti sbarcati a Lampedusa a partire dall’ottobre del 2004, con voli, prima militari e poi charter, decollati dall’aeroporto di Lampedusa con destinazione Tripoli e Misurata. Un precedente che il ministro dell’interno Maroni sottovaluta, o meglio, sembra ignorare del tutto. Come sembra ignorare che la Libia non ha mai aderito alla Convenzione di Ginevra del 1951 e dunque non riconosce il diritto di asilo, soprattutto a coloro che non sono di fede musulmana, come somali, eritrei e nigeriani, vittime di ogni tipo di abusi in quel paese.
Per il governo italiano, e per quello maltese, si tratta solo di clandestini, vite a perdere, non importa a nessuno dei due se questi muoino nelle carceri di Gheddafi o nelle acque del Canale di Sicilia.
VERGOGNATEVI, siete DISUMANI!
FONTE: Fortress Europe
La vignetta è di : Roberto Mangosi
lunedì 27 aprile 2009
Virgil Caldarar, un bambino Rom che non vedrà mai la luce
Ninna nanna sulla spiaggia di Pesaro
Una notte spietata
ricacciò l’alba nella morte.
“Dormi bimbo, fai la nanna,
qui con te c’è la tua mamma”.
Di un piccolo germoglio
atteso alla luce,
non rimane che un nome:
Virgil.
“Dormi Virgil, chiudi gli occhi,
stan dormendo anche i balocchi”.
Se l’odio degli uomini
cancellò la sua vita,
un’onda pietosa
custodirà quel nome
che ci fa piangere.
“Dormi Virgil nel tuo letto,
ti protegge un angioletto”.
E il mare lo ripeterà alla sabbia
eternamente: Virgil,Virgil, Virgil...
“Dormi Virgil, fai un buon sonno
ti protegge anche il nonno”.
Dimenticarlo sarebbe buio:
ricordiamolo - anche se è una ferita -
e aspettiamolo all’alba della vita.
“Dormi Virgil, resta qua
c’è la mamma e c’è il papà”.
mercoledì 25 febbraio 2009
La cacciata degli zingari
Dal 18 febbraio è entrato in vigore a Roma il Regolamento per i Rom, già attivo a Milano.
E' ormai ufficiale la rinascita, in Italia - Paese membro dell'unione europea - di ghetti, Stelle di Davide e purghe etniche.
Il prefetto di Roma annuncia le misure approvate: i campi Rom saranno recintati e presidiati 24 ore su 24 da vigili urbani o guardie giurate, con l´aggiunta di telecamere e pattugliamenti delle forze dell´ordine all´esterno.
Ogni Rom sarà munito di tesserino corredato di fotografia e dati anagrafici, che dovrà esibire all'ingresso e all'uscita dal campo.
Controlli nelle roulotte o nelle abitazioni temporanee (non vi saranno edifici definitivi) potranno essere effettuati senza preavviso né rispetto della privacy.
Si parla già, come ha pubblicato il quotidiano Liberazione, di cartellini con fotografia e dati anagrafici, che dovranno essere appesi al collo dei minorenni quando vanno a scuola, in modo che i bambini Rom non possano confondersi con gli altri.
Un disciplinare interno ad ogni campo porrà obblighi di comportamento, con sanzioni, punizioni o l'espulsione in caso di trasgressione.
Vi saranno orari e compiti interni ai campi, che decideranno comitati di autorità e cittadini. Avranno diritto all´ammissione gli extracomunitari con permesso di soggiorno, italiani e comunitari con carta d´identità e tutti quelli in grado di dimostrare la permanenza in Italia da almeno dieci anni. Gli altri saranno espulsi da qualsiasi campo: l'obiettivo è quello di ridurre i Rom da 6.000 a 1.000, per la città di Roma.
Ogni famiglia avrà una struttura abitativa provvisoria o una piazzola dove parcheggiare la roulotte, oltre all´utilizzo di spazi e servizi comuni: in cambio, dovrà pagare i canoni di locazione e le utenze per luce, acqua, gas e smaltimento rifiuti. Esenzioni per massimo tre mesi alle famiglie svantaggiate. Non pagare le utenze costituirà giusta causa par l'espulsione dal campo. Le famiglie che non saranno autonome, con lavoro e casa fuori dal campo, entro due anni, saranno espulse.
Questo video, che avete appena visto, è una parte della puntata di approfondimento/inchiesta "Caccia agli zingari", per la rubrica "Presadiretta", andata in onda Domenica 22 febbraio su Rai3
Una trasmissione inquietante, capace di falsificare la realtà della condizione dei Rom in Italia, presentandone solo gli aspetti legati ai campi transitori, ma occultando la tragedia degli sgomberi, delle vessazioni poliziesche, dell'istituzione di campi-ghetto e del progetto di allontanamento/annientamento del popolo Rom sul territorio italiano.
"Caccia agli zingari" ha accolto le opinioni di Juan de Dios Ramírez Heredia , il presidente di Union Romani, ma si è trattato solo di uno specchietto per le allodole, perché il grande attivista e politico gitano è stato strumentalizzato per dare allo speciale un crisma di internazionalità, prima che il contenuto di "Caccia agli zingari" televisivo si esprimesse compiutamente come un'operazione di riduzionismo mediatico, che ha presentato una realtà alterata, riguardo alla condizione dei Rom in Italia. Le associazioni "umanitarie" italiane intervistate hanno presentato numeri e dati assolutamente inesatti.
Secondo loro, vivrebbero oggi in Italia 150 mila Rom, di cui 70 mila con nazionalità italiana e almeno 60 mila provenienti dalla Romania. I luoghi in cui vivrebbero, secondo gli intervistati, sarebbero esclusivamente i "campi Rom", nei quali il 15 per cento dei minori sarebbero sfruttati da genitori aguzzini in attività di furto e spaccio. Una ragazzina intervistata all'interno di una comunità ha affermato addirittura che suo padre l'aveva fornita di strumenti adatti a segare una cassaforte di acciaio, per compiere furti per cifre fino a 50 mila euro.
La realtà è ben diversa.
Non vi sono ormai più di 60 mila Rom e Sinti, in Italia, compresi quelli con cittadinanza.
I Rom romeni, dopo gli innumerevoli pogrom condotti dalle autorità, sono rimasti in un numero inferiore alle 3 mila unità e non vivono nei campi, ma sono quotidianamente braccati, sottoposti ad abusi polizieschi o aggressioni razziste, sgomberati dai luoghi di fortuna in cui si riparano: edifici abbandonati, ponti, baracche di legno e cartone. Gli altri 57 mila sono tornati in patria, fuggiti in Spagna o dispersi per l'Unione europea.
I più anziani e i malati spesso hanno perso la vita durante le purghe etniche, mentre la speranza di vita media dei Rom in Italia è scesa sotto la soglia de 40 anni: inferiore alla vita media degli ebrei durante l'Olocausto.
Non esiste un racket Rom che sfrutta i bambini e il tasso di violenza sui minori presso i "nomadi" è molto inferiore a quello che riguarda le famiglie italiane.
Nel mondo Rom, i bambini rappresentano il valore più alto e quando le Istituzioni sottraggono i minori alle loro legittime madri, a causa della povertà o della mancanza di un alloggio, spesso esse tentano il suicidio.
La trasmissione ha denunciato anche la "vendita" di spose bambine, ma è un altro pregiudizio razzista.
Nel mondo Rom i matrimoni avvengono spesso in giovanissima età e la "dote" che la famiglia di lui corrisponde a quella di lei è spesso simbolica.
Va inoltre rilevato che una ragazzina non sarebbe in grado né di trasportare né di utilizzare una sega elettrica in grado di tagliare l'acciaio di una cassaforte blindata.
La sua "confessione" non corrisponde alla realtà: sono solo parole che qualcuno ha messo in bocca alla giovane Romnì.
FONTE: Gruppo EveryOne
Non vi pare che politici, media e la stragrande maggioranza degli italiani, si sono messi d'accordo per pianificare l'allontanamento definitivo di tutti i Rom dal nostro territorio, costruendo ad oc le giustificazioni per realizzare questo disumano progetto?