Ascoltate Josè Saramago intervistato da Serena Dandini

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lunedì 22 marzo 2010

Scoperto portale con neonati stuprati




Avola (Siracusa)

Quando l'abominio non conosce limiti. Ecco "Libera moralità" una portale online con più di mille foto dove il 90% sono bambini neonati.

Almeno 900 piccoli coinvolti e violati in tutte le maniere possibili e immaginabili.

Un orrore senza fine.

A denunciare questa strage di innocenti alla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania e al Centro Nazionale per il contrasto alla pedofilia online (CNCPO) di Roma, è stata ancora una volta l'associazione avolese Meter fondata da don Fortunato Di Noto, il sacerdote pioniere nella lotta alla pedofilia.

Stando alla denuncia, le segnalazioni (n. 183 e 185) sono due "BBS" una sorta di bacheca, dove i pedofili di tutto il mondo si scambiano materiale di foto e video, con specifica preferenza neonati.

"Una cosa sconvolgente, a cui non ci si abitua mai - hanno dichiarato don Fortunato Di Noto e l'èquipe di esperti di Meter - il portale e il contenuto osceno sono stati con urgenza segnalati alla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania e al Centro Nazionale per il contrasto alla pedofilia online (CNCPO) di Roma. Le due BBS si appoggiano una negli USA e l'altra in Giappone, ma viene utilizzata da migliaia di pedofili da tutto il mondo".

Impressionante la mole dei documenti trasmessi e delle foto e dei video che vengono scambiate, ma ancora più sconvolgente l'età dei bambini coinvolti, raccolti tutti in queste due bacheche elettroniche a dimostrazione di come l'età dei bambini violati è sempre più bassa: anche di bambini di pochissimi mesi.

"La pedofilia è un orrore senza fine - ribadisce don Di Noto - ed è per questa ragione che è un crimine contro l'infanzia e minaccia le fondamento della dignità umana e anche della società. Non possiamo più tacere e dobbiamo passare dalle parole ai fatti più concreti e più efficaci".


Fonte:www.giornaledisiracusa.it

martedì 5 gennaio 2010

Amanti di bambini

Un giorno incontrai un bambino cieco...
mi chiese di descrivergli il mare,
io osservandolo glielo descrissi,
poi mi chiese di descrivergli il mondo...
io piangendo glielo inventai...

( Jim Morrison)

Turatevi il naso…e leggete la notizia quì.
Ho vomitato e sto male!
Non aggiungo altro, scusate

martedì 16 giugno 2009

Milano, niente colonia estiva per i figli degli irregolari

Milano amica dei bambini

L’iniziativa offre l’opportunità a bambini e ragazzi dai 3 ai 14 anni di trascorrere soggiorni in Case Vacanza del Comune di Milano, situate in alcune delle più pittoresche località di villeggiatura del nord Italia. La proposta educativa dei soggiorni nelle Case Vacanza ha come obiettivi principali:
  • favorire il coinvolgimento e la responsabilizzazione dei bambini nella gestione quotidiana della vita comunitaria per potenziare l’autonomia personale e l’autostima;
  • promuovere la solidarietà tra i componenti del gruppo;
  • sviluppare la responsabilità verso gli altri che deriva da azioni e atteggiamenti personali;
  • migliorare il piacere di relazione interpersonale;
  • vivere lo spirito di avventura unito alla socializzazione e al divertimento;
  • ampliare le capacità creative.
Se non fosse che...

Il comune di milano ha chiuso ai figli degli irregolari il programma Estate Vacanza 2009

L'iniziativa avrebbe consentito ai bambini e ai ragazzi dai 3 ai 14 anni di trascorrere, pagando una piccola somma, una decina di giorni in alcune delle più pittoresche località di villeggiatura del nord Italia

Per partecipare al programma “Estate vacanza” servono: il permesso di soggiorno in regola con la normativa vigente, la fotocopia del documento di identità e del codice fiscale dei genitori.

A differenza delle lezioni durante l’anno, che sono considerate scuola dell’obbligo e sono organizzate dallo Stato, le attività educative e ricreative offerte a luglio, agosto e settembre, nelle scuole e nelle altre strutture comunali, sono servizi facoltativi, integrativi, gestiti dal Comune. Quindi, paradossalmente, ci sono bimbi immigrati che vanno a scuola durante l’anno, ma che a luglio devono restare a casa.

Sul caso interviene Pietro Zocconali, presidente dell'Associazione Nazionale Sociologi, che parla di una decisione''socialmente devastante”, “emarginante e lesiva dei diritti fondamentali dei bambini di ogni razza a godere di cittadinanza piena nel mondo, a prescindere dalla condizione dei genitori. È paradossale – sottolinea il sociologo - che la città ospitante di un evento internazionale come Expo 2015 precluda ai bambini una possibilità come poche di integrazione''.



L’anno scorso, il Comune aveva escluso, con una circolare, i bimbi figli di clandestini o irregolari dall'iscrizioni alle scuole materne.
In quel caso la magistratura aveva bocciato questa scelta come discriminatoria.

Per i centri estivi negati ai figli degli irregolari arriva la prima protesta ufficiale da parte di alcuni insegnanti, i quali esprimono la loro profonda indignazione per la mancata tutela del diritto per i minori a godere di uguale trattamento e pari opportunità; denunciano la violazione del diritto di uguaglianza sancito dalla Costituzione e chiedono che tale normativa venga immediatamente modificata al fine di ristabilire le condizioni affinché a tutti gli alunni siano garantite pari possibilità di accesso.

Nessun commento da parte dell’assessore Moioli (assessore all’Educazione).

FONTE: www.stranieriinitalia.it/

www.lastampa.it/forum/

giovedì 21 maggio 2009

Filma uccisione cane: la sofferenza come spettacolo

I carabinieri di Canicatti' (Agrigento) hanno identificato i ragazzini che lo scorso 10 maggio hanno seviziato e impiccato un cane nei pressi della villa comunale. Secondo quanto ricostruito dai militari dell'Arma che hanno visionato il filmato delle telecamere recentemente installate dal Comune nella villa , il responsabile materiale della morte del cagnolino e' un bambino di appena nove anni il quale prima ha ucciso lo yorkshire impiccandolo con una catena alla maniglia del portone di uno stabile attiguo alla villa comunale,poi si è accanito sulla carcassa dell’animale colpendolo con delle pietre e urinandovi sopra e come se non bastasse, si e' pure fatto filmare con i cellulari da altri ragazzini di eta' compresa tra i 13 e i 15 anni.

Casi come questo purtroppo non sono isolati!


Il bambino che vive in un contesto difficile, che subisce violenza in ambito famigliare, scolastico o amicale, spesso manifesta, proprio attraverso un rapporto sbagliato con l'animale, violento e crudele il proprio disagio, la propria richiesta di aiuto. Diventa così fondamentale per un insegnante, un assistente sociale, un genitore, saper leggere oltre e saper interpretare correttamente e rapidamente ciò che certi atteggiamenti rappresentano.

Inoltre è importante sapere che, assistere a certi spettacoli ( alcuni tipi di feste di paese o religiose, i palii, i circhi, gli zoo) possono rappresentare un serio pericolo per l'educazione dei più giovani.
Ad esempio il circo è uno spettacolo proposto sempre più spesso anche nelle scuole e definito “educativo” malgrado sia stato denunciato più volte da varie istituzioni pubbliche e private, per l’estrema violenza fisica e psicologica esercitata in questo tipo di attività
LEGGI LE DICHIARAZIONE DEGLI PSICOLOGI



"I serial killer sono bambini a cui non è stato detto mai che è sbagliato cavare gli occhi a un animale". A dirlo in termini lapidari fu Robert Ressler,investigatore e criminologo del Fbi




Ecco come commenta la notizia, Ciro Troiano criminologo – Responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV


La sofferenza come spettacolo, il dolore altrui come risposta a impulsi distruttivi ma anche come affermazione di un proprio ruolo. “Sul sacrificio e sul sacrificarsi – diceva Nietzsche - le vittime la pensano diversamente dagli spettatori: ma a loro non è mai stata concessa la parola”. Suscita sgomento la notizia che l’autore delle sevizie e dell’uccisione di un cagnolino è un ragazzino di nove anni, il quale dopo aver ucciso il cane impiccandolo con una catena alla maniglia della porta si è fatto filmare con i cellulari da altri ragazzini di età compresa tra i 13 ed i 15 anni. I più oscuri impulsi del cuore umano vanno molto al di là della ragione e della logica. Non è l’indifferenza verso la sofferenza, ma al contrario è la ricerca della sofferenza, la sua sperimentazione, la sua esperienza a guidare gesti simili. Il dolore spettacolarizzato, la morte, il dolore dei dolori, la madre di tutti i dolori che viene magnificata con il filmato del telefonino. Così la sofferenza diventa virtuale. Nello spettacolo la morte viene trasformata e rappresentata come gesto grande, perde i suoi caratteri negativi e diventa amica di gioco, anzi, un’occasione per rappresentarsi e per essere in maniera più piena, esistendo al massimo. “L’uomo come spettatore estetico è spinto a disinteressarsi addirittura della vita e della sofferenza dei suoi simili pur di godere di uno spettacolo.” Sosteneva in modo appropriato Soren Kierkegaard. Non possiamo che condividere le parole del filosofo A.C. Grayling: “Alcuni credono che il riformismo ingenuo e sentimentale applicato alla questione dei diritti degli animali non serva ad altro che a distogliere l’attenzione da questioni morali più importanti. Può anche darsi. D’altra parte, in nessun caso l’integrità di un individuo è messa maggiormente alla prova di quando egli ha potere su una creatura che non può far sentire la propria voce. E, tutto sommato, la strada che porta dal torturare gli insetti al commettere crimini contro l’umanità non è poi così tortuosa”. Che la violenza sugli animali da parte di bambini possa trasformarsi nell’età adulta in violenza contro le persone, gli investigatori dell’FBI lo sanno da tempo. La conferma viene da numerosi studi. Uno di questi è durato un anno ed è stato finanziato dalla maggiore associazione americana per la tutela degli animali, la Humane Society. Sono stati esaminati ben 1.600 episodi di violenza sugli animali e i risultati sono inquietanti: il 31% degli atti di violenza è compiuto da giovani maschi con meno di 18 anni. Un’altra conferma della stretta correlazione tra il maltrattamento di animali e i casi di violenza tra le mura domestiche è arrivata da un rapporto di un team di psicologi del Cid (centro investigazioni criminali di Scotland Yard) al termine di un importante studio per prevenire gli abusi domestici e i crimini violenti. Una ricerca precisa che ha messo in risalto l’analisi a ritroso della storia personale di alcuni pericolosi delinquenti. Tutti da piccoli sono stati seviziatori d’animali. Tutti i soggetti studiati avevano maltrattato e infierito su cani, gatti e pesci rossi. La crudeltà nei riguardi degli animali è considerata nel DSM-IV, manuale diagnostico dei disturbi mentali, uno dei criteri che permettono di individuare la presenza di un Disturbo della Condotta in età infantile o adolescenziale che può evolversi in Disturbo Antisociale di Personalità. Il Progetto Link – Italia, portato avanti su base volontaria da educatori, psicologi, criminologi e operatori del diritto, studia e analizza nelle sue diverse manifestazioni il fenomeno nel nostro Paese e mira alla creazione di una banca dati. Tutti questi studi dimostrano in modo univoco che le persone che commettono un singolo atto di violenza sugli animali sono più portate a commettere altri reati rispetto a coloro che non hanno abusato di animali. “E si fa per divertimento quello che si fa per delinquenza”, asseriva Lattanzio. Giustamente è stato detto che mentre non tutti coloro che abusano di un animale diventeranno serial killer, di fatto qualsiasi serial killer ha precedentemente abusato di un animale. La logica e la razionalità non guidano il cuore umano, anche se possono spiegare gli impulsi umani. Sarebbe interessante sapere qualcosa di più di questo bambino. Capire dove vive, qual è il suo contesto familiare. Spesso essere vivi non è la stessa cosa che avere una vita da vivere, dotata di significato. E il significato può essere cercato anche nella sofferenza, una sorta di danza piacevole. (http://www.infolav.org/)

lunedì 27 aprile 2009

Virgil Caldarar, un bambino Rom che non vedrà mai la luce

Questa breve poesia, inframmezzata dai versi di una ninna nanna, è dedicata a Virgil Caldarar, un bambino Rom cui le politiche intolleranti e l’odio razziale che imperversano in Italia non hanno concesso l’opportunità di nascere. LEGGI QUI'




Ninna nanna sulla spiaggia di Pesaro

Una notte spietata

ricacciò l’alba nella morte.


“Dormi bimbo, fai la nanna,

qui con te c’è la tua mamma”.


Di un piccolo germoglio

atteso alla luce,

non rimane che un nome:

Virgil.


“Dormi Virgil, chiudi gli occhi,

stan dormendo anche i balocchi”.


Se l’odio degli uomini

cancellò la sua vita,

un’onda pietosa

custodirà quel nome

che ci fa piangere.


“Dormi Virgil nel tuo letto,

ti protegge un angioletto”.


E il mare lo ripeterà alla sabbia

eternamente: Virgil,Virgil, Virgil...


“Dormi Virgil, fai un buon sonno

ti protegge anche il nonno”.


Dimenticarlo sarebbe buio:

ricordiamolo - anche se è una ferita -

e aspettiamolo all’alba della vita.


“Dormi Virgil, resta qua

c’è la mamma e c’è il papà”.


giovedì 8 gennaio 2009

Basta alla guerra !

Dal 27 dicembre l’esercito israeliano ha iniziato l’operazione “Piombo fuso”, un’offensiva militare per colpire Hamas in tutta la striscia di Gaza. Lo scontro è impari: dopo quasi due settimane di bombardamenti la popolazione palestinese di Gaza è allo stremo, sono centinaia le vittime civili, un terzo i bambini uccisi. Mancano viveri, medicinali, energia elettrica, carburante. Gli ospedali sono al collasso. Gli aiuti e il personale medico ha accesso nei territori bombardati per sole 3 ore al giorno e come se non bastasse...

L'agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, Unrwa, sospenderà tutte le attività umanitarie nella Striscia di Gaza, in seguito all'uccisione di un suo autista, avvenuta giovedì mattina. Lo ha annunciato il portavoce dell'Unwra, Adnan Abu Hasna, che ha anche riferito della morte dell'altra persona che inizialmente era rimasta ferita.

Il Comitato internazionale della Croce Rossa ha diramato questo pomeriggio un comunicato molto duro contro l'eserciton israeliano. L'accusa è quella di non prendersi cura dei civili feriti sul campo e di ostacolare le operazioni di soccorso, in grave violazione delle convenzioni internazionali. Il portavoce Pierre Wettach ha raccontato che quindici morti sono stati ritrovati mercoledì nelle loro case nel quartiere di Zaytun, a Gaza, quando il permesso per il passaggio delle autoambulanze era stato rischiesto ben quattro giorni prima.

il Comitato internazionale della Croce Rossa ha qualificato come "inaccettabile" il ritardo imposto da Tsahal (l'esercito israeliano) per autorizzare l'intervento dei soccorsi.

FONTE : PeaceReporter




Cos'è la striscia di Gaza
La striscia di Gaza è una piccola zona lungo la costa del Mediterraneo tra l’Egitto ed Israele, lunga 40km e larga 10km, in cui vivono più di 1,5 milioni di Palestinesi. Un’ area di 365 Km², con una densità di 3. 227 ab. per Km². Una delle più alte densità di popolazione al mondo.
I confini furono stabiliti nel 1948 dopo la creazione dello stato d’Israele; da allora fu occupata dall’Egitto fino al 1967 e poi passò sotto il controllo israeliano. Nel 2005 l’esercito israeliano formalmente si ritira dalla Striscia, ma di fatto continua a detenere il controllo dei confini, dello spazio aereo e di mare così come in tante parti nei territori dell’Autonomia Palestinese in tutto lo stato di d’Israele.
Gaza City è il centro urbano più esteso, con 500 mila abitanti, punto di riferimento commerciale ed amministrativo per la striscia, e anche i movimenti tra la Striscia ed il West Bank (Cisgiordania) sono stati nulli in questi tempi. In Cisgiordania il potere viene gestito dal movimento di Fatah del presidente Abou Mazen, con il loro centro di riferimento di Ramallah.
Gli altri centri più importanti sono Khan Younis (200 mila abitanti) situata nella parte centrale della striscia, e Rafah (150 mila abitanti) situata a sud.
La maggior parte della popolazione è composta da rifugiati fuggiti o espulsi dalle loro terre nel 1948, che vivono ancora oggi, in gran parte, negli otto campi profughi gestiti dall’ONU.

Nella Striscia
Qui come in altre parti della Cisgiordania e Gerusalemme Est, i palestinesi sono costretti a vivere come al confino, come in un grande campo di rifugiati, senza libertà di movimento. Ad aggravare questa situazione ci sono le intimidazioni che molti di loro subiscono da parte di Hamas perché si uniscano a questo movimento nella lotta armata; poi ci sono l’embargo da parte di Israele specialmente in questi ultimi mesi prima dell’attacco, la mancanza di luce elettrica, la carenza di cibo e di pane, di medicinali, di medici e personale sanitario.
Infine l’attacco: un inferno di sangue, di bombe e fiamme lanciate dagli aerei, carri armati e navi dell’esercito israeliano, accusato di usare fosforo bianco. Israele è la quarta potenza militare del mondo. Dal ritiro dei coloni da Gaza nel 2005, Hamas ha pensato solo a continuare a sparacchiare razzi Qassam (ordigni piuttosto rudimentali) contro le città israeliane più vicine al confine con la striscia, dimostrando che il suo obiettivo è la distruzione di Israele, anche a costo della miseria delle popolazioni.
Anche se ha vinto le ultime elezioni politiche, nel gennaio 2006, non tutti i palestinesi sono con Hamas. C’era ed è ancor più evidente in questi giorni la divisione tra loro: da una parte Fatah con Abu Mazen e dall’altra il movimento di Hamas.

Intanto Israele continua ad occupare terre palestinesi in barba alla convenzione di Ginevra e usa due pesi e due misure nei territori occupati. I nuovi insediamenti e gli arbitrii sono un grave ostacolo alla pace. L’occupazione dura ormai da 40 anni, la tensione è aumentata da quando, per difendersi dagli attacchi kamikaze, Israele ha deciso la costruzione di 734 km di muro (7 mt. di altezza) in Gerusalemme est, delimitando tutto il territorio dell’autonomia palestinese di Cisgiordania e Striscia di Gaza con migliaia di check points.

Il pacifismo israeliano
Ma anche Israele non è solo Olmert, Netanyau, Sharon, Lizni Tipni, Peres, Barak. Il popolo israeliano non è tutto per la guerra. Concittadini di Olmert che operano nelle organizzazioni israeliane per la pace affermano senza paura: “Siamo responsabili della disperazione di un popolo sotto assedio. Hamas da settimane aveva dichiarato che sarebbe stato possibile ripristinare la tregua a condizione che Israele riaprisse le frontiere e permettesse agli aiuti umanitari di entrare. Il governo d’Israele ha scelto consapevolmente di ignorare le dichiarazioni di Hamas e ha cinicamente scelto, per fini elettorali, la strada della guerra”.
Anche una minoranza di rabbini ebrei condanna l’aggressione a Gaza e riconosce che è contro ogni religione. Nei giorni scorsi a New York c’è stata anche una protesta degli Ebrei Ortodossi anti-sionisti, organizzata per chiedere la fine del massacro di Gaza. Il celebre rabbino Michael Lerner, in una lunga lettera, ha attaccato il governo israeliano, perché sta prendendo i razzi lanciati da Hamas come pretesto per giustificare una nuova guerra dopo quella fatta con gli Hezbollah due anni fa. E di altri israeliani ed ebrei che vogliono una vera pace ce ne sono e non solo in giro per il mondo. Da notare che chi si dichiara pacifista e cerca il dialogo e la pace con i palestinesi in questo mondo ebraico viene considerato un traditore. Michael Lerner condanna anche gli attacchi di Hamas, ma insiste nel dire che non per questo la guerra è una reazione appropriata, tanto meno se è scatenata dal governo anche per fini politici ed elettorali.

In vista delle elezioni
Il 10 Febbraio questo paese andrà alle urne politiche dopo un’instabilità di governo dovuta anche alle precise accuse di corruzione nei confronti del primo ministro uscente Olmert. Con l’inizio dell’offensiva il governo Olmert, di cui fanno parte la ministra agli esteri Tzipi Livni e il ministro alla difesa Barak, e il presidente della repubblica Peres hanno guadagnato molti consensi, tanto da assicurare la vittoria alle prossime elezioni.
Forse per il timore di perdere il sostegno della popolazione, Israele ha deciso di non permettere l’ingresso a Gaza di giornalisti internazionali, e solo grazie alla tregua quotidiana di 3 ore iniziata il 7 gennaio possono entrare medici e personale sanitario. Una pausa di 180 minuti che non è sufficiente e lenire le sofferenze della popolazione palestinese sotto attacco.

Quali prospettive?
Israele non riconosce Hamas perché organizzazione terrorista e fin qui non possiamo dargli torto. Ma ostinatamente non si rende conto che continuando con le armi e la violenza sta pianificando decenni di sofferenza per il suo stesso popolo sul proprio territorio, e che in tutto il mondo si stanno mobilitando indirettamente nel mondo arabo e islamico le forze fondamentaliste più radicali che non aspettavano altro che questa giustificazione per poter ritornare presto sulle cronache internazionali in nome della Jihad. Non sarà l’annientamento di Hamas a portare beneficio a Israele e al mondo.

La reazione di Israele ai missili qassam di questi ultimi mesi era inevitabile seguendo la logica di questo governo. La miopia di Hamas si scontra contro l’ostinazione testarda del governo israeliano. Ma la reazione israeliana era ed è sproporzionata rispetto ai danni inflitti dai “petardi di Hamas” , che hanno pochissima forza distruttiva rispetto invece alle armi sofisticate in mano all’esercito israeliano: dal 2002 sono una decina le vittime israeliane a causa dei razzi palestinesi. Le vittime sono sacre da ambo le parti, ma l’opinione pubblica israeliana e internazionale deve sapere che la reazione di Israele in questi ultimi 6 anni ha ucciso più di 5000 palestinesi con raid aerei e in tanti altri controlli e azioni militari. Lo stesso era avvenuto anni fa a Betlemme quando venne invasa la Basilica. Tre morti da parte israeliana, una cinquantina da parte palestinese per la violenta reazione israeliana. Allora a denunciare sraele per abuso di legittima difesa erano stati i presbiteriani americani.
Qualunque sia alla fine la soluzione, se questo che è il più destabilizzante e delicato dei conflitti non è affrontato con la dovuta serietà e verità, gli USA con Obama rimarranno impantanati in conflitti con i popoli arabi e tutti i popoli che ricercano la vera libertà. Capirà il governo di Obama insieme ai paesi Europei e all’ONU che senza dare il giusto interesse per i bisogni dei palestinesi, non saranno mai in grado di districarsi dai problemi più generali del Medio Oriente, di dare più potere vero alla Comunità delle Nazioni Unite senza veti di sorta e salvare anche le proprie economie? ( p. Daniele Moschetti )






Da Gerusalemme, la testimonianza di p. Daniele Moschetti.


"Vivo da tre mesi a Gerusalemme Est vicino al muro di divisione della città tra Palestina e Israele. Qui in questa parte della città c’è il più grande raggruppamento di palestinesi della città. (…) Una città divisa non solo dal muro ma anche da linee invisibili geografiche (infatti dalla Porta di Damasco incomincia un altro mondo). Ma queste linee di demarcazione sono anche culturali, religiose, storiche, sociali, politiche ed economiche. Ciò che sta succedendo a Gaza, soltanto a 90 km di distanza, ha dell’assurdo ed è davvero un insensato e grave crimine di guerra.

Centinaia e centinaia di civili stanno morendo nella completa impotenza e indifferenza di tanta gente. Bambini, donne, vecchi e malati la maggioranza di questa piccola striscia di Gaza. I bambini e gli adolescenti sono più della metà della popolazione. Strazianti immagini di piccoli bambini e ragazzi, donne e anziani che sono le vere vittime di questo conflitto. Addirittura medici e personale sanitario che vengono uccisi, feriti e respinti dal campo di battaglia così confuso pur indossando camici e segnalazioni mediche. Vengono ostacolati se cercano di raccogliere e portare aiuto alle vittime colpite da bombe d’aereo o dai carri armati e dalle granate sparate dai soldati ma anche dalle navi dal mare!! Ambulanze con feriti a bordo vengono fatte saltare senza motivo asserendo che contengono militanti di Hamas e non personale medico!!

E così anche scuole e case civili. Siamo alla pazzia totale!! Un assedio da tutti i fronti senza via di scampo. Una trappola mortale congegnata da mesi da questo governo israeliano con precisi obiettivi e con un lavoro di spionaggio all’interno di Gaza per segnalare gli obiettivi di Hamas durato quasi un anno per preparare questo attacco criminale, crudele e spietato. E ciò che l’esercito e soprattutto il loro governo affermano un’azione clinica e precisa a debellare Hamas è e sta diventando una carneficina voluta e programmata! Ad oggi l’esercito israeliano dice di aver già compiuto con successo e portato a termine quindi eliminato più di 750 obiettivi militari di Hamas. E questi obiettivi non sono solo punti del movimento di Hamas ma moschee, ospedali e dispensari, scuole, case civili, campi profughi e tanti altri.

Tutti sono armati?? Tutti sono militanti di Hamas? E tutti i palestinesi sono terroristi? E i bambini? E i bambini sono terroristi anche loro così come i medici, le donne e i malati??
No…non ditemi che la guerra è così e che queste cose succedono!! Perché c’è molto di più!!
La pazzia dei leaders politici accecati di potere, sia Hamas che il governo israeliano, che usano i loro due popoli per continuare a dividerli, a uccidersi e soprattutto a non creare un dialogo vero che possa portare a un vero processo di pace e di giustizia per il bene comune di entrambi."

FONTE : Nigrizia.it





Fermare la guerra a Gaza non è un obiettivo impossibile. Per questo dobbiamo fare la nostra scelta: essere complici della guerra o costruttori di pace
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venerdì 12 dicembre 2008

Dove stanno i media di fronte a tragedie come queste?

Gli italiani amano i bambini. Basta che non siano stranieri
di
Ugo Dinello



Non sapeva nulla della paura per l'acqua alta che attanagliava la città. Non sapeva nulla della paura per gli stranieri che sta montando come una marea nera nel Paese in cui sognava di arrivare. Non sapeva nulla che "gli italiani buona gente" e "gli italiani amano i bambini". Basta non siano stranieri. Afgani poi.... Con il suo cuore di bambino che gli batteva forte nel petto, con gli occhi sgranati dal terrore, con le lacrime che scendevano sulle guance, nel buio del mostruoso ventre di una nave che con quei rumori da fine del mondo stava attraccando e scaricando il suo carico di camion, con il pensiero di essere braccato e incarcerato, peggio, di essere rimandato indietro, in piena notte lui, il bambino fuggiasco, si è attaccato sotto al pianale di un gigantesco tir che stava sbarcando dalla nave traghetto greca nel porto di Venezia.

Al freddo, con gli schizzi del fango che lo accecavano e gli impedivano di respirare, lui, il bambino senza nome, è rimasto aggrappato con le sue manine al ferro freddo del pianale del camion, tra le gigantesche ruote, passando la dogana, rattrappendosi al momento dei controlli dei poliziotti infreddoliti e gocciolanti di pioggia, trattenendo il respiro allo sciabolare dei fasci delle torce sotto al camion.
Troppo piccolo per essere visto, lui, il bambino che sognava di scappare da un futuro di fame e terrore, forse ha sospirato al rumore del motore del camion che si rimetteva in moto e che lasciava per sempre il porto, dirigendosi verso la statale e poi verso l'autostrada.
Ha stretto le mani, avrà certamente avuto un brivido quando il vento della velocità gli ha gettato addosso un torrente di fango ghiacciato mentre nella notte le poche luci delle case viste alla rovescia non riuscivano a consolarlo.
Avrà urlato di paura?
Avrà pensato alla sua mamma?
Avrà sognato per un'ultima volta la sua misera casa, il cielo immenso, le voci dei fratelli e delle sorelle?
Nessuno lo potrà sapere.


Alle 22.50 di ieri, al chilometro 22+500 della statale Tirestina, come recita impersonalmente il rapporto della polizia, le sue manine rattrappite dal freddo, livide di pioggia gelata, sporche di fango, non hanno più retto.

Il bambino senza nome è scivolato dal suo appiglio ed è piombato sull'asfalto, dove le enormi ruote del tir hanno maciullato quel piccolo corpo coperto di stracci senza nemmeno un sobbalzo. Nessuno si è accorto, nessuno si è fermato se non quando qualcuno ha visto quel mucchietto per terra, con le gocce di pioggia che pietosamente lavavano quelle piccole mani infangate.


Per la rete di associazioni ''Tuttiidirittiumanipertutti'', il bambino afgano ''e' morto per sfuggire ai controlli della polizia di frontiera al porto''. Questo - e' detto in una nota - ''perche' ormai tutti i migranti sanno che anche se si e' minorenni sempre piu' spesso si viene rimandati indietro, quando intercettati sulle navi, senza avere possibilita' di chiedere asilo politico o anche solo di venire informati sui propri diritti''. La rete delle associazioni chiede infine che a tutti quelli che ''arrivano al porto venga riconosciuto nei fatti il diritto d'accesso all'informazione tramite l'incontro con il personale civile, che ciascuno possa concretamente avere la possibilita' di avanzare una richiesta di protezione internazionale, che vengano sospesi i respingimenti con la Grecia''.

Oggi pomeriggio mani ignote hanno messo sul luogo dove lui è caduto un piccolo presepe in cartone. Un presepe povero come lui, piccolo piccolo, ma c'era tutto: una grotta con un bambino con gli occhi grandi come i suoi che guardava il mondo con quella meravigliosa fiducia che hanno i bambini. Ora la pioggia si è portata via il presepe e il bambino fuggiasco invece riposerà per sempre in questo paese, che lui, nella sua fiducia di bambino, sognava allegro e buono, senza fame e senza terrore, pieno di sole e colori, accogliente con i bambini.

Perché si sa: "gli italiani amano i bambini". Basta non siano stranieri.

Nota di redazione: purtroppo questa è una delle tante tragedie legate all'immigrazione clandestina. Clandestina perchè qualcuno vuole che sia tale e non certo per scelta di chi parte o scappa dal proprio paese. Gente che si nasconde sotto ai tir o si infila dentro celle frigorifere, dentro container... una soluzione, una qualsiasi va bene pur di non essere rispediti indietro, pur di non tornare, come in questo caso, alla guerra. E i media? dove stanno i media di fronte a tragedie come queste? Quando si troverà il tempo e lo spazio per raccontare anche queste storie, che sono storie di persone, uomini e donne, con delle facce, dei nomi, delle vite, degli affetti..? Se il rapporto media-politica è davvero così stretto, come molti sostengono, forse proprio partendo da questo, dall'umanizzazione dello "straniero", si potrebbe auspicare una successiva umanizzazione in seno alle politiche migratorie... Utopia, magari, ma un tentativo non guasterebbe.





Ignorate le notizie sulle continue violazioni dei diritti umani in Darfur
di Antonella Napoli


Nel giorno del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, un profugo del Darfur moriva per gli stenti della traversata che dal suo Paese, via Libia, lo aveva portato in Italia.
Nessun media ne ha dato
notizia.

Nel giorno del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, una delegazione di Ong impe
gnate in Darfur è stata ascoltata in audizione alla Camera e ha illustrato una situazione drammatica, dove le violazioni contro la popolazione civile, sia a livello umanitario che di diritti, prosegue nell’impunità assoluta.
Nessun media, tranne qualche agenzia di stampa, ne ha dato notizia.


Nel giorno del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, i giudici del Tribunale penale internazionale che devono decidere sulla richiesta di arresto per il presidente sudanese Omer Al Bashir, hanno chiesto al procuratore della stessa Corte, Moreno Ocampo, di depositare le ultime prove raccolte nell’inchiesta per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità in Darfur. Atto, questo, che porterà a breve all’emissione del mandato di arresto per Bashir.
Nessun media ne ha dato notizia.

La domanda sorge spontanea… Ma dov’è l’informazione di qualità per la quale, nello stesso giorno, abbiamo manifestato davanti alla Rai che, al pari degli altri organi di informazione, continua a ignorare i grandi temi della vita e le violazioni dei diritti umani che quotidianamente vengono perpetrate nel mondo?
Eppure per tutta la giornata dedicata alle celebrazioni della Dichiarazione adottata dall'Assemblea Generale dell'Onu il 10 dicembre 1948, il leit motiv che ha caratterizzato le tante iniziative svoltesi in Italia è stato proprio questo…
e allora cosa c’è da festeggiare!


Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio, ha ricordato la ‘necessità di garantire il primato della persona e della sua dignità su basi di libertà e di eguaglianza e il profondo divario che ancora oggi separa le enunciazioni dei diritti dal loro effettivo esercizio'.

Il Papa ha sottolineato che i diritti umani vanno promossi ma anche ridefiniti ed ha chiesto che si intensifichi lo sforzo per garantirne il rispetto.

Il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, ha dichiarato che la tutela dei diritti umani è in contrasto con la politica estera di qualsiasi governo.

A queste importanti dichiarazioni sono stati dedicati servizi nelle principali edizioni dei Tg e oggi le troviamo su tutti i giornali.

Ma le ‘notizie’, quelle vere, quelle che testimoniano le denunce di queste eminenti personalità, sono state ignorate. Tutte!


FONTE : http://www.articolo21.info/

mercoledì 26 novembre 2008

Al via a Rio de Janeiro il III Congresso mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei bambini

25 novembre 2008, Rio de Janeiro (Brasile) - Circa 3.000 partecipanti da oltre 125 paesi sono arrivati a Rio de Janeiro in Brasile per scambiare lezioni ed esperienze nella lotta allo sfruttamento sessuale dei bambini, per analizzare i progressi e per rinforzare gli impegni.

«Lo sfruttamento sessuale lascia ai bambini cicatrici psicologiche e, a volte, anche fisiche e riduce le loro speranze di condurre una vita dignitosa» afferma il Direttore generale dell'UNICEF Ann Veneman. «Nessun paese o regione è immune e non ci sono spettatori innocenti».


Lo sfruttamento sessuale è una violazione del diritto dei bambini alla cura e alla protezione.

Il Congresso analizzerà differenti forme di sfruttamento sessuale dei bambini, incluso lo sfruttamento sessuale in famiglia, i matrimoni precoci, lo sfruttamento sessuale dei bambini che svolgono lavori domestici, l'industria commerciale del sesso, così come il fenomeno della pornografia infantile e lo sfruttamento sessuale via Internet.

Gli sfruttatori utilizzano sempre nuovi mezzi per arrivare ai bambini, incluso Internet e le tecnologie di telefonia mobile di nuova generazione, e gli adulti possono adescare i bambini nelle chat room e usare internet per pubblicare o scaricare materiale pornografico.

Banner del III Congresso mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei bambini

Sette anni dopo l'ultimo Congresso mondiale, tenutosi a Yokohama (Giappone) nel 2001, che si era concentrato esclusivamente sullo sfruttamento sessuale dei bambini a fini commerciali, in Brasile si discuterà di nuove strategie per combattere anche forme di sfruttamento sessuale a fini non commerciali, come lo sfruttamento sessuale in famiglia, o da parte di leader religiosi, di insegnanti, di operatori impegnati in missioni di peacekeeping e di gruppi armati nelle zone di conflitto.

«Lo sfruttamento sessuale è la peggior forma di abuso di potere» ha detto la Veneman.

«Un paio di anni fa ho incontrato in Ruanda una ragazza di 16 anni che mi ha domandato in maniera diretta 'Che hai intenzione di fare per porre fine agli stupri?' È una domanda a cui dobbiamo rispondere collettivamente e con un rinnovato senso di urgenza».


Vai alla photogallery "Il silenzio è complice"

"Il silenzio è complice" - Una galleria fotografica


Alcuni dati su cui riflettere

Lo Studio del Segretario Generale delle Nazioni Unite sulla violenza sui bambini del 2006, usando anche fonti OMS, stima che 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sotto i 18 anni abbiano avuto rapporti sessuali forzati o subito altre forme di violenza sessuale e sfruttamento.

Secondo dati dell'ILO, nel 2000 1,8 milioni di bambini venivano sfruttati sessualmente o attraverso la prostituzione o la pornografia.

Secondo dati UNICEF, nel mondo circa 82 milioni di bambine - alcune giovanissime (anche di 10 anni) - si sposeranno prima di raggiungere il diciottesimo anno di età e sono a rischio di violenza fisica e sessuale da parte dei loro mariti adulti.

Nel maggio 2006, il database dell'Interpol sulle immagini di bambini sfruttati conteneva foto di più di 20.000 bambini sfruttati sessualmente per produrre pornografia infantile; la maggioranza di queste erano nuove foto, a dimostrazione di recenti casi di sfruttamento.

Fonte : http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1

sabato 8 novembre 2008

AFRICA: LE TERRIBILI TESTIMONIANZE DEI BAMBINI SOLDATO...E L'OCCIDENTE GUARDA

Minacce, aggressioni, torture. Gli ex bambini soldato si raccontano. Testimonanze schock di una guerra contro tutti, combattuta spesso sotto l’effetto di alcol e droghe pesanti

Storie di bambini e bambine che fino a qualche tempo fa giocavano con fucili mitragliatori.
Di bambini che hanno odiato, ucciso, torturato, devastato, se stessi e gli altri.


Racconti frutto di un lungo lavoro di recupero che Paola Giroldini di Coopi ha raccolto in un toccante capitolo della pubblicazione ‘Disegni di Guerra’, edita da Emi.


Ne proponiamo alcuni testi.



Il gioco della guerra

“Attento, attento che arriva Capitan 2 Mani”, era l'avvertimento che davamo quando catturavamo qualcuno per amputarlo. Di solito riunivamo i nostri nemici in piccoli gruppetti e iniziavamo a intimorirli raccontando quello che sarebbe accaduto. La gente gridava, ci supplicavano di lasciarli in pace, ma il gioco era farli impazzire di paura. Poi arrivava Capitan 2 Mani avevamo fatto una maglietta apposta con le sue iniziali. Si presentava con un machete e la condanna era evidente. Un colpo secco e via. Abbiamo tagliato mani, gambe, piedi, nasi, orecchie, dita. C'era uno del gruppo che si aggirava con un sacco per il riso e raccoglieva gli arti tagliati. Avevano paura di noi. Molti sono morti dissanguati, a volte danzavamo intorno alle nostre vittime schernendole. Eravamo sempre sotto l'effetto della droga, eravamo imbattibili. Mi ricordo un attacco a un villaggio vicino a Kalabatown. Il giorno prima avevamo assalito un convoglio dell'ECOMOG e ci eravamo impossessati delle loro divise. Il piano sembrava molto divertente, il nostro capitano ci aveva ordinato di indossare le divise e fingere di essere soldati dell'ECOMOG che entravano per liberare il villaggio dai cattivi ribelli del Ruf. Alcuni fingevano anche di essere abitanti di altri villaggi liberati. Siamo arrivati nel villaggio, cantando, esultando, festeggiando la liberazione dai ribelli del Ruf. Invitavamo la gente a uscire dalle case e a unirsi ai festeggiamenti. Eravamo così bravi che ci hanno creduto. Quando gran parte del villaggio si era avvicinato abbiamo iniziato a sparare con una ferocia mai vista. Il nostro capitano gridava: “Eccoli qua i vostri cattivi ribelli, ora vi faremo vedere cosa vuol dire essere nemici del Ruf”. Quel giorno fu una strage. Li uccidevamo come fossero mosche, il mio capitano rideva. In quei momenti c'è la più totale confusione, pensi solo ad ammazzare e salvare la tua pelle. Il resto è un gioco. Più ammazzi, più sei degno di rispetto e sali di grado, questa è l'unica legge del bush. Una volta mi arrampicai su un mango e uccisi almeno 10 dell'Ecomog senza che capissero dove fossi. Da allora mi trattavano diversamente, facevo parte dei fidati. Uccidevo per essere accettato e per paura di essere la prossima vittima. Ho vissuto due anni nel bush, ormai il Ruf era diventato la mia famiglia. Per me era normale quello che facevo, ero in guerra, stavo difendendo i miei amici e il mio paese. Ero un ribelle ed ero fiero di esserlo, la gente ci rispettava, avevano paura di noi. Eravamo armati, eravamo imbattibili. Ora, dopo che ho consegnato le armi e che sembra che la guerra sia finita, mi chiamano ancora ribelle. Mi guardano con disprezzo e odio, per tutto quello che ho fatto. Io non li sopporto, divento pericoloso e non riesco più a controllarmi. Ho smesso di prendere droghe, sto cercando di ricostruirmi un futuro, ma non è facile. I miei familiari non mi vogliono, dicono che sono un ragazzo difficile, che il bush mi ha trasformato. Forse perché non riesco a controllarmi, forse si vergognano di me. Spesso ho paura di incontrare gente a cui ho ammazzato qualcuno, non mi sento mai tranquillo, è come se la guerra non fosse mai finita. Non voglio rimanere per sempre un ex ribelle. Non è facile convivere con questo passato, ancora meno facile è accettare che gli altri ogni giorno me lo sbattano in faccia. Vivo da alcuni mesi nel centro di St. Michael, dove ho trovato gente che cerca di aiutarmi. Sto imparando un lavoro come falegname, spero di riuscire a mantenermi.
Augustine, 16 anni


Nel bush ho perso la verginità

Era una mattina di fine gennaio. Mia madre mi aveva svegliata per andare a prendere l'acqua al fiume. Come al solito facevo finta di dormire, sperando che si stancasse di chiamarmi e mandasse qualcuna delle mie sorelle. Ma quella mattina toccava a me. “Fatmata, Fatmata, Fatmata”, sentivo la voce di mia madre alterarsi. Decisi, per evitare discussioni, di alzarmi. Presi un grosso secchio e mi recai al fiume. Faceva caldo, soffiava l'harmattan, era come se una leggera sabbia avesse ricoperto tutto. Camminavo per il sentiero, attraversando il mio piccolo villaggio, salutando come ogni mattina amiche, amici e parenti. Qui, da noi, le famiglie sono molto numerose. "Fatmata, Fatmata, dormito bene?". Sentii una voce alle spalle, era la mia migliore amica, Sowe, in un'impeccabile divisa bianca e blu, stava andando a scuola. La invidiavo, avrei voluto andare a scuola, ma in famiglia siamo in otto e i miei non guadagnano a sufficienza per mandarci tutti a scuola. Io sono la figlia maggiore, ho 14 anni, mi sono sempre occupata dei miei fratelli e ho sempre aiutato mia madre in casa e nell'orto, da sola sarebbe stato difficile per lei. Così Sowe, quando ritornava da scuola, mi veniva a trovare e mi raccontava quello che aveva fatto, a volte ripassavamo insieme la lezione. Quel giorno era particolarmente contenta, i suoi genitori le avevano appena regalato un libro di geografia, non avevo mai visto un libro così nuovo, era pieno di strane cartine, mi affascinava. Per andare a scuola dovevamo percorrere una grossa strada di terra rossa, c'era tanta gente che camminava. Ogni volta che passava qualche macchina o un grosso camion la gente si spostava ai lati della strada perché si alzava un grosso polverone e per un po' non si poteva vedere niente. Volevo prendere una strada alternativa, un sentiero per i villaggi, ma Sowe aveva fretta di andare a scuola. Non vedevo niente. Sentii delle grida e dei corpi venirmi incontro, era gente che scappava. Presi la mano di Sowe e iniziammo a correre, non capivo cosa stesse succedendo, non sapevo da cosa stessi scappando, ma scappavo. Ricordo la polvere, le auto che suonavano, la gente che gridava poi... gli spari, tanti. Stavamo correndo in direzione del nostro villaggio, volevo tornare a casa. Sowe piangeva, aveva perso i suoi bei libri, non potevamo tornare indietro. Lasciai la strada principale e presi un sentiero che portava al mio villaggio. Continuavo a sentire gli spari, ma almeno potevo vedere. Non sentivo più le mie gambe, correvo, correvo, senza lasciare un istante la mano di Sowe. In lontananza, in direzione del mio villaggio, vedevo alzarsi del fumo. Non capivo più niente, alle spalle gli spari e davanti il fuoco. Arrivai al villaggio e la mia casa stava bruciando, soldati bambini si divertivano a versare taniche di kerosene e a dargli fuoco, sparavano, rubavano, inseguivano la gente con il machete. Avrei voluto essere invisibile, non sapevo dove nascondermi. Sowe gridava. Non mi ricordo se sono svenuta o mi hanno colpita, so solo che, quando mi sono risvegliata, del mio villaggio era rimasto poco. Dovunque tanto fumo, fuoco, corpi senza arti, sangue... pozze di sangue. I ribelli ci hanno circondate. Erano tutti armati, non ci mettevano molto a sparare, sembrava che si divertissero. Si sentivano invincibili. Continuavano a gridare "Vi ammazzeremo tutti! Il Ruf sta combattendo per la sua gente, per il suo Paese, vi siete venduti agli stranieri, maledetti traditori". Io non capivo cosa volessero. Ci hanno catturate. Sowe non era più con me e non riuscivo a vederla.. Mi hanno costretta ad andare con loro. Abbiamo marciato per giorni, senza mangiare. Non so quante miglia abbiamo camminato, so solo che i miei piedi non ce la facevano più. Finalmente arrivammo in un villaggio in foresta. Qui, conobbi il comandante Rose, era una donna non oltre la ventina. Subito ordinò di separare i maschi dalle femmine, e scelse un gruppo di ragazze tra i 10 e 15 anni, tra cui c'ero anch'io. Ci mise in fila e ci ordinò di stare ferme mentre si piegava per infilare le sue dita dentro la nostra vagina per verificare se eravamo ancora vergini. Io cercavo di non piangere e di non muovermi, avevo tanta paura. Le mie compagne più piccole piangevano, i ribelli le schiaffeggiavano per farle smettere. Quando il comandante Rose finì di toccare ognuna di noi, separò le vergini da quelle non vergini. Nessuno mi aveva toccato prima di allora. Sapevo come si faceva, avevo visto mia madre e mio padre, le mie amiche mi avevano raccontato le loro prime esperienze. Ma non l'avevo mai fatto. Mi ricordo che il comandante Rose mi prese per un braccio e disse: "Questa è una dolce papaia. Proprio quello che il mio comandante cercava". Così ho perso la verginità. Avevo solo paura di morire.
Fatmata Bumbuya, 14 anni


Ripartire da Lakka non è facile

È difficile tornare. E poi dipende dove torni. Mio padre si è sposato tre volte, non so quanti fratelli ho, non tengo più il conto. Prima che mi prendessero i ribelli vivevo in un villaggio con mia nonna. La vita lì non era male, mio padre ci dava un po' di soldi, avevamo un orto e del pollame. Per noi era sufficiente. La mia casa è stata bruciata e mia nonna ora vive da una sua sorella in un quartiere di Freetown, dominato da baracche fatte di lamiera ricoperte di plastica e legno. Non so come potremo vivere, io mi devo occupare di lei. È difficile ricominciare da una casa di latta, non c'è spazio per respirare. La gente sopravvive di espedienti. Non voglio rispondere a nessuna domanda, non voglio che mi guardino con paura. So cosa pensa la gente di noi ex combattenti. Ci temono, pensano che siamo tutti drogati, ragazzi capaci di uccidere. Io non ho scelto questa vita, mi hanno costretto, mi hanno cambiato nome, identità, nel bush ogni giorno ho vissuto con la paura della morte in agguato. Sono stato fortunato: non mi hanno tagliato niente, altrimenti la mia povera nonna si sarebbe dovuta prendere cura di me! Nessuno si deve permettere di chiamarmi ribelle. Ho imparato a uccidere, è vero, ma mi drogavo per farlo. Ho rubato, bruciato case. Non voglio ricordare. Spero che mi lascino in pace. Voglio solo ricominciare.
Mohamed, 15 anni

Testimonianze tratte da:
Disegni di guerra
AA.VV. Emi - Editrice missionaria italiana

Dal Blog di Franca Rame

giovedì 16 ottobre 2008

Approvate le classi per bambini immigrati, come negli anni delle leggi razziali

Con 256 sì contro 246 no e un astenuto, la mozione leghista che proponeva alla Camera l'istituzione di classi per studenti immigrati, definite "classi di inserimento", è stata approvata.

Tali classi saranno riservate agli alunni stranieri che non supereranno i test previsti per le classi ordinarie. Si tratta di un evento da non sottovalutare: la realizzazione - da parte delle Istituzioni italiane - di ideologie deliranti, di stampo razzista e xenofobo, che fino a qualche anno fa appartenevano all'ambito neonazista o ai nostalgici dei tempi delle leggi razziali.

Durante la discussione, il capogruppo della Lega Roberto Cota - che recentemente ha affermato che i bambini stranieri "rallentano i processi di apprendimento di quelli italiani", negando strumentalmente l'importanza dell'intercultura e del valore educativo della fratellanza - ispirato da Umberto Bossi, ben presente al suo fianco, ha fornito una giustificazione alla proposta della Lega: evitare di iscrivere bambini stranieri dopo il 31 dicembre per non bloccare lo svolgimento del programma; creare le classi ponte o di inserimento, impedendo l'effetto "ritardante" dei bimbi stranieri su quelli ariani... ooops, italiani; infine, capovolgendo i termini del problema reale, prevedere che il numero degli stranieri in una classe sia proporzionale a quello degli italiani per evitare che si creino classi di stranieri in cui "per i nostri alunni italiani evidentemente non vi sarebbe più spazio".

"Classi ebraiche statali" e "classi per stranieri" furono istituite dal regime nazista (con la formula dei decreti, utilizzata con disinvolta frequenza oggi, in Italia, come allora), così come fu definita una percentuale massima di studenti "non ariani", fissata allora all'1,50% dal Decreto contro il sovraffollamento nelle scuole tedesche. Contemporaneamente, i programmi scolastici vennero infarciti di nuove teorie educative e di una rilettura della Storia. La propaganda, poi, spiegò al popolo tedesco che i cambiamenti avrebbero migliorato le condizioni di vita tanto dei cittadini del Reich quanto degli stranieri, perché la Germania di Hitler - secondo le rassicurazioni di Goebbels - era terra d'accoglienza e integrazione.

"La propaganda è un'arte," scrisse lo stesso Goebbels, "non ha alcuna importanza se esprima la verità".

Ed ecco, oggi, Bossi, mascherato da Cota: "Le classi di inserimento sono uno strumento per garantire l'inclusione, servono a prevenire il razzismo e a realizzare una vera integrazione".

E' evidente che l'Italia sprofonda ogni giorno che passa nel fango dell'odio razziale, in un modo sempre più spregevole.

La vita e la dignità umana hanno perso ormai qualsiasi valore, per i razzisti italiani.

Come durante i regimi di Mussolini e Hitler, è crollato anche il mito che la cultura umana ha sempre considerato inviolabile: l'integrità dell'infanzia. Basta visitare un insediamento Rom e assistere con i propri occhi all'agonia di centinaia di bambini - annientati da virus, batteri e funghi, divorati dai topi e dal fuoco, consumati dalla sporcizia, dalla fame e dagli agenti atmosferici - per comprendere come l'intolleranza abbia reso le autorità e gran parte del popolo italiano insensibile, anzi, crudele nei confronti delle etnie sgradite.

Le "classi per stranieri", se diventeranno effettive, distruggeranno la cultura della tolleranza, rendendo sempre più solide le basi dell'ideologia razzista: dai pogrom istituzionali si arriverebbe presto all'affermazione di una vera e propria "cultura della razza", principio della fine di una democrazia e di una società basata sui diritti umani e civili.

"Negli esseri umani forniti di un marcato istinto di razza, la parte rimasta pura tenderà sempre all'unione fra simili impedendo un'ulteriore mescolanza. E con questo, gli elementi imbastarditi passano in secondo piano, a meno che essi non si siano moltiplicati in misura così consistente da impedire la riaffermazione della razza pura". Adolf Hitler, "Mein Kampf".

( di Roberto Malini - Gruppo EveryOne )

venerdì 3 ottobre 2008

Pedofilia on line, foto di bambini torturati e violentati: arresti e perquisizioni in mezza Italia

Arresti, perquisizioni e sequestri in diverse regioni italiane: la polizia postale di Reggio Calabria sulle tracce della pedofilia on line.

Tra Calabria, Campania, Trentino, Abruzzo, Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia sono state compiute 18 perquisizioni domiciliari.

Sequestrati computer, hard-disk esterni, pen-drive e centinaia di supporti ottici.

Ad alcuni degli indagati nell'operazione sono state trovate foto di bambini torturati e violentati.


Gli arresti. Due arresti nel Lazio e uno in Veneto, tutti in flagranza di reato: durante le perquisizioni, le tre persone sono state trovate in possesso di migliaia di file di natura pedo-pornografica. L'attività investigativa, diretta da Gaetano Di Mauro, dirigente del settore operativo della polizia postale, è nata dalla collaborazione internazionale tra le forze di polizia in tema di pedofilia su internet.

Induzione alla prostituzione di minori. Accusato del reato più grave è un incensurato di 40 anni, sposato e con figli minori: induzione alla prostituzione di minori. L'uomo avrebbe infatti scritto messaggi rivolti a minori al fine di organizzare incontri sessuali in cambio di denaro. La persona in possesso della quantità maggiore di materiale pedo-pornografico è invece un uomo di Reggio Calabria, al quale sono stati sequestrati oltre 62 mila file e 153 filmati.

Le indagini. Gli agenti, fingendosi utenti di alcune chat di pedofili, hanno individuato le modalità con le quali avveniva lo scambio di materiale. Gli indagati usavano, in particolare, chat straniere per gli scambi. I poliziotti sono riusciti ad analizzare i computer degli indagati e hanno individuato i percorsi fatti per lo scambio dei file.

Don Fortunato Di Noto, fondatore dell'associazione Meter, che aiuta i bambini oggetto di abusi sessuali, si dice soddisfatto dell'operazione: «Bloccare e interdire i siti è utile agli investigatori per arrestare gli sfruttatori dei bambini». Sono centinaia i siti web oscurati dalla polizia postale sulla base delle segnalazioni fatte dall'Associazione Meter. Su 170 siti stranieri bloccati dalla polizia, infatti, 87 sono da attribuire alle segnalazioni di Meter.

«E' la prima volta - aggiunge don Fortunato - che in maniera del tutto concreta comunichiamo l'eccellente opera di contrasto che compiono Meter e il centro della polizia postale che contrasta la pedofilia e la pedopornografia. Abbiamo solo riportato alcuni esempi tra le migliaia di segnalazioni per invitare gli utenti della rete, i genitori, le scuole, le università, le aziende a trasmettere o a noi di Meter o direttamente alla polizia postale qualunque sito che diffonde materiale pedopornografico» ( FONTE)




PETIZIONE ON LINE CONTRO LA PEDOFILIA E LA SUA IDEOLOGIA

L'obiettivo della petizione e' quello di ''portare la vergogna dei pedofili e delle loro infami scelte davanti all'opinione pubblica di tutto il mondo''

Meter e i bambini di tutto il mondo ti ringraziano già da ora.





La vignetta è di TOTO' CALI'

venerdì 26 settembre 2008

Adotta un disegno : I bambini di Emergency



Shiniar che disegna uccelli sospesi in aria con le ali chiuse. Shiniar che disegna fiori scuri e bambine che volano più in alto delle farfalle. Shiniar che riempie di segni un foglio dopo l’altro. Shiniar che ride felice se le porgi matite colorate ma che poi non regala colori ai suoi fiori scuri. Shiniar che china la testa per inseguire i suoi disegni veloci e suo padre che le mette due fermagli lilla a fermare i capelli che non le intralcino lo sguardo. Shiniar ha sette anni e le guance rosse. Shiniar bambina curda. Dicono che i curdi non hanno terra. Ma la terra che ha calpestato Shiniar nascondeva una mina. Adesso Shiniar ha una protesi al posto della gamba destra. Con un piede di plastica piccolo color della carne. Come un piede di bambola. Shiniar non può correre. Dove vive le strade sono di fango. Ma Shiniar è una bambina e le bambine che disegna volano più in alto delle farfalle.

Quante volte chi denuncia la barbarie della guerra, tentando di raccontarne gli effetti su chi è costretto a subirla, si è sentito rispondere da esperti, politici e grandi editorialisti che usare l’argomento dei bambini che ne sono vittima è retorico, è demagogico e troppo facile.

E’ vero, è facile; com’è facile, troppo facile, che siano i bambini ad essere colpiti, uccisi e mutilati dai bombardamenti umanitari o meno, dai proiettili, dalle mine e dalla miseria che ogni guerra lascia ed alimenta. Ed è anche facile accorgersene, basta fare un giro in uno degli ospedali di Emergency dall’Afghanistan alla Sierra leone, dall’Iraq alla Cambogia, per incontrarli, per incontrarne troppi.

Troppi perché basta incrociare anche uno solo di quegli sguardi dove lo stupore per la ferita subita supera spesso il dolore e la paura provati e qualsiasi ciancia sulla necessità ed inevitabilità della guerra perde immediatamente qualsiasi senso. E’ vero pure che parlare di bambini è retorico e generico. E’ vero perché ogni singolo bambino è un mondo nella sua unicità.

26 settembre/12 ottobre 2008
Casa dell'Ariosto
Via L. Ariosto, 67 - 44100 Ferrara
Orari: dal martedì al sabato, ore 10,00/13,00 e 15,00/18,00
Domenica ore 10,00/13,00 - lunedì chiuso
Ingresso gratuito


Il progetto ADOTTA UN DISEGNO nasce da un'idea di Vauro Senesi che, nel 2006 e 2007, ha raccolto le storie e i disegni di alcuni bambini ricoverati nei centri di Emergency in Afganistan Cambogia, Iraq, Sierra Leone e Sudan.
Le testimonianze e i disegni sono stati di ispirazione per artisti visuali e musicisti contemporanei che li hanno reinterpretati in base alla loro sensibilità e al loro stile. Le creazioni che ne sono nate, le opere donate ispirandosi al progetto, le storie e i disegni dei bambini e i brani musicali loro dedicati sono diventate una mostra itinerante che, dopo l'inaugurazione di Roma, sarà ospitata a Genova, Torino, Milano, Firenze, Venezia, Londra, Berlino, Parigi e New York dove la mostra si concluderà con un'asta.

Durante la mostra sarà possibile ascoltare i brani musicali del cd CANZONI PER LORO e vedere alcuni estratti dal film-documentario che ne è nato, in cui le voci narranti di Vauro e Paolo Rossi raccontano le storie dei bambini protagonisti.

Le opere in mostra sono di:
Carla Accardi, Daniel Buren, Enrico Castellani, Lara Favaretto, Lucio Fontana, Shay Frisch Peri, Paul Fryer, Massimiliano Fuksas, Kendell Geers, Nan Goldin, Mona Hatoum, Fabrice Hyber, Mike Kelley, Anselm Kiefer, Fausto Melotti, Pierre et Gilles, Rudolf Stingel, Pascale Marthine Tayou, Keith Tyson, Ben Vautier, Francesco Vezzosi.

Le musiche sono di:
Jovanotti, Tetes de Bois, Morgan, Stefano Bollani, Roberto Angelini, Mauro Pagani, Carmen Consoli, Petra Magoni & Ferruccio Spinetti, Vinicio Capossela, Fiorella Mannoia, Daniele Silvestri, Radiodervish, Gianmaria Testa, Franco Battiato, Ginevra Di Marco,Eugenio Bennato, Zucchero.

Il catalogo delle opere in mostra e il film-documentario sono stati realizzati da Fandango. Il cd che raccoglie tutti brani musicali, originali o in versioni inedite, è prodotto da Radio Fandango.

ADOTTA UN DISEGNO è a cura di Sergio Casoli ed Elena Geuna per l’arte visiva e di Stefano Senardi per la parte musicale. In collaborazione con Comune di Roma, Nunflower, Fandango, Radio Fandango e Comunicare Organizzando. Con il contributo di Regione Lazio e American Express. Grazie a Ufficio Stampa Novella Mirri.

ADOTTA UN DISEGNO è dedicato a Emergency.
L'intero ricavato dell’asta delle opere e della vendita del cd "Canzoni per loro", i diritti d'autore e il 35% del prezzo di copertina del catalogo (prima edizione) saranno destinati alle attività di Emergency a favore delle vittime della guerra e della povertà.


Quì potete ammirare le opere dei bambini, conoscere le loro storie e ancora ascoltare i brani musicali del cd "CANZONI PER LORO"