Ascoltate Josè Saramago intervistato da Serena Dandini

mercoledì 28 aprile 2010

Il sindaco Scalzone : " La nostra rovina sono stati i padri comboniani e le associazioni di volontariato.

«Daremo al ministro Roberto Maroni la cittadinanza onoraria di Castel Volturno. Lui ci aiuterà a rendere più appetibile il nostro litorale domizio. A Castel Volturno non ci occorrono centri di prima accoglienza per immigrati, ma centri di espulsione. La nostra rovina sono stati i padri comboniani, il “centro Fernandes” e tutti quelli che si occupano di stare dalla parte degli immigrati».


Antonio Scalzone
, da pochi giorni rieletto sindaco a capo di una coalizione di centro destra, fa capire subito che il vento è cambiato anche sul litorale domizio.



«Mi sono incontrato col Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ieri a Caserta e ho espresso tutto il mio apprezzamento per il lavoro egregio che ha fatto sinora nei confronti della camorra. E lui ha accettato di buon grado di diventare cittadino onorario del nostro Comune. Gli ho chiesto di darci una mano a risolvere anche gli altri problemi che abbiamo sul litorale, a partire da quello dell’immigrazione. Oggi Castel Volturnodice il neo primo cittadino - è una “zona franca”, una zona liberata dalla pressione della malavita organizzata. E questo ci permetterà di attrarre investimenti da parte dei privati. Ma occorre passare da una politica di tolleranza nei confronti degli immigrati, fatta in questi anni dalle associazioni di volontariato, ad una politica di rigore e rispetto delle regole. E sbaglia anche Saviano a dire che dalla camorra ci salveranno gli immigrati. La rivolta fatta dai neri a Castel Volturno due anni fa, era organizzata dai nigeriani, spacciatori di droga, che protestavano contro i camorristi. Una lotta tra bande per il controllo del traffico di droga. Il ministro queste cose le sa. E’ una persona seria e credo che ci darà una mano per risolvere i nostri problemi».

Scalzone, dunque, va per la sua strada. Dopo cinque anni di amministrazione di centro sinistra, sembra che nulla sia cambiato. Anzi, tutto è diventato più difficile.

Il problema, per il neo sindaco, restano gi immigrati e le associazioni di volontariato che cercano di alleviare in qualche modo le sofferenze e il disagio di tanti ragazzi che arrivano sul litorale domizio in cerca di un futuro.

Lui non va tanto per il sottile,
«Sono tutti uguali e se ne devono andare».

Non una parola sullo sfruttamento di questi ragazzi, considerati solo braccia da utilizzare, ma senza diritti.
Non una parola su quegli italiani che fittano a prezzi esosi le case sul litorale domizio dove ne infilano a decine in spazi angusti.
Non una parola sui caporali che sfruttano questi ragazzi che si alzano alle 4.30 del mattino per mettersi in fila alla rotonda di Villa Literno, nella “piazza degli schiavi”, o vicino al campo sportivo di Casal di Principe, o nelle rotonde di Qualiano, Villaricca, Mugnano, Giugliano, dove per 20/30 euro al giorno e per 10 /12 ore di lavoro aspettano di essere portati nelle campagne o sui cantieri edili per svolgere loro un lavoro senza tutela e a rischio.


Niente.

Con queste premesse non potrà accadere nulla di buono da queste parti.

di Raffaele Sardo - http://www.notiziemigranti.com/


Signor Sindaco, dato che lei parla di " centri di espulsione", perchè non ascolta i saggi consigli che Paolo Villaggio da a Borghezio, un'altro " grande uomo", che la pensa come lei ?




sabato 24 aprile 2010

25 aprile, sempre!

Il 25 aprile in Italia è la festa della liberazione dal nazismo, dal fascismo e dalla guerra .



Il 25 aprile cade quest’anno in un momento di crisi politica e sociale senza precedenti.
E’ sotto gli occhi di tutti il totale vuoto da parte del governo degli interventi che si renderebbero necessari per affrontare la gravissima situazione economico sociale in atto.
Situazione che colpisce sempre di più l’occupazione, le condizioni di vita delle famiglie e le prospettive dei giovani.
Un vuoto che la maggioranza al potere vorrebbe colmare mediante una falsa rappresentazione mediatica della realtà.
Questa destra berlusconiana è dedita essenzialmente a trasformare il nostro sistema politico da quello parlamentare, conforme ai principi e alle regole disegnate dalla Costituzione, ad un sistema autoritario e personale non più soggetto alle forme e ai limiti previsti dalle Istituzioni di garanzia.
Ciò avviene attraverso una serie di iniziative della maggioranza di governo, e in particolare dell’attuale premier, che sta creando nel nostro Paese una drammatica contrapposizione tendente a realizzare, e in parte ha già realizzato, un vero e proprio mutamento di regime.
Il momento è grave, ed è in relazione ad esso che l’ANPI lancia un appello affinché questo 25 aprile, festa della Liberazione d’Italia dai totalitarismi fascista e nazista, divenga un grande momento di mobilitazione civile e unitaria, di presa di coscienza da parte di tutti gli italiani per la difesa e l’affermazione dei principi e dei valori della Costituzione.
Tutto questo nella memoria del significato profondo che ha avuto nella storia d’Italia la lotta di Liberazione nazionale per la fondazione repubblicana e costituzionale che è stata, e deve continuare ad essere la bussola per il presente e il futuro della nostra democrazia.

"Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione" Piero Calamandrei




ANTIFASCISTI ORA E SEMPRE !

domenica 18 aprile 2010

SONO LIBERI !!!

SONO LIBERI


Così la pagina web di Emergency ne ha dato la notizia

Gli operatori di Emergency Matteo Dell'Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani, sono stati liberati, non essendo stato possibile formulare alcuna accusa nei loro confronti.



"Non avevamo dubbi sul fatto che tutto si sarebbe risolto bene, perchè abbiamo sempre saputo che sono innocenti, così come lo sapevano le centinaia di migliaia di cittadini italiani che ci hanno sostenuto in questi giorni"

(Cecilia Strada, presidente di Emergency)


Le prime parole di Gino Strada, dopo la liberazione




IO RIPUDIO LA GUERRA E SOSTENGO EMERGENCY E VOI?


L'attacco di Silvio Berlusconi a Saviano è disgustoso

Octopus vulgaris

18 aprile 2010 - Fabio Magnasciutti

Presidente Silvio Berlusconi, le scrivo dopo che in una conferenza stampa tenuta da lei a Palazzo Chigi sono stato accusato, anzi il mio libro è stato accusato di essere responsabile di "supporto promozionale alle cosche". Non sono accuse nuove. Mi vengono rivolte da anni: si fermi un momento a pensare a cosa le sue parole significano. A quanti cronisti, operatori sociali, a quanti avvocati, giudici, magistrati, a quanti narratori, registi, ma anche a quanti cittadini che da anni, in certe parti d'Italia, trovano la forza di raccontare, di esporsi, di opporsi, pensi a quanti hanno rischiato e stanno tutt'ora rischiando, eppure vengono accusati di essere fiancheggiatori delle organizzazioni criminali per il solo volerne parlare. Perché per lei è meglio non dire.
è meglio la narrativa del silenzio. Del visto e taciuto. Del lasciar fare alle polizie ai tribunali come se le mafie fossero cosa loro. Affari loro. E le mafie vogliono esattamente che i loro affari siano cosa loro, Cosa nostra appunto è un'espressione ancor prima di divenire il nome di un'organizzazione.
Io credo che solo e unicamente la verità serva a dare dignità a un Paese. Il potere mafioso è determinato da chi racconta il crimine o da chi commette il crimine?...........................







Accusare chi racconta il potere della criminalità organizzata di fare cattiva pubblicità al paese non è un modo per migliorare l'immagine italiana quanto piuttosto per isolare chi lo fa. Raccontare è il modo per innescare il cambiamento. Questa è l'unica strada per dimostrare che siamo il paese di Giovanni Falcone, di Don Peppe Diana, e non il paese di Totò Riina e di Schiavone Sandokan. ...........




Pensiero Unico

16 aprile 2010 - Paolo Lombardi

Finalmente in libreria il libro che nessun editore voleva pubblicare



Da aprile in libreria l'ultimo lavoro di Antonio Mazzeo:
I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina
(Edizioni Alegre, Roma, 14 euro).

Il libro, sulla base di una documentazione che privilegia le fonti giudiziarie, fornisce una sistematizzazione di innumerevoli denunce e indagini sugli interessi criminali che ruotano attorno alla costruzione del Ponte sullo Stretto.
La prefazione è stata curata da Umberto Santino del Centro Siciliano di Documentazione Antimafia "Giuseppe Impastato".



Nel libro il lettore incontra speculatori locali o d'oltreoceano; faccendieri di tutte le latitudini; piccoli, medi e grandi trafficanti; sovrani o aspiranti tali; amanti incalliti del gioco d'azzardo; accumulatori e dilapidatori di insperate fortune; frammassoni e cavalieri d'ogni ordine e grado; conservatori, liberali e finanche ex comunisti; banchieri, ingegneri ed editori; traghettatori di anime e costruttori di nefandezze.
I portavoce del progresso, i signori dell'acciaio e del cemento, mantengono intatta la loro furia devastatrice di territori e ambiente. Manifestazioni di protesta, indagini e processi non sono serviti a vanificarne sogni e aspirazioni di grandezza. I padrini del Ponte, i mille affari di cosche e 'ndrine, animeranno ancora gli incubi di coloro che credono sia possibile comunicare senza cementificare, vivere senza distruggere, condividere senza dividere.

Agli artefici più o meno occulti del pluridecennale piano di trasformazione territoriale, urbana, ambientale e paesaggistica dello Stretto di Messina, abbiamo dedicato questo volume che, ne siamo consapevoli, esce con eccessivo ritardo. Ricostruire le trame e gli interessi, le alleanze e le complicità dei più chiacchierati fautori della megaopera, ci è sembrato tuttavia doveroso anche perché l'oblio genera mostri e di ecomostri nello Stretto ce ne sono già abbastanza.

E perché non è possibile dimenticare che in vista dei flussi finanziari promessi ad una delle aree più fragili del pianeta, si sono potuti riorganizzare segmenti strategici della borghesia mafiosa in Calabria, Sicilia e nord America. Forse perché speriamo ancora, ingenuamente, che alla fine qualcuno avvii una vera inchiesta sull'intero iter del Ponte, ricostruendo innanzitutto le trame criminali che l'opera ha alimentato. Chiarendo, inoltre, l'entità degli sprechi perpetrati dalla società Stretto di Messina. Esaminando, infine, i gravi conflitti d'interesse nelle gare d'appalto ed i condizionamenti ideologici, leciti ed illeciti, esercitati dalle due-tre famiglie che governano le opere pubbliche in Italia.

Forse il recuperare alla memoria vicende complesse, più o meno lontane, potrà contribuire a fornire ulteriori spunti di riflessione a chi è chiamato a difendere il territorio dai saccheggi ricorrenti. Forse permetterà di comprendere meglio l'identità e la forza degli avversari e scoprire, magari, che dietro certi sponsor di dissennate cattedrali nel deserto troppo spesso si nascondono mercanti d'armi e condottieri delle guerre che insanguinano il mondo. È il volto moderno del capitale. Ribellarsi non è solo giusto. È una chance di sopravvivenza.


(Dalla prefazione)

I padrini del Ponte, copertina del libro

Chi è Antonio Mazzeo ?

Un militante ecopacifista ed antimilitarista, ha pubblicato alcuni saggi sui temi della pace e della militarizzazione del territorio, sulla presenza mafiosa in Sicilia e sulle lotte internazionali a difesa dell’ambiente e dei diritti umani.
Ha inoltre scritto numerose inchieste sull’interesse suscitato dal Ponte in Cosa Nostra, ricostruendo pure i gravi conflitti d’interesse che hanno caratterizzato l’intero iter progettuale.
Con Antonello Mangano, ha pubblicato nel 2006, Il mostro sullo Stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte (Edizioni Punto L, Ragusa).

Per saperne di più su visita il sito : www.peacelink.it


I primi due capitoli del libro sono dedicati alle vicende giudiziarie di Giuseppe Zappia (l’anziano ingegnere italo-canadese condannato al primo processo per la Mafia del Ponte ) e all’interesse delle organizzazioni criminali nordamericane alla realizzazione del Ponte.

giovedì 15 aprile 2010

La Lega vuole denunciare chi si fa curare senza documenti

"Ogni volta che entrerà uno straniero noi chiameremo le forze dell’ordine chiedendo che verifichino i documenti. Se si tratta di un irregolare pretenderemo che venga applicata la norma. Lo ripeto non si tratta di negare le cure a chi sta male, perché il pronto soccorso è sempre aperto. Si tratta, invece, di rispettare le regole. Altro che razzismo: i veri discriminati in realtà non sono gli stranieri, ma la nostra gente".
(28 marzo, Danilo Narduzzi,leghista)


Oggi Danilo Narduzzi torna alla carica e annuncia che chiederà, con una mozione, personale amministrativo nei pronto soccorso per denunciare gli immigrati clandestini che vanno a farsi curare. L’annuncio ricorda l’emendamento del Carroccio, abrogato, per l’abolizione del principio di non segnalazione alle autorità degli immigrati irregolari che si rivolgono al Servizio sanitario nazionale.

"Se i medici non possono segnalare non vedo perché i clandestini debbano continuare a raggirare leggi di Stato, spadroneggiando sul territorio ". Narduzzi precisa che, se viene accolta la mozione leghista," gli immigrati irregolari continueranno ad essere curati negli ospedali della nostra Regione, ma il personale amministrativo a cui non verranno consegnati documenti d’identità e tessera sanitaria, dopo aver inviato il paziente dal medico, provvederà a segnalare la ‘mancanza’ alle autorità competenti".



In Friuli Venezia Giulia prosegue la crociata della Lega per la chiusura degli ambulatori destinati ai migranti irregolari e contro il loro accesso alle cure sanitarie. E la tragica vicenda di Rachel Odiase, morta per una tessera sanitaria scaduta, non ha cambiato di una virgola la posizione dei leghisti. Tratto da :http://clandestino.carta.org/


La vignetta è di ZURUM



Girodivite pubblica questo scritto di Adriano Todaro

Rachel Odiase ha 13 mesi. Nigeriana, vive con la famiglia a Carugate, lembo a pochi chilometri da Monza e una ventina da Milano, famosa perché è in una zona di grandi centri commerciali, fra cui l’Ikea dove la domenica migliaia di macchine si riversano in questo “Carosello” consumistico intasando e inquinando tutta la zona. Ma tutto questo alla famiglia di Rachel non interessava di certo. Il 3 marzo scorso, i genitori, di notte, chiamano il 118 perché la bambina ha violenti attacchi di vomito. L’ambulanza trasporta Rachel all’ospedale. Secondo le testimonianze, il medico di turno visita la bambina in 6 minuti e la dimette prescrivendole tre farmaci. Il referto parla di “Buone condizioni generali”. Talmente buone che poco tempo dopo muore.

Continuiamo però il nostro racconto perché questa vicenda è un po’ la cartina di tornasole di questo nostro burocratico Paese. La bambina è arrivata in ospedale alle 00,39 ed è uscita alle 00,45. Il padre, Tommy Odiasse, 40 anni, in Italia dal 1997, con la moglie Linda e un’altra figlia di due anni e mezzo, si mettono subito alla ricerca di una farmacia. Le medicine, però sono inutili. Alle 2 di notte la famiglia ritorna all’ospedale. Tommy Odiasse impreca, grida, vuole attenzione per sua figlia. La risposta è di una violenza inaudita: “La bambina ha la tessera sanitaria scaduta, non possiamo visitarla ancora o ricoverarla”.

E’ vero. La tessera sanitaria è scaduta. Tommy Odiasse è stato licenziato sei settimane prima e senza la presentazione dell’ultima busta paga non può rinnovare il permesso di soggiorno e quindi neppure la tessera sanitaria. Il padre di Rachel, esasperato, chiama i carabinieri i quali risolvono temporaneamente la questione. La bambina viene ricoverata in pediatria. Ormai sono le 3 di notte e nessun medico, secondo la testimonianza del padre, viene a visitarla sino alle 8 della mattina. La bambina ha attacchi di dissenteria. Il giorno passa così. La bambina si aggrava, le fanno flebo e monitorano il suo battito cardiaco attraverso un monitor. Poi il cuore della bambina si ferma.

Tutto sommato un piccolo episodio. Certo, una bambina è morta come, pochi giorni prima, era morto, a pochi chilometri da Carugate, a Melzo, un bambino albanese di un anno e mezzo rimandato a casa dal pronto soccorso. Ma in fondo sono stranieri e non possono certo rivendicare i nostri stessi diritti, non possono pretendere di essere curati negli ospedali cittadini, a nostre spese, se non hanno neppure la tessera sanitaria, se sono clandestini.

E’ il nuovo credo leghista che ha attecchito in profondità nella cultura del popolo del Nord, in quella zona che chiamano Padania, la zona dove in qualche asilo si lasciano senza mangiare alcuni bambini stranieri perché le famiglie non possono pagare la retta, la zona dell’efficienza, della laboriosità, del mito del “fare da sé”, dei “padroni a casa nostra”, del lavoro nero, delle tasse evase, dei fuoristrada, delle lampade abbronzanti.

E’ anche un po’ la cultura masochistica di coloro che si lamentano di come vanno le cose e danno il voto alla Lega o al Pdl. C’è un altro episodio che può far sorridere solo a prima vista, ma che forse spiega molto cose di questo popolo. A pochi chilometri da dove io abito, nella nuova provincia di Monza e Brianza, in una cittadina di 40 mila abitanti, lo scorso anno vince la Lega. Sindaco diventa una donna la quale comincia a tagliare tutto ciò che è possibile: meno il 12% all’Istruzione, meno l’11,77% ai Servizi alla persona, meno il 50,85% allo Sport, meno il 52,64% alle Politiche giovanili, e, naturalmente, meno il 55,85 per cento alla Cultura. I cittadini, ovviamente, si lamentano.

Poco dopo l’insediamento, la Giunta nomina un dirigente per i Servizi del Territorio: stipendio 70 mila euro l’anno. Nell’ufficio tecnico del comune lavorano 4 architetti e un ingegnere ma il sindaco decide per un esterno il quale è anche vicesindaco di un altro comune. Per quale partito? Naturalmente la Lega.

Il nuovo dirigente però non è solo vicesindaco, ma ha anche altre qualità. Ha partecipato e vinto, ai giochi Celtici, ben due discipline. Quali? Lancio del sasso e mangiata dell’anguria. Il 28 e 29 marzo si è votato per la Regione. La Lega, in quella città, è aumentata di 9 punti!

C’è chi muore perché è straniero e chi ha il doppio incarico. Si ciancia contro la pillola del giorno dopo, si tuona contro chi vuole affossare le famiglie, contro l’aborto, si scende in piazza per difenderla questa famiglia e poi si fanno morire i bambini già nati. Sepolcri imbiancati, cialtroni senza morale e senza dignità, ciarlatani che affollano gli schermi televisivi invece di affollare il Parlamento e fare il proprio dovere di eletti. Schifo e vergogna di abitare in questo Paese. Si muore perché respinti dagli ospedali e si muore perché si perde il lavoro. Ci si uccide perché non si possono più pagare i lavoratori e si fanno gli scudi fiscali. I lavoratori sono costretti a stare sulle gru o vanno nelle isole a fare l’isola dei cassintegrati.

Ma che Paese è mai diventato? A quale grado di aberrazione siamo giunti? Una volta i sindacalisti andavano nelle piazze e tuonavano contro i padroni. Prendevano tanti applausi. Oggi vanno al convegno della Confindustria e ricevono gli applausi, o meglio per essere moderni come hanno scritto i giornali, una standing-ovation, dagli industriali. Come mai? Perché hanno promesso loro di abolire lo Statuto dei lavoratori, di rendere ancora più flessibile il lavoro, di dare, in pratica, più margini di guadagno agli industriali. Il sindacalista fa un duetto con il ministro del Lavoro, un ex socialista il quale parla della necessità di liberare il lavoro dal conflitto.

Ecco la vera grande riforma. Mettere il sindacato conflittuale alle corde, avere ancora più mano libera sui contratti, far diventare i lavoratori ancora più marginali, ricattabili, disposti a tutto pur di lavorare. Ecco allora l’arbitrato, lo stravolgimento dell’articolo 18 dello Statuto a cui, purtroppo, tanti che si dicono di sinistra hanno ormai accettato. In realtà il progetto di stravolgimento dell’articolo 18 è stato rimandato alle Camere. Napolitano non ha firmato. Ma è un piccolo intoppo momentaneo tanto è vero che Sacconi ha fatto subito sapere che cambierà qualcosa. E, naturalmente, il presidente della Repubblica firmerà.

Anche qua grandi dibattiti, grandi cortine fumogene per occultare, sopire, anestetizzare gli italiani. Firmerà o non firmerà? Domanda che rimbalza per intere settimane. La risposta, salvo rari casi, è che firmerà. Ormai firma tutto. Il presidente della Repubblica è, o dovrebbe essere, il garante della Costituzione. Ma quando firma il cosiddetto legittimo impedimento garantisce i cittadini o un solo cittadino? Se siamo tutti uguali di fronte alla legge, perché mai uno deve essere più uguale degli altri? La realtà è che quella legge è un’altra porcata, con quella firma (e con le altre) Napolitano avalla di fatto, i trucchi da venditore di tappeti di Berlusconi che dovrebbe stare in galera e invece dirige un Paese. Napolitano auspica “riforme condivise” e dichiara di essere “sereno”. Beato lui.

Una serenità che non tocca milioni di famiglie che hanno avuto il loro reddito decurtato, nel quarto trimestre del 2009 del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2008. Il tasso d’investimento per i beni strumentali è diminuito dell’8,8%, i consumi dell’1,4%.

Sono sereni i grandi speculatori non la famiglia di Sergio Capitani il lavoratore di 34 anni morto alla centrale Enel di Civitavecchia. Sono sereni coloro che non pagano le tasse e portano i soldi all’estero, i mafiosi in guanti bianchi, la nomenclatura politica, coloro che stanno affondando definitivamente questo Paese. E sono sereni anche i “trombati” alle ultime regionali: prenderanno 455.000 euro. Non le famiglie dei due operai precipitati da una gru a Peschiera Borromeo (MI).

No, in tanti non sono sereni. Eppure in tanti votano Lega o Pdl e credono che l’Italia stia meglio di altri Paesi. E come mai, allora, ci sarà una manovra (“correttiva”, per carità!) di 4-5 miliardi di euro? Molti credono al TG1 quando afferma che Berlusconi è stato “assolto” e non “prescritto”, molti si beano ancora delle idiozie televisive e non si accorgono che ci stanno scippando l’acqua e imponendo le centrali nucleari.

E a sinistra? Litigano su presidenzialismo o semipresidenzialismo. Se deve essere alla francese o in salsa piccante. Veltroni ritorna (non dall’Africa!) e si dice d’accordo con Maroni mentre ancora più a sinistra, la Federazione della sinistra vedrà la nascita a Natale, ma nel frattempo fra Rifondazione e Comunisti italiani si litiga sull’assessore che dovrà entrare in Regione Liguria.

Se continua così, Berlusconi andrà al Quirinale, la sinistra sarà sempre meno presente nel Paese, i lavoratori e gli stranieri continueranno a morire. Ma Napolitano, il migliorista, è sereno.

Basta così. Di brutture ne ho detto anche troppe. Un’ultima cosa però voglio dirvela. Nel sito del comune di Carugate, il paesotto dove vive la famiglia nigeriana di Tommy Odiasse, c’è un dizionario carugatese-italiano. Una “simpatica” idea come loro stessi scrivono. Come in tutti i dizionari, ad una determina voce risponde la conseguente traduzione. Tommy voleva tradurre in carugatese-lombardo la parola assassini. Non l’ha trovata.

‘Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi‘


Un film di animazione dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino della durata di 26 minuti, dal titolo"Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi", andra’ in onda su Raitre prima dell’estate in coincidenza con l’anniversario degli attentati in cui i due giudici siciliani, impegnati nella lotta alla mafia, persero la vita.

Il film di animazione, coprodotto da Rai Fiction e Larcadarte in collaborazione con la Regione Siciliana, è distribuito nel mondo da Rai Trade, ha l’obiettivo di insegnare e ricordare ai bambini i valori di dignita’ e coraggio che i due magistrati hanno testimoniato nella loro vita.

La drammatica vicenda dei due giudici uccisi dalla mafia è raccontata attraverso due bambini che nella Palermo degli anni Cinquanta lottano contro un mago malvagio che trasforma gli uomini in pezzi di legno, con lo scopo di poterli manovrare come un ‘puparo’.

''L'idea ci e' venuta dopo aver letto di una inchiesta condotta tra i bambini delle scuole che non sapevano chi erano Falcone e Borsellino'', dice Alessandra Viola che ha firmato la sceneggiatura insieme a Rosalba Vitellaro (che ha anche diretto il cartone animato) e Valentina Mazzola, mentre la direzione artistica e' di Enrico Paolantonio. ''Abbiamo cercato una metafora che facesse capire come lottando contro la mafia si vince sempre. Andando invece dallo stregone, metafora di Cosa Nostra, si diventa progressivamente di legno e si perde la liberta'.




Le famiglie Falcone e Borsellino sono state coinvolte nella fase di realizzazione del progetto''. Tra i doppiatori del cartone animato ci sono Leo Gullotta e Donatella Finocchiaro, mentre Giovanni e Paolo sono doppiati rispettivamente da Barbara Pittotti e Mattia Nissolino.

Tra le attivita' parallele collegate al cartoon e che avranno luogo in Sicilia nel corso del 2010, ci sono anche un concorso a fumetti dedicato alle scuole medie (gia' bandito nel mese di febbraio) e la realizzazione di un kit sulla legalita' che verra' distribuito in 1.500 scuole, per giocare in classe approfondendo temi di attualita' e di educazione civica.

Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.
Paolo Borsellino

lunedì 12 aprile 2010

Il popolo del web si mobilita a favore di Emergency

«hanno confessato», scrivono sulle prime pagine dei giornali.

Hanno confessato cosa? È veramente scandaloso!!!


Scrive Pino Cabras alla fine del suo articolo:


"...Facce di italiani puliti e coraggiosi vengono così lordate vergognosamente da ipotesi complottistiche inverosimili, timbrate da cancellerie paranoiche. Il ministro Frattini fa la sua parte per intimidire Strada con un «qui non si parla di politica» da ufficetto anni trenta.

Bisogna invece con forza parlare di politica e denunciare ORA le stragi e i massacri, a questo punto chiaramente pianificati, che ci saranno DOMANI, in aggiunta a quelli terribili di ieri.

Perché, o uno crede a Frattini, che ha steso tappeti rossi davanti ai bugiardi che hanno massacrato Iraq e Afghanistan, oppure crede a Gino Strada, che ha denunciato le bugie di guerra nelle strutture che ora Frattini manda allo sbaraglio, mentre cuciva come poteva il 40% delle vittime di quelle bugie:
i bambini".




Intanto il popolo del web si mobilita a favore di Emergency,
nonostante qualcuno (MAYBLOG)censura gli appelli a sostegno di Emergency.
Voi mi chiederete : Che fastidio può dare un appello a favore di Emergency ?
Provate per credere! Leggete questo post.


Chi arresta Emergency? scritto da Giulietto Chiesa

In una farsa senza capo né coda i servizi segreti afghani hanno arrestato ieri tre medici dell'ospedale di Emergency, insieme a sei operatori afghani che stavano lavorando a Lashkar-gah, nella provincia di Helmand (là dov'è in corso la più vasta offensiva della Nato e americana dall'inizio del conflitto in Afghanistan).
Solo spioni sprovveduti e prezzolati, al servizio della potenza occupante o dei manutengoli che esercitano - si fa per dire - il potere a Kabul , possono fingere di credere che l'accusa contro gli arrestati abbia una qualche parvenza di verità.
Avrebbero complottato - pensate un pò prima di incazzarvi - per "assassinare" il governatore locale Gulab Mangal.
Ma di questo non vale nemmeno la pena di parlare.
Importa invece parlare di come ha reagito il ministro degli esteri Frattini, di fronte all'arresto di tre cittadini italiani (che egli ha il dovere istituzionale di proteggere).
Due dichiarazioni, una più irresponsabile dell'altra. Eccole: ""I tre arrestati non fanno parte della cooperazione italiana". Come dire ai servi di Karzai: fate pure, non sono dei nostri.
E, infatti Emergency non ha mai fatto parte delle schiere di collaboratori del regime di Kabul, tant'è che non ha mai preso un centesimo dal governo italiano, che quel regime inqualificabile sostiene.
Seconda dichiarazione, se possibile peggiore della prima: "il governo italiano conferma la sua linea di assoluto rigore contro qualsiasi attività di sostegno diretto o indiretto al terrorismo in Afghanitstan, così come altrove". Come dire: questi sono sospetti di sostenere il terrorismo, quindi procedete pure tranquillamente.
Avviso ai naviganti italiani fuori dalle frontiere italiane. Con un ministro come questo, varcata la frontiera, siete in balia di chi vi prende e vi sbatte in galera, a prescindere.
Che la guerra afghana fosse sporca lo sapevamo. Sporca come la coscienza del ministro Frattini.







“Si tratta di una sporca e oscura manovra. La possibilità che siano stati trovati esplosivi non è da escludere a priori. Se volessi anch’io potrei portare esplosivi in qualsiasi ospedale italiano e poi chiamare la polizia. Qualcuno dello staff afgano può averli di certo portati. Cosa ci vuole a corrompere qualcuno? Ma da lì ad avallare in qualche modo l’ipotesi che medici italiani possano essere i capi di questo complotto mi sembra una cosa che va al di là del pensabile. Quello che è successo è solo una intimidazione contro Emergency. L’ennesimo attacco che subiamo. La nostra neutralità dà fastidio a troppi..” ( Gino Strada )


Banner 120x60

Firma l'appello sul sito di Emergency


Il 5 per mille a Emergency è una prima risposta forte che tutti possiamo dare proprio in queste settimane.



giovedì 8 aprile 2010

"I gatti persiani" arrivano al cinema. In piazza per i diritti dei Rom e, le carceri italiane


Venerdì 16 aprile uscirà nelle sale del Circuito Cinema di Milano, Torino, Roma, Bologna, Firenze, Padova e Napoli "I gatti persiani", un film del regista iraniano Bahman Ghobadi, vincitore di due importanti premi al 62mo Festival di Cannes (2009) e consigliato dalla Sezione Italiana di Amnesty International.

Il film di Ghobadi, che in Italia esce con la BIM Distribuzione, racconta il forte desiderio di due ragazzi iraniani di esprimere le loro opinioni attraverso la musica. Il loro tentativo di formare una band musicale incontra i divieti e le proibizioni del governo. Sapendo di non avere alcuna possibilità di esibirsi a Teheran, pianificano una fuga in Europa con passaporti falsi.

Il regista Ghobadi ha girato con grande coraggio un film senza autorizzazioni (durante le riprese Ghobadi è stato arrestato due volte) e ha potuto offrire un ritratto di una Teheran nascosta in cui i giovani cercano di resistere come possono a un sistema politico che proibisce anche di fare musica.





"Ho voluto fare un'opera -
ha detto Ghobadi in un'intervista - che si distanziasse dall'estetica della nostra cinematografia, parlando di qualcosa che per me è molto importante, la musica. Una finestra sulla libertà che viene sempre più a mancare e l'antidepressivo più potente che conosca. Il film viene dopo un periodo molto duro per me, in cui la musica underground iraniana mi ha aiutato in maniera determinante".

In questa intervista, realizzata in occasione del “Film Middle East Now”, il primo festival cinematografico italiano dedicato al Medio Oriente svoltosi a Firenze dal 3 al 7 febbraio 2010, il regista iraniano ci parla dell'idea alla base del film e dei problemi che ha dovuto affrontare per la sua realizzazione, vista la delicata situazione nella quale i registi iraniani sono costratti a lavorare a causa della feroce censura attuata dal governo.



Per saperne di più, visita il blog dedicato a "I gatti persiani"



*********************************************************



In piazza per i diritti dei rom

Migliaia di rom residenti a Roma si trovano di fronte alla minaccia di subire molteplici violazioni dei diritti umani come effetto del nuovo piano destinato a chiudere buona parte dei campi della capitale. Il “Piano nomadi” spiana la strada allo sgombero forzato di migliaia di rom e al trasferimento della maggior parte di essi, ma non di tutti, in campi ampliati o di nuova costruzione situati nella periferia di Roma.
Anche se sono state effettuate alcune consultazioni nei campi coinvolti nel “Piano nomadi”, gli standard internazionali sui diritti umani richiedono che vengano consultate tutte le persone di cui è previsto lo sgombero. Coloro che saranno titolati a essere trasferiti verranno portati in altri campi, non in alloggi permanenti in cui molti rom vorrebbero vivere. Non avranno possibilità di scegliere in quale campo andare. Molti temono che le loro prospettive d’impiego e la carriera scolastica dei figli verranno compromesse.
Ma questi sono i fortunati. Agli altri non verrà fornito alcun alloggio alternativo: alcuni lasceranno Roma, altri troveranno un rifugio dove potranno, fino a quando non verranno di nuovo sgomberati.






Sabato 17 e domenica 18 aprile in alcune piazze italiane ci saranno dei banchetti per raccogliere firme contro il
Piano nomadi” di Roma.

Il “Piano nomadi” non riguarda soltanto la città di Roma perché potrebbe rivelarsi un provvedimento da replicare in altre regioni interessate dalla cosiddetta emergenza nomadi e addirittura in altri paesi europei.

È importante mobilitarsi subito e mobilitarsi in massa.

Se nella vostra città non è previsto nessun banchetto, firmate l’appello online!

Le piazze:

Sabato 17 aprile

Albiano d'Ivrea (TO) dalle 20.00 alle 23.00 presso il Castello di Albiano

San Giovanni in Persiceto (BO) per tutta la giornata nella Piazza centrale

Ragusa Ibla dalle 18.00 alle 24.00, C.SO XXV Aprile

Agrigento dalle 17.00 alle 20.30 presso il Piazzale Aldo Moro


Milano dalle 11.00 alle 17.00 in Piazza Cordusio angolo via Mercanti

Ancona dalle 10.00 alle 20.00 in Piazza Roma


Domenica 18 aprile

Termini Imerese (PA) dalle ore 11.00 alle 13.00 in Piazza Duomo

Scauri (LT) dalle 10.00 alle 18.00 sul Lungomare di Scauri (sarà anchepossibile trovare le cartoline e il depliant informativo presso "La Libreria di Margherita", via Rubino, 42 - Formia)

Milano dalle 15.00 alle 18.00 presso il Barrio's Caffè, in via Barona ang. via Boffalora





*************************************************************



PANNELLA: LE CARCERI IN ITALIA SONO UNA DISCARICA SOCIALE




• da una nota di agenzia letta a Radio Radicale

"Le carceri in Italia sono una discarica sociale". Lo ha detto Marco Pannella che insieme a una delegazione radicale composta da Rita Bernardini e Matteo Angioli ha compiuto una visita ispettiva alla casa circondariale Ucciardone a Palermo. Il giorno prima i parlamentari erano stati nel carcere di Poggioreale a Napoli. "Vi sono grandi situazioni di povertà - ha aggiunto - si continua a usare la pratica della detenzione in un modo che non sarebbe permesso né dalla costituzione né dalla giurisdizione europea e internazionale. Il carcere è il museo della barbarie e della partitocrazia del sessantennio che ha preso il posto del ventennio fascista". "C'è la dimostrazione che in Italia siamo caduti - ha osservato - antropologicamente in basso. Ma stamattina all'Ucciardone con la nostra visita abbiamo suscitato qualche sorriso che ci consente di sperare che proprio da queste comunità forse riusciremo a rendere più civile questo paese" La situazione del carcere borbonico di Palermo è stata descritta da Bernardini. "Sono stata qui nel marzo 2009 e da allora - ha detto - non è cambiato nulla, la situazione è peggiorata e questo non per colpa della direzione o del personale che opera in questo istituto ma per responsabilità dell'amministrazione centrale". "Vi sono per ora 720 detenuti - ha affermato Bernardini - con un sovraffollamento enorme nelle celle. I reclusi vivono in una struttura fatiscente, senza riscaldamento. Si sta per aprire una nuova sezione ma manca il personale per farla funzionare. L'organico è sotto di almeno 200 unità: 300 agenti di polizia su 500 previsti"