Ascoltate Josè Saramago intervistato da Serena Dandini

lunedì 29 marzo 2010

Il tutto è falso


Questo mondo
corre come un aeroplano
e mi appare
più sfumato e più lontano.
Per fermarlo
tiro un sasso controvento
ma è già qui che mi rimbalza
pochi metri accanto.
Questo è un mondo
che ti logora di dentro
ma non vedo
come fare ad essere contro.
Non mi arrendo
ma per essere sincero
io non trovo proprio niente
che assomigli al vero.

Il tutto è falso
il falso è tutto.
Il tutto è falso
il falso è tutto.

E allora siamo un po' preoccupati
per i nostri figli
ci spaventano i loro silenzi
i nostri sbagli.
L'importante è insegnare quei valori
che sembrano perduti
con il rischio di creare nuovi disperati.

Il tutto è falso
il falso è tutto.

Non a caso la nostra coscienza
ci sembra inadeguata
quest'assalto di tecnologia
ci ha sconvolto la vita.
Forse un uomo che allena la mente
sarebbe già pronto
ma a guardarlo di dentro
è rimasto all'ottocento.

Il tutto è falso
il falso è tutto.

Io
che non riesco più a giudicare
non so neanche che cosa dire
della mia solitudine.
Guardo
con il mio telecomando
e mi trovo in mezzo al mondo
e alla sua ambiguità.

C'è qualcuno che pensa
di affrontare qualsiasi male
con la forza innovatrice
di uno Stato liberale.
Che il mercato risolva da solo
tutte le miserie
e che le multinazionali siano necessarie.

Il tutto è falso
il falso è tutto.

Ma noi siamo talmente toccati
da chi sta soffrendo
ci fa orrore la fame, la guerra
le ingiustizie del mondo.
Com'è bello occuparsi dei dolori
di tanta, tanta gente
dal momento che in fondo
non ce ne frega niente.


Il tutto è falso
il falso è tutto.

Io
che non riesco più a ritrovare
qualche cosa per farmi uscire
dalla mia solitudine.
Cerco
di afferrare un po' il presente
ma se tolgo ciò che è falso
non resta più niente.

Il tutto è falso
il falso è tutto.


Il tutto è falso
il falso è tutto quello che si sente
quello che si dice
il falso è un'illusione che ci piace
il falso è quello che credono tutti
è il racconto mascherato dei fatti
il falso è misterioso
e assai più oscuro
se è mescolato
insieme a un po' di vero
il falso è un trucco
un trucco stupendo
per non farci capire
questo nostro mondo
questo strano mondo
questo assurdo mondo
in cui tutto è falso
il falso è tutto.

Il tutto è falso
il falso è tutto

Il tutto è falso
il falso è tutto

Il tutto è falso
il falso è tutto, tutto, tutto.

"Il tutto è falso" dall'ultimo album di Giorgio Gaber, Io non mi sento italiano, scritto con Sandro Luporini, uscito qualche settimana dopo la sua morte, nel gennaio del 2003 .


venerdì 26 marzo 2010

VERDI E GREENPEACE, PROTESTA ANTI NUCLEARE


Il Governo sta procedendo in silenzio: come previsto, la localizzazione dei siti, che dovevano essere indicati un mese fa, è "slittata" per paura di perdere voti nelle elezioni regionali. Sempre in silenzio, il 9 aprile a Parigi verrà firmata l'intesa che dovrebbe portare in Italia quattro centrali nucleari francesi EPR: un prototipo mal funzionante e pericoloso. Intanto, Berlusconi fa l'"ipocrita nucleare" in Puglia, dichiarando come un disco rotto che il nucleare si farà ma che non serve a questa Regione.

Se il governo riuscirà a imporre alle Regioni il nucleare, l'Italia sprecherà anni e risorse perdendo la possibilità di diventare un Paese moderno e indipendente dal punto di vista energetico. Al contrario si metterà in casacentrali pericolose, dannose per l'ambiente e la salute e si caricherà sulle spalle per migliaia di anni il problema irrisolto delle scorie radioattive.

Nel 2009, tredici Regioni, spinte da una nota di Greenpeace e altre associazioni, hanno già fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge 99 ed è necessario che continuino la loro battaglia contro l'imposizione governativa del nucleare.

Altre notizie su http://www.greenpeace.org/italy/

Votate tenendo in considerazione la posizione sul nucleare dei differenti candidati, andando anche a informarsi su www.nuclearlifestyle.it


(ansa.it)26 marzo - Dal momento che il governo non si decide, la proposta la facciamo noi: nell'ordine una centrale nucleare a Arcore, una a Villa la Certosa, una a Palazzo Chigi e un'altra a Montecitorio". A dirlo il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, a proposito della scelta dei siti 'atomici', chiudendo la campagna elettorale per le elezioni regionali con un plastico di una centrale nucleare portanto davanti a Montecitorio. "Il governo - aggiunge Bonelli - si sta accingendo a borseggiare gli italiani perché saranno i contribuenti a pagare le centrali nucleari che costeranno almeno 30 miliardi di euro".

E, oggi - continua il capolista dei Verdi nel Lazio - "stiamo vivendo una situazione bruttissima: si sta nascondendo la verità agli italiani e non si ha il coraggio di dire dove verranno fatte le centrali prima del voto". Inoltre, avverte Bonelli, "il ministro Scajola non dice che da ottobre in Francia sono state chiuse 18 centrali per degli incidenti nucleari e che ora importano energia dall'estero e nessuno dice che l'Agenzia Usa per la sicurezza nucleare non ha voluto sul proprio territorio, per motivi di sicurezza, il reattore nucleare francese che invece abbiamo comprato, prendendo un vero e proprio pacco". In Italia poi, conclude il presidente dei Verdi, "si sta affossando il solare perché il sole è gratis ed è un elemento di democrazia energetica con cui però non ci si possono fare affari e soldi". Allora, Bonelli chiede che "il 28 e il 29 marzo diventi anche un Referendum, per dire sì al solare e un netto 'no' al nucleare".

Un gruppo di attivisti di Greenpeace ha srotolato un lungo striscione al primo piano della facciata della sede della presidenza della Regione Puglia con la scritta 'Forza Regioni contro il nucleare'. Dopo pochi minuti, lo striscione è stato rimosso. Un'analoga manifestazione - a quanto si è saputo - dovrebbe essere stata fatta in tutte le regioni. Da stamattina è attraccata in porto a Bari l'ammiraglia di Greenpeace. Il consiglio regionale della Puglia nei mesi scorsi ha approvato all'unanimità un ordine del giorno con il quale si dice 'no' all'eventuale installazione di impianti nucleari sul territorio della Puglia. A questo riguardo, durante la campagna elettorale, si sono detti contrari a installazioni in Puglia sia il presidente uscente Nichi Vendola, candidato per il centrosinistra, sia il candidato del centrodestra Rocco Palese.

martedì 23 marzo 2010

Il Governo italiano ha deciso di imporre il nucleare in Italia


In questo manifesto, scoperto da Greenpeace, Berlusconi sempre sorridente annuncia che “Il nucleare vince sempre sull’invidia e sull’odio”, e con un vistoso post-it giallo ricorda a tutti – candidati ed elettori – che il vero impegno è quello di favorire la costruzione di nuove centrali nucleari. La vera posizione del PDL , è ormai chiaro , è costruire nuovi centrali nucleari in Italia, impedendo ai nuovi Governatori di esprimere la propria opinione.

Il Governo italiano ha deciso di imporre il nucleare in Italia.

La legge 99/2009 e il recente decreto legislativo del 10 febbraio 2010 hanno lo scopo di impedire alle Regioni di poter scegliere sul nucleare. Contro questo decreto tredici Regioni hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale.

Molti candidati - appoggiando o non opponendosi chiaramente e con fermezza ai piani nucleari del governo - collaborano a riportare il nucleare in Italia.

ATTENZIONE questi sono i candidati filonucleari ! CLICCA QUI' e scopri quali sono.

Se non vuoi scoprire come cambierà la tua vita quando ti ritroverai una centrale nucleare sotto casa, chiedi ai candidati alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo di dire NO al nucleare!

FIRMA L'APPELLO CONTRO IL NUCLEARE QUI'







La tragedia di Cernobyl ha dimostrato la pericolosità di questa fonte di energia. Quell’incidente ha causato e
causerà ancora nel futuro centinaia di migliaia di vittime e ancora oggi a 23 anni di distanza le ricerche
scientifiche mostrano ancora impatti sia sulla flora che sulla fauna. Cresce l’evidenza di leucemie infantili
nelle aree vicino alle centrali nucleari.

2. Il nucleare è la fonte di energia più sporca
Le centrali nucleari generano scorie radioattive. Le scorie a vita media rimangono radioattive da 200 a 300
anni, le scorie a vita lunga anche miliardi di anni e non esiste ancora un sistema per la gestione in sicurezza
delle scorie nel lungo periodo.

3. Il nucleare è la fonte di energia che genera meno occupazione
Gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare
di Enel in termini energetici e creerebbero almeno 200 mila nuovi posti di lavoro "verdi" e dunque 10-15 volte
l’occupazione indotta dal nucleare.

4. Il nucleare è troppo costoso
Secondo le analisi di primarie società finanziarie, il costo dell’elettricità nucleare da nuovi impianti sarà di
65-70 euro/MWh quasi il doppio della cifra presentata da Enel e governo (40 euro/MWh). Se poi teniamo
conto dello smaltimento delle scorie e dello smantellamento e bonifica degli impianti nucleari, i costi per noi e
le future generazioni saranno ancora più elevati.

5. Il nucleare non è necessario
Entro il 2020 le fonti rinnovabili, insieme a misure di efficienza energetica, sono in grado di produrre quasi
150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l'obiettivo di Enel sul nucleare, tagliando drasticamente le emissioni
di CO2.

6. Il nucleare è una falsa soluzione per il clima
Il nucleare è una scelta inutile ai fini climatici, visto che le centrali saranno pronte certamente dopo il 2020 e
invece bisogna ridurre oggi le emissioni di gas serra. Investire sul nucleare sottrae risorse alle fonti davvero
pulite, efficienza energetica e rinnovabili.

7. Il nucleare non genera indipendenza energetica
Se il nucleare dovesse tornare in Italia, continueremo a importare petrolio per i trasporti e diventeremo
dipendenti dall’estero per l’Uranio e per la tecnologia, visto che il nuovo reattore EPR è un brevetto francese.
E, comunque, la Francia leader del nucleare ha consumi procapite di petrolio superiori a quelli italiani.

8. Il nucleare è una risorsa limitata
L'Uranio è una risorsa molto limitata destinata a esaurirsi in poche decine di anni. Nel caso venissero costruiti
nuove centrali, l'esaurimento delle risorse di Uranio si accelererebbe.

9. Il nucleare non ha il sostegno dei cittadini
Gli italiani hanno detto NO al nucleare con un'importante scelta referendaria. Oggi i sondaggi di opinione
rivelano che la maggior parte dei cittadini non vuole una centrale nucleare nella propria Regione.

10. Il nucleare: più è lontano e minori sono i rischi
Alcuni sostengono che il rischio nucleare c’è già, essendo l’Italia circondata da reattori. È una affermazione
scorretta: anche se non è mai nullo, il rischio per le conseguenze di un incidente diminuisce maggiore è la
distanza dalla centrale. Le Alpi, come si è visto nel caso di Cernobyl, sono una parziale barriera naturale per
l’Italia.

www.nuclearlifestyle.it

lunedì 22 marzo 2010

Scoperto portale con neonati stuprati




Avola (Siracusa)

Quando l'abominio non conosce limiti. Ecco "Libera moralità" una portale online con più di mille foto dove il 90% sono bambini neonati.

Almeno 900 piccoli coinvolti e violati in tutte le maniere possibili e immaginabili.

Un orrore senza fine.

A denunciare questa strage di innocenti alla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania e al Centro Nazionale per il contrasto alla pedofilia online (CNCPO) di Roma, è stata ancora una volta l'associazione avolese Meter fondata da don Fortunato Di Noto, il sacerdote pioniere nella lotta alla pedofilia.

Stando alla denuncia, le segnalazioni (n. 183 e 185) sono due "BBS" una sorta di bacheca, dove i pedofili di tutto il mondo si scambiano materiale di foto e video, con specifica preferenza neonati.

"Una cosa sconvolgente, a cui non ci si abitua mai - hanno dichiarato don Fortunato Di Noto e l'èquipe di esperti di Meter - il portale e il contenuto osceno sono stati con urgenza segnalati alla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania e al Centro Nazionale per il contrasto alla pedofilia online (CNCPO) di Roma. Le due BBS si appoggiano una negli USA e l'altra in Giappone, ma viene utilizzata da migliaia di pedofili da tutto il mondo".

Impressionante la mole dei documenti trasmessi e delle foto e dei video che vengono scambiate, ma ancora più sconvolgente l'età dei bambini coinvolti, raccolti tutti in queste due bacheche elettroniche a dimostrazione di come l'età dei bambini violati è sempre più bassa: anche di bambini di pochissimi mesi.

"La pedofilia è un orrore senza fine - ribadisce don Di Noto - ed è per questa ragione che è un crimine contro l'infanzia e minaccia le fondamento della dignità umana e anche della società. Non possiamo più tacere e dobbiamo passare dalle parole ai fatti più concreti e più efficaci".


Fonte:www.giornaledisiracusa.it

sabato 20 marzo 2010

Padre Carlo torna libero

Dopo 37 giorni padre Carlo D'Antoni, sacerdote della chiesa di Bosco Minniti a Siracusa, accusato di aver favorito l'immigrazione clandestina, torna libero.

La notizia è arrivata a sorpresa, mercoledì intorno alle ore 22, mentre alcuni volontari terminavano di pulire la cucina e aiutavano gli ospiti italiani e stranieri del dormitorio notturno a prepararsi per la notte.
Non appena padre Carlo è uscito dal suo ufficio e ha fatto ingresso nella chiesa, dando a tutti la buona notizia, un'esplosione di gioia spontanea ha invaso i cuori dei presenti.

" Quando sono sceso dal mio appartamento gli immigrati mi hanno salutato con un lungo applauso e tanti abbracci. Ho capito allora che la mia vicenda l'avevano vissuto come un incubo. Voglio ringraziare tutti per le numerose testimonianze di solidarietà. Tutta questa solidarietà mi ha fatto sentire bene e mi ha dato la forza di superare i momenti più difficili: Ho visto tanto affetto sincero. Un grazie di cuore alla magnifica gente che ha firmato l'appello in mio favore.
Mi piacerebbe ringraziarli tutti uno ad uno. E chiedergli : NON SMETTIAMO CIASCUNO DI FARE LA NOSTRA PARTE ".

Insomma padre Carlo ha scoperto di essere amato e apprezzato non per ciò che rappresenta, vale a dire in quanto sacerdote, ma per quello che è e per quello che fa : un UOMO colto, generoso, coraggioso che darebbe la propria vita per un pizzico in più di giustizia e di umanità su questo malandato pianeta. L'articolo completo QUI'


Ieri , all’indomani della revoca degli arresti domiciliari, durante una conferenza stampa tenutasi all’interno della parrocchia in presenza dei suoi legali, Sofia Ammodio e Marzia Capodieci, padre Carlo ha dichiarato : «Ci sarà un processo. E voglio che si svolga perché farà emergere la verità».

I suoi legali: «Don D'antoni ha solo firmato attestazioni di ospitalità in parrocchia a stranieri richiedenti asilo, dimostreremo la liceità della sua condotta»


Il video della conferenza stampa



Fonte:www.step1magazine.it



Per concludere, vi voglio fare notare che la notizia dell'arresto venne sbattuta in prima pagina da tutti i giornali nazionali, ora della revoca degli arresti domiciliari ne danno notizia solo i giornali locali.


venerdì 19 marzo 2010

Kit Kat - croccante cioccolato che distrugge le foreste





Ogni volta che dai un morso al tuo Kit Kat potresti - senza saperlo - prendere a morsi un pezzo di foresta e contribuire all’estinzione degli ultimi oranghi.

In prodotti come Kit Kat Nestlé utilizza olio di palma che proviene dalla distruzione delle foreste indonesiane.
Le torbiere indonesiane sono importantissimi depositi di carbonio per la stabilizzazione del clima.
Non solo: sono l’habitat degli oranghi, specie in via d’estinzione.
Nestlé ogni anno utilizza più di 320.000 tonnellate di olio di palma in una serie di prodotti tra cui Kit Kat.
È ora che Nestlé conceda un break alla foreste in Indonesia, interrompendo i rapporti commerciali con il “campione” della deforestazione Sinar Mas,
Dopo la denuncia di Greenpeace, grandi multinazionali come Unilever e Kraft hanno cancellato i propri contratti con Sinar Mas.

Cosa aspetta Nestlé a seguirne l’esempio?

Guarda il video ( che Nestlé ha tentato di oscurare ) e chiedi a Nestlé di interrompere subito i rapporti commerciali con chi distrugge le foreste indonesiane e minaccia gli ultimi oranghi. CLICCA QUI'


martedì 16 marzo 2010

Intellettuali da tutta Italia si mobilitano per don Carlo D'Antoni e Antonio Pasquale Pedace


Continuano a moltiplicarsi i gesti di solidarietà nei confronti di padre Carlo D'Antoni ( parroco della chiesa di Bosco Minniti di Siracusa, arrestato per presunte irregolarità sull'accoglienza degli immigrati) e Antonio Pasquale Pedace (attivista per i diritti umani accusato di avere aggredito alcuni poliziotti durante un'operazione in cui erano coinvolti alcuni immigrati).
Il 19 marzo si terrà a Siracusa l’udienza processuale in cui verranno sentiti Antonio Pasquale Pedace e i testimoni della difesa.
Il processo è riferito al 24 agosto 2008 quando, trovandosi per caso alla stazione ferroviaria di Siracusa, Antonio Pasquale Pedace – dirigente nazionale di Socialismo rivoluzionario e attivista dei diritti umani – chiese agli agenti di trattare dignitosamente degli immigrati durante un’operazione di polizia.

Pasquale Pedace, 37 anni, iscritto all' "Associazione antirazzista 3 febbraio" è finito in galera per aver chiesto un trattamento più umano nei confronti di 10 immigrati che avevano tentato una fuga dal CPT di Siracusa e che sarebbero stati "fermati, buttati a terra e picchiati" ... " a faccia in giù e con i piedi sulla schiena minacciati in continuazione". Pedace, secondo il suo legale, era in stazione per caso, di ritorno dalle vacanze, e sarebbe intervenuto solo verbalmente per invitare gli agenti ad un comportamento più rispettoso. "Non sono bestie, non trattateli così" avrebbe esclamato. Per questo motivo, secondo gli amici che erano con lui sarebbe stato arrestato (Fonte)

Per i rappresentanti dell'associazionismo, "l'attivista deve rispondere delle accuse infondate di “lesioni e resistenza a pubblico ufficiale” e il processo si inscrive in un clima sempre più ostile verso le persone solidali come nel caso di don Carlo D’Antoni, mentre è evidente la corruzione materiale e morale che attraversa le istituzioni di questo paese e il razzismo e l’intolleranza dilaganti in una società lacerata e in crisi".

Per questi motivi, i Comitati Solidali Antirazzisti e StopRazzismo hanno organizzato dei presidi di solidarietà nei cofronti di Pedace e di Carlo D'Antoni.

Il primo si terrà a Siracusa giovedì 18 Marzo alle 16.30 in largo XXV luglio (davanti al Tempio di Apollo).

Il giorno dopo ( venerdì 19 marzo)

i presidi si terranno a :

Roma (ore 16 piazza Vittorio),

Milano (ore 17.30 piazza Oberdan ang. corso Buenos Aires),

Vicenza (ore 18 piazza Castello), Torino (ore 16 via Po, davanti alla chiesa),

Genova (ore 17 piazza Banchi),

Bologna (ore 17 piazza Re Enzo),

Firenze (ore 17 piazza dei Ciompi),

Napoli (ore 17 piazza del Gesù) e

Brescia(volantinaggio nelle scuole, sabato 20 ore 15.30 presidio in piazza Rovetta).

Un appello intanto è stato firmato da alcuni intelletuali italiani a sostegno di Antonio Pasquale Pedace e Carlo D'Antoni:

In Italia sta crescendo un clima di razzismo e di intolleranza. La legislazione razzista ha compiuto un salto di qualità con l’approvazione del “Pacchetto sicurezza” che introduce una serie infinita di vessazioni e discriminazioni che ledono i diritti e le libertà più elementari e la stessa dignità umana.
Oggi purtroppo viviamo in una società attraversata da pericolose espressioni di egoismo e di razzismo dove per tante persone è certamente più difficile svolgere un’iniziativa di solidarietà.
Prendiamo atto che si va esprimendo uno speciale accanimento verso persone che fanno del bene mentre viceversa godono di una larga impunità esponenti del potere politico ed economico responsabili di una corruzione materiale e morale senza limiti.
Siamo infatti preoccupati dell’intensificarsi di vessazioni e attacchi verso il mondo della solidarietà e del volontariato, sia laico e sia religioso, e intendiamo reagire.
Tra questi ci colpisce la vicenda che ha coinvolto Antonio Pasquale Pedace, dirigente nazionale di Socialismo rivoluzionario ed attivista dei diritti umani impegnato nella solidarietà antirazzista, che è tuttora sotto processo con le pesanti e gravi accuse di “lesioni e resistenza a pubblico ufficiale” che sono del tutto infondate, perché il 24 agosto 2008, trovandosi per caso nella stazione di Siracusa, ha verbalmente chiesto un comportamento rispettoso da parte della polizia che stava maltrattando un gruppo di immigrati durante un’operazione di fermo e di identificazione.
Un altro caso emblematico riguarda la vicenda di don Carlo D’Antoni che – sempre a Siracusa – è sottoposto da alcune settimane agli arresti domiciliari con l’accusa di aver violato le norme del “Pacchetto sicurezza” solo perché si è sempre impegnato alla luce del sole nella solidarietà umana accogliendo tante persone immigrate bisognose di aiuto. Non è certo un caso che don Carlo D’Antoni abbia espresso la sua vicinanza ad Antonio Pasquale Pedace e sia stato presente personalmente alle udienze del processo.
Per queste ragioni esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza umana a Pasquale Pedace – che il 19 marzo sarà a Siracusa per una nuova udienza del processo – di cui auspichiamo il totale proscioglimento, e nello stesso tempo a tutte le persone di buona volontà colpite da ingiuste accuse perché vogliono affermare il valore universale della dignità umana.
Primi firmatari:
Prof. Giuseppe Prestipino; Prof. Giacomo Marramao (Fondazione Basso); Prof. Raul Mordenti; Prof.ssa Annamaria Rivera; Afra Mannocchi; Elisabetta Orsini; Gilda Salvati; Claudio Cambini (Roma); Luisella Lucarelli (Roma); Sandra Dugo; Piero Soldini (resp. nazionale immigrazione CGIL); Stefano D’Errico (segretario generale CIB Unicobas); Prof. Giovanni Leone; Prof. Pietro Angelini (Università Orientale Napoli); Alex Zanotelli (padre comboniano).

FONTE www.giornaledisiracusa.it


Se volete firmare l'appello :

Don Carlo Libero, la solidarietà non è reato

Cliccate QUI'


A Cassibile non vogliono la tandopoli

Ogni anno, nel periodo di marzo, la provincia siracusana accoglie numerosi extracomunitari. Schiavi “in nero” provenienti dall’est Europa, dal nord Africa o dall’India, che vengono impiegati per la raccolta di patate. E non solo.
Ogni mattina, a Cassibile, in via Nazionale, i braccianti stranieri vengono prelevati dai caporali che, insieme ai proprietari delle aziende agricole, li sfruttano nei campi siracusani per pochi spiccioli.
Quest’anno, rispetto al passato pare che la produzione di patate non sia andata bene.



«I nostri terreni non danno più patate. Perché allora gli stranieri devono essere ospitati proprio qui? Questo paese è diventato un ufficio di collocamento in cui tutti si riuniscono per andare a lavorare. Ma nei campi di altri paesi. Lì gli immigrati non li vogliono. E noi siamo costretti a subire questa invasione”

«Non siamo razzisti. Ma la tendopoli non la vogliamo perché darebbe un’immagine negativa del paese». E’ quello che afferma Paolo Smeriglio, uno dei consiglieri presenti al Consiglio di quartiere tenutosi la scorsa settimana nei locali comunali di Cassibile, circoscrizione di Siracusa. All’ordine del giorno una richiesta di delibera per opporsi all’allestimento di una tendopoli della Croce Rossa, destinata ad ospitare i braccianti stranieri che arriveranno nei prossimi giorni per la raccolta agricola stagionale nelle campagne della provincia siracusana.

Qui scoppia un’altra Rosarno

Nei giorni scorsi un faccia a faccia tra i consiglieri di circoscrizione (che minacciano barricate se la struttura verrà installata) e il sindaco di Siracusa Roberto Visentin che assicura: “Parlerò col Prefetto".




"La questione della tendopoli nasce a causa dei problemi avvenuti a Rosarno, perché si prevede l’arrivo degli sfollati mandati via da lì. E ciò è stato deciso dal Ministero degli Interni spiega il maresciallo Sapia, Comandante della Tenenza dei Carabinieri di Cassibile.

di Nelly Gennuso

venerdì 12 marzo 2010

A Catania i reati sono perseguiti su base etnica


Arrivano di corsa, urlando. Inseguono i senegalesi con le auto di servizio. Li scaraventano a forza nelle volanti. Chi ha i documenti in regola finisce ugualmente in Questura. Sono tante le segnalazioni di sequestri di merce senza verbale e multe fino a mille euro. Giocano a fare gli sceriffi, simulano una piccola guerra. Una camionetta della Polizia in pianta stabile all’imbocco di Corso. Retate quotidiane nelle ore di maggiore affollamento. Presidi in tenuta antisommossa. Inseguimenti e scontri fisici in pieno centro. Dallo scorso dicembre, a Catania i reati si perseguono su base rigorosamente etnica. La logica del “pacchetto sicurezza” è spesso ridicola, ma in alcuni contesti ancora di più. Per esempio, nelle città del Sud dove funzionari, politici e bottegai si illudono di essere in Padania e provano a fare i leghisti.

Gli effetti sono semplicemente grotteschi. A pochi metri di distanza gli italiani vendono di tutto, senza che nessuno indaghi su documenti in regola e provenienza. La merce contraffatta è frutto di circuiti mafiosi, ma è più comodo prendersela con l’ultimo anello della catena.

In tutta la città si organizzano le corse clandestine dei cavalli, con tutto l’indotto di scommesse, macellazione clandestina, stalle abusive e logistica. Le indagini non sono complicatissime. Basta digitare su Youtube “corse cavalli Catania” e compaiono centinaia di video, come evidenziato dalla sezione palermitana di Repubblica.it. A “Tempesta”, un purosangue imbattibile, hanno dedicato una canzone neomelodica. “A strada è ‘a stessa ‘i tante vote, quanti guaglioni ti currono appresso ‘cu i motorini ‘ppe te guardà…”. Infatti sono centinaia le persone che si affollano lungo le strade chiuse all’alba. I campioni sono “Ronaldinho”, “Valentino” e “Pocket Coffee”. Animali allevati nei quartieri di periferia, una vera mania di massa. E’ noto che la carne di cavallo che si trova sui banconi della città è di provenienza dubbia, che ci sono tante macellerie clandestine, che i cavalli usati per le corse sono gonfiati di estrogeni. Non è difficile ipotizzare gravissimi rischi per la salute pubblica, ma nessuno sembra preoccuparsi più di tanto. Meglio perseguitare i senegalesi, fingere che i portici di corso Sicilia siano quelli di una tranquilla città settentrionale: grassa, pacifica e razzista.

La city

Lo scorso 17 gennaio, uno dei tanti blitz della polizia. Una irruzione violenta, la fuga, i tafferugli. I senegalesi denunciavano di essere stati presi a colpi di manganello in testa. I poliziotti del sindacato autonomo Adp, invece, hanno parlato di sprangate ricevute, ma sono stati smentiti dal responsabile delle volanti. Il console onorario del Senegal a Catania chiedeva un incontro con le istituzioni. “La Sicilia” – il quotidiano locale - gioca a fare il foglio del Nord.

Corso Sicilia sarebbe la “City”, il quartiere degli affari violato dalla “povera merce” degli africani “violenti e abusivi”. In realtà, sono solo cinquecento metri di cubi di cemento, l’inizio di un sacco edilizio – per fortuna fermato - che stava per distruggere il centro storico barocco. A distanza di anni, l’Unesco riconoscerà il duomo di S.Agata come patrimonio dell’Umanità. Spariranno le banche e le imprese dei “cavalieri” legati a doppio filo con la mafia che anche lì avevano le loro sedi. La movida sostituirà il coprifuoco segnato dagli scippi e dalle rapine. Eppure c’è ancora chi rimpiange gli anni ’80: gli africani “deturpano il decoro della City”, secondo il cronista de “la Sicilia”. Rovinano il simbolo di quella che “era chiamata a ragione la Milano del Sud”. “Mi dispiace ma per me le regole vanno rispettate”, dice un cittadino interpellato da un cronista. “Alla fine hanno capito che bisogna cambiare aria”. Ed ancora: “E’ stata dura per gli africani digerire le regole”. “Abbiamo agito in corso Sicilia cercando di portare ordine e decoro”, conclude il sindaco Stancanelli.

Ai margini

Tutte le contraddizioni di Catania in pochi metri quadri: negozi di lusso, librerie, locali e aspirazioni nordeuropee. Banche e sedi di imprese. Più in là il cantiere della metropolitana. Ma anche la vitalità sregolata da suq della “fera o luni” - la fiera del lunedì, che però si tiene quotidianamente - dove un qualunque abitante del Sud del mondo può sentirsi a casa propria. Fast food cingalese, cinesi col carretto, due negozi di articoli alimentari importati da tre continenti, merci contraffatte e rubate, una folla pulsante, traffico caotico e venditori che banniano, cioè urlano per pubblicizzare la propria mercanzia.

“Da settimane la tolleranza zero si esercita solo contro giovani ambulanti che, privati dalle loro fonti di sostentamento e non trovando canali legali di regolarizzazione per lavoro autonomo o dipendente, vengono così spinti nell’accogliente industria della criminalità”, denuncia la “Rete antirazzista catanese” in un comunicato del 4 febbraio. Non ci vuole molto a capire che la marginalizzazione degli stranieri – alla fine - produrrà insicurezza per tutti. Poche settimane prima, il 22 dicembre, le associazioni antirazziste erano scese in piazza insieme agli africani. “Le forze di polizia non si occupano della violenza sfacciata e brutale praticata dalle bande criminali che imperversano nella nostra città”, recitava il volantino. “In corso Sicilia si trova anche merce contraffatta di alto livello, con un giro d’affari notevole”, ammette la giornalista Rosa Maria Di Natale. “Ma in una città normale le regole si stabilirebbero a tutti i livelli, invece a pochi metri di distanza gli italiani fanno la stessa cosa. In questo modo appare più comodo colpire ‘abusivi extracomunitari’ che concittadini”.

Aspettando

“Aspetto la sanatoria per la regolarizzazione”, mi dice Mohamed, un ragazzo senegalese che incontro alla sede dell’Arci, proprio in piazza Carlo Alberto, pochi metri da corso Sicilia. “Abbiamo avuto un incontro tra il vicequestore e il responsabile della nostra comunità, gli hanno chiesto di farci spostare. La delegazione è andata anche in Prefettura e al Comune, ci hanno promesso una tregua. Invece hanno continuato. Hanno parlato di un’area per noi. Se regolari”. Ma come si fa ad uscire dalla “clandestinità”? In nessun modo, non è possibile. Si può solo attendere una provvedimento di regolarizzazione.

“Qualche sabato fa alcuni poliziotti hanno colpito duramente alcuni migranti che non volevano lasciare le loro bancarelle”, racconta Daniela Di Mauro del movimento antirazzista catanese. “Tutto questo in pieno centro e sotto gli occhi di tutti. Due stranieri che hanno fatto resistenza sono stata portati via, gli altri sono riusciti a disperdersi. Il lunedì successivo un numero elevato di poliziotti in tenuta antisommossa si è schierato in piazza Stesicoro - adiacente al corso Sicilia - per impedire ai migranti di montare le bancarelle”.

“Hanno iniziato i controlli nel periodo di Natale, lo scorso anno”, ricorda Daniela Pagano dell’Arci. “Qui all’Arci abbiamo un numero di telefono per i migranti, possono chiamare in caso di abusi, ad esempio merce sequestrata senza verbale. Abbiamo ricevuto numerose segnalazioni. Tra le chiamate ricevute, un asiatico ci ha raccontato di due poliziotti che lo hanno inseguito lungo via Etnea, preso e scaraventato in macchina. Un nostro legale è intervenuto. Ovviamente noi denunciamo che si fanno due pesi e due misure.

Non dimentichiamo che siamo la città dell’illegalità”.

( Antonello Mangano)

Fonte:www.terrelibere.org

giovedì 11 marzo 2010

Ogni anno un consumatore medio di carne ingerisce a sua insaputa quasi 9 grammi di antibiotici

Ogni anno un consumatore medio ne ingerisce a sua insaputa quasi 9 grammi, l'equivalente di quattro cure.
Una cura involontaria, anzi quattro. Ogni anno un consumatore medio di carne ingerisce a sua insaputa quasi 9 grammi di antibiotici, equivalenti a un poker di terapie.

Il nuovo dossier della Lav (Lega anti vivisezione) porta alla luce i rischi sanitari ancora poco conosciuti dai carnivori. L’ingestione continuata di questi medicinali, infatti, può provocare alla lunga disturbi intestinali cronici e può rendere i trattamenti antibiotici inefficaci quando veramente servono.

“PERCHE’ MANGIAMO GLI ANIMALI”
Il dossier «Rischio sanitario degli allevamenti intensivi. Resistenza agli antibiotici e nuove malattie» è stato pubblicato dalla Lav in concomitanza con l’uscita del romanzo-inchiesta di Jonathan Safran Foer “Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?” (Guanda editore). Nell’autobiografia Foer – in Italia in questi giorni – descrive con realismo il sistema degli allevamenti intensivi, mettendone in discussione la necessità e in evidenza le sofferenze inflitte agli animali. Quest’indagine, che ha creato un grande dibattito negli Stati Uniti, ha portato l’autore alla scelta di diventare vegetariano.

ANTIBIOTICI A PRANZO E A CENA
Le condizioni di vita negli allevamenti industriali sono responsabili del debole stato di salute degli animali. Senza i farmaci, quindi, non sarebbe possibile far funzionare alcun allevamento intensivo.

Per produrre 1 chilogrammo di carne sono impiegati mediamente 100 mg di antibiotico.
I farmaci rimangono spesso nei tessuti degli animali e arrivano nel piatto.
Ciò significa che l’italiano medio che consuma circa 87 kg di carne ogni anno (senza considerare i consumi di prodotti ittici) ingerisce involontariamente quasi 9 grammi di antibiotici, equivalenti alla somministrazione di circa 4 terapie antibiotiche ogni anno.
«Il consumo di carne comporta rischi sanitari di cui si parla ben poco in Italia – spiega Roberta Bartocci, biologa, responsabile Lav settore Vegetarismo - e di cui raramente i consumatori hanno consapevolezza: dal rischio di assumere antibiotici ‘a pranzo e a cena’, al rischio di venire a contatto con patogeni che hanno sviluppato resistenze agli antibiotici».

I RISCHI PER LA SALUTE

Secondo l’Autorità alimentare europea, Efsa (European Food Security Authority), in molti casi i cibi di origine animale trasmettono all’uomo batteri resistenti agli antibiotici.
L’ingestione continuata - tramite la carne - di questi medicinali può provocare alla lunga disturbi intestinali cronici e l’inefficacia degli antibiotici quando ne sorga la necessità.
Il rischio è non avere la possibilità di guarire dalle patologie trasmesse da questi batteri, dalle più semplici a quelle che potrebbero avere esiti potenzialmente fatali.
Tra questi patogeni che hanno sviluppato resistenze agli antibiotici ci sono anche la Salmonella typhimurium e parathyphimurium (l’infezione si trasmette con le uova e la carne, soprattutto avicola e suina), lo Staphylococcus aureus, Campylobacter coli e jejuni. Ma i rischi maggiori sono quelli che potrebbe causare un altro batterio divenuto resistente: un particolare ceppo di Escherichia coli che provoca colite emorragica e insufficienza renale. La contaminazione del cibo (carne e latte bovino) avviene attraverso le feci dell’animale, ma anche tramite l’acqua. Il maggior fattore di rischio è rappresentato dal consumo di carne macinata di manzo cruda o poco cotta (hamburger disease), ma ne è stata dimostrata la presenza anche in carni di pollo, agnello e maiale.

RADDOPPIO DEI CONSUMI

Secondo la Fao entro il 2050 i consumi mondiali di carne raddoppieranno. Oggi si calcola che gli animali allevati sulla Terra siano circa 10 volte gli umani: si contano 1.300.000.000 di bovini, 1.000.000.000 di suini, 1.700.000.000 di ovini e caprini, ben 52.000.000.000 di avicoli, 900.000.000 milioni di conigli, senza considerare pesci e crostacei. “Raddoppiare questi numeri significa portare al collasso la Terra sotto il profilo ecologico, sanitario ed economico - prosegue Roberta Bartocci -. I cittadini pagheranno sempre di più con la loro salute un metodo di produzione animale altamente rischioso. E’ indispensabile riconvertire il sistema alimentare attuale verso un sistema ‘sostenibile’ iniziando dal non considerare più gli animali come cibo, né come cibo indispensabile perché così non è: proteine, carboidrati, vitamine, sali minerali e benefici grassi sono ampiamente disponibili nel mondo vegetale.”
(Carlotta De Leo) www.corriere.it

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lunedì 8 marzo 2010

Mimose? No, grazie!

Come ogni 8 marzo, il sistema sociale e politico in cui viviamo concede a tutte le donne una giornata a loro dedicata, festeggiando la loro esistenza e riconoscendo la loro dignità. Sfruttata, umiliata e sottomessa in tutto il mondo e in tutti gli ambiti per trecentosessantacinque giorni all’anno, durante questa giornata ogni donna può però finalmente proclamare ad alta voce ciò che il sistema le suggerisce all’orecchio, ovvero il raggiungimento della tanto agognata emancipazione.
Un’emancipazione ovviamente illusoria e limitata entro i paletti delle logiche patriarcali e maschiliste che tracciano i confini sociali, culturali e sessuali oltre i quali non è concesso andare. Ci sono ruoli molto precisi ai quali ogni donna deve attenersi per godere di una libertà compatibile con il sistema: mamma, moglie, amante o oggetto sessuale. Ciò che importa è che le donne non ragionino con la loro testa e interpretino docilmente il ruolo che i maschi impongono loro anche attraverso i modelli propinati dalla TV e dalla pubblicità.
Se, ad esempio, si tratta di soddisfare il desiderio maschile di una donna sempre pronta e disponibile, l’emancipazione femminile viene incoraggiata sotto le mentite spoglie di una libertà che è solo mercificazione del corpo e della sessualità. Ma questa presunta libertà torna immediatamente a restringersi quando le donna rivendica la propria autodeterminazione a decidere sul proprio corpo e sulla propria vita, come davanti alla possibilità di scegliere se portare avanti o meno una gravidanza.

Il nostro pensiero, oggi che è l’8 marzo, va a tutte le donne in ogni angolo del mondo, alle donne ricattate dalle provocazioni e dalle violenze di mariti e fidanzati autoritari, a quelle che subiscono il moralismo dei preti e dei benpensanti, a quelle che si prostituiscono per vivere, a quelle che non trovano lavoro, a quelle che non ce la fanno ad alzare la testa.
Il nostro pensiero va alle donne immigrate che vivono una doppia condizione di discriminazione come le coraggiose ragazze africane "Joey, Florence e le altre" che l’anno scorso hanno partecipato alla rivolta nel Centro di identificazione ed espulsione di Milano, hanno denunciato un tentativo di stupro da parte di un commissario di polizia, sono state rinchiuse in carcere e, scontata la pena, sono state nuovamente deportate in altri Centri di detenzione per immigrati.

Se non si comprende che la libertà delle donne è "nella sua essenza" la libertà di tutti, allora non sarà possibile raggiungere una vera emancipazione.
Fin quando anche una sola donna sarà oppressa, svilita, umiliata, tutta la società non potrà dirsi veramente libera.
(Coordinamento Per la Pace, Trapani - pubblicato su http://a.marsala.it)


È donna. Pestata dal Branco.

Otto marzo: basta con le ipocrisie!





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