martedì 15 giugno 2010
Il Governo ha deciso di continuare a buttare milioni di euro per progettare una mega-opera inutile e devastante.
I sondaggi, che si protrarranno per tutta l’estate e che procureranno non poche difficoltà nella viabilità nella zona di Faro-Ganzirri, sono stati giustificati nei giorni scorsi come opere necessarie a ridurre l’impatto che il Ponte sullo Stretto avrebbe sul nostro territorio.
Il movimento No Ponte ha chiarito più volte che non c’è nulla da mitigare, che il Ponte non va realizzato, che i cantieri non debbono avere inizio.
In questa prospettiva sono state ripetutamente elencate le alternative che, invece, andrebbero percorse e per le quali andrebbero investite le risorse pubbliche riservate alla mega-opera. Molto meglio sarebbe pensare alla messa in sicurezza sismica e idrogeologica, al potenziamento del trasporto pubblico nello Stretto, all’ammodernamento della rete stradale e ferroviaria, ad un piano di edilizia scolastica.
Cosa sconvolgerà il Ponte sullo Stretto e come?
Eccovi un breve pro-memoria:
· Nell’area dello stretto sono presenti undici Siti di Importanza Comunitaria (SIC), due Zone a Protezione Speciale (ZPS), un’area di riserva naturale orientata, un territorio fortemente abitato. Tutto lo Stretto di Messina è stato inoltre dichiarata IBA (Important Bird Areas) ed è una delle tre rotte migratorie più importanti d’Europa, insieme al Bosforo e Gibilterra.
· Cantieri, discariche, cave, passaggio di mezzi pesanti, avranno un impatto devastante su di un ampio territorio, densamente popolato, che va (lato Sicilia) da Venetico a Contesse
· E’ stato sottostimato il rischio sismico ed il ruolo delle frane.
· I siti di deposito sul versante messinese dei materiali di scavo sono stati individuati in zona contrada Catanese (Annunziata) per 220.000 metri quadrati (pari a 25 campi da calcio o, se preferite, al lago di Torre Faro); in contrada Marotta (pari a oltre 6 campi di calcio); in contrada Serri (pari a 5 campi di calcio); a Venetico (tre siti per un’area di 390.000 metri quadrati).
Le cave da cui sarà estratta la sabbia per i lavori di costruzione sono state localizzate in contrada Pace, in contrada Magnolia e lungo la Panoramica.
· Una decina di cantieri, per movimento terra, logistici, operativi, individuati a: Contesse (nei pressi del complesso “Il Peloritano”), Gazzi (per la nuova stazione); Curcuraci; a monte di fiumara Guardia in zona “Balena”; Granatari, nell’area del cimitero; tra i due laghi di Ganzirri e Faro e nell’area compresa tra la Ss 113 e la via Circuito (per un’area pari a 270.000 metri quadrati); Terrazzo; Faro superiore nord; Faro superiore sud; Guardia; viale Annunziata; altri cantieri lungo tutto il percorso dei lavori da Torre Faro a Contesse.
· La viabilità ordinaria nel territorio sarà in varie zone limitata per la presenza dei cantieri ed il passaggio dei mezzi pesanti. Quest’ultimi si prevede effettueranno oltre 2000 passaggi al giorno!
· Lo scavo previsto per la costruzione delle torri del Ponte potrebbe portare uno sconvolgimento idrogeologico catastrofico, alterando l’equilibrio dei laghi fino al rischio del prosciugamento del lago di Ganzirri. Occorreranno milioni di metri cubi di cemento per strutture dell`opera ponte, e occorreranno migliaia di mc di acqua dolce. La presenza trasversale del pontile previsto a Ganzirri causerà l’alterazione dei flussi d’acqua attualmente conosciuti. Non vi è alcuno studio reale sugli effetti che avrebbe il Ponte (e i cantieri collegati) sulla pesca, anche dal punto di vista economico. L’apertura dei cantieri, le alterazioni di fondali e correnti, “l’effetto ombra” di torri ed impalcato, modificheranno, con effetti devastanti, la rotta dei cetacei e il passaggio migratorio di migliaia di uccelli.
La lotta continua!
Prossima manifestazione lunedì 21 giugno a partire dalle ore 14.30 in prossimità dei cantieri.
FONTE: http://www.terrelibere.org/terrediconfine/index.php
E per concludere in bellezza, vi propongo un viaggio alla scoperta delle bellezze architettoniche delle opere dell'Incompiuto Siciliano
Queste opere pubbliche mai finite, questi scheletri in calcestruzzo che si alzano minacciosi verso il cielo, che qualcuno ha definiti "Corpi di reato in esposizione permanente", sono stati generosamente finanziati con soldi pubblici, soldi di tutti noi.
Di trecentocinquantasette opere pubbliche mai finite, più del cinquanta per cento - centosessantotto - sono tutte fra Palermo e Siracusa, Agrigento e Catania.
Secondo voi, questi " capolavori di architettura" sono nate per creare lavoro o per distribuire mazzette?
domenica 18 aprile 2010
Finalmente in libreria il libro che nessun editore voleva pubblicare

Da aprile in libreria l'ultimo lavoro di Antonio Mazzeo:
Il libro, sulla base di una documentazione che privilegia le fonti giudiziarie, fornisce una sistematizzazione di innumerevoli denunce e indagini sugli interessi criminali che ruotano attorno alla costruzione del Ponte sullo Stretto.
Nel libro il lettore incontra speculatori locali o d'oltreoceano; faccendieri di tutte le latitudini; piccoli, medi e grandi trafficanti; sovrani o aspiranti tali; amanti incalliti del gioco d'azzardo; accumulatori e dilapidatori di insperate fortune; frammassoni e cavalieri d'ogni ordine e grado; conservatori, liberali e finanche ex comunisti; banchieri, ingegneri ed editori; traghettatori di anime e costruttori di nefandezze.
I portavoce del progresso, i signori dell'acciaio e del cemento, mantengono intatta la loro furia devastatrice di territori e ambiente. Manifestazioni di protesta, indagini e processi non sono serviti a vanificarne sogni e aspirazioni di grandezza. I padrini del Ponte, i mille affari di cosche e 'ndrine, animeranno ancora gli incubi di coloro che credono sia possibile comunicare senza cementificare, vivere senza distruggere, condividere senza dividere.
Agli artefici più o meno occulti del pluridecennale piano di trasformazione territoriale, urbana, ambientale e paesaggistica dello Stretto di Messina, abbiamo dedicato questo volume che, ne siamo consapevoli, esce con eccessivo ritardo. Ricostruire le trame e gli interessi, le alleanze e le complicità dei più chiacchierati fautori della megaopera, ci è sembrato tuttavia doveroso anche perché l'oblio genera mostri e di ecomostri nello Stretto ce ne sono già abbastanza.
E perché non è possibile dimenticare che in vista dei flussi finanziari promessi ad una delle aree più fragili del pianeta, si sono potuti riorganizzare segmenti strategici della borghesia mafiosa in Calabria, Sicilia e nord America. Forse perché speriamo ancora, ingenuamente, che alla fine qualcuno avvii una vera inchiesta sull'intero iter del Ponte, ricostruendo innanzitutto le trame criminali che l'opera ha alimentato. Chiarendo, inoltre, l'entità degli sprechi perpetrati dalla società Stretto di Messina. Esaminando, infine, i gravi conflitti d'interesse nelle gare d'appalto ed i condizionamenti ideologici, leciti ed illeciti, esercitati dalle due-tre famiglie che governano le opere pubbliche in Italia.
Forse il recuperare alla memoria vicende complesse, più o meno lontane, potrà contribuire a fornire ulteriori spunti di riflessione a chi è chiamato a difendere il territorio dai saccheggi ricorrenti. Forse permetterà di comprendere meglio l'identità e la forza degli avversari e scoprire, magari, che dietro certi sponsor di dissennate cattedrali nel deserto troppo spesso si nascondono mercanti d'armi e condottieri delle guerre che insanguinano il mondo. È il volto moderno del capitale. Ribellarsi non è solo giusto. È una chance di sopravvivenza.
(Dalla prefazione)

Un militante ecopacifista ed antimilitarista, ha pubblicato alcuni saggi sui temi della pace e della militarizzazione del territorio, sulla presenza mafiosa in Sicilia e sulle lotte internazionali a difesa dell’ambiente e dei diritti umani.
Ha inoltre scritto numerose inchieste sull’interesse suscitato dal Ponte in Cosa Nostra, ricostruendo pure i gravi conflitti d’interesse che hanno caratterizzato l’intero iter progettuale.
Con Antonello Mangano, ha pubblicato nel 2006, Il mostro sullo Stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte (Edizioni Punto L, Ragusa).
Per saperne di più su visita il sito : www.peacelink.it
I primi due capitoli del libro sono dedicati alle vicende giudiziarie di Giuseppe Zappia (l’anziano ingegnere italo-canadese condannato al primo processo per la Mafia del Ponte ) e all’interesse delle organizzazioni criminali nordamericane alla realizzazione del Ponte.
giovedì 17 dicembre 2009
19 DICEMBRE 2009 – VILLA SAN GIOVANNI – MANIFESTAZIONE NAZIONALE FERMIAMO I CANTIERI DEL PONTE LOTTIAMO PER LE VERE PRIORITA’

In Calabria finalmente è evidente e manifesto quanto abbiamo sempre detto: che nei mari e nelle montagne calabresi la ‘ndrangheta ha seppellito rifiuti tossici e nucleari per lucrare sullo smaltimento delle scorie scomode.
Ad Amantea il 24 ottobre si è visto come i calabresi abbiano acquisito la consapevolezza di vivere su terreni avvelenati. E non basta il maldestro tentativo della Prestigiacomo, che nega la presenza di navi con rifiuti tossici lungo le coste calabresi per convincerci: troppi tumori anomali, troppe morti di cancro inammissibili.
Tutto questo si inserisce in un panorama politico in cui la messa in sicurezza del territorio non è nelle agende istituzionali, in cui l’A3 SA-RC continua ad essere un cantiere da decenni, i collegamenti su rotaie e via mare sempre più disagiati.
I beni comuni e l’interesse collettivo sono oggetto, per le istituzioni, di affari illeciti e trasversali. Così l’acqua, la viabilità, la qualità della vita.
In nome della crisi, da una parte si privatizza e si taglia, aumentando i disagi per i cittadini ed ingrossando le fila di precari e disoccupati, dall’altra si investe in opere che poco hanno d’interesse pubblico.
Il Governo nazionale continua a riproporre il Ponte sullo Stretto come priorità, annunciando addirittura la posa della prima pietra di un’opera di cui non solo non esiste ancora un progetto definitivo, ma nemmeno una valutazione accurata dell’elevato rischio sismico di un’area dove sono presenti numerose faglie più o meno profonde, distribuite in tutte le direzioni.
A tal proposito guardiamo con molto interesse l’iniziativa della Giunta regionale calabrese, sempre dichiaratasi contraria all’opera, che ha attivato un ricorso presso la Corte Costituzionale, nonché ha approvato il documento preliminare del QTR regionale che, nei suoi aspetti di pianificazione urbanistica e paesaggistica, non contempla il ponte. Al fine di rendere ancor più evidente questa contrarietà, riteniamo opportuno che la Regione Calabria ritiri la propria partecipazione dalla Stretto di Messina SpA, che è ormai chiaro a tutti come sia un “carrozzone mangia-soldi” che ridistribuisce risorse pubbliche sotto forma di consulenze, sponsorizzazioni e spese parassitarie per alimentare ben oleati meccanismi clientelari.
Il movimento calabrese e siciliano contro la costruzione del ponte sullo Stretto, che in questi anni è confluito nella Rete NO PONTE, ha ribadito più volte, negli anni di contrapposizione e di denuncia contro questo affare, che il ponte non serve ai territori e ai cittadini calabresi e siciliani.
E’ indispensabile, per questi territori e per chi ci abita, che i fondi che sia lo Stato sia le Regioni Calabria e Sicilia destinano al ponte siano invece impiegati per le opere di messa in sicurezza, riparando alle devastazioni “umane” dell’ambiente che sono la causa dei dissesti idrogeologici, ripulendo il mare e i territori in cui le organizzazioni criminali hanno occultato le scorie tossiche e radioattive.
E’ indispensabile anche dotare queste aree di collegamenti, via terra con strade e ferrovie, e via mare puntando sull’ammodernamento e il potenziamento delle flotte esistenti, nonché l’implementazione di un efficiente sistema trasportistico integrato.
E’ fondamentale soprattutto, oltre assicurare il diritto alla vita della popolazione, che venga garantito il bisogno di ognuno di pensare e progettare un futuro, individuale e collettivo. E che questo futuro sia supportato da progettualità compatibili con le reali vocazioni delle comunità, per le quali il lavoro sia principalmente orientato alla cura, al recupero ed alla valorizzazione delle risorse del bene comune territorio.
Questo documento nasce dalla necessità di rendere partecipi le realtà politiche e associative, calabresi e siciliane, del lavoro e delle attività svolti dal movimento sulle due sponde regionali, e dell’elaborazione politica che ha prodotto, confrontandosi con movimenti di lotta e con le popolazioni di altri territori nazionali ed europei, accomunati tra loro dalla stessa mobilitazione e resistenza a politiche calate dall’alto e devastanti per i territori, in cui gli unici soggetti garantiti sono le lobbies economiche e finanziarie e i poteri trasversali forti.
La Rete NO PONTE sta quindi preparando, per il 19 dicembre, una manifestazione nazionale a Villa San Giovanni (Rc), per la quale ha già raccolto l’interesse e le adesioni di movimenti di resistenza di altri territori. L’organizzazione di questo evento è un percorso, con più tappe di sensibilizzazione e di coinvolgimento delle popolazioni direttamente interessate, con numerosi momenti di confronto e di informazione a tutti i livelli.
Nel futuro che noi sognamo non è previsto il ponte! Dobbiamo fermare i cantieri e lottare affinché vengano affrontate le vere emergenze di questi territori!
Facciamo appello a tutte le forze sociali, ai movimenti, alle comunità resistenti, ai comitati ed alle realtà di base, alle reti nazionali, all’associazionismo, al mondo del lavoro, ai precari, ai disoccupati, al mondo studentesco, a tutte e tutti, di rafforzare questa battaglia di dignità e costruire insieme questa mobilitazione.

Scrive Antonello Mangano in questo articolo :
" Il paradosso è evidente nello Stretto: quello stesso Stato che sta per sprecare cifre folli per un collegamento palesemente inutile non riesce a trovare i soldi per un traghetto pubblico che va avanti e indietro con una cadenza accettabile. I traghetti sono di fatto smantellati. Non hanno più orario. In estate il vettore privato, ormai assoluto monopolista, si è trovato a rifiutare i clienti in eccesso - per motivi di sicurezza una nave può ospitare un certo numero di passeggeri - ribadendo che spetta allo Stato assicurare la continuità territoriale. Nessuna risposta".
Interviste raccolte da GruppoZero a Reggio Calabria in vista della Manifestazione Nazionale del 19/12/2009 a Villa S. Giovanni.
martedì 28 aprile 2009
Fermiamo il Ponte sullo Stretto
Il ponte sullo stretto di Messina sarà portato avanti nei tempi stabiliti perchè resta un'opera fondamentale. Lo ha detto il Premier Silvio Berlusconi, intervenendo a L'Aquila per fare il punto della situazione del terremoto.
"La manderemo avanti nei tempi più veloci possibili", ha assicurato Berlusconi, sottolineando "non abbiamo preoccupazioni circa la possibilità di reperire i fondi necessari". ( la Repubblica.it)
Dopo la distruzione de L’Aquila si è fatto un gran parlare della prevedibilità dei terremoti.
I quali comunque tendono a tornare nei luoghi dove già hanno colpito: ed è terra ballerina praticamente l’intera Italia che il Governo vorrebbe riempire di centrali nucleari.
Non solo Il ponte sullo Stretto di Messina, che costerà lacrime sudore e sangue ai contribuenti italiani e al quale Berlusconi non intende rinunciare nemmeno se le circostanze obbligheranno a fare a meno di qualcuna delle grandi opere cui tiene tanto.
Ebbene, ho scartabellato un po’ in rete.
Facendo i debiti scongiuri, sapete quando è statisticamente probabile che si verifichi a Messina un violento terremoto?
Suppergiù negli anni in cui sarà finito il ponte.
Sempre che non cambino idea, come sarebbe auspicabile, dal momento che lo Stretto è il peggiore dei posti possibili per costruire un ponte.
Lo dicono i geologi, ed ora provo a spiegarvi.
Un’analisi della situazione è stata pubblicata nel 2006 sul *Giornale di Geologia Applicata, una rivista dell’AIGA, Associazione Italiana di Geologia Applicata e Ambientale.
Si intitola “Aspetti geologici e di stabilità per il Ponte sullo Stretto di Messina”.
L’articolo è a firma di Alessandro Guerricchio e Maurizio Ponte, il primo ordinario di Geologia applicata e il secondo assegnista di ricerca all’Università della Calabria. Il loro lavoro prende in esame la stabilità geologica della sponda calabrese cui dovrebbe appoggiarsi il ponte, considerata dai più affidabile.
Secondo Guerricchio e Ponte invece la sponda calabrese è coinvolta da movimenti franosi “che potranno pregiudicare la corretta funzionalità del ponte” e “le analisi di stabilità eseguite hanno finora fornito risultati preoccupanti”.
Non solo. I due - geologi, ripeto, non Cassandre da strapazzo - pur con tutte le cautele del caso hanno calcolato in circa 135 anni il probabile tempo di ritorno nella zona di terremoti particolarmente violenti, come quello che distrusse Messina nel 1908. Giungono ad ipotizzare quindi che “il prossimo evento di particolare energia”, eufemismo per indicare appunto il terremoto, capiterà fra il 2030 e il 2050. Cioè più o meno a partire dal momento in cui taglieranno il nastro inaugurale del ponte.
In seguito al terremoto del 1908, le due coste della Sicilia e della Calabria si allontanarono di colpo di settanta centimetri.
Contemporaneamente la costa calabra sprofondò di 55 centimetri rispetto al livello del mare e quella siciliana di 75. I movimenti della zolla africana e di quella euroasiatica dovrebbero spingere la Sicilia verso Nordovest e la Calabria verso Nordest a una velocità di circa un centimetro all’anno. Eppure, gli strumenti installati da decenni sulle due sponde non rilevano alcuno spostamento, perché sotto lo Stretto passa una faglia sismica, che assorbe la tensione e impedisce alle coste di allontanarsi. Quando la faglia sarà completamente carica, libererà improvvisamente tutta l’ energia accumulata e la sfogherà in un violento terremoto.
Le due coste dello Stretto si sposteranno quindi l’una rispetto all’altra, più o meno come nel 1908.
Hai voglia a tener su un ponte in quelle condizioni. Neanche se lo costruissero con un chewing gum…
Giornale di Geologia Applicata
Aspetti geologici e di stabilità per il Ponte sullo Stretto di Messina
Il terremoto di Messina e la situazione dello Stretto di Messina

E' l'appello lanciato dal quotidiano Liberazione che promuove una campagna contro la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, per chiedere che " i soldi destinati a quest'opera faraonica e pericolosa siano reinvestiti nella messa in sicurezza di quell'area ad altissimo rischio sismico. E' una sfida, che se vinta, può contribuire ad una svolta generale nella politica e nella cultura sociale ed urbanistica dell'Italia"
''Mentre il Paese e' mobilitato per portare soccorso alle popolazioni terremotate e ricostruire le case, i servizi e l'economia dell'Aquilano - scrive il quotidiano comunista - dobbiamo fare tesoro della tragica lezione dando priorita' agli investimenti per l'adeguamento antisismico degli edifici delle aree geologicamente piu' a rischio. E' questa la vera emergenza sicurezza''.

In libreria

5.80 euro, spese di spedizione incluse
La vignetta è di : Mauro Biani
FONTE: http://blogeko.libero.it/
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martedì 15 luglio 2008
Ponte, autostrada, inceneritori. L’imbarazzante curriculum di Impregilo
è stata confermata l’assegnazione dell’appalto all’impresa vincitrice.
Ma in pochi ricordano quanto fatto da Impregilo negli ultimi anni, dalla Salerno – Reggio Calabria fino agli inceneritori campani. Un biglietto da visita imbarazzante che dovrebbe porre più di un interrogativo…

Stavolta ci siamo? Dopo 150 milioni di euro spesi dalla società “Stretto di Messina” dal 1971 in poi, dopo 126 chili di carte e progetti, dopo l’ultimo bilancio conosciuto di 10 milioni e 767 mila euro c’è oggi l’impegno chiaro del governo nazionale (Berlusconi: “la prima pietra nel 2009”) e di quello regionale, un appalto già vinto ed assegnato, una cordata guidata da due delle maggiori ditte di costruzioni del Paese: Impregilo e Condotte.
Pietro Ciucci, presidente di ANAS e della società Stretto di Messina, in un recente intervento ha detto che ''dallo Stato servono circa 2,2 miliardi di euro contro i 2,5 miliardi del precedente progetto, da reperire nel bilancio dello Stato e non in Fintecna''. Il resto sarebbe da reperire nel mercato.
Sembra dunque che, tolto il non trascurabile aspetto finanziario, non manchi niente all’apertura dei cantieri. Se però l’appalto fosse riassegnato con uno di quei colloqui di lavoro dove il candidato presenta il curriculum, Impregilo avrebbe seri problemi. In pochi ricordano quanto avvenuto negli ultimi anni, dalla Salerno – Reggio Calabria fino agli inceneritori campani. Un biglietto da visita imbarazzante che dovrebbe porre più di un interrogativo…
"La 'ndrangheta raggiunge tutte le attività", dichiara alla stampa il procuratore di Reggio Calabria, Franco Scuderi: "Ci sono facce compiacenti che prestano la loro immagine formalmente pulita per aggirare la normativa antimafia. Addirittura emerge un quadro secondo cui, dal Nord, le grandi ditte inviano i loro emissari per mediare con la 'ndrangheta, per ricercare ditte così dette a modo e gradite alle cosche per ottenere forniture di beni, noli di automezzi".
La società vanta numeri da primato: un capitale sociale di 716 milioni di euro, un portafoglio ordini superiore ai 13 miliardi di euro, oltre 10.000 dipendenti, cantieri aperti in tutto il mondo, dalla Nigeria agli Stati Uniti fino alla Cina.
Chi è Condotte Spa
Negli ultimi anni Condotte si segnala come partner fedele di Impregilo dal Mose alla TAV, dalla Salerno - Reggio Calabria fino al Ponte sullo Stretto.
Il 20 marzo del 2008 si registra il momento forse più imbarazzante della sua secolare storia, quando la prefettura di Roma decide di ritirare il cosiddetto “certificato antimafia”, mettendo a rischio numerosi cantieri (250 milioni di euro di contratti ANAS) e la credibilità internazionale dell’azienda.
Condotte incassa comunque grande solidarietà dai “colleghi”. L’Istituto Grandi Infrastrutture (Igi) – che raccoglie i costruttori di opere pubbliche - dichiara: la vicenda Condotte “riporta l'attenzione sulla normativa antimafia che necessita di essere aggiornata, centralizzata e supportata da strumenti di tutela sia per le imprese, sia per le stazioni appaltanti”.
Il 18 giugno il Tar del Lazio annulla il provvedimento prefettizio “per un'evidente mancanza di istruttoria e di motivazione”, oltre che per carenza di “attualità ed adeguatezza alla realtà”.
Appena due giorni prima i carabinieri arrestavano 33 persone nell’ambito dell’operazione della DDA “Bellu lavuru”, così chiamata da una intercettazione telefonica tra il boss di Africo Morabito (il celebre “tiradritto”) e la figlia Antonia, che lo chiama in carcere e dice: - quello della statale 106 è proprio un bel lavoro, cioè un ottimo boccone…
Scenario dell’inchiesta, durata circa due anni, i lavori di ammodernamento della statale 106 jonica, la via che da Reggio conduce in Puglia, chiamata anche la “strada della morte” per i numerosi incidenti stradali.
Le indagini partirono dalla galleria del comune di Palizzi, la cui volta era interamente collassata, per fortuna senza conseguenze per gli operai. Condotte aveva subappaltato i lavori a due società, ambedue considerate dalla Procura distrettuale antimafia “creature” della potente cosca di Africo Nuovo. “A febbraio - dicono gli inquirenti - sono state effettuate le prove di schiacciamento sulle carote in calcestruzzo, alla presenza dei tecnici ANAS e della stessa Condotte, da cui sono emerse palesi difformità in ordine alla qualità dei materiali posti in opera”, così che Condotte decideva di sciogliere i contratti di subappalto. Appena in tempo.
Autore: Antonello Mangano pubblicato su: terrediconfine
sabato 28 giugno 2008
" IL MOSTRO SULLO STRETTO - SETTE OTTIMI MOTIVI PER NON COSTRUIRE IL PONTE"

Sono alcune delle domande a cui risponde il volume

scritto dai ricercatori Antonello Mangano e Antonio Mazzeo di Terrelibere.org.
Il libro (104 pagine), edito da Sicilia Punto L, sviluppa le argomentazioni contrarie al Ponte, riportando ragioni note (ambiente, mafia, impatto occupazionale) e proponendo questioni meno conosciute (militarizzazione del territorio, conflitti d’interesse, fitta ragnatela di società ed aziende coinvolte).
Rappresenta uno strumento indispensabile per costruire e rafforzare l’opposizione contro la costruzione del Ponte sullo Stretto; fornisce le motivazioni e le informazione utili a comprendere le ragioni del No e a smontare le argomentazioni mendaci e truffaldine dei sostenitori dell’opera. “Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una retorica della privatizzazione, ad un attacco frontale allo Stato ed ad ogni forma di presenza pubblica in economia che oggi può essere letto in maniera diversa”, scrivono Antonello Mangano e Antonio Mazzeo.
“Lo Stato è rimasto stazione appaltante ed assicura alle imprese private profitti al riparo dalla concorrenza, rischi di mercato, verifiche di efficienza. L’arretramento dello Stato, lungi dall’assicurare efficienza, ha significato riduzione di regole e controlli, discrezionalità dei “General Contractor” nell’assegnazione di subappalti o nella gestione privatistica di fondi e voci di bilancio, con perdita di rilevanza penale di comportamenti dannosi per la società. Ha significato nei fatti maggiore spazio per la criminalità, l’annullamento dei diritti dei lavoratori, l’allontanamento di imprese che non accettano tavolini di spartizione, la penalizzazione della qualità e dell’efficienza.
In questo scenario s’iscrive il devastante progetto del Ponte sullo Stretto di Messina”. Il libro si apre con l’analisi del “club delle grandi opere” legato trasversalmente alle forze politiche ed “abituato alle spartizioni, alle presenze incrociate che annullano controlli e concorrenza, alla depredazione delle risorse”. Si prosegue con uno studio sull’impatto sociale dell’opera, in un territorio fragilissimo dal punto di vista socio-economico: i cantieri e la vita quotidiana, l’inquinamento, la salute delle popolazioni, gli espropri.
Ancora, il ruolo delle mafie sotto un duplice aspetto: l’inserimento della criminalità locale che controlla il territorio nei subappalti ed il tentativo già avvenuto della grande mafia internazionale di finanziare direttamente l’opera. Fondamentale e trascurato, l’impatto sui conti pubblici, dove sono stati sovrastimati i vantaggi e gli utili e sottostimati i costi.
Si analizza poi l’impatto ambientale dell’opera su un paesaggio dal valore unico, “già deturpato da abusivismo ed incuria e che oggi si trova al bivio tra l’affossamento definitivo ed un possibile rilancio”. Infine il capitolo sulle ancora troppo poco conosciute convergenze tra gli “amici del ponte” e i conflitti che insanguinano il pianeta.
Il Ponte stesso genererà nuovi processi di militarizzazione nell’area dello Stretto, come se non dovessero già bastare le servitù di basi e infrastrutture convenzionali e nucleari che soffocano il Mezzogiorno d’Italia.
Indice del volume
1 Il club del cemento. Perché il Ponte è affare per pochi.
2 Impatto sociale. Perché il Ponte stravolge la vita della comunità.
3 La Mafia. Perché il Ponte ripropone il dominio criminale.
4 La diseconomia. Perché il Ponte è un disastro per i conti pubblici.
5 Impatto occupazionale. Perché il Ponte non dà lavoro.
6 Impatto ambientale. Perché il Ponte distrugge l’ecosistema.
7 I militari. Perché il Ponte è collegato alla guerra.
Il libro lo potete acquistare quì ,costa: € 5.80. Le spese di spedizione per i paesi dell'Unione Europea sono incluse. Non sono previsti altri costi
Oppure: Lo potete leggere on line
La vignette è di MASSIMO GARIANO