Ascoltate Josè Saramago intervistato da Serena Dandini

venerdì 8 maggio 2009

Cosa accadrà ai 227 emigranti respinti a Tripoli?

Né a Malta, né a Lampedusa. Sono stati riportati in Libia i 227 emigranti e rifugiati – tra cui 40 donne - soccorsi a circa 35 miglia a sud est di Lampedusa dalle autorità italiane.La tragedia di questi migranti abbandonati per un giorno in mare aperto senza ricevere soccorso non è ancora finita

«Vorrei confermare una notizia che è apparsa oggi e che è davvero molto importante perché rappresenta una svolta nel contrasto all'immigrazione clandestina: per la prima volta nella storia siamo riusciti a rimandare direttamente in Libia i clandestini che abbiamo trovato ieri in mare su tre barconi. Non è mai successo. Fino ad ora dovevamo prenderli, identificarli e rimandarli nelle nazioni di origine. Per la prima volta la Libia ha accettato di prendere cittadini extracomunitari che non sono libici, ma che sono partiti dalle coste libiche. Proprio in questi minuti le nostre motovedette stanno attraccando nei porti libici, restituendo alla Libia 227 cittadini extracomunitari clandestini che sono partiti dai porti libici. Ci abbiamo lavorato per un anno intero e mi pare che questo sia un risultato veramente storico. Mi auguro che prosegua così, naturalmente, questo comportamento leale della Libia nei confronti nostri. Merito degli accordi che abbiamo fatto, merito dell'intensa attivitá diplomatica che abbiamo svolto. Nei prossimi giorni partirá anche quel famoso pattugliamento con le motovedette italiane. Ad un anno esatto dalla nascita del Governo Berlusconi possiamo dire, che su questo tema, la lotta all'immigrazione clandestina, abbiamo realizzato esattamente quello che volevamo realizzare ».
Lo ha affermato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ospite della rubrica di Maurizio Belpietro, "Panorama del giorno", su Canale 5.



Maroni ha rivendicato quanto accaduto come “un risultato storico” e annunciato che sarà la prassi della prossima stagione di sbarchi


Nessuno dei passeggeri è stato identificato, nessuno degli eventuali minori non accompagnati è stato tutelato, nessun rifugiato è stato messo nelle condizioni di chiedere asilo politico, e nessun medico ha verificato le condizioni di salute dei naufraghi. Prassi che sulla terra ferma sono obblighi previsti dalla legge. Ma non in mare aperto, fuori dalle frontiere e dallo stato di diritto.
  • Che ne sarà del soccorso in mare, quando la priorità non è più la vita dei naufraghi, ma le trattative sul dove portarli?
Nel Canale di Sicilia sono morte almeno 3.467 persone negli ultimi dieci anni. Ora che la nostra Guardia costiera ha ricevuto l'ordine di non intervenire in alto mare, senza autorizzazione del ministero dell'Interno, previa consultazione-scontro con Malta, rischiano di raddoppiare. Ieri è andata bene perché il mare era calmo. Ma col mare in tempesta e onde altre quattro metri, bastano pochi minuti di ritardo a decidere la morte di centinaia di persone

  • Che cosa succederà ora, ai migranti respinti in Libia?

A seconda delle nazionalità, alcuni saranno rimpatriati in pochi giorni (ad esempio verso Tunisia e Egitto), altri saranno tenuti a marcire nelle carceri libiche per mesi, o per anni.


In che condizioni?




La porta di ferro è chiusa a doppia mandata. Dalla piccola feritoia si affacciano i volti di due ragazzi africani e un di egiziano. L’odore acre che esce dalla cella mi brucia le narici. Chiedo ai tre di spostarsi. La vista si apre su due stanze di tre metri per quattro. Vedo 30 persone. Sul muro hanno scritto Guantanamo. Ma non siamo nella base americana. Siamo a Zlitan, in Libia. E i detenuti non sono presunti terroristi, ma immigrati arrestati a sud di Lampedusa... CONTINUA





Stipati come animali, dentro container di ferro. Così gli immigrati arrestati in Libia vengono smistati nei centri di detenzione nel deserto libico, in attesa di essere deportati. Siamo i primi giornalisti autorizzati a vederli. Le condizioni dei centri sono inumane. I funzionari italiani e europei lo sanno bene, visto che li hanno visitati. Ma si astengono da ogni critica, alla vigilia dell'avvio dei pattugliamenti congiunti...CONTINUA





Di notte, quando cessano il vociare dei prigionieri e gli strilli della polizia, dal cortile del carcere si sente il rumore del mare. Sono le onde del Mediterraneo, che schiumano sulla spiaggia, a un centinaio di metri dal muro di cinta del campo di detenzione. Siamo a Misratah, 210 km a est di Tripoli, in Libia. E i detenuti sono 600 richiedenti asilo politico eritrei, arrestati al largo di Lampedusa o nei quartieri degli immigrati a Tripoli...CONTINUA

Nel 2005 l’Italia era stata condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo proprio perché aveva effettuato dei respingimenti collettivi dei migranti sbarcati a Lampedusa a partire dall’ottobre del 2004, con voli, prima militari e poi charter, decollati dall’aeroporto di Lampedusa con destinazione Tripoli e Misurata. Un precedente che il ministro dell’interno Maroni sottovaluta, o meglio, sembra ignorare del tutto. Come sembra ignorare che la Libia non ha mai aderito alla Convenzione di Ginevra del 1951 e dunque non riconosce il diritto di asilo, soprattutto a coloro che non sono di fede musulmana, come somali, eritrei e nigeriani, vittime di ogni tipo di abusi in quel paese.

Per il governo italiano, e per quello maltese, si tratta solo di clandestini, vite a perdere, non importa a nessuno dei due se questi muoino nelle carceri di Gheddafi o nelle acque del Canale di Sicilia.

VERGOGNATEVI, siete DISUMANI!





FONTE: Fortress Europe

La vignetta è di : Roberto Mangosi

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