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sabato 27 settembre 2008

Lampedusa: mitra sulle navi francesi di Frontex


Mitra a bordo contro gli immigrati nel Canale di Sicilia. Almeno sui mezzi francesi. Lo denuncia l'euro-parlamentare Giusto Catania, che il 25 settembre ha presentato un'interrogazione scritta alla Commissione europea "sull'utilizzo di armi da parte di agenti Frontex durante i salvataggi in mare”. Una foto scattata al molo di Lampedusa la sera del 24 settembre e pubblicata sul sito di Catania, mostra un militare con un mitra a tracolla, puntato – secondo testimoni oculari – contro il gruppo di migranti a bordo della fregata francese Arago P675. La nave è impegnata nella missione congiunta di pattugliamento Nautilus III, coordinata dall’agenzia europea Frontex e attiva nel Canale di Sicilia, tra la Libia, Malta e l’Italia. Gli stessi migranti soccorsi dalla P675 la sera del 24 settembre, hanno raccontato ai giornalisti sul molo e agli operatori umanitari, che i militari francesi avrebbero sparato in aria al momento dell’avvicinamento in mare del vecchio peschereccio su cui viaggiavano in 212. La tensione – secondo il racconto degli immigrati – sarebbe nata in seguito a un piccolo impatto tra le due imbarcazioni per un errore di manovra. I militari avrebbero allora sparato alcuni colpi di mitra, chiedendo contemporaneamente di mantenere la calma. In seguito, i militari stessi avrebbero mantenuto i mitra puntati verso i migranti per tutto il tragitto e fino all'entrata in porto a Lampedusa, come testimoniato da giornalisti e operatori umanitari presenti al molo.

La P675 aveva soccorso la notte tra il 23 e il 24 settembre un gruppo di 65 immigrati, tra cui 13 donne, 40 miglia a sud di Lampedusa. E li aveva portati sull’isola apparentemente senza nessun problema. Ma la sera del 24, secondo testimoni oculari, a bordo della P675 vi erano almeno due ufficiali in uniforme militare armati di mitra. Alla Commissione, Catania chiede se sia al corrente dell’utilizzo di armi nelle operazioni di recupero svolte sotto l’egida di Frontex e se lo ritenga conforme al suo mandato. Domande cruciali in un momento decisivo per il futuro dell’agenzia. Da un lato c’è il direttore Laitinen che ammette il fallimento dei pattugliamenti. Dall’altra il Parlamento europeo che chiede più rispetto dei diritti umani.

L'assemblea plenaria degli eurodeputati ha infatti approvato, il 25 settembre, la risoluzione sui “Progressi nell’area di libertà, sicurezza e giustizia (Afsj) nel 2007”. Il testo chiede all’agenzia di controllo delle frontiere europee, gli euro-deputati chiedono di “includere le operazioni di salvataggio in mare” nel suo mandato, “assicurare che i controlli siano rispettosi dei diritti umani” e stabilire “una collaborazione strutturata” con l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Acnur) per salvaguardare i rifugiati che attraversano illegalmente i confini europei. Tre giorni prima, il direttore dell’agenzia di controllo delle frontiere europee (Frontex) Illka Laitinen aveva ammesso il fallimento dei pattugliamenti nel Canale di Sicilia in un’intervista al Sunday Times di Malta: "Non stanno rendendo i risultati desiderati".

Gli arrivi via mare a Lampedusa sono cresciuti del 190% durante i primi sei mesi del 2008. E anche Malta ha registrato un incremento del 32%. Al pattugliamento, finanziato con otto milioni di euro da Frontex, partecipano le forze armate di Malta, Italia, Francia, Germania e Grecia. Dall’avvio delle operazioni, nel maggio scorso, 12.641 immigrati hanno raggiunto Lampedusa e 2.300 Malta. Ufficialmente non c’è stato nessun respingimento in Libia. Ma il documentario “Guerra nel Mediterraneo”, realizzato da Roman Herzog per la radio pubblica tedesca Ard, parla di unità navali tedesche che tolgono carburante e viveri ai migranti in mare per obbligarli a invertire la rotta. Diversa la situazione in Spagna dove l’operazione di pattugliamento Hera III, coordinata da Frontex al largo delle isole Canarie, nell’oceano Atlantico, ho causato il respingimento di 4.211 migranti a fronte di un totale di 6.280 arrivi al 23 settembre 2008. I respingimenti saranno presto attivi anche tra Italia e Libia, non appena entrerà in vigore l’accordo bilaterale di pattugliamento congiunto, firmato dal governo Prodi nel dicembre 2007. Solo tre anni fa, nel maggio del 2005, una risoluzione del Parlamento europeo condannava l’Italia per le deportazioni collettive in Libia, vietate dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. La Libia non ha mai firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. E le condizioni dei campi di detenzione libici per gli immigrati, sono state definite degradanti e disumane da Amnesty International e Human Rights Watch oltre che dal rapporto di Fortress Europe e dal recente documentario Come un uomo sulla terra.

( Dal blog di Gabriele Del Grande )

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