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lunedì 30 giugno 2008

LA COMUNITA' EUROPEA HA APERTO UNILATERALMENTE LA GUERRA AI PROFUGHI DEL MONDO

Dalla primavera 2007, l’agenzia per il controllo delle frontiere europee Frontex ha iniziato il suo lavoro di pattugliamento e respingimento dei migranti in alto mare in collaborazione con gli stati confinanti, per costringere i migranti con mezzi militari a cambiare rotta.
Da allora le cifre dei morti annegati si sono raddoppiate.
Per gli attivisti di Amnesty International e di altre organizzazioni umanitarie non c’è dubbio: la Comunità Europea ha aperto unilateralmente la guerra ai profughi del mondo.
(PeaceReporter: Guerra nel Mediterraneo)


Ecco come alcune unità dell'agenzia europea costringono le barche dei clandestini a invertire la rotta.
Frontex toglie viveri e carburanti dalle navi dei migranti nel Mediterraneo per costringerli a tornare indietro a loro rischio e pericolo. È quanto emerge dall'ultimo documentario radiofonico di Roman Herzog, Guerra nel Mediterraneo, messo in onda dalla Radio Pubblica Tedesca (Ard) il 22 giugno 2008 e presentato in versione italiana a Palermo.

Lo ammettono la Guardia di Finanza italiana e il direttore esecutivo della Frontex Ilkka Laitinen. Sui respingimenti in mare però le autorità degli Stati membri sarebbero divise. Priorità al soccorso per gli italiani, pugno di ferro da parte della Germania.
Il Capo della Centrale operativa della Guardia di Finanza a Roma, Colonnello Francesco Saverio Manozzi, dichiara nel documentario: “In ambito comunitario ci sono diversità di vedute. Noi italiani abbiamo un approccio garantista.
Prima si salvaguarda la vita umana, poi si reprime. Altri paesi invece utilizzano il termine diversion che significa, costringere qualcuno a tornare a casa”. E il punto è come si intende costringerlo. “Abbiamo assistito – continua Manozzi - in incontri ufficiali a concetti operativi che hanno trovato anche testimonianze in carte scritte, dove si intende contrastare l'immigrazione clandestina salendo al bordo dei barconi, togliendo viveri e carburanti. Per cui, l'immigrato a quel punto o prosegue avanti in condizioni …, oppure torna indietro”.
Una pratica secondo Manozzi particolarmente diffusa tra le unità tedesche.
Le dichiarazioni della Guardia di Finanza mettono una nuova luce sulla missione di pattugliamento congiunto del Canale di Sicilia, Nautilus III, iniziata a maggio. In un comunicato stampa Frontex stessa ammette che “l'avvio della missione era rimasto in sospeso a causa di una serie di divergenze di opinioni su chi dovesse ricadere la responsabilità dei migranti salvati in mare”. L'accordo raggiunto prevede che “i migranti salvati nelle acque di ricerca e soccorso libiche saranno riportati in Libia”.Il direttore di Frontex conferma. “Se esiste qualsiasi mezzo legale per fare tornare al porto di partenza le persone che cercano di oltrepassare i confini, viene applicato.” E alla domanda sui conflitti tra unità italiane e tedesche risponde: “I singoli Stati membri interpretano le leggi diversamente. Alcuni sono più disposti a respingere, non dico che è illegale, semplicemente interpretano le leggi diversamente. Altri Stati hanno ordini di non praticare questo modus operandi in nessuna forma”.


E quando nel documentario il giornalista chiede se sia vero che unità di Frontex tolgano viveri e carburante ai migranti per costringerli a invertire la rotta, Laitinen non smentisce: “Frontex redige piani operativi. Per i singoli piani operativi sono responsabili soltanto gli Stati membri partecipanti e ogni singolo capitano che prende le decisioni. Questo tipo di istruzioni per i casi più frequenti è, però, messo per iscritto nel piano operativo e viene confrontato con le norme giuridiche per assicurare che gli interventi si svolgano in questa forma. So che ci sono dei casi nelle acque internazionali dove si tratta principalmente di salvare vite umane. Il modo di effettuare questo consiste nell’assicurare il ritorno sicuro al porto di partenza. A questo fine saliamo a bordo per verificare che dispongano di salvagente, di acqua e viveri, e sufficiente carburante per tornare indietro, e spieghiamo la forma migliore per risolvere il problema.”
Secondo dati ufficiali riportati dalla Guardia di Finanza, Frontex ha respinto 42.000 migranti e rifugiati in tutto il mare Mediterraneo da gennaio a novembre 2007.Guerra nel Mediterraneo analizza la politica europea di immigrazione dopo il 1998 e mostra come dal 1999 la Comunità Europea abbia finanziato la costruzione di una ventina di campi di detenzione per migranti negli Stati nordafricani. ( PeaceReporter : Oltre ogni immaginazione)
Un estratto del documentario è consultabile in italiano sul sito Audiodoc.

Per ricevere una copia del documentario in italiano scrivete a roman.herzog@virgilio.it



Nel Canale di Sicilia sono morte almeno 2.796 persone, lungo le rotte che vanno dalla Libia (da Zuwarah, Tripoli e Misratah) e dalla Tunisia (da Sousse, Chebba e Mahdia) all'isola di Malta, alle isola di Pantelleria e Lampedusa e alla costa sud della Sicilia, ma anche dall'Egitto e dalla Turchia alla Calabria. Più della metà (1.749) sono disperse. Altri 70 giovani sono annegati navigando dall'Algeria (Annaba) alla Sardegna.Nel corso del 2007, nonostante un calo netto degli sbarchi, i morti sono raddoppiati. Per evitare i pattugliamenti infatti, si viaggia su imbarcazioni sempre più piccole e su rotte più lunghe e quindi più rischiose. Inoltre i passeur non mandano più i loro uomini al timone: la guida delle barche è ormai affidata a caso ad uno dei passeggeri, spesso senza che abbia nessuna esperienza di mare. E infine i pescatori prestano sempre più difficilmente soccorso in mare, per non rischiare l'arresto e il sequestro delle navi.
"Era il 2 gennaio , quando siamo tornati in pesca dopo le vacanze di natale, si sono cominciate a pescare delle cose strane, cose che di solito non si pescano e che restavano invece nelle reti: scarpe, pantaloni, maglie e quant’altro. Poi qualcuno ha cominciato a dire in paese che avevano pescato dei “Tonni”… ancora più strano: non si pescano dei tonni con la rete a strascico. Non riuscivo proprio a capire, all’inizio, cosa volessero dire. Solo qualche giorno dopo ho capito che quello che avevano pescato nelle reti non erano tonni ma erano cadaveri… cadaveri in decomposizione...all’epoca si era già verificato già qualche collega che aveva recuperato un cadavere e lo aveva portato a terra avesse avuto poi problemi grossi: gli avevano sequestrato la barca per 10 giorni, quindi mancato guadagno, con la scusa della burocrazia. Si capiva bene che il messaggio era chiaro: lasciateli a mare, tanto sono extracomunitari. Questo si capiva, questo ci era trasmesso: lasciateli a mare. Sono tanti… lasciateli a mare."...
A raccontare tutto questo è Salvo Lupo, pescatore di Porto Palo di Capo Passero, perché la sua storia è strettamente legata a quella del più tremendo naufragio di migranti registrato a largo delle coste siciliane negli ultimi 50 anni.
283 persone persero la vita in mare nel Canale di Sicilia.
(Leggi l'intervista a cura di Alessandra Sciurba su Melting Pot Europa )

Maggiori informazioni sul numero delle vittime dell’immigrazione clandestina sono disponibili sul sito http://fortresseurope.blogspot.com/, una rassegna stampa on line che dal 1988 censisce per Paese e per anno le morti lungo le frontiere europee.
E per finire ( sempre grazie a Roman Herzoge) entriamo a dare un'occhiata nel Cpa (Centro di prima accoglienza) di Cassibibile in provincia di Siracusa.
Quì, vengono trasferiti migranti e rifugiati che sbarcano a Portopalo di Capo Passero e lungo le coste siracusane.
Un’area ingabbiata di 40 metri per 20. All’interno, un cortile e una struttura di due piani, senza finestre al secondo piano. Si tratta di una delle principali strutture di detenzione dei migranti sbarcati in Sicilia.
Abiola mi racconta la sua fuga dalla prigione in Nigeria, e di quante esigenze primarie non sono soddisfatte a Cassibile. “Il cibo è scarso”, dice, “ci siamo ammalati in tanti”. Me lo confermano gli eritrei: “non mangiamo da tre giorni, ci hanno fatto venire la diarrea”. Sono in sciopero della fame. Vogliono parlare con la “direttrice della prigione” come la chiamano, “vogliamo sapere cosa sarà di noi”. “Non abbiamo commesso nessun crimine, perché ci mantengono qua dentro” si arrabbia Semere, “è giusto questo? Dove sono i nostri diritti? Abbiamo dei diritti!”
Altre notizie sul centro di Cassibile, quì (Melting Pot Europa)
" Ogni volta che entro in acqua sento l’angoscia salire allo stomaco. E penso che non sia affatto normale. Avanzo con cautela, in una piccola baia di Samos. Sono scalzo. E ho paura di toccare un cadavere sottacqua. "...

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