Ascoltate Josè Saramago intervistato da Serena Dandini

venerdì 11 luglio 2008

DONNE in cerca di guai ?

Mentre ancora si parla di Federica Squarise , la ragazza padovana (20 anni) uccisa a Lloret de mar, dove sperava di trovare divertimento nella spensieratezza della gioventù...
Vuoi vedere che qualcuno dirà : la solita troietta sprovveduta che...!?

Ricoverata in prognosi riservata all'ospedale di Spoleto, per ferite da arma da fuoco provocatele dall'ex fidanzato, c'è Cinzia Martini (30 anni).
Il fidanzato"non sopportava di perderla". ( POVERINO!)

Le aggressioni e i femminicidi sono in spaventoso aumento e, la grande maggioranza di questi delitti senza castigo avvenga proprio tra le mura domestiche e per mano di familiari.

Madri, mogli, figlie, fidanzate, amanti, prostitute... donne.
Morte, non morti.
Erano donne, infatti, non uomini. E sono state uccise da violente mani maschili.
Molte erano giovani come gli eroi di Sapri, alcune quasi bambine. Altre erano di mezza età e altre ancora anziane: una di 78 anni. Molte non erano attraenti. Le loro vite non avevano nulla di eroico, a parte gli eroismi quotidiani, invisibili per gli uomini, di cui è fatta l' esistenza femminile. Non avevano utopie, o straordinari progetti di vita. Nemmeno erano femministe. Semplicemente, qualcuno le aveva messe al mondo - spesso, ma non sempre, in circostanze disagiate - e vivevano: vite, a volte, anche banali o infelici.
Molte sono morte nel senso fisico del termine: hanno smesso di respirare dopo essere state perseguitate, brutalizzate, stuprate, strangolate, accoltellate, uccise da pistole, martelli, bastoni, perfino da un lanciafiamme fabbricato in casa. Con accanimento, ferocia e furia difficilmente immaginabili tra esseri umani.
Molte altre, invece (e chissà se non sia peggio) sono morte "dentro": divenute mentalmente inerti, come vegetali. Incapaci di sorridere, di progettare, di amare. Il loro devastato paesaggio interiore è lunare, privo di vita.
Le loro storie sono "fatti di cronaca", ripresi, mese per mese, in un prezioso libro che non ha precedenti e che non c' è dubbio presto diventerà un importante strumento di lavoro: Amorosi assassini/ Storie di violenze sulla donne, che sta per uscire da Laterza (pagg. 261, euro 16). Ne sono autrici tredici donne del gruppo femminista Controparola. Le notizie, ordinate cronologicamente mese per mese nel 2006, sono state riscritte - per ogni capitolo, una a turno in modo più esteso - e si leggono come brevi pezzi di narrativa noir. Controparola, è composto, com' è noto, da sole donne "di penna": narratrici e saggiste come Dacia Maraini, Elena Gianini Belotti, Lia Levi; giornaliste e saggiste come Chiara Valentini, Elena Doni, Maria Serena Palieri, Claudia Galimberti, Paola Gaglianone, Simona Tagliaventi, Cristiana di San Marzano, Francesca Sancin. E universitarie, ricercatrici, saggiste e collaboratrici di prestigiosi quotidiani come Mirella Serri o Marina Addis Saba.

Anni fa fece rumore il film ,"Processo per stupro", documentario storico del 1979, vincitore del Premio Italia. Di Maria Grazia Belmonti, Anna Carini, Roni Daopoulo, Paola de Mortiis, Annabella Miscuglio e Loredana Rotondo, regia di Loredana Dordi, trasmesso su Rai2 nel 1979 in cui la donna che accusava ( Fiorella) finiva per essere l' accusata: lei "provocava", "ci stava", "se l' è voluta" etc.























Da ollora è cambiato poco o... niente.
La mattanza continua!

La vignetta è di : PV 64

giovedì 10 luglio 2008

BYE BYE BERLUSCONI, il film

Primavera 2005. Una troupe cinematografica decide di girare un film sul finto rapimento di Silvio Berlusconi, per sottoporlo ad un processo popolare su Internet. Ma il film si interrompe al primo ciack: un film contro un potente uomo politico rischia di passare davanti ad un tribunale anzichè in una sala cinematografica, soprattutto se questa uomo è Silvio Berlusconi. L'unica soluzione è trasformare la storia in una satira politica. La troupe riesce a trovare un escamotage: trasportare la storia dall'Italia a Topolonia.


Il film é pronto nell’inverno 2005. In tempo per essere presentato prima delle elezioni del 9 aprile 2006.Ancora oggi questo film non é stato mostrato in Italia. Tutti i festival italiani, distribuzioni e televisioni hanno rifiutato. "Bye Bye Berlusconi!" si ispira, nei dettagli giuridici, rigorosamente alla realtà. Le accuse contro ilsindaco-criminale "Topolino" sono le stesse accuse rivolte in questi anni a Silvio Berlusconi.(Marco Travaglio, giornalista esperto dei casi i giudziari di Silvio Berlusconi, ha controllato prima delle riprese la veridicità dei capi d'accusa utilizzati nel processo organizzato dalla banda Cazzotti) Berlusconi e i suoi più stretti collaboratori sono stati coinvolti in numerose procedure penali, in cui si trattava di contatti con la mafia, di falsificazione di bilancio, di evasione fiscale e di corruzione. Una grossa parte deiprocessi è caduto in prescrizione. Altre accuse sonostate abbandonate perchè intanto, le leggi approvatedal governo di Berlusconi sono state cambiate in suofavore.


10 febbraio 2006Bye bye Berlusconi viene presentato alla 56° mostra del cinema di Berlino nella sezione “Panorama Speciale”.

15 febbraio 2006 Bye Bye Berlusconi trova una distribuzione: la Blu internation di Massimo Ferrero. L’accordo prevede di fare uscire il film prima delle elezioni politiche del’aprile 2006.

1 marzo 2006 notizia Ansa: “Ormai e' certo, per amor di par condicio, alla prima edizione di 'Berlinale a Torino' Bye Bye Berlusconi non ci sara'. La presenza del contestato film che tratta in modo ironico delle vicende del premier italiano, aveva suscitato perplessita' in considerazione del periodo preelettorale, e aveva spinto AN a chiedere, in caso di proiezione, il ritiro dei finanziamenti alla Torino Film Commission. A chiudere la rassegna sara' il vincitore dell'Orso d'Oro 'Grbavica'.”Bye Bye Berlusconi è stato palesemente boicottato tramite intimidazione economica effettuata da parte di un partito politico.

1 aprile 2006Su Il Giornale esce una dichiarazione di Massimo Ferrero: «“Confermo che Blu International ha acquisito i diritti per l'Italia del film tedesco Bye bye Berlusconi”. Lo afferma Massimo Ferrero, titolare della casa cinematografica, spiegando inoltre che sta valutando “dal punto di vista strettamente imprenditoriale il periodo migliore per lo sfruttamento dell'opera. Di certo, in questi giorni di campagna elettorale, il rischio di strumentalizzazione politica di un'opera artistica presentata alla Berlinale 2006 è elevatissimo. Strumentalizzazione che Blu International, nonostante il rilevante impegno economico dell'acquisizione vuole assolutamente evitare, soprattutto nel nome della sua storia di casa produttrice totalmente indipendente”».

9 aprile 2006Elezioni politiche in Italia. Ormai è chiaro che Bye Bye Berlusconi non uscirà prima delle elezioni.

2 maggio 2006Bye Bye Berlusconi presentato al Los Angeles Gohete Institut

22 maggio 2006 Il film viene presentato al mercato del Festival di Cannes(Deutsche Reihe)

29 maggio 2006 Bye Bye Berlusconi partecipa al Film festival Alba Regia di Budapest

17 giugno 2006 Valencia,Spagna. Bye bye berlusconi chiude il festival “Cinema Jove”

02 luglio 2006 Il Film é invitatao in Polonia a Lubuskie “Lato Filmowe” a Lagow

26 luglio 2006Bye Bye Berlusconi arriva in Australia al Melbourne Film Festival

21 settembre 2006 Presentazione del film al "Copenhagen Film Festival"

10 ottobre 2006 Partecipazione al Flanders Film Festival Ghent 20 Ottobre 2006 BBB partecipa al Film Festival di Sao Paulo Brasil

10 novembre 2006 Bye Bye Berlusconi Partecipa al "Ljubljana Film Festival"











Altre notizie su: Bye Bye Berlusconi

mercoledì 9 luglio 2008

Impronte ai Rom, in migliaia contro la legge Maroni

Ho avuto una certa indignazione quando hanno detto che avrebbero preso le impronte ai Rom. La mia indignazione è cresciuta quando ho saputo che le avrebbero prese anche ai bambini. Questa indignazione è accresciuta dal fatto che io sono diventato nonno. Ho 83 anni, e c'è ancora una fotografia che io non riesco a ricordare senza provare una sorta di disagio infinito: è quella del bambino ebreo durante il rastrellamento del ghetto di Varsavia, con la coppola in testa, come avevo io da bambino, e le mani alzate in segno di resa. Io non vorrei che si ripetessero, per nessuna ragione al mondo, cose simili.
Cosa l'ha spinta a venire fin qui a farsi 'schedare'?
Mi ha spinto un dovere civico. Io non appartengo a nessun partito politico. Sono venuto come cittadino italiano indignato da una legge ignobile che tira in ballo i bambini ed è profondamente incivile, anzi, fascista. Tutto qua. Ci sono dei popoli che si portano addosso dei miti e delle leggende che nessuna realtà riesce a smentire. Io ricordo anche i miei genitori, che mi dicevano 'attento, ci sono gli zingari, gli zingari rubano i bambini'. Ebbene, da allora non ho mai visto uno zingaro rubare un bambino, però la leggenda da allora continua. I Rom sono ideali per scaricargli addosso la colpa. Sono 150 mila capri espiatori. Si legge poco Manzoni, in Italia, perché Manzoni racconta che durante la peste a Milano, il governo, non sapendo a chi dare la colpa, e a qualcuno doveva darla, la diede agli untori, che non esistevano. Gli 'untori' vennero presi e ammazzati. I Rom, oggi sono come gli untori manzoniani. Oggi c'è una sorta di mitridizzazione, di assuefazione al veleno, ed è necessario trovare antidoti sempre più forti, perché la conseguenza è l'indifferenza, e la cosa peggiore di fronte a fatti di questo tipo è proprio l'indifferenza. Credo purtroppo che l'iniziativa abbia significato qualcosa solo per noi, solo per chi era in questa piazza, anche se erano in molti. Gli altri sono molto sordi. Non saranno le nostre firme a fargli cambiare idea. Potranno cambiare idea solo se prima o poi si torna al voto dopo aver constatato i danni materiali e morali che hanno fatto al popolo italiano. Mi auguro che iniziative simili si moltiplichino in ogni città d'Italia".

Quanto tempo passerà prima che un'iniziativa simile venga applicata anche ai cittadini italiani?
Credo che la strada sia brevissima. L'altro giorno il Corriere della Sera riportava la legge di un ministro francese che a suo tempo, anni addietro, aveva schedato i Rom. Da lì a poco tempo si scatenò un eccidio dei Rom. Queste cose aprono la strada a misure più severe e terribili, che spero non vengano mai adottate. Mai.

Cosa direbbe il commissario Montalbano a vederla con le dita macchiate d'inchiostro?
Credo che quasi quasi se la godrebbe, nel vedere che mi hanno preso le impronte digitali, perché in fondo in fondo mi odia...
(Camilleri: 'Mai assuefarsi al veleno' di Luca Galassi )
Foto: Andrea Camilleri indossa La maglietta «clandestina» di Carta


E' stato un successo ben oltre le aspettative l'iniziativa che l'Arci ha organizzato a Roma, lunedì 7 luglio per protestare contro le schedature del ministro dell'Interno Roberto Maroni.

Le voci raccolte da PeaceReporter si sono dimostrate coralmente fuse in un'unica protesta, vibrante e trasversale che, attraverso la simbolica solidarietà alle comunità nomadi, ha lanciato un preciso messaggio di dissenso contro una legge che viola la Costituzione italiana, la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia (le impronte verranno prese anche ai bambini), ma soprattutto le regole di civile convivenza e di buonsenso di uno Stato che, oggi, a malapena è possibile definire democratico. Nel foglio di identificazione diffuso dai prefetti, ai quali è stata delegata la 'patata bollente' dell'emergenza-nomadi, creata ad arte per alimentare l'ennesimo allarme sicurezza, dopo le generalità solite (nome, cognome, data di nascita, istruzione, attività lavorativa, documento in possesso della persona), compare addirittura la dicitura 'religione' e addirittura l'etnia. Lasciamo raccontare a quanti erano a Roma il perché della loro partecipazione e del loro dissenso.

Cosa puoi fare tu?

martedì 8 luglio 2008

Contro le leggi - canaglia


Sfogliando, in ritardo, la rassegna stampa ci ha colpito un titolo apparso sul "Corriere della Sera": "agli italiani interessa l'inflazione non la giustizia" e di seguito le immancabili tabelle del professor Mannheimer. Qualche decennio fa un serioso dirigente comunista ci spiegava che nell'Urss di allora non si stava male perchè: "...le libertà borghesi saranno pure precarie ma tutti hanno il pane e la casa..." Poi si scoprì, purtroppo in ritardo, che dove mancava la libertà scarseggiava anche il pane.E' assai probabile che per tanti italiani il pane venga prima della costituzione, del conflitto di interessi, delle impronte ai bimbi rom e così via... Ma lo stato di diritto è nato anche per impedire la tirannia delle maggioranze e per tutelare gli interessi dell minoranze politiche, etniche culturali o religiose che siano. Peraltro anche in Italia, tra qualche mese si scoprirà che salari e pensioni non saliranno.In Italia si stanno creando le condizioni per una repubblica presidenziale a reti televisive unificate. Questo modello si colloca decisamente fuori dall'ordinamento costituzionale. Ciascuno di noi ha il dovere morale ancor prima che politico di fare qualcosa. Chi vorrà potrà venire a Piazza Navona. chi, per le diverse ragioni non potrà e non vorrà partecipare faccia comunque qualcosa, promuova un'iniziativa nel suo comune, scriva ai giornali, contatti i suoi rappresentanti in parlamento... Faccia quello che gli pare insomma, ma non si limiti ad osservare da lontano. Perchè come scriveva Fabrizio De Andrè nella Canzone del Maggio "anche se vi sentite assolti siete per sempre coinvolti".
( Il pane e la Costituzione di Giuseppe Giulietti)



Quando la maggioranza sostiene di aver sempre ragione e la minoranza non osa reagire, allora è in pericolo la democrazia. (Umberto Eco)



Ascolta: Colombo (deputato Pd) , Pardi (senatore Idv) , Flores (direttore di MicroMega), contro le leggi-canaglia



Andrea Camilleri: Aderisco perchè sono un cittadini indignato



Altre notizie su : MicroMega

lunedì 7 luglio 2008

Tutto il terzo mondo avrà presto la pancia piena !

Ieri dopo l'Angelus, Papa Benedetto XVI ha rivolto un appello ai leader del G8 a non dimenticarsi dei poveri del mondo.
Sono in totale sintonia con la Chiesa cattolica - ha detto il premier Silvio Berlusconi sottolineando però che «l´Italia ha fatto il massimo stanziando un miliardo di dollari» e che, nonostante voglia «fare di più» è impossibilitata a farlo a causa del «debito ereditato».
La ricetta anti-fame la sintetizza in poche parole, Angelo Bonelli (Verdi) : un taglio netto alle spese militari mondiali.
"Si parla di problemi , che riguardano molti Paesi del pianeta, eppure non si affronta un nodo cruciale, una grande contraddizione e una grande ipocrisia: la cifra da capogiro raggiunta dalle spese militari che ha toccato, nel 2006, i 1300 miliardi di dollari in tutto il pianeta, di cui il 46% solo negli Usa". Come sfamare le popolazioni povere? "Basterebbe ridurre del 10% questa cifra - ha osservato - per garantire cibo a tutti e condizioni di vita più dignitose". "L'Onu accolga quindi l'appello per la riduzione delle spese militari nel mondo, a cui occorre legare un aumento della produzione delle derrate alimentari: un provvedimento essenziale e concreto da adottare nel più breve tempo possibile".
Chissà cosa ne penserebbe il neo Ministro per la Difesa Ignazio La Russa che invece ha appena proposto di aumentare i fondi alle spesa militare di 5 miliardi di euro... Come se non bastessero gli incrementi dell'11% delle utime due finanziarie... ( Tratto da: greenreport)
Armi: un mercato che non va mai in crisi

La spesa militare mondiale non conosce crisi e nel 2007 è stata pari a 1.339 miliardi di dollari, il 2,5% del Prodotto nazionale lordo del Pianeta e ben 202 dollari a testa per ogni abitante della Terra.


L'incremento in termini reali rispetto al 2006 è del 6% e del 45% rispetto al 1998, l'anno prima della caduta del muro di Berlino.


Sono alcuni dei dati contenuti nel SIPRI Yearbook 2008, dell'omonimo prestigioso centro studi sulla pace e sul disarmo di Stoccolma.


L'istituto, come ogni anno, ha fatto il punto su tutti gli aspetti connessi al militare: spesa, commercio internazionale delle armi, armi nucleari chimiche e batteriologiche, missioni di peacekeeping, trattati sul controllo degli armamenti, ecc, un tomo di molte centinaia di pagine.


Il maggior contributo alla spesa militare internazionale è dato dagli USA con il 45% del totale mondiale 2007. Seguono a distanza Regno Unito, Cina, Francia e Giappone con il 4-5% ciascuno. Dal 2001 la spesa del Pentagono è cresciuta del 59% in termini reali, per gli enormi costi delle guerre in Afghanistan ed in Iraq. Ecco la classifica degli sperperi. Primi come al solito gli USA con 547 miliardi di dollari costanti, il maggio livello di spesa dai tempi della seconda guerra mondiale. Seguono Regno Unito con 59,7 miliardi; la Cina con 58,3 raggiunge il terzo posto superando la Francia 53,6; più distanziate Giappone 43,6 Germania 36,9 e Russia con 35,4 miliardi. L'Italia si conferma all'ottavo posto assoluto con 33,1 miliardi (erano 29,9 nel 2006).


Il Governo Prodi non ha penalizzato, quindi, tale spesa, nonostante il suo programma elettorale ne prevedesse una limitazione.


L'Europa orientale è stata la regione con il maggior incremento 2007 (+15%) in gran parte dovuto all'aumento della spesa russa (+13%). Un simile livello di spesa militare si registra mentre cresce giornio dopo giorno, la massa di diseredati, di coloro che riescono a sopravvivere con meno di un dollaro al giorno ed i numero degli affamati.


I Grandi del mondo hanno evidenziato, nel recente vertice romano della FAO, la scelta politica di non voler affrontare il problema della distribuzione delle risorse, in primo luogo il cibo. Infatti, i dati SIPRI mettono in mostra il cinismo dei leader mondiali che, ancora una volta, hanno preferito armare i propri eserciti invece di sfamare i propri concittadini. Anche il commercio delle armi è in espansione, nel periodo 2003-2007 rispetto agli anni 2002-2006. L'80% dell'export è opera di soli 5 Paesi USA (con il 31% delle vendite totali),Russia (26%), Germania (10%), Francia (9%) e Regno Unito (4%).Segue l'Olanda (4%) mentre l'Italia nello stesso periodo si colloca al 7° posto con il 2%. Il Sipri indica anche i principali clienti.: per Washington sono Corea del sud, Israele ed emirati Arabi Uniti; per la Russia sono Cina, india e Venezuela; per la Germania Turchia, Grecia e Sud Africa, per la Francia Emirati Arabi Uniti, Grecia ed Arabia Saudita, per il Regno Unito USA, Romania e Cile. Da notare che fra i sopraindicati paesi vi sono 4 membri del Consiglio di Sicurezza ONU con potere di veto su 5. I principali clienti sono invece, nell'ordine: Cina (con il 12% degli acquisti nel quinquennio 2003-2007),India (8%), Emirati Arabi Uniti (7%) Grecia (6%) e Corea del sud (5%). Anche per i principali clienti il SIPRI fornisce l'elenco dei maggiori fornitori. Cina Russia, Ucraina e Francia; per l'India sono Russia Israele ed Uzbekistan; per gli Emirati Arabi sono Francia, USA e Germania, per la Grecia e per la Corea del sud sono USA, Francia e Germania. Con riferimento alle regioni , l'Asia ha ricevuto il 375 delle armi totali, in particolare il Pakistan ha raddoppiato gli acquisti per lo più dagli USA, dalla Cina e dalla Francia. L'India è il n.1 del continente con un livello quadruplo rispetto al Pakistan ed ha il maggior fornitore nella Russia. .La Cina ha ridotto le compere di oltre il 60% nel 2007 rispetto al livello 2006, a causa della caduta delle esportazioni russe. Il Medio Oriente si colloca al terzo posto dopo l'Europa, con 19%. Gli Emirati sono il principale importatore dell'area seguono Israele ed Egitto. L'Africa ha ricevuto il 6% del totale (era il 5% nel periodo 2002-2006). Gran parte degli acquisti sono appannaggio di Algeria Marocco, .Libia e Tunisia. L'Africa subsahariana ha ricevuto invece il 2% delle armi complessive., in gran parte acquistate dal Sud Africa. In particolare il Sudan ha ricevuto l'87% delle armi dalla Russia e l'8% dalla Cina. Mosca ha venduto 20 elicotteri e 12 aerei e Pechino altri 8 aerei, nonostante l'embargo ONU . Il Ciad, un altro Paese in guerra ha ricevuto 6 elicotteri , il Belgio ha consegnato 25 blindati e un aeree leggero dalla Svizzera. Ovviamente queste armi sono state usate in combattimento. Le Americhe hanno ricevuto il 9% del totale ed il Sud America il 5%.
Letto su: ControllArmi (Sito ufficiale della Rete Italiana per il Disarmo)
La Vignetta è di REISER ALBIN MICHEL ( Le amiche - 1992 RCS Rizzoli Libri S.p.A. Milano)

giovedì 3 luglio 2008

La sesta vita di Ingrid Betancourt

Oggi voglio richiamare la vostra attenzione su un articolo, di Gennaro Carotenuto, il quale attraverso la storia di Ingrid Betancourt ci porta a conoscenza del dramma colombiano.

La sesta vita di Ingrid Betancourt
Il primo pensiero è di allegria, allegria per Ingrid Betancourt e per gli altri 14 sequestrati liberati, tra i quali tre mercenari statunitensi, che in qualunque altro conflitto al mondo sarebbero stati da tempo passati per le armi.
Il secondo pensiero è perchè non si spenga la luce sulle centinaia di ostaggi che restano nella selva nelle mani delle FARC. Si vedrà se l’interesse dei benpensanti europei per la selva colombiana era genuino o era solo figlio del colonialismo mentale e razzista con il quale l’Europa guarda ai drammi del Sud del mondo. Se le luci sulla selva si spegneranno dovremo amaramente concludere una volta di più che è così, che la benpensante Europa si mobilita solo se qualcuno buca lo schermo. Altrimenti se ne frega.
Il terzo pensiero è per Álvaro Uribe, apparente trionfatore della giornata di oggi. La giornata per lui si era aperta nel peggiore dei modi, come si era aperta la settimana, il mese, l’anno. La Corte Suprema, con parole insolitamente dure, aveva preteso il rispetto delle proprie decisioni da parte del Presidente che non accetta che la sua stessa rielezione, nel 2006, sia stata viziata dalla corruzione nella forma e nella sostanza e che potrebbe perfino essere annullata.
Se è presumibile che l’azione sia stata preparata nel tempo, è evidente che la stessa sia stata giocata alla disperata ricerca di un successo personale. Per fortuna è andata bene, ma ciò non sposta i termini della questione, anzi se è possibile, se è dovuto ricorrere a giocarsi tutto con la liberazione di Ingrid, avendo fatto sempre di tutto per evitarla in passato, la vittoria di Uribe potrebbe essere la vittoria di un Pirro disperato.
Il quarto pensiero è per le FARC. E’ difficile non pensarle indebolite politicamente e militarmente. E’ difficile pensare alle FARC come chi tiene alta la bandiera di milioni di esclusi colombiani. E’ difficile non pensare che le FARC da anni sono oramai la scusa per i paramilitari per appropriarsi delle terre e consegnarle alle multinazionali. Ma allo stesso tempo è difficile pensare alla liquidazione delle FARC come un processo indolore e possibile, in una Colombia dove l’ingiustizia è causa della guerriglia e non viceversa.
L’interesse per Ingrid Betancourt da parte dei media e dell’opinione pubblica europea è stata in questi anni una cartina tornasole del colonialismo mentale con il quale l’Europa guarda alle cose del Sud del mondo. Ingrid è giovane, Ingrid è bella, aristocratica, elegante. Ingrid è francese, una di noi quindi. Ingrid è progressista. Ingrid buca lo schermo. Ingrid, lungi dall’esserne colpevole, ha occupato in questi sei anni completamente lo schermo, oscurando milioni di altre donne vittime di una guerra, quella colombiana, che conta più profughi, 4 milioni, che Iraq, Afghanistan e Darfur insieme.
Lungi dall’esserne colpevole, lungi dal giustificare la sua orribile e imperdonabile prigionia, Ingrid è stata soprattutto una foglia di fico servita a distorcere il conflitto colombiano in maniera manichea fino a renderlo incomprensibile. Visto dall’Europa e per chi nulla sa di Colombia, in piena logica post-11 settembre di “guerra al terrorismo”, le FARC che hanno tenuta sequestrata Ingrid rappresentano tutto il male in Colombia, laddove chi l’ha liberata, il governo paramilitare di Álvaro Uribe rappresenterebbe tutto il bene. E’ una visione manichea ed infondata del conflitto colombiano.
Lo testimonia ancora l’uccisione di uno dei capi delle FARC, Raúl Reyes, lo scorso primo marzo quando stava per incontrare gli emissari di Nicolas Sarkozy e la liberazione era ad un passo. Reyes fu ammazzato in pieno territorio ecuadoriano, con un’azione militare tanto illegale quanto chirurgica, orchestrata dagli eserciti colombiano e statunitense: Ingrid, per i governi di Washington e Bogotà, non doveva essere liberata anche al prezzo di una crisi internazionale.
Adesso le cose sono cambiate, in due mesi ancora molti scandali hanno pesato sull’uomo di Washington tanto da farlo decidere di legare la sua immagine alla liberazione della sua più acerrima nemica che bucava e chissà se bucherà ancora lo schermo rompendo il silenzio sulla Colombia. Una Colombia facile da digerire e dimenticare per gli stomaci delicati dell’opinione pubblica europea, che non vuol sapere dei contadini fatti a pezzi con la motosega dai paramilitari, di fumigazioni velenose come in Vietnam e di una guerra con la quale il paramilitarismo, solo negli anni di Uribe, si è già appropriato di sei milioni di ettari di terra fertile, strappandoli ai piccoli produttori indigeni e afrodiscendenti e girandoli alle multinazionali.
La sesta vita di Ingrid Betancourt
Ingrid viene dal mondo delle oligarchie, quello della Colombia bene che chiude un occhio da sempre sulle ingiustizie e se ne fa complice, del narcotraffico, della corruzione, dello sfruttamento, delle voci critiche sistematicamente silenziate. È figlia di Gabriel Betancourt, che fu Ministro dell’Educazione al tempo di Gustavo Rojas Pinilla. È figlia di Yolanda Pulecio, già Miss Colombia e poi politica e diplomatica, che in questi anni ha girato il mondo accusando con coraggio Álvaro Uribe di essere il primo responsabile della cattività della figlia.
Nacque nel 1961 a Bogotà Ingrid, lo stesso anno di Zapatero e forse non è un caso, quando il suo paese era già desolato da più di un decennio dalla Violencia, che dura tuttora. Con i natali giusti, non poteva non fare le scuole giuste, il Liceo francese e poi il salto a Parigi con il padre Ambasciatore colombiano all’UNESCO. Lì comincia rapidamente una seconda vita, dorata come la prima. A vent’anni è già sposata con un diplomatico francese e prende quella cittadinanza comunitaria così preziosa che l’ha sottratta all’oscurità. Si laurea in Scienze politiche, e sarà madre per due volte. Ha fretta di vivere Ingrid e archivia quella vita per una nuova, la terza, di nuovo in America.
Torna in Colombia, divorzia, e si impegna in politica con il Partito Liberale. Collabora con César Gaviria, allora presidente e nel 1994, ad appena 33 anni, diventa deputata. È pienamente integrata nel sistema e l’aspetta una radiosa carriera, ma è lì che scatta qualcosa. E’ la corruzione che comincia a risultarle insopportabile. Quella corruzione con la quale il Cartello di Cali, uno dei più importanti nel paese, sta finanziando il presidente liberale Ernesto Samper che lei stessa appoggia. Resta nel Partito Liberale ma ne diventa una spina nel fianco. In pieno parlamento a Bogotà si mette in sciopero della fame contro la sentenza aggiustata che aveva assolto Samper per aver preso soldi dal narcotraffico.
Denuncia dagli stessi scranni del Partito Liberale in parlamento come questo fosse viziato da interessi mafiosi. La fischiano e la spingono giù con la forza. E’ il segno che il suo mondo, che alla corruzione e all’ingiustizia deve il proprio benessere, la sta espellendo e le dichiara guerra. Da quel momento saranno continue le minacce di morte e gli attentati, dai quali esce viva per miracolo. I sicari sono i paramilitari, i mandanti la parapolitica, la narcopolitica, lo stesso Álvaro Uribe, al quale contenderà la presidenza, che gliel’ha giurata.
Comincia così una nuova vita ancora, la quarta, al di fuori delle sicurezze del mondo dorato nel quale è nata, cresciuta, educata. Nel 1998 ottiene un buon successo personale con una nuova forza politica, il partito Verde Oxígeno, che unisce alle tematiche ambientali quelle della corruzione. È eletta senatrice, appoggia il predecessore di Uribe, Andrés Pastrana, ma poi se ne dichiarerà tradita. E’ protagonista di azioni clamorose per la società colombiana, distribuisce preservativi e perfino il Viagra, sempre in polemica con la corruzione. Ha un linguaggio diretto che piace alla gente, ma è sempre più isolata dal sistema politico. Nel 2002 si candida alle presidenziali. Dalla Francia, dall’Europa, c’è interesse per lei, ma in Colombia c’è il vuoto e il silenzio intorno alla sua candidatura. Attacca duramente Álvaro Uribe. Lo accusa carte alla mano di essere un paramilitare, complice di paramilitari e di considerare l’assassinio come una normale arma politica. Aveva ragione e da quando è stato eletto una media di 600 oppositori politici sono stati ammazzati ogni anno in Colombia. È troppo scomoda Ingrid per il candidato di Washington che si propone di spazzar via le FARC con una guerra senza quartiere. È scomoda ma è un grillo parlante che molti temono ma pochi ascoltano. Quando viene rapita non arriva all’1% nei sondaggi.
Comincia così la quinta vita di Ingrid, prigioniera delle FARC dal 23 febbraio del 2002. È la più angustiosa, quella che lei stessa definirà in una lettera alla madre “una non vita”. Era andata a San Vicente del Caguán, la località al centro della zona di distensione tra governo e guerriglia, che con la fine del governo Pastrana veniva smobilitata. Voleva testimoniare l’appoggio a quella comunità (una delle poche che il suo partito amministrava) e continuare a puntare sul dialogo con la guerriglia come soluzione alla guerra. Il governo se ne lavò le mani. “E’ colpa sua se è stata rapita” dichiarò il Ministro degli Interni.
Da allora sono passati sei anni, quattro mesi e una settimana. Ingrid è stata la più pregiata di un migliaio di disgraziati prigionieri delle FARC nella selva. Lei è l’unica che per i media occidentali conti qualcosa e le dirette di queste ore nelle quali la selva colombiana diviene boliviana e lei viene definita Premio Nobel lo testimoniano. Il contesto non conta nulla e neanche la bella francese serve per parlare della Colombia e della sua guerra dimenticata. Oggi parlano tutti di lei, i politici, le grandi firme del giornalismo, ma la Colombia sembra non esistere e dalle loro parole Ingrid sembra sia stata in questi anni sequestrata dagli extraterrestri.
Ingrid adesso è libera, salvata paradossalmente da Uribe che l’ha voluta e forse la vuole ancora morta. Lo hanno testimoniato i precedenti, le minacce, gli attentati, l’odio che il parapresidente della Colombia ha per lei. Un Uribe travolto da uno scandalo alla settimana al quale la liberazione di Ingrid dà respiro. Qualcuno in Europa fantastica di una Ingrid restituita alla vita politica e addirittura futura presidente della Repubblica. Per adesso lasciamole cominciare la sua sesta vita, abbracciare i suoi cari e ricominciare a vivere. E’ solo la sua sesta vita e speriamo, ma siamo pessimisti, che la luce non si spenga sul dramma colombiano.

(Gennaro Carotenuto)


Il mondo della comunicazione nell’ultimo decennio si è rivoluzionato. I mass media continuano a fabbricare consenso, ma vivono un crollo verticale di credibilità. Al polo opposto, la biodiversità informativa generata da Internet sta democratizzando la comunicazione in nuove forme di giornalismo diffuso e partecipativo che può e deve contaminare in positivo i primi.

Giornalismo partecipativo è un frammento di una nebulosa informativa formata da migliaia di siti. Dal 1995 produce approfondimento giornalistico, affianca, e integra in maniera collaborativa, i media tradizionali o ne denuncia il conformismo e le manipolazioni dell’opinione pubblica.
Di fronte ad un giornalismo tradizionale sempre più o tendenzioso o sciatto, rivendico un giornalismo fatto di autorevolezza. Autorevolezza fatta di competenze professionali nel campo specifico (dichiarato in questo caso dalla testata “America latina, media, politica internazionale, guerre infinite, comunicazione politica”), e di passione informativa e di impegno civile contro il burocratismo delle vie Solferino dei media tradizionali. E’ un giornalismo in prima persona, versus un giornalismo mainstream in terza persona.

Partecipativo perché diffuso in milioni di siti che si intersecano e incrociano quotidianamente informazioni tra loro.

Partecipativo perché estraneo ai rituali di cooptazione e alle logiche commerciali.

Partecipativo perché vissuto e condiviso intensamente in una grande rete di lettori-autori. Un giornalismo che funge da controllore dei media tradizionali ma che, con la parte migliore di questi, può e deve attivare una sinergia positiva. Un giornalismo nel quale molti parlano a molti, e nessuno ha più il monopolio dell’informazione.

Partecipativo perché da oggi Gennarocarotenuto.it fa un ulteriore passo avanti: tutti gli utenti registrati ne sono automaticamente autori inviando articoli e non solo commenti.

mercoledì 2 luglio 2008

Liberata Ingrid Betancourt

Finalmente, dopo oltre sei anni, è finito oggi il calvario di







Figlia di un ex ministro dell'educazione e diplomatico, Gabriel Betancourt, e della ex senatrice Yolanda Pulecio, ha vissuto all'estero la maggior parte della propria vita, soprattutto in Francia, dove ha studiato presso l'Institut d'études politiques di Parigi. Viene eletta nella Camera di Rappresentanti nel 1994 e lancia un proprio partito politico, il "Partido Verde Oxígeno". Da subito impegnata contro il narcotraffico e la corruzione che dilaga a tutti i livelli dell´amministrazione politica colombiana.Durante il suo mandato critica l'amministrazione Samper, accusato di corruzione e di aver accettato denaro riciclato dai narcotrafficanti durante la propria campagna elettorale.È stata rapita il 23 febbraio 2002 dalla guerriglia delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC),




Nel ricordare il dramma di una donna sepolta nella foresta, Francesco Guccini le dedica una canzone : Nella Giungla.



IL TESTO

Per tre anni nella giungla, in catene innocente, circondata da folli utopisti del niente, che ti fan prigioniera, un ostaggio tenuto dalla falsa guerriglia che da tempo han perduto e che un tempo voleva legge e libertà sputa sulla giustizia e un ostaggio sei già, per la donna che eri oggi e nella vita, ma dai loro fucili la vittoria e' svanita. Ingrid noi ti aspettiamo e vicini ci avrai, libertà non avremo finché tu non l'avrai. Per tre anni nella giungla, in catene innocente, ed i tuoi carcerieri sono dei delinquenti, che ti citano Stalin, che ti leggono Mao come fosse un poeta, come fosse Rimbaud; forse tu come me, li hai creduti anche ieri figli di Che Guevara, di diritti forieri, ma la lotta finale, il gran giorno sognato, sono l'odio ed il male e il denaro intascato Ingrid noi ti aspettiamo e vicini ci avrai, libertà non avremo finché tu non l'avrai. Io non so dire il nome della gente che la e' tenuta in prigione senza la libertà, senza un volto ne' storia ossa fatte e calcina, in un mondo che ha reso la barbarie regina dei signori di droga, di un potere corrotto, di un regime fantoccio hai pagato lo scotto e cantando per te ora Ingrid ti dico che combatti una lotta contro un doppio nemico Ingrid noi ti aspettiamo e vicini ci avrai, libertà non avremo finché tu non l'avrai Da tre anni nella giungla, in catene innocente, con il vento che soffia sul tuo viso paziente perché resterai sempre forte in quella deriva la tua sola vendetta e' di restare viva per la gente che ami, per chi lotta con te e spezzare le catene che non spezzano te il tuo nome e' bandiera Ingrid Betancourt di una lotta che vuole libertà e niente più Ingrid noi ti aspettiamo e vicini ci avrai, libertà non avremo finché tu non l'avrai Ingrid noi ti aspettiamo e vicini ci avrai, libertà non avremo finché tu non l'avrai libertà non avremo finché tu non l'avrai

Nel giugno 2008 il quotidiano italiano l'Unità l'ha proposta per il Premio Nobel per la Pace.