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lunedì 14 luglio 2008

Gay Day a Pozzallo

Nonostante qualche retrogrado abbia detto no al Gay Day.

Il 28 luglio 2008 Pozzallo, piccola città in riva al mare in provincia di Ragusa, vedrà le strade animarsi di artisti di strada, spettacoli e musica.
Giornata colorata dunque, e in pieno stile "rainbow" per il primo Gay Day in questa parte di Sicilia dove la "cultura della della diversità" è ancora lontana.

Il Gay Day di Pozzallo, organizzato dall'Arcigay di Ragusa, nasce con una vocazione diversa rispetto ad altre manifestazioni gay; maggiore dialogo e apertura al confronto, infatti, saranno le linee guida su cui si muoverà il Gay Day di Pozzallo, che, quindi, rinuncia alla tradizionale parata in cui, troppo spesso, atteggiamenti ostentati mettono in ombra uno sforzo di accettazione che la comunità gay auspica.

Il programa della manifestazione prevede la presenza di nomi noti, come Aurelio Mancuso (presidente nazionale Arcigay), di Paolo Patanè (presidente regionale Arcigay), dei rappresentanti dei cinque comitati provinciali Arcigay siciliani (Palermo, Catania, Siracusa, Messina e appunto Ragusa) e delle autorità della Provincia.

Inizierà alle 19:00 in Piazza Cesare Battisti con la presentazione del libro di Riccardo Di Salvo "Stella del Sud".
Presentazione associazioni.

Musica, seminari, spettacoli teatrali, poesie, artisti di strada e, rassegna di pittura.

FLASHBACK (rock/blues) in concerto



Aderiscono alla manifestazione: Libera-nomi e numeri contro le mafie, Circolo Don Puglisi/P. Impastato, la Voce Ribelle, Arci-Il Clandestino, La Bottega Solidale, Caffè Letterario "Rino Giuffrida.




Sono invitati a partecipare alla manifestazione, tutti quelli che "sentono" particolarmente le tematiche care al mondo omosessuale.


FONTE: Le foto - Arcigay

1 commento:

Anonimo ha detto...

"maggiore dialogo e apertura al confronto, infatti, saranno le linee guida su cui si muoverà il Gay Day di Pozzallo, che, quindi, rinuncia alla tradizionale parata in cui, troppo spesso, atteggiamenti ostentati mettono in ombra uno sforzo di accettazione che la comunità gay auspica."

Mi chiedo che confronto e apertura possano esserci quando ci si riduce a chiedere di essere accettati dagli altri non esprimendo tutta la propria complessità - e questo è il senso dei Pride, che voi sconfessate, a cominciare da quello nazionale di cui Mancuso però si gloria, e in questo siete un attimo poco coerenti - ma limitandosi a essere non per ciò che si è ma per come gli altri (gli stessi che ci additano come "froci" o "checche") vorrebbero che noi fossimo.

Questa strategia è stata largamente fallimentare in Italia. Dovreste prenderne atto.