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sabato 23 agosto 2008

Scene da un matrimonio: truppe inglesi fanno strage di civili

Questo è il periodo migliore dell’anno per sposarsi, il grande caldo è passato e i fiori colorano ancora il paesaggio.

La festa inizia il mercoledì e si va avanti per tre giorni ininterrottamente, uomini all’esterno, donne e bambini all’interno, rigorosamente separati.

Bisogna affrettarsi, tra poco inizierà il Ramadan.
In un paese in guerra bisogna rinunciare a qualche usanza locale, come sparare in aria colpi di fucile per evitare di diventare un facile bersaglio, e la festa può avere inizio.

Sono le 9:30 a Sangin, provincia di Helmand, sud dell’Afghanistan. Qualcosa è andato storto: le precauzioni non sono bastate, il via vai di moto e macchine ha attirato l’attenzione. “E' stata una pattuglia di tank britannici – racconta un testimone - il primo razzo ha colpito una macchina che stava uscendo dalla casa dei festeggiati, gli altri sono stati tutti diretti verso l’edificio in cui si trovavano le donne e i bambini”.
Non c’è tempo di pensare e di guardarsi indietro, la prima macchina con due bambine e una donna parte alla volta di Lashkargah, correndo contro il tempo. Dopo tre ore di viaggio il mullah Baseer arriva all’ospedale di Emergency: la moglie incinta di sei mesi, la figlia di tre anni e la nipote sono in gravi condizioni, ma sopravviveranno. Il vestito bianco della festa è pieno di macchie di sangue, quello che ha visto gli si legge in faccia: “C’erano tre corpi di bambini dilaniati, le gambe erano da una parte e il busto da un’altra. Sono scappato troppo velocemente per rendermi conto di quello che stava succedendo e non volevo vedere nient’altro”, racconta toccandosi la lunga barba bianca.
Sabawoon, cugino dello sposo, arriva poco dopo con un’altra macchina con quattro feriti a bordo. La storia che racconta e il dramma nei suoi occhi sono sempre gli stessi: “Gli inglesi erano a due chilometri dal matrimonio e i razzi sono arrivati a poca distanza l’uno dall’altro, non c’è stato il tempo di scappare e noi uomini all’esterno non abbiamo potuto fare nulla per salvare mogli e figlie”. Con lui all’ospedale sono arrivate due zie della sposa, un bambino di tre anni e un neonato di pochi mesi. Hanno corso abbastanza velocemente contro il tempo. Sabawoon poco dopo saprà che anche la zia, che è stata immediatamente trasferita in sala operatoria, se la caverà.
Le informazioni corrono veloci, non si ha il tempo di farsi troppe domande che l’ultima macchina arriva al cancello. Wadaan è alla guida, è il figlio del mullah Baseer. Con lui in macchina altre due bambine e Bakhtawara, la madre dello sposo. Sono in ritardo, hanno preso una decisione difficile: anziché correre direttamente all’ospedale di Lashkargah si sono fermati in una piccola clinica a Grishk, a un’ora di distanza dall’ospedale. Il tempo che hanno perso è stato fatale: la madre dello sposo muore pochi minuti dopo essere entrata nel pronto soccorso.
All’esterno dell’ospedale, Bakhtawar, Ghamay e Wadaan sono troppo stanchi per disperarsi e per piangere, insieme portano via il cadavere di Bakhtawara. Ancora vestito a festa.

(Scritto da Emanuele Nannini per
PeaceReporter)

I luoghi e i fatti descritti dai protagonisti sono stati riportati fedelmente. I nomi dei testimoni sono stati cambiati per proteggere la loro identità.

E non è tutto : la notte scorsa nella provincia di Herat , in un bombardamento (che i bollettini militari spacciavano per una operazione che aveva coinvolto solo la guerriglia) hanno perso la vita settantasei civili, quasi tutti bambini


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