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domenica 13 dicembre 2009

Graziella Campagna: ammazzata dalla mafia per proteggere la mafia protetta dai giudici e dai carabinieri protetti dalla mafia

La sera del 12 dicembre del 1985, Graziella Campagna, come al solito, uscì dalla lavanderia dove lavorava, alle ore 19.45, per andare a prendere l’autobus che l’avrebbe riportata a casa, a Saponara.
Povera Graziella! La presero a tradimento quella sera alla fermata dell’autobus.
La caricarono su un’auto e la portarono a Forte Campone (una collina sopra Messina).
Un viaggio di pochi chilometri sotto la pioggia, al buio, lungo una strada sterrata.
Arrivati, la scaricarono nel fango e le spararono cinque colpi di fucile a canne mozza che colpirono il braccio con il quale tentò di ripararsi, il viso, lo stomaco, la spalla.
Quando era già accasciata a terra la sfigurarono con un colpo finale di lupara in pieno volto.
Il proiettile le attraversò il cranio e si piantò nel fango.

Il cadavere di Graziella fu ritrovato due giorni dopo.
Il suo orologio era fermo alle 9 e 12, l’ora della morte.


Graziella Campagna aveva diciassette anni.
Era nata il 3 luglio del 1968 e faceva la stiratrice nella lavanderia la “Regina”, a Villafranca Tirrena.

Fu barbaramente uccisa perchè aveva visto ciò che non doveva vedere

Si è trattato di un omicidio di stampo mafioso quindi, si legge nelle motivazioni della sentenza,


Graziella aveva trovato un’agendina nella tasca della camicia sporca che Gerlando Alberti jr. le aveva consegnato in lavanderia.
Per lei, quell’uomo che frequentava spesso la lavanderia era un ingegnere e si chiamava Eugenio Cannata. Con lui c’era sempre il cugino, Gianni Lombardo, geometra, in realtà Giovanni Sutera. Due latitanti che ormai da mesi frequentavano indisturbati quella zona della provincia messinese, godendo di amicizie e protezioni.
Dentro l’agendina, tra le mani di Graziella passarono i segreti che nessuno doveva sapere.
Nomi e storie di complici e protettori.


Dopo 19 anni da quel delitto tanto bestiale, la Corte di Assise di Messina condannò all’ergastolo, per l’omicidio di Graziella, due ex latitanti: Gerlando Alberti jr., nipote di Gerlando Alberti Sr., detto “U paccarè”, boss della mafia siciliana, e Giovanni Sutera, già accusato di omicidio e tentata rapina. Insieme a loro, con l’accusa di favoreggiamento, furono condannate a due anni la titolare della lavanderia e la collega di lavoro di Graziella Campagna: Franca Federico e Agata Cannistrà.

Oggi il Killer di Graziella, Gerlando Alberti Jr, è agli arresti domiciliari perchè è stato scarcerato (LEGGI)

Egli potrà scontare la propria pena agli arresti domiciliari nella sua casa di Falcone, poco lontano da Saponara, il paese di Graziella.
Secondo il tribunale di sorveglianza di Bologna, le condizioni di salute di Alberti non sarebbero più compatibili con il carcere.


Gerlando Alberti junior era finito in carcere il 18 marzo 2008, un´ora dopo la sentenza d'appello che aveva confermato l´ergastolo. Latitante dall´82 al ´85 a Villafranca Tirrena (dove aveva impiantato una raffineria di eroina), era tornato libero grazie all´indulto nel novembre 2006, scontata una condanna a 30 anni per narcotraffico. Alberti e Sutera erano stati prosciolti nel 1990 in un processo "aggiustato", ma le indagini del fratello di Graziella, il carabiniere Pietro, e le dichiarazioni di alcuni pentiti li avevano riportati alla sbarra. E stavolta il processo si era concluso con l´ergastolo.


“È il modo più scandaloso – ha detto Fabio Repici, legale della famiglia Campagna - con cui la magistratura commemora l´anniversario dell´uccisione di Graziella Campagna».



"Quello che è successo ieri è una cosa sconvolgente e vergognosa, che offende la dignità di mia sorella, della nostra famiglia e di tutti gli italiani – ha aggiunto Pasquale Campagna, fratello di Graziella - Se la pena è certa non si capisce come mai dopo tanti processi e tanto tempo è stata presa questa decisione. Ma allora dove sta la giustizia? Chi pensa a quella ragazza? Che giustizia è quella che manda a casa un assassino?". "Sono indignato – ha concluso Pasquale Campagna - e mi auguro che l'ispezione disposta dal ministro alla Giustizia sia vera, fatta con criterio e dia risposte agli italiani e affinché chi ha ucciso mia sorella se ne rivada in galera".

Alberti potrà lasciare gli arresti domiciliari solo scortato e per motivi di terapia e potrà vedere solo la moglie e i figli. Gli arresti domiciliari gli sono stati concessi per un periodo di otto mesi, «in luogo del differimento della pena», in base - secondo quanto si è appreso - all'articolo 147 del Codice penale, che fa riferimento alla pietas quando per il detenuto sussiste il pericolo di morire in carcere.

PIETAS RISERVATA SOLO AI BOSS MAFIOSI!



PRIMA PARTE



SECONDA PARTE



TERZA PARTE



QUARTA PARTE



Fonti: www.antimafiaduemila.com, www.ammazzatecitutti.org

4 commenti:

upupa ha detto...

Era solo una ragazzina....una vergogna inumana!!!!!!!!!

Tina ha detto...

L'onoratà società sentitamente ringrazia il presidente del consiglio, fino a quando il presidente del consiglio ubbidirà e continuerà a demolire la legge, sarà riverito, se provasse a mettere un freno...i segnali forti non mancano.

Rosa ha detto...

@upupa: E' ancor più inumano l'aver concesso ad uno dei suoi carnefici gli arresti domiciliari, confortato dalla presenza della moglie e figlio.
Bell'esempio di giustizia!

@Tina: Freno? Ma quando mai!
Ho la netta sensazione che berlusconi se la giocherà fino in fondo, senza ripensamenti.
Questo non si fermerà prima di averci fatto toccare il fondo

@enio ha detto...

è un'ingiustizia, l'assassino e i suoi complici dovevano restare in carcere