Ascoltate Josè Saramago intervistato da Serena Dandini

venerdì 14 maggio 2010

Un'altra morte senza responsabili

Niki Aprile Gatti non ha ottenuto giustizia !!!

Il Gip di Firenze archivia come suicidio la morte di Niki, nonostante siano numerosi i dubbi sulla sua morte che non hanno ancora trovato risposta, nonostante i disperati appelli della madre ( Ornella Gemini).

In tanti ci siamo chiesti perché non si è ritenuto necessario approfondire le indagini?Perchè non si è voluto fare chiarezza su tanti punti oscuri della vicenda?

Per chi chiede giustizia da quasi due anni e si ritrova con un'archiviazione, consentitemi dirlo è un vero SCANDALO.

SIA BEN CHIARO , PER NOI LA STORIA DI NIKI RESTERA' APERTA FIN QUANDO:
NON SI FARA' CHIAREZZA,
FIN QUANDO NON SI SAPRA' COME REALMENTE ANDARONO LE COSE IN QUEL MALEDETTO GIUGNO DI QUASI DUE ANNI FA.
FIN QUANDO NON SAPREMO QUALE MANO HA "AIUTATO" NIKI A LASCIARE PREMATURAMENTE QUESTA TERRA.
FIN QUANDO NON SARANNO ASSICURATI ALLA GIUSTIZIA TUTTI I COLPEVOLI.

La famiglia di Niki ha il diritto di conoscere la verità, ha il diritto che venga fatta giustizia, ha il diritto che venga restituito l’onore alla memoria del proprio figlio.


Onorevole Presidente della Repubblica, almeno Lei avrebbe potuto aiutarci.
In tanti le avevamo inviata una
lettera nella quale la pregavamo di aiutarci a trovare la verità e a rendere giustizia a Niki (un ragazzo di 26 anni,incensurato, arrestato, tradotto in un carcere di massima sicurezza )
Le chiedavamo di fare in modo che venissero espletate delle indagini serie, tali da far emergere tutto quello che era accaduto all’interno di quel carcere il 24 Giugno 2008.
Ma lei come il Gip di Firenze ha ritenuto opportuno non indagare bensì
ARCHIVIARE.

GRAZIE!



mercoledì 12 maggio 2010

La legge sulle intercettazioni faciliterà la vita a molta gente

“La legge sulle intercettazioni non si può cambiare, si deve solo ritirare...”, così il professor Stefano Rodotà ha sintetizzato la sua posizione sulla legge bavaglio.
Ma siamo sicuri che il ddl del governo sulle intercettazioni telefoniche che diventerà legge nelle prossime settimane sia un reale problema per la collettività?
Forse ostacolerà il lavoro di giornalisti e magistrati, ma faciliterà la vita a molta altra gente.





Se ancora non l'hai fatto firma l'appello contro la legge bavaglio sulle intercettazioni, QUI'

domenica 9 maggio 2010

Ricordando Peppino Impastato

“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà.
All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.”

È questo l’insegnamento di
Peppino Immpastato, politico e conduttore radiofonico assassinato dalla mafia a Palermo la notte tra l'8 e il 9 maggio 1978. Lui fondò Radio Aut e attraverso la sua radio denunciò lo strapotere mafioso del boss Tano Badalamenti, padrone di Cinisi, ribellandosi al padre e alla maggioranza dei suoi compaesani.




"Trent'anni ho aspettato.In questo salone Gaetano Badalamenti avrà deciso la morte di mio fratello Peppino".
"Mi sembra ancora di vederli - dice
Giovanni Impastato - i mafiosi che ridevano al balcone e i politici che arrivavano da Palermo".
"Ma adesso la casa di Badalamenti è stata confiscata ed è stata affidata dal Comune all'associazione che porta il nome di Peppino. Qui si trasferirà anche la biblioteca comunale".


Dal balcone dove si affacciavano i potenti di Sicilia, Giovanni Impastato guarda adesso cento passi oltre, dove c'è la casa di Peppino:
"È come se quei cento passi non ci fossero più - dice - è come se Peppino e nostra madre Felicia fossero qui".
Tratto da la Repubblica.it ( l'articolo )



Chi l'avrebbe mai pensato che sarebbero state consegnate proprio oggi, in occasione del 32° anniversario dell'assassinio di Peppino Impastato, le chiavi dell'edificio dove viveva Tano Badalamenti all'associazione che porta il nome di Peppino?
Un Impastato si affaccerà dal balcone della casa del boss.
Una bella rivincita !


Carmen Consoli ed i Lautari interpretano Ciuri di Campu, tratto da una poesia di Peppino Impastato





Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali, e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.
( Giovanni Falcone )

lunedì 3 maggio 2010

Festa delle Oasi

Nell'Anno della Biodiversità il WWF dedica un intero mese alle Oasi e quindi alla natura d'Italia.

Tre domeniche di apertura speciale il 9, il 16 e il 23 maggio.

Sono previste moltissime attività per grandi e piccoli: si esploreranno boschi, fiumi e radure, si costruiranno nidi, si fotograferanno fiori e farfalle, si libereranno rapaci e tartarughe marine curati nei Centri di recupero. E poi spettacoli, concerti di musiche tradizionali, mostre, pic-nic...




“Le Oasi sono il luogo dove la biodiversità si può vedere, toccare, ammirare – ha detto Fulco Pratesi: sono una scuola a cielo aperto e non solo per i bambini. Rappresentano uno strumento diretto per far capire a tutti che cosa è la biodiversità e quanto vale per tutti. Più di qualsiasi “spiegazione”, la visita in un’Oasi regala la consapevolezza di quanto la natura sia bella e fragile. E sottolinea quanto sia importante proteggerla”.


Evento centrale sarà alle Saline di Trapani, Riserva Naturale regionale e Oasi WWF che coniuga la tradizionale attività della raccolta del sale con la conservazione di un’importante area umida per la sosta e la nidificazione per centinaia di specie di uccelli.
E’ prevista la diretta RAI su Tg3 Ambiente Italia la mattina del 16, presenze istituzionali, rappresentanti del festival Internazionale di Aquiloni, laboratori di aquiloni per bambini e l’inaugurazione di un percorso didattico.

In occasione della Festa delle Oasi è previsto il lancio della linea di prodotti alimentari “Terre dell’Oasi”, che saranno già in vendita in alcune delle Oasi coinvolte.

Seleziona una regione, e leggi il programma, QUI'.

BUON DIVERTIMENTO!!!





domenica 2 maggio 2010

AAA STUPRI ITALIANI VENDESI

Saverio Tommasi (http://www.saveriotommasi.it/) ha scoperto l'esistenza di un fiorente commercio di video pornografici ( N.B. le produzioni sono quasi tutte italiane) basati sulla rappresentazione di stupri e violenze sessuali.
Case di produzione, registi e siti internet che si arricchiscono tramite la banalizzazione e la mercificazione dello stupro.

SaverioTommasi ha prodotto un video nel quale vengono riportati anche i titoli e le trame di questi film "bestiali"
Il video inchiesta si conclude con un intervento di Teresa Bruno, psicologa e psicoterapeuta impegnata nel supporto alle donne che hanno subito violenza. Lavora con l'associazione Artemisia (Firenze).




L'intervista completa alla dottoressa Teresa Bruno.



Non penso che il problema sia l'incitamento all'emulazione, perchè un uomo con una sessualità sana non acquisterebbe mai simile porcate. Il problema è che esistono delle "persone" come gli autori di queste orrende storie che si permettono di asserire che : " SONO TANTE LE DONNE CHE SPERANO UN GIORNO DI ESSERE VIOLENTATE".
Io, da buona madre, sarei venuta a trovarti " PORCO " e, due calci sulle palle non te li avrebbe evitati nessuno!

Divulgate il video-inchiesta, mi raccomando!


sabato 1 maggio 2010

ANPI e CGIL insieme nel ricordo dei morti per la libertà



Palermo
- Il 1° maggio 1947 si tornava - dopo 21 anni - a celebrare la festa dei lavoratori, dopo che il fascismo l’aveva conculcata al punto da renderla un’appendice del natale di Roma, spostandola al 21 aprile.
Circa duemila lavoratori della zona di Piana degli Albanesi, in prevalenza braccianti e contadini, decisero di riunirsi nella vallata di Portella della Ginestra per manifestare contro il latifondismo, a favore dell’occupazione delle terre incolte ma, anche per festeggiare la vittoria del “Blocco del Popolo” alle recenti elezioni per l’Assemblea Regionale Siciliana, svoltesi il 20 aprile di quell'anno e nelle quali la coalizione PSI - PCI aveva conquistato 29 rappresentanti (con il 29 per cento dei voti) contro i soli 21 della DC (crollata a meno del 20 per cento).

All’improvviso, sulla gente in festa, partirono - dalle colline circostanti - un numero incalcolabile di raffiche di mitra che lasciarono sul terreno, secondo le fonti ufficiali, 11 morti (9 adulti e 2 bambini) e più di 27 feriti, di cui alcuni morirono in seguito per le ferite riportate.


La CGL - allora gli mancava una “I” essendo ancora la Confederazione Generale del Lavoro un’organizzazione unitaria - proclamò lo sciopero generale, accusando i latifondisti siciliani di voler “soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori” ma questa tesi non fu sposata dal Governo che, per bocca dell’allora ministro dell’interno, Mario Scelba rispondendo alle interrogazioni in Assemblea Costituente, addossò l’intera responsabilità della strage agli uomini del bandito Salvatore Giuliano, già colonnello dell’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia (EVIS) che, come veniva indicato chiaramente nel rapporto dei carabinieri sulla strage, “faceva riferimento ad elementi reazionari in combutta con i mafiosi locali”.

La posizione di Girolamo Li Causi
Una tesi che, invece, non convinceva Girolamo Li Causi, deputato siciliano del PCI che, in sede parlamentare, a nome di tutte le forze della sinistra e della stessa CGL, sostenne che il bandito Giuliano era solo l’esecutore materiale del massacro mentre i mandanti fossero gli agrari e i mafiosi, che avevano voluto lanciare un preciso messaggio politico proprio all’indomani della vittoria del “Blocco del Popolo” alle elezioni regionali.

Lo stesso Li Causi, in un articolo dal titolo “La belva scatenata”, apparso su “La voce della Sicilia” il 2 maggio, scriveva che: “Sconfitta sul terreno della democrazia, della civile competizione, la casta dominante della nostra Isola ha minuziosamente, freddamente premeditato il piano di provocazione e di aggressione contro le sane vive forze che hanno voluto con le elezioni del 20 aprile manifestare il loro profondo deciso desiderio di rinnovamento”. Lungi dal rassegnarsi alla sconfitta e di trarre le necessarie conseguenze dalla affermazione delle forze democratiche, il blocco monarchico-liberal-qualunquista è passato alla controffensiva e non potendo più contare sulla intimidazione ha ricorso alla aperta violenza”.

La lettera del bandito Giuliano
Ad avvalorare la tesi del deputato siciliano del PCI, nel ’49, arrivò una lettera autografa - che proprio Giuliano scrisse ai giornali - in cui affermava lo scopo politico della strage. Una tesi - prontamente smentita da Scelba - che il malvivente, però, non riuscì a dimostrare durante il processo di Viterbo (a cui la Cassazione aveva rimesso gli atti per legittima suspicione del tribunale di Palermo) perché, nel frattempo, il 5 luglio del ‘50, fu assassinato nel carcere di Castelvetrano dal suo luogotenente Gaspare Pisciotta, il quale morì, anch’egli avvelenato in carcere, quattro anni più tardi, dopo aver affermato di voler rivelare i nomi dei mandanti della strage”.

La sentenza senza mandanti
Il 3 maggio 1952, con la condanna all’ergastolo di 12 imputati - tutti esecutori materiali - si concluse il processo di primo grado con una sentenza che, a proposito della ricerca della causale, sostiene che Giuliano compiendo la strage e gli attentati successivi ha voluto combattere i comunisti e si richiama la tesi degli avvocati difensori secondo cui la banda Giuliano aveva operato come “un plotone di polizia”, supplendo in tal modo alla “carenza dello Stato che in quel momento si notò in Sicilia”. La sentenza di Viterbo, però, non toccava il problema dei mandanti della strage e dell’offensiva contro il movimento contadino e le forze di sinistra, affermando esplicitamente che la causa doveva essere ricercata altrove. La vicenda giudiziaria si concluse con una sentenza della Cassazione che, dichiarando inammissibile il ricorso del Pubblico MInistero, confermava la sentenza dl 10 agosto ’56 della Corte d’Assise d’appello di Roma con cui venivano confermate alcune condanne di primo grado e assolti altri imputati per insufficienza di prove.

63 anni dopo ANPI e CGIL insieme nel ricordo dei morti per la libertà
Da allora sono passati 63 anni in cui, alla mancata individuazione dei mandanti, ha fatto riscontro l’impegno della CGIL (non più unitaria) per mantenere viva la memoria di quei morti ammazzati per la libertà.

E, proprio nel ricordo di quei morti, quest’anno l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e la CGIL si ritroveranno insieme, per la prima volta dopo 63 anni, a Portella della Ginestra per celebrare il Primo Maggio. “Per la prima volta nella tradizione delle iniziative commemorative di quella strage - sottolinea il sindacato - la lotta alla mafia si incontrerà con l’antifascismo e la Resistenza”.

Nell’appello dal titolo “Il dovere della memoria, il futuro dei diritti” con cui la CGIL di Palermo e l’ANPI hanno spiegato il senso della manifestazione si legge “Portella della Ginestra ha ancora oggi il volto e il sangue di una generazione disperata, privata di diritti, lavoro e democrazia. Ha il profilo inquietante di un emblematico buco nero della giustizia, della responsabilità collettiva, istituzionale. Politica. La prima strage nell’era repubblicana”.

L’appello, quindi, ritornando ai momenti e alle motivazioni di quella strage, afferma: “Tra i monti di Portella si intrecciano storie diverse: da un lato ambienti deviati dello Stato che si coniugano agli interessi degli agrari, della mafia e del banditismo in un unico progetto reazionario e criminale. Dall’altro - prosegue il testo - i lavoratori della terra, in festa per il 1° maggio, con il cuore pieno di ansia di progresso e la voglia di cambiare il loro mondo. Il fuoco assassino spegne la vita di 12 di loro e tenta di cancellarne le speranze”. Portella della Ginestra ha passato, e reclama futuro”.

Per un’Italia migliore
“Ecco perché - conclude l’appello sottoscritto, tra gli altri da: Bice Biagi, Giorgio Bocca, Andrea Camilleri, Pierluigi Bersani, Nichi Vendola, don Luigi Ciotti - questo Primo Maggio, 63 anni dopo, per la prima volta, la lotta alla mafia s’incontrerà con l’antifascismo e la Resistenza.
Il segno, il simbolo di un impegno comune: la memoria diffusa del sacrificio più alto, la libertà, il lavoro, la dignità. E il loro domani. Per un’Italia migliore. Delle radici: Resistenza, Costituzione, Democrazia”.
(di Alessandro Bongarzone ).






Se avete ancora un'attimo di pazienza, vi voglio far leggere questo racconto, scritto da Andrea Camilleri, che ho trovato pubblicato sul sito dell'A.N.P.I. : Primo maggio. Portella e l’offesa di Scelba



A chi mi chiede, perché il primo maggio è la festa dei lavoratori ?
Io rispondo: LEGGI !