Ascoltate Josè Saramago intervistato da Serena Dandini

domenica 31 maggio 2009

La laurea honoris causa a uno che meriterebbe il carcere

La laurea honoris causa viene conferita dalle università a personalità che si sono distinte particolarmente e che, accettando il conferimento, ricevono e nello stesso tempo danno onore all’ateneo che li celebra.
Ebbene, l’Università di Sassari conferirà la laurea honoris causa in diritto, al Colonnello Gheddafi, AMICONE di Silvio Berlusconi, nonchè alleato nella politica di respingimento dei migranti messa in atto da Maroni.



La proposta viene dal professor Giovanni Lobrano, preside di Giurisprudenza, ed è stata approvata dal Consiglio di facoltà.

Giovanni Lobrano: "Il conferimento della laurea honoris causa al presidente Gheddafi da parte di una facoltà che si pone certamente in un contesto diverso da quelle islamico, contribuisce a un processo già in corso di dialogo e di conoscenza reciproca fra sistemi giuridici diversi ma convergenti nel Mediterraneo".

“Anche se ho proposto io la cosa e ho votato a favore - precisa il preside all’ADNKRONOS - e’ mia abitudine scientifica non attribuirmi meriti che non ho. Non posso definirla come una mia iniziativa ma sicuramente la proposta in facolta’ l’ho fatta io. Prima ne ho parlato con alcuni colleghi anziani e poi con il Magnifico rettore, Alessandro Maida. In particolare, ci siamo fatti carico di renderci conto se ci poteva essere una disponibilita’, una attenzione politico diplomatica per l’iniziativa. Poi veramente di piu’ non posso dire perche’ non si tratta di questioni personali di cui posso disporre. Su alcune cose sono veramente impegnato alla riservatezza”.

Insomma, Lobrano ammette che l’iniziativa non è interna alla facoltà, ma frutto di molti contatti in alto loco.

Del resto l’Italia si sta adeguando al sistema giuridico libico:
  • lo stesso trattamento indegno dei migranti
  • il non riconoscimento del diritto d’asilo
  • l'uso della tortura.
Rimandare i profughi in Libia significa riservare loro i diritti e le "libertà" del regime libico!

I 40 anni di regime del Colonnello Gheddafi, sono macchiati di sangue e gravi restrizioni delle libertà dei 6,3 milioni di cittadini libici.
A dirlo sono i rapporti sulla Libia firmati Amnesty International e Human Rights Watch, che parlano di prigionieri politici, di reati di opinione, di una diffusa impunità e di torture .

Nonostante la tortura in Libia è proibita dalla legge, di 32 detenuti libici intervistati da Human Rights Watch nel 2005, 15 erano stati torturati per estorcere confessioni poi utilizzate nei processi. Sarebbe pratica comune incatenare i detenuti per ore al muro, picchiarli con bastonate sulla pianta del piede, e sottoporli a scariche elettriche. Altre sevizie sarebbero le ferite inferte con i cavatappi sulla schiena, la rottura delle articolazioni delle dita, il versamento di succo di limone sulle ferite aperte, il tentato soffocamento con sacchetti di plastica, la privazione del sonno e del cibo, lo spegnimento di sigarette sulla pelle e la minaccia ravvicinata di cani ringhiosi.

La notizia ha fatto talmente scandalo che sta girando un appello tra i docenti contro la decisione dell'ateneo di Sassari.
Per aderire all'iniziativa, promossa dai Radicali, che sulla questione hanno anche presentato una interrogazione parlamentare, basta scrivere a info@radicali.it



Gheddafi visiterà l’Italia dal 10 al 12 giugno. Una tappa storica, che segna il riallineamento di Roma e Tripoli. Gheddafi parlerà di affari, ma anche e soprattutto di immigrazione, e di respingimenti in mare. Chi conosce quale destino attende gli emigranti e i rifugiati respinti al largo di Lampedusa e imprigionati nelle carceri libiche, non può rimanere indifferente e complice. Per questo siamo tutti invitati a manifestare il nostro dissenso, per non rimanere indifferenti, e per essere migliori di chi ci rappresenta.
Partecipiamo alla campagna nazionale :





venerdì 29 maggio 2009

Verogne siciliane

"E’ crollata la Caltanissetta-Gela. Nel giro di una settimana ha prima ceduto un pilastro creando uno scalone di 40 centimetri e poi è venuta giù per 90 metri tutta la navata.



Fa impressione vero?

Quanti tg ne stanno parlando? Nessuno. Quante foto o immagini avete visto su questo disastro? Rare a meno che non state in sicilia.

Il tratto di strada è stato inaugurato tre anni fa. Il crollo ha fatto “solo” due feriti nel primo cedimento. Fosse venuto già all’improvviso quei feriti sarebbero morti.

A tutti è venuta in mente l’inchiesta che riguarda la Calcestruzzi S.p.A. (che immediatamente smentisce e precisa di non aver partecipato alla fornitura della strada) con il cemento depotenziato usato per costruire tante cose proprio in quella zona e lo stesso sindaco di Gela dice con chiarezza che - a prescindere da quale sia la ditta che ha fornito il cemento - c’e’ un problema di mafia sul territorio che si traduce in opere fatte male e dunque in realizzazioni che prima o poi saranno letali per qualcuno.

La Calcestruzzi S.p.A. - come si afferma in un articolo - avrebbe spesso lavorato con Impregilo, la quale dovrebbe costruire il Ponte di Messina."

E' veramente strano che si pensi a costruire un ponte con piloni poggiati su un terreno che può cedere per le tante scosse sismiche e di una misura così grande da perderci il senno, se non si riesce a costruire neppure un ponticino nell'entroterra siciliano.

L'intera sicilia è fatta così. Strade fatte male, pericolose, inesistenti, rete ferroviaria a binario unico e tutta da rifare.

Nella Caltanissetta -Gela poteva esserci un sacco di gente che conosco. Per fortuna non è stato così. Il ponte però è crollato, qualcuno si è arricchito fregandosene della sicurezza di chi lo avrebbe percorso e altre speculazioni sono pronte a riempire le tasche della mafia dell'edilizia che imperversa in su e in giù per l'italia giacchè, mettiamecelo in testa, la mafia non è solo in sicilia e soprattutto non è quella con la lupara.

La Sicilia è un territorio massacrato, pieno di opere incompiute, con un tasso di disoccupazione altissimo, con la presenza di industrie le cui conseguenze ambientali sono disastrose. Priolo e Gela, l'enichem, le discariche, le basi nato. La ministra Prestigiacomo vuole che sul territorio ragusano si realizzi una centrale nucleare e a Niscemi - sempre in provincia di Caltanissetta - il ministro La Russa insiste per la realizzazione del Muos, questa gigantesca struttura militare statunitense contro la quale tutti sono schierati, dove già esiste un grossissimo centro di telecomunicazione radar della Nato. I comitati No Muos coinvolgono i sindaci di zona, primo tra tutti Giovanni Di Martino, sindaco di Niscemi, gli studenti, la società civile.

FONTE: Femminismo a Sud

Di cosa è il Muos e dell'effetto che può fare sul territorio scrive Antonio Mazzeo. Leggi




" Un altro pezzo di territorio siciliano viene strappato ai suoi legittimi abitanti per essere trasformato in avamposto ed obiettivo di morte. Ma nell’isola a stelle e strisce e del dominio mafioso sembra poco importare…."

lunedì 25 maggio 2009

Ai conigli non piacciono i trucchi

In pochi sanno che: rossetti, rimmel, fard, creme, shampoo, saponi, bagnoschiuma, dentifrici, dopobarba e in generale i prodotti per la cura del corpo, sono costituiti da numerose sostanze chimiche che vengono mescolate insieme per ottenere il prodotto finito,

E che tutte queste sostanze chimiche, sono sottoposte ad alcuni test generici su animali secondo una Direttiva CEE


Ogni anno in Europa migliaia di animali muoiono:

      • sfigurati da rossetti
      • intossicati da profumi
      • bruciati da creme e saponi


Per i cosmetici, il test più diffuso è quello effettuato sui conigli per le allergie oculari


EYES Draize Test:

Questo tipo di test consiste in una prova condotta sull'occhio del coniglio, organo particolarmente sensibile, perché privo di ghiandole lacrimali che aiuterebbero a eliminare almeno in parte la sostanza irritante. Dopo aver bloccato la testa del coniglio dentro una gogna, in modo che non possa grattarsi con le zampe, gli vengono spalmati su tutto l’interno dell’occhio, ovviamente non anestetizzati, le sostanze scelte, per poi esaminare a distanza di vari giorni, i danni che provocano ai tessuti dell'occhio.


Perchè tanta sofferenza, visto che la non attendibilità della sperimentazione sugli animali è stata ampiamente dimostrata?


Dopo anni di trattative e di promesse sembra ancora lontana la volontà di eliminare definitivamente la sperimentazione animale per i cosmetici.

La Direttiva 2003/15/CE ha sancito un nuovo allungamento dei tempi: il bando totale ai test cosmetici su animali praticati all'interno dell'UE e il divieto di commercio di cosmetici sperimentati su animali sono slittati al 2013


Fino al 2013, per evitare inutili sofferenze agli animali, possiamo: orientare i nostri consumi su cosmetici ottenuti senza sperimentare sugli animali, scegliendo solo le aziende aderenti allo "Standard Internazionale Non Testato su animali", l'unico riconosciuto a livello internazionale.



Le etichette

Attenzione, simboli e diciture più o meno dettagliate, trovate
su cosmetici e detersivi non hanno alcun valore per quanto concerne l'adesione allo Standard di cui sopra, e quindi l'effettiva assenza di "crudeltà" nel prodotto in questione.

La dicitura "Non testato su animali", "Contro i test su animali", "Testato clinicamente", "Testato dermatologicamente", oppure il simbolo del coniglietto non hanno alcuna importanza, perché per lo più indicano solo che il prodotto finito non è testato, ma questo, vale per tutte le ditte (Ad oggi, il test sul prodotto finito è vietato in Europa, così come la vendita di prodotti realizzati e testati fuori Europa), e non è quindi una discriminante.

Ciò che veramente importa è che i singoli ingredienti non siano testati su animali.

E questo non è assicurato da alcuna dicitura o simbolo. O meglio, esiste un simbolo che rappresenta lo Standard, il "leaping bunny" (coniglietto che salta) circondato da alcune stelline, ma è riportato solo su pochi prodotti aderenti all o Standard.


Quindi, la discriminante per essere cruelty-fre
e è l'adesione allo Standard, ma questo non è riportato in alcuna etichetta: occorre conoscere la lista delle ditte che hanno aderito formalmente allo Standard internazionale "Non testato su animali".


Quindi l'unica soluzione è scegliere prodotti “cruelty free”.

La definizione di "cruelty-free" è opinabile: potremmo definire cruelty-free solo quelle ditte che usano ingredienti della positive list (ingredienti presenti sul mercato prima del 1976, anno in cui è entrato in vigore l'obbligo dei test su animali specifici per i cosmetici), ma ormai quasi nessuna azienda è in grado di soddisfare questo criterio così stringente.

È nato così lo Standard internazionale "Non testato su animali" che dà una definizione meno stretta ma completamente accettabile ed efficace. Una ditta, per essere cruelty-free nel senso stabilito dallo Standard stesso deve:

  • non testare su animali il prodotto finito, ne commissionare a terzi tali test sul prodotto finito
  • non testare i singoli ingredienti, ne commissionare aterzi questi test
  • per gli ingredienti comprati già testati dai fornitori, deve dichiarare che questi test sono avvenuti prima di un dato anno a sua scelta ( per es. 1995), e impegnarsi a non comprare ingredienti testati dopo quell'anno. Il che significa NON usare più alcun ingrediente ( chimico, di sintesi) nuovo. Mentre può usare ingredienti completamente vegetali o di sintesi ma già in commercio prima dell'anno scelto.

Ovviamente, questi prodotti non sono cruelty-free nel senso che i loro ingredienti non sono mai stati testati su animali, e questo vale anche per quelli che usano ingredienti delle Positive List, perché anche la maggior parte di quegli ingredienti sono stati, in qualche momento del passato, provati su animali. Ma sono cruelty-free nel senso che non incrementano la sperimentazione su animali.
Quel che è fatto è fatto, ma da un certo anno in poi nessun animale in più dovrà morire per creare questi prodotti.

Proviamo a fare un piccolo passo alla volta, cominciado a sostituire un prodotto “incriminato” con uno etico e poi, via via?

Ecco la lista dei prodotti delle aziende che aderiscono allo Standard Internazionale:

Le seguenti sono ditte estere distribuite in Italia:

La Guida pratica LAV al NON testato viene aggiornata costantemente, con le aziende che chiedono di aderire allo standard


Dove possiamo trovare i prodotti cruelty free?

  • Erboristerie
  • Farmacie
  • Negozi di alimentazione naturale
  • Profumerie
  • Supermercati
  • Centri Commerciali


Fonti: www.infolav.org - www.consumoconsapevole.org

sabato 23 maggio 2009

Mafiosi, vigliacchi assassini!

"Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni.
Questa è la base di tutta la moralità umana."

(J. F. Kennedy; citazione che Giovanni Falcone amava spesso riferire)


Il 23 maggio del 1992,
saltarono in aria Giovanni Falcone, il magistrato Angela Morvillo (sua moglie) e gli agenti Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro.



"Ma è certamente motivo, e lo sappiamo, di particolare sgomento l'avere appreso che il giudice Falcone si muoveva in via e con mezzi che dovevano rimanere coperti dal più sicuro riserbo. Chi li conosceva? Chi li ha rivelati ai nemici dei giudici? Ai mandante ed esecutori?"
(breve estratto dell'omelia del cardinale
Pappalardo ai funerali di Giovanni Falcone e delle altre vittime dell'attentatuni)







“La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine” G.Falcone


giovedì 21 maggio 2009

Filma uccisione cane: la sofferenza come spettacolo

I carabinieri di Canicatti' (Agrigento) hanno identificato i ragazzini che lo scorso 10 maggio hanno seviziato e impiccato un cane nei pressi della villa comunale. Secondo quanto ricostruito dai militari dell'Arma che hanno visionato il filmato delle telecamere recentemente installate dal Comune nella villa , il responsabile materiale della morte del cagnolino e' un bambino di appena nove anni il quale prima ha ucciso lo yorkshire impiccandolo con una catena alla maniglia del portone di uno stabile attiguo alla villa comunale,poi si è accanito sulla carcassa dell’animale colpendolo con delle pietre e urinandovi sopra e come se non bastasse, si e' pure fatto filmare con i cellulari da altri ragazzini di eta' compresa tra i 13 e i 15 anni.

Casi come questo purtroppo non sono isolati!


Il bambino che vive in un contesto difficile, che subisce violenza in ambito famigliare, scolastico o amicale, spesso manifesta, proprio attraverso un rapporto sbagliato con l'animale, violento e crudele il proprio disagio, la propria richiesta di aiuto. Diventa così fondamentale per un insegnante, un assistente sociale, un genitore, saper leggere oltre e saper interpretare correttamente e rapidamente ciò che certi atteggiamenti rappresentano.

Inoltre è importante sapere che, assistere a certi spettacoli ( alcuni tipi di feste di paese o religiose, i palii, i circhi, gli zoo) possono rappresentare un serio pericolo per l'educazione dei più giovani.
Ad esempio il circo è uno spettacolo proposto sempre più spesso anche nelle scuole e definito “educativo” malgrado sia stato denunciato più volte da varie istituzioni pubbliche e private, per l’estrema violenza fisica e psicologica esercitata in questo tipo di attività
LEGGI LE DICHIARAZIONE DEGLI PSICOLOGI



"I serial killer sono bambini a cui non è stato detto mai che è sbagliato cavare gli occhi a un animale". A dirlo in termini lapidari fu Robert Ressler,investigatore e criminologo del Fbi




Ecco come commenta la notizia, Ciro Troiano criminologo – Responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV


La sofferenza come spettacolo, il dolore altrui come risposta a impulsi distruttivi ma anche come affermazione di un proprio ruolo. “Sul sacrificio e sul sacrificarsi – diceva Nietzsche - le vittime la pensano diversamente dagli spettatori: ma a loro non è mai stata concessa la parola”. Suscita sgomento la notizia che l’autore delle sevizie e dell’uccisione di un cagnolino è un ragazzino di nove anni, il quale dopo aver ucciso il cane impiccandolo con una catena alla maniglia della porta si è fatto filmare con i cellulari da altri ragazzini di età compresa tra i 13 ed i 15 anni. I più oscuri impulsi del cuore umano vanno molto al di là della ragione e della logica. Non è l’indifferenza verso la sofferenza, ma al contrario è la ricerca della sofferenza, la sua sperimentazione, la sua esperienza a guidare gesti simili. Il dolore spettacolarizzato, la morte, il dolore dei dolori, la madre di tutti i dolori che viene magnificata con il filmato del telefonino. Così la sofferenza diventa virtuale. Nello spettacolo la morte viene trasformata e rappresentata come gesto grande, perde i suoi caratteri negativi e diventa amica di gioco, anzi, un’occasione per rappresentarsi e per essere in maniera più piena, esistendo al massimo. “L’uomo come spettatore estetico è spinto a disinteressarsi addirittura della vita e della sofferenza dei suoi simili pur di godere di uno spettacolo.” Sosteneva in modo appropriato Soren Kierkegaard. Non possiamo che condividere le parole del filosofo A.C. Grayling: “Alcuni credono che il riformismo ingenuo e sentimentale applicato alla questione dei diritti degli animali non serva ad altro che a distogliere l’attenzione da questioni morali più importanti. Può anche darsi. D’altra parte, in nessun caso l’integrità di un individuo è messa maggiormente alla prova di quando egli ha potere su una creatura che non può far sentire la propria voce. E, tutto sommato, la strada che porta dal torturare gli insetti al commettere crimini contro l’umanità non è poi così tortuosa”. Che la violenza sugli animali da parte di bambini possa trasformarsi nell’età adulta in violenza contro le persone, gli investigatori dell’FBI lo sanno da tempo. La conferma viene da numerosi studi. Uno di questi è durato un anno ed è stato finanziato dalla maggiore associazione americana per la tutela degli animali, la Humane Society. Sono stati esaminati ben 1.600 episodi di violenza sugli animali e i risultati sono inquietanti: il 31% degli atti di violenza è compiuto da giovani maschi con meno di 18 anni. Un’altra conferma della stretta correlazione tra il maltrattamento di animali e i casi di violenza tra le mura domestiche è arrivata da un rapporto di un team di psicologi del Cid (centro investigazioni criminali di Scotland Yard) al termine di un importante studio per prevenire gli abusi domestici e i crimini violenti. Una ricerca precisa che ha messo in risalto l’analisi a ritroso della storia personale di alcuni pericolosi delinquenti. Tutti da piccoli sono stati seviziatori d’animali. Tutti i soggetti studiati avevano maltrattato e infierito su cani, gatti e pesci rossi. La crudeltà nei riguardi degli animali è considerata nel DSM-IV, manuale diagnostico dei disturbi mentali, uno dei criteri che permettono di individuare la presenza di un Disturbo della Condotta in età infantile o adolescenziale che può evolversi in Disturbo Antisociale di Personalità. Il Progetto Link – Italia, portato avanti su base volontaria da educatori, psicologi, criminologi e operatori del diritto, studia e analizza nelle sue diverse manifestazioni il fenomeno nel nostro Paese e mira alla creazione di una banca dati. Tutti questi studi dimostrano in modo univoco che le persone che commettono un singolo atto di violenza sugli animali sono più portate a commettere altri reati rispetto a coloro che non hanno abusato di animali. “E si fa per divertimento quello che si fa per delinquenza”, asseriva Lattanzio. Giustamente è stato detto che mentre non tutti coloro che abusano di un animale diventeranno serial killer, di fatto qualsiasi serial killer ha precedentemente abusato di un animale. La logica e la razionalità non guidano il cuore umano, anche se possono spiegare gli impulsi umani. Sarebbe interessante sapere qualcosa di più di questo bambino. Capire dove vive, qual è il suo contesto familiare. Spesso essere vivi non è la stessa cosa che avere una vita da vivere, dotata di significato. E il significato può essere cercato anche nella sofferenza, una sorta di danza piacevole. (http://www.infolav.org/)

lunedì 18 maggio 2009

Censurare l'informazione

"In Italia non c'è informazione, in Italia non c'è una stampa libera, in Italia si fa disinformazione. Questo è evidente, credo che sia evidente a tutti, in Italia una stampa libera non esiste e purtroppo non è che non esiste perchè ci sia una censura, ma perchè sono le stesse testate giornalistiche, gli stessi giornalisti addirittura che per essere graditi al potere si censurano da solo e occultano le notizie che devono essere occultate e diffondono le notizie così come il sistema vuole che siano diffuse. Perchè oggi non viviamo in una democrazia oggi viviamo in un vero e proprio regime, un regime che tanto più pericoloso in quanto è un regime mediatico, alcune notizie vengono distorte altre vengono occultate... Il consiglio che do ai blogger... è di stare veramente allerta, perchè ci potrebbe essere anche un attacco sulla libertà di informazione su internet..." (Salvatore Borsellino)

Intervista registrata il 4 maggio 2009 a Palermo.





ATTENZIONE!

L’attacco finale alla democrazia è iniziato! Berlusconi e i suoi sferrano il colpo definitivo alla libertà della rete internet per metterla sotto controllo.



Nel voto finale al Senato che ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge 733), tra gli altri provvedimenti scellerati come l’obbligo di denuncia per i medici dei pazienti che sono immigrati clandestini e la schedatura dei senta tetto, con un emendamento del senatore Gianpiero D’Alia (UDC), è stato introdotto l’articolo 50-bis, “Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet.

Il testo questa settimana approderà alla Camera. E nel testo approdato alla Camera l’articolo è diventato il nr. 60.
Anche se il senatore Gianpiero D’Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo, questo la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della “Casta” che non vuole scollarsi dal potere.

In pratica se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Questo provvedimento può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all’estero.

Il Ministro dell’interno, in seguito a comunicazione dell’autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l’interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.

L’attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore.

La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l’istigazione a delinquere e per l’apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l’istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all’odio fra le classi sociali.

Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta con questa legge?

Si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l’informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l’unica fonte informativa non censurata. Vi ricordo che il nostro è l’unico Paese al mondo, dove una media company, Mediaset, ha chiesto 500 milioni di risarcimento a YouTube. Vi rendete conto? Quindi il Governo interviene per l’ennesima volta, in una materia che vede un’impresa del presidente del Consiglio in conflitto giudiziario e d’interessi. Dopo la proposta di legge Cassinelli e l’istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al “pacchetto sicurezza” di fatto rende esplicito il progetto del Governo di “normalizzare” il fenomeno che intorno ad internet sta facendo crescere un sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.
Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet? Chi non può farlo pensa bene di censurarlo e di far diventare l’Italia come la Cina e la Birmania.

Oggi pochissimi media hanno fatto rimbalzare questa notizia . Facciamola girare il più possibile. E’ in gioco davvero la democrazia. Anche su questo fronte.


Articolo inviato a Senza Soste da Paolo Cassola - giornalista(san giuliano terme)

venerdì 15 maggio 2009

Il governo " PRETENDE" di sapere il domicilio dei barboni

Tra le tante esaltanti misure del ddl sicurezza appena licenziato dalla Camera (le ronde, i sindaci sceriffi, il carcere per chi affitta ai clandestini…) ce n’è una davvero geniale:

presso il Viminale sarà istituito un Registro nazionale dei clochard.

Per loro, si legge nelle anticipazioni, viene stabilito anche l’obbligo di dimora. In base alla nuova norma i “clochard” che non avranno comunicato un domicilio all’anagrafe comunale non saranno “in regola”.

Cosa dovranno fare i nostri senz
atetto?


Comunicare qual è il numero civico delle panchine sulle quali sono costretti a vivere?

Quello che elegantemente alla francese viene battezzato come "clochard" è da noi più volgarmente conosciuto come "senzatetto" ("homeless" per gli inglesi), una persona senza fissa dimora. Un barbone. Questo lo distingue dal rom, il cosiddetto popolo nomade che, per definizione, pratica il nomadismo cioè una forma di mobilità (spesso voluta, talvolta forzata) per motivi economici e anche per tradizione storica e culturale.

Fare un Registro nazionale dei nomadi sarebbe difficile da realizzare. Un fascicolo troppo provvisorio e da aggiornare continuamente a seconda degli spostamenti (talvolta voluti, spesso forzati).

Istituire un Registro dei clochard è invece un'idea brillante, innovativa che solo alcune fulgide menti possono elucubrare.


Qualche anno fa ho partecipato a Natale ad una delle stupende (queste sì) iniziative promosse dalla Caritas per dare ai clochard un pasto caldo, in un luogo asciutto dove tanti giovani volontari dispensavano sorrisi sinceri. Mi ricordo di aver conosciuto Osvaldo, Pina, Luigina, Maria Concetta. E Agostino che ancora mi saluta, alzando gli occhi dalla coperta/cartone quando passo alla stazione Termini per andare a prendere il treno.

Ora che il ddl diventerà legge (nonostante le proteste di piazza di alcuni partiti e associazioni e di parte della Chiesa - quella parte che non fa notizia) Agostino si recherà all'anagrafe comunale. Lo farà puntualmente il lunedì mattina all'indomani dell'entrata in vigore.
Dopo una lauta colazione consumata sul marciapiede comunicherà la sua residenza abitativa: "seconda panchina a sinistra in piazza dei Cinquecento guardando l'ingresso della stazione ferroviaria dalla parte del parcheggio dei bus". Indicazione perfetta, millimetrica. Ma un funzionario scrupoloso, non pago della generica informazione gli chiederà ulteriori dettagli sulla fissa dimora. E il solerte Agostino procederà nella descrizione: "Panchina color grigio perla, finiture lignee laccate ma un po’ ombrate dalle intemperie, stile tardo neoclassico". Anzi ci ripenserà: "E' art nouveau, fine ottocento, primo novecento". Stile moderno, industriale ma fantasioso, di solito molto floreale. "L'appartamento è ammobiliato?" lo incalzerà lo zelante impiegato. "Semiammobiliato", risponderà pronto Agostino. "Di fatto c'è solo il letto. Per carità è comodissimo. Deve essere di quelli ortopedici perché ci sono le doghe. Un'unica pecca: il bagno è fuori. Come le case di una volta. Ma tanto ormai è estate..."
Agostino esce fiero dall’ufficio e torna nella sua confortevole abitazione. Senza numero civico ma con vista sulla grande piazza antistante la stazione. Prima di adagiarsi sulla sua panchina in legno massello scorge una pagina di giornale incastrata tra le doghe: nel “piano case” del governo è previsto un aumento delle cubature! “Stupendo”, esulta Agostino. “Magari mi costruisco il poggiapiedi”…

( di Stefano Corradino, pubblicato su http://www.articolo21.info/)


E' davvero questa la nostra politica?

Solo leggi, provvedimenti, dichiarazioni, che alimentano sempre di più questo clima di violenza, discriminazioni, intolleranza, insofferenza, razzismo, divisione , insicurezza...

Attenzione, chi ci governa è senza una briciola di umanità e minaccia di toglierci la nostra umanità.

domenica 10 maggio 2009

Lettera al presidente della Repubblica Italiana





















Oggi è un giorno dedicato a tutte le mamme e il mio pensiero corre da lei, da "mamma coraggio".


"Mamma coraggio" ha un nome, Ornella Gemini che da quell'infausto 24 giugno 2008 non fa altro che gridare:

"GIUSTIZIA PER NIKI !"


Niki ha perso la vita dentro un carcere, in circostanze poco chiare.

Ornella ritiene che la morte del figlio, sia opera di una congiura per chiudere la bocca ad un pericoloso testimone .

Ornella si è rivolta a personalità politiche e gionalistiche, con scarsi esiti
( come potete leggere sul suo blog).

Le uniche persone a risponderle, in ordine cronologico, sono state: un comico (Beppe Grillo), un gionalista di "Liberazione" ( Daniele Nalbone), un politico ( Anna Maria Concia del P.D.).
Ornella ha scritto pure al nostro Presidente della Repubblica, un appello accorato che non ha avuto finora nessun riscontro.

Perchè non proviamo tutti insieme ad inviare una lettera raccomandata in forma cartacea, firmata col nostro nome e cognome?

Tutti insieme possiamo provare a rompere questo silenzio!

Questo è il testo della lettera che domani spedirò al seguente indirizzo:

Al Presidente della Repubblica Italiana
On.le Dott. Giorgio Napolitano

Palazzo del Quirinale
00187 ROMA




Onorevole Presidente,

Sono un/a cittadino/a italiano/a, che crede fermamante nei valori della Giustizia, della Libertà e dei Diritti Umani.


La Costituzione della Repubblica Italiana Le riconosce, non solo le funzioni di Capo dello Stato, ma anche quelle di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.

A Lei quindi mi rivolgo , per sottoporLe un caso di ingiustizia perpetrata ai danni di un giovane ragazzo, Niki Aprile Gatti.


Niki aveva solo ventisei anni. Da un anno e mezzo viveva a San Marino dove lavorava come informatico per un gruppo di aziende oggetto di un' inchiesta per truffa telefonica e frode informatica da parte del Magistrato fiorentino Paolo Canessa.

Le Società incriminate sono la Oscorp Spa, Orange, OT&T e TMS, tutte residenti a San Marino, la Fly Net di Piero Mancini, Presidente dell'Arezzo Calcio, ed altre Società con sede a Londra.


Niki era incensurato, non aveva mai avuto problemi con la Giustizia; arrestato per la prima volta, viene immediatamente portato nel carcere di sicurezza di Sollicciano in regime di Custodia Cautelare.


Per ipotesi di reato e truffa informatica vengono arrestate diciotto persone, però solo Niki finisce in quel carcere duro

Il 23 giugno 2008, Niki viene interrogato dai Pm e, manifesta da subito l’intenzione di dire tutto quello che sa.

Il giorno successivo, viene trovato morto, impiccato durante l'ora d'aria, in bagno.

L’ipotesi è di suicidio, eppure siamo in tanti a sostenere che Niki non si è suicidato.


E’ molto strano che un ragazzo di appena 26 anni, incriminato solo per truffa informatica, intenzionato fra l’altro a collaborare con la Giustizia, decida di compiere questo gesto insano

L’ipotesi del suicidio, a mio modesto avviso, non regge per i motivi che vado ad elencarLe:


* Nel verbale si legge la testimonianza di un Agente secondo cui, lui e Niki, alle ore 10:00 del 24 Giugno stavano parlando del processo. Ma l'Autopsia riporta il momento del decesso proprio alle 10:00 del 24 Giugno.


* Nell'autopsia si legge che l' impiccagione è avvenuta con dei lacci e dei jeans tagliati. Niki pesava 92 Kg, come potevano dei semplici lacci sostenere il suo peso? Nel bagno, inoltre, non c'è altezza sufficiente fra i jeans appesi e il pavimento.


* Inoltre, non Le pare strano Onorevole Presidente, che in un carcere di sicurezza, un detenuto possa essere in possesso di lacci?


* Infine la madre di Niki, osservando attentamente le foto di suo figlio senza vita ha constatato che questi indossava il pigiama.


* Non Le sembra strano che un giovane detenuto esca in pigiama durante l'ora d'aria?


Tutte queste motivazioni ed altre prove che la signora Ornella Gemini, madre di Niki, è in grado di produrre, dovrebbero essere sufficienti ad evitare l'archiviazione del caso.


La prego ci aiuti a trovare la verità e a rendere giustizia a Niki.

Ci aiuti a non fare archiviare il Giudizio che è aperto presso il Tribunale di Firenze, faccia in modo che vengano espletate delle indagini serie, tali da far emergere tutto quello che è accaduto all’interno di quel carcere il 24 Giugno.


La famiglia di Niki ha il diritto di conoscere la verità, ha il diritto che venga fatta giustizia, ha il diritto che venga restituito l’onore alla memoria del proprio figlio.


Le faccio presente inoltre, che in data 20 aprile 2009 è stata fatta anche un’interrogazione Parlamentare dall’Onorevole Anna Paola Concia del Partito Democratico al Ministero di giustizia e le indico i riferimenti:


Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 162 del 20/04/2009


Firmatari
Primo firmatario: CONCIA ANNA PAOLA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO

Data firma: 20/04/2009

Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA) Destinatari

Ministero destinatario:
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA


E siamo in attesa della Risposta del Ministro.


Onorevole Presidente, il silenzio che in questi mesi ha circondato la vicenda è tremendamente sconfortante. Sono convinta che il Suo intervento sia doveroso, in quanto Capo dello Stato, e indiscutibile, in quanto uomo.

Non ci deluda.



Con Osservanza

Firma


P.S. Allego fotocopia documento di identità e una copia dell’articolo pubblicato su “ Liberazione” , scritto da un coraggioso giornalista, il quale anche lui, chiede che sia fatta chiarezza sulla vicenda.



*******


Mi raccomando, coinvolgete più persone. Fate girare sui Blog, su Facebook, ditelo ai vostri amici, parenti, ai vostri contatti....


sabato 9 maggio 2009

Peppino Impastato, una vita contro la mafia

Peppino Impastato era una delle persone più attive della regione Sicilia per la lotta contro la mafia, pur avendo alle spalle una famiglia collusa con la stessa. Peppino fu fondatore di una delle prime radio libere ed indipendenti d'Italia, RADIO AUT, tramite la quale denunciava i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini. Alla mafia, Peppino si ribellò con le armi che i boss odiano di più: l'ironia e lo sfottò






Oggi a Cinisi per la Commemorazione di Peppino Impastato, sarà presentato il libro di Giovanni Impastato con il giornalista Franco Vassia, edito da Stampa Alternativa
“Resistere a Mafiopoli. La storia di mio fratello Peppino Impastato”
.


Il libro si può acquistare anche on line quì

Vi riporto l' ultima parte dell'introduzione al libro, di Umberto Santino

Oggi, a Cinisi e dintorni Giovanni parla di Cinisi degli ultimi anni e parla di mafia. Non sono più i tempi d’oro del traffico di droga diretto da Badalamenti ma non è affatto vero che a Cinisi e dintorni la mafia non ci sia più e si sia imboccata la strada della legalità. [A proposito: legalità è un termine ampiamente abusato, non solo nelle attività all’interno delle scuole, e che rischia di essere un alibi e un bluff se ci si ferma al solo aspetto formale: anche le leggi razziste di Hitler e Mussolini erano legalità e lo sono anche le leggi ad personam di Berlusconi. Se proprio non si vuole cambiar termine bisognerebbe almeno aggiungervi «democratica», a sottolineare la prevalenza dei contenuti sulle forme, la rispondenza delle leggi ai principi fondamentali della Costituzione, a cominciare dall’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge]. Dopo gli arresti dei Lo Piccolo e le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia il quadro risulta chiaro: la mafia da quelle parti c’è sempre e la rete di collusioni e di complicità è abbastanza fitta ed estesa. E ci sono nomi nuovi ma pure vecchi, come i Lipari di cui parlava Peppino. Il guaio è che con la morte di Peppino e le riflessioni di alcuni compagni subito dopo, l’attività che una volta si diceva di «controinformazione» si è data alla latitanza. Lì, come altrove. Fa bene Giovanni a riprendere un discorso in larga parte interrotto, ma il quadro in questi trent’anni è profondamente mutato. Se Cosa nostra, l’ala propriamente criminale della mafia, dopo il delitto Dalla Chiesa e dopo le stragi del ’92 e ’93, ha ricevuto dei colpi abbastanza duri, il modello mafioso che lega crimine, accumulazione e potere, il sistema di rapporti, su cui di fonda un blocco sociale egemonizzato dai soggetti illegali e legali che formano la borghesia mafiosa, gode di ampio consenso. Il voto per personaggi come Cuffaro e dell’Utri, nonostante le condanne che hanno avuto anche se solo in primo grado, lo dimostra e getta un ponte dalla Sicilia alla Lombardia. La responsabilità politica di cui parlava una relazione della Commissione antimafia del 1993, a ridosso delle stragi, è rimasta sulla carta e le forze politiche si sono ben guardate dal darsi dei codici di autoregolamentazione. Da anni la Democrazia cristiana, che Peppino e noi con lui indicavamo come il partito più compromesso con la mafia, ha ceduto il passo a Berlusconi che ha introdotto un sistema di potere fondato sulla legalizzazione dell’illegalità e sulla garanzia dell’impunità. Il programma della P2 si è realizzato, anzi è stato scavalcato. E nonostante l’evidente appropriazione del potere a fini di interesse personale il consenso non è mancato, e continua a crescere. Evidentemente la maggioranza degli elettori si specchia in quel modello e considera le regole un intralcio e la Costituzione un ferrovecchio. Le destre italiane mancano della più elementare cultura liberal-democratica, la Lega è una centrale di barbarie razzista e a sinistra c’è aria di smobilitazione e di svendita. Le grandi narrazioni hanno lasciato solo macerie. Il movimento noglobal raccoglie un dissenso diffuso ma non riesce a spostare di un millimetro le politiche dominanti che hanno diviso il pianeta in due: un supermercato di iperconsumo per pochi, una fabbrica di emarginazione per tutto il resto. In questo contesto proliferano le mafie e guerre e terrorismi si fronteggiano come facce di un’unica medaglia coniata dal fanatismo identitario e dalla violenza. La crisi finanziaria ha svelato tutti i vizi del mercato e fatto riscoprire lo Stato. Cioè: i profitti sono privati e le perdite si socializzano. Oggi un personaggio come Peppino si troverebbe ancora più spaesato di quanto lo era al suo tempo, in cui c’erano ancora scampoli di certezze e si progettavano strategie di mutamento. Quel che ci rimane è la sua volontà di farcela anche quando le difficoltà rischiano di sommergerci. E l’interesse che suscita la sua storia, che è la storia di Giovanni, di sua madre, dei suoi compagni, la nostra storia, sta a dimostrare che la lucidità dell’analisi può andare a braccetto con la pratica quotidiana in una prospettiva di resistenza. ( Quì tutta l'introduzione)




Vi prego di ascoltare attentamente l'intervento di Giovanni Impastato, al dibattito pubblico "Mafia e potere a Milano. A 100 passi dal Duomo" tenutosi a Milano, nella sala Alessi di Palazzo Marino, il 16 settembre 2008





PARTE [2]




PARTE [3] In questo video potete ascoltare la voce originale di Peppino Impastato




Due giovani autori siciliani, Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, hanno disegnato, nel vero senso della parola, il "giullare contro la mafia" Peppino Impastato, pubblicando questo nuovo testo per la Beccogiallo editore. Centoventi pagine in bianco e nero, con la prefazione di Lirio Abbate, per raccontare ai giovani, i fatti e gli orrori di quegli anni che portarono il 9 maggio del 1978 all´assassinio di Impastato. ( http://www.beccogiallo.it/)

La Vignetta è di VESDAN

venerdì 8 maggio 2009

"Li avete mandati al massacro, in quei lager stupri e torture"

Le lacrime di Hope e Florence per i disperati riportati in Libia: i nostri mesi all’inferno

da Repubblica.it dell’8 maggio 2009

di Francesco Viviano
Il racconto. Tra le reduci del Pinar: meglio morire che tornare lì "Voi italiani siete buoni, come potete fare una cosa del genere?"

"Li hanno mandati al massacro. Li uccideranno, uccideranno anche i loro bambini. Gli italiani non devono permettere tutto questo. In Libia ci hanno torturate, picchiate, stuprate, trattate come schiave per mesi. Meglio finire in fondo al mare. Morire nel deserto. Ma in Libia no". Hanno le lacrime agli occhi le donne nigeriane, etiopi, somale, le "fortunate" che sono arrivate a Lampedusa nelle settimane scorse e quelle reduci dal mercantile turco Pinar. Hanno saputo che oltre 200 disgraziati come loro sono stati raccolti in mare dalle motovedette italiane e rispediti "nell’inferno libico", dove sono sbarcati ieri mattina. Tra di loro anche 41 donne. Alcuni hanno gravi ustioni, altri sintomi di disidratazione. Ma la malattia più grave, è quella di essere stati riportati in Libia. Da dove "erano fuggite dopo essere state violentati e torturati. Non solo le donne, ma anche gli uomini".

I visi di chi invece si è salvato, ed è a Lampedusa raccontano una tragedia universale. La raccontano le ferite che hanno sul corpo, le tracce sigarette spente sulle braccia o sulla faccia dai trafficanti di essere umani. Storie terribili che non dimenticheranno mai. Come quella che racconta Florence, nigeriana, arrivata a Lampedusa qualche mese fa con una bambina di pochissimi giorni. L’ha battezzata nella chiesa di Lampedusa e l’ha chiamata "Sharon", ma quel giorno i suoi occhi, nerissimi, e splendenti come due cocci di ossidiana, erano tristi. Quella bambina non aveva un padre e non l’avrà mai.

"Mi hanno violentata ripetutamente in tre o quattro, anche se ero sfinita e gridavo pietà loro continuavano e sono rimasta incinta. Non so chi sia il padre di Sharon, voglio soltanto dimenticare e chiedo a Dio di farla vivere in pace". Accanto a Florence, c’è una ragazza somala. Anche lei ha subito le pene dell’inferno. "Quando ho lasciato il mio villaggio ho impiegato quattro mesi per arrivare al confine libico, e lì ci hanno vendute ai trafficanti e ai poliziotti libici. Ci hanno messo dentro dei container, la sera venivano a prenderci, una ad una e ci violentavano. Non potevamo fare nulla, soltanto pregare perché quell’incubo finisse". Raccontano il loro peregrinare nel deserto in balia di poliziotti e trafficanti. "Ci chiedevano sempre denaro, ma non avevamo più nulla. Ma loro continuavano, ci tenevano legate per giorni e giorni, sperando di ottenere altro denaro".

Il racconto s’interrompe spesso, le donne piangono ricordando quei giorni, quei mesi, dentro i capannoni nel deserto. Vicino alle spiagge nella speranza che un giorno o l’altro potessero partire. E ricordano un loro cugino, un ragazzo di 17 anni, che è diventato matto per le sevizie che ha subito e per i colpi di bastone che i poliziotti libici gli avevano sferrato sulla testa. "È ancora lì, in Libia, è diventato pazzo. Lo trattano come uno schiavo, gli fanno fare i lavori più umilianti. Gira per le strade come un fantasma. La sua colpa era quella di essere nero, di chiamarsi Abramo e di essere "israelita". Lo hanno picchiato a sangue sulla testa, lo hanno anche stuprato. Quel ragazzo non ha più vita, gli hanno tolto anche l’anima. Preghiamo per lui. Non perché viva, ma perché muoia presto, perché, finalmente, possa trovare la pace".

Le settimane, i mesi, trascorsi nelle "prigioni" libiche allestite vicino alla costa di Zuwara, non le dimenticheranno mai. "Molte di noi rimanevano incinte, ma anche in quelle condizioni ci violentavamo, non ci davano pace. Molti hanno tentato di suicidarsi, aspettavano la notte per non farsi vedere, poi prendevano una corda, un lenzuolo, qualunque cosa per potersi impiccare. Non so se era meglio essere vivi o morti. Adesso che siamo in Italia siamo più tranquille, ma non posso non stare male pensando che molte altre donne e uomini nelle nostre stesse condizioni siano state salvate in mare e poi rispedite in quell’inferno, non è giusto, non è umano, non si può dormire pensando ad una cosa del genere. Perché lo avete fatto?".

"Noi eravamo sole, ma c’erano anche coppie. Spesso gli uomini morivano per le sevizie e le torture che subivano. Le loro mogli imploravano di essere uccise con loro. La rabbia, il dolore, l’impotenza, cambiavano i loro volti, i loro occhi, diventavano esseri senza anima e senza corpo. Aiutateci, aiutateli. Voi italiani non siete cattivi. Non possiamo rischiare di morire nel deserto, in mare, per poi essere rispediti come carne da macello a subire quello che cerchiamo inutilmente di dimenticare". Hope, 22 anni, nigeriana è una delle sopravvissute ad una terribile traversata. Con lei in barca c’era anche un’amica con il compagno. Viaggiavano insieme ai loro due figlioletti. Morirono per gli stenti delle fame e della sete, i corpi buttati in mare. "Come possiamo dimenticare queste cose?". Anche loro erano in Libia, anche loro avevano subito torture e sevizie, non ci davano acqua, non ci davano da mangiare, ci trattavano come animali. Ci avevano rubati tutti i soldi. Per mesi e mesi ci hanno fatto lavorare nelle loro case, nelle loro aziende, come schiavi, per dieci, venti dollari al mese. Ma non dovevamo camminare per strada perché ci trattavano come degli appestati. Schiavi, prigionieri in quei terribili capannoni dove finiranno quelli che l’Italia ha rispedito indietro. Nessuno saprà mai che fine faranno, se riusciranno a sopravvivere oppure no e quelli che sopravviveranno saranno rispediti indietro, in Somalia, in Nigeria, in Sudan, in Etiopia. Se dovesse accadere questo prego Dio che li faccia morire subito".


Questa notte non ho chiuso occhio, ho pensato a tutte quelle persone che manifestavano davanti alla clinica dove era ricoverata Eluana Englaro, sostenendo "La vita a tutti i costi", gli antiabortisti, i comitati per la vita.


Ho pensato a tutti i ferventi cattolici che la sera prima di addormentarsi, ringraziano il loro DIO per ciò che gli ha dato ( che non è certo il Dio della misericordia)


Ho pensato al Papa e alla sua chiesa misericordiosa dei "poveri, degli ultimi, dei siamo tutti fratelli"


Ho pensato a tutte quelle persone che hanno votato questi politici affidando loro il ruolo di "angeli custodi", cosicchè la sera possono dormire sonni tranquilli al riparo dalla minaccia dello straniero.


Ho pensato a tutti i politici (
nessuno escluso) che si trovano seduti sui banchi della maggioranza, che permettono, l'approvazione di leggi inique, scandalose, inumane, razziste, assassine da dittature del terzo mondo.

Ho pensato....VI DISPREZZO CON TUTTE LE MIE FORZE. FATE SCHIFO TUTTI!!!!!!

Cosa accadrà ai 227 emigranti respinti a Tripoli?

Né a Malta, né a Lampedusa. Sono stati riportati in Libia i 227 emigranti e rifugiati – tra cui 40 donne - soccorsi a circa 35 miglia a sud est di Lampedusa dalle autorità italiane.La tragedia di questi migranti abbandonati per un giorno in mare aperto senza ricevere soccorso non è ancora finita

«Vorrei confermare una notizia che è apparsa oggi e che è davvero molto importante perché rappresenta una svolta nel contrasto all'immigrazione clandestina: per la prima volta nella storia siamo riusciti a rimandare direttamente in Libia i clandestini che abbiamo trovato ieri in mare su tre barconi. Non è mai successo. Fino ad ora dovevamo prenderli, identificarli e rimandarli nelle nazioni di origine. Per la prima volta la Libia ha accettato di prendere cittadini extracomunitari che non sono libici, ma che sono partiti dalle coste libiche. Proprio in questi minuti le nostre motovedette stanno attraccando nei porti libici, restituendo alla Libia 227 cittadini extracomunitari clandestini che sono partiti dai porti libici. Ci abbiamo lavorato per un anno intero e mi pare che questo sia un risultato veramente storico. Mi auguro che prosegua così, naturalmente, questo comportamento leale della Libia nei confronti nostri. Merito degli accordi che abbiamo fatto, merito dell'intensa attivitá diplomatica che abbiamo svolto. Nei prossimi giorni partirá anche quel famoso pattugliamento con le motovedette italiane. Ad un anno esatto dalla nascita del Governo Berlusconi possiamo dire, che su questo tema, la lotta all'immigrazione clandestina, abbiamo realizzato esattamente quello che volevamo realizzare ».
Lo ha affermato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ospite della rubrica di Maurizio Belpietro, "Panorama del giorno", su Canale 5.



Maroni ha rivendicato quanto accaduto come “un risultato storico” e annunciato che sarà la prassi della prossima stagione di sbarchi


Nessuno dei passeggeri è stato identificato, nessuno degli eventuali minori non accompagnati è stato tutelato, nessun rifugiato è stato messo nelle condizioni di chiedere asilo politico, e nessun medico ha verificato le condizioni di salute dei naufraghi. Prassi che sulla terra ferma sono obblighi previsti dalla legge. Ma non in mare aperto, fuori dalle frontiere e dallo stato di diritto.
  • Che ne sarà del soccorso in mare, quando la priorità non è più la vita dei naufraghi, ma le trattative sul dove portarli?
Nel Canale di Sicilia sono morte almeno 3.467 persone negli ultimi dieci anni. Ora che la nostra Guardia costiera ha ricevuto l'ordine di non intervenire in alto mare, senza autorizzazione del ministero dell'Interno, previa consultazione-scontro con Malta, rischiano di raddoppiare. Ieri è andata bene perché il mare era calmo. Ma col mare in tempesta e onde altre quattro metri, bastano pochi minuti di ritardo a decidere la morte di centinaia di persone

  • Che cosa succederà ora, ai migranti respinti in Libia?

A seconda delle nazionalità, alcuni saranno rimpatriati in pochi giorni (ad esempio verso Tunisia e Egitto), altri saranno tenuti a marcire nelle carceri libiche per mesi, o per anni.


In che condizioni?




La porta di ferro è chiusa a doppia mandata. Dalla piccola feritoia si affacciano i volti di due ragazzi africani e un di egiziano. L’odore acre che esce dalla cella mi brucia le narici. Chiedo ai tre di spostarsi. La vista si apre su due stanze di tre metri per quattro. Vedo 30 persone. Sul muro hanno scritto Guantanamo. Ma non siamo nella base americana. Siamo a Zlitan, in Libia. E i detenuti non sono presunti terroristi, ma immigrati arrestati a sud di Lampedusa... CONTINUA





Stipati come animali, dentro container di ferro. Così gli immigrati arrestati in Libia vengono smistati nei centri di detenzione nel deserto libico, in attesa di essere deportati. Siamo i primi giornalisti autorizzati a vederli. Le condizioni dei centri sono inumane. I funzionari italiani e europei lo sanno bene, visto che li hanno visitati. Ma si astengono da ogni critica, alla vigilia dell'avvio dei pattugliamenti congiunti...CONTINUA





Di notte, quando cessano il vociare dei prigionieri e gli strilli della polizia, dal cortile del carcere si sente il rumore del mare. Sono le onde del Mediterraneo, che schiumano sulla spiaggia, a un centinaio di metri dal muro di cinta del campo di detenzione. Siamo a Misratah, 210 km a est di Tripoli, in Libia. E i detenuti sono 600 richiedenti asilo politico eritrei, arrestati al largo di Lampedusa o nei quartieri degli immigrati a Tripoli...CONTINUA

Nel 2005 l’Italia era stata condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo proprio perché aveva effettuato dei respingimenti collettivi dei migranti sbarcati a Lampedusa a partire dall’ottobre del 2004, con voli, prima militari e poi charter, decollati dall’aeroporto di Lampedusa con destinazione Tripoli e Misurata. Un precedente che il ministro dell’interno Maroni sottovaluta, o meglio, sembra ignorare del tutto. Come sembra ignorare che la Libia non ha mai aderito alla Convenzione di Ginevra del 1951 e dunque non riconosce il diritto di asilo, soprattutto a coloro che non sono di fede musulmana, come somali, eritrei e nigeriani, vittime di ogni tipo di abusi in quel paese.

Per il governo italiano, e per quello maltese, si tratta solo di clandestini, vite a perdere, non importa a nessuno dei due se questi muoino nelle carceri di Gheddafi o nelle acque del Canale di Sicilia.

VERGOGNATEVI, siete DISUMANI!





FONTE: Fortress Europe

La vignetta è di : Roberto Mangosi

martedì 5 maggio 2009

Conferenza Antimafia a Siracusa: conclusioni


Si è conclusa positivamente, la conferenza antimafia a Siracusa ( Salone "P.Borsellino").

Buona partecipazione di pubblico, soprattutto giovani.

Gli illustri ospiti:

  • Salvatore Borsellino, fratello di Rita e Paolo ( magistrato ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992), ha trattato argomenti riguardanti le collusioni fra la mafia e la politica.

  • Pino Maniaci giornalista coraggiosissimo di Telejato, piccola TV antimafia di Partinico, in provincia di Palermo, ha fatto il punto sulla qualità dell'informazione oggi in Italia, puntando il dito sul pericolo dell'omologazione delle notizie che vengono riportate da giornali e tv, asserviti totalmente al potere politico/mafioso.

  • Commovente è stato l'intervento di Pino Masciari (Testimone di Giustizia Calabrese) sul programma di protezione. Un imprenditore edile calabrese costretto a chiudere la sua attività e a lasciare la sua terra come un deportato, solo per aver denunciato un tentativo di estorsione da parte della 'ndrangheta, collusa con politici e magistrati.
I tre personaggi convenuti sono accomunati da una scelta coraggiosa e coerente, la scelta di rimanere nella legalità, nonostante i rischi che corrono e la totale assenza dello Stato.

Io sono con loro e contro ogni mafia, e voi?


"Il desiderio di ogni uomo libero è, di estirpare questo male all'origine ! "


"Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene." (Paolo Borsellino)

Il sito di Salvatore Borsellino

Telejato

Il Blog di Pino Masciari

Nessuna responsabilità imputabile a Gioacchino Genchi

Nessuna responsabilità imputabile al medesimo.

La frase scritta a pagina 10 dell’ordinanza che scagiona Gioacchino Genchi da ogni colpa di reato, riassume meglio di ogni altra parola la posizione dell’ex consulente di Luigi De Magistris.

Nessun giornale e nessuna televisione risulta abbia dato equa visibilità alla conclusione di questa vicenda, come ciò che fu fatto quando Gioacchino Genchi subì la perquisizione nel suo ufficio col momentaneo sequestro dei computer, ordinata dalla procura di Roma.

Di seguito, pagina per pagina, la sentenza integrale a firma del presidente Francesco Taurisano.

pagina 0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22.

Fonte: http://www.danielemartinelli.it/





Articoli interessanti che ricostruiscono il lavoro svolto da Genchi,
QUI'


****************

5 Maggio, una giornata antimafia.


"Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene". (Paolo Borsellino)

Seguendo queste parole i Grilli Aretusei, il Comitato “Cittadini per la Legalità” e gli Amici di Pino Masciari hanno organizzato una giornata antimafia.


Saranno presenti: Salvatore Borsellino, fratello del Giudice Paolo, Pino Masciari, testimone di giustizia calabrese e Pino Maniaci, giornalista antimafia di Partinico.

Il primo incontro si terrà presso l’I.T.I.S. “E. Fermialle ore 9 dove gli alunni di molte scuole di Siracusa e provincia avranno l’opportunità di ascoltare le testimonianze dei tre relatori. Nel pomeriggio si terrà una conferenza alle ore 18 presso il Salone “Paolo Borsellino” di Palazzo Vermexio a Piazza Duomo

Inoltre, il 19 luglio si terrà una grande manifestazione a Palermo non solo per ricordare Paolo Borsellino ma anche per chiedere dove è finita l’Agenda Rossa che stava nella borsa nel momento della strage e che rappresenta un importante tassello per scoprire i mandanti occulti delle stragi di Via D’Amelio e di Capaci, dove morì il giudice Giovanni Falcone.

  • Salvatore Borsellino tratterà argomenti che riguardano le collusioni fra la mafia e la politica.

  • Pino Masciari, testimone di giustizia, porterà la sua testimonianza di imprenditore che ha denunciato la criminalità organizzata calabrese e che per 11 anni è stato sotto protezione speciale in una località segreta. Oggi, secondo quanto ha dichiarato, si sente abbandonato dallo Stato e dopo che gli è stata tolta la scorta inizierà lo sciopero della fame per cercare di non far spegnere i riflettori sulla sua storia e quindi cercare di salvare la sua vita e quella della sua famiglia.

  • Pino Maniaci, direttore di Telejato, piccola emittente televisiva che quotidianamente, senza paura, combatte la mafia. Negli anni l'emittente e lo stesso direttore hanno ricevuto molteplici minacce ed affrontato diversi attentati mafiosi. Tra i più gravi c'è il "pestaggio" subito da Pino Maniaci nel gennaio del 2008 ad opera del figlio del boss di Partinico.
Fonte: http://www.siracusanews.it/node/7394


****************

Vi ricordate la disavventura di Piera Aiello?
Vi ricordate che nessun Istituzione si era fatta, finora, sentire?
Ebbene finalmente qualcuno si è mosso! La Prefettura della località segreta mette in sicurezza Piera

"Rita Atria" - News: Questa è la grande notizia! La Prefettura della località segreta ha predisposto misure di sicurezza. Finalmente qualcuno delle Istituzioni dimostra di essere Stato. Ringraziamo il maresciallo della locale caserma dei carabinieri per la sensibilità istituzionale dimostrata. La lotta per i diritti prosegue per l'accertamento delle responsabilità dei due indegni carabinieri e per denunciare il silenzio del Servizio Centrale di Protezione (in particolare del sottosegretario on. Mantovano di cui conosciamo la "sensibilità" istituzionale verso i Testimoni) il quale ancora deve chiarire quali sono i nuovi profili della messa in sicurezza di Piera Aiello.

Fonte: http://www.ritaatria.it/


.