Una leggenda narra che la vite germogliò per la prima volta nell’Isola dalle lacrime di Dionisio assetato. Nacque così quel nettare che l’antico nume donò agli uomini per confortarli dalle fatiche e agli Dei per allietare i loro sensi. In realtà, sebbene il vino fosse diffusissimo nell'antica civiltà greca, pare che l'inebriante bevanda non fosse un'invenzione ellenica.
Storicamente, infatti, la il vino fu introdotto per la prima volta dai Fenici, prima nel Mediterraneo, poi anche in Sicilia. Peraltro nell'Isola è stata scoperta la presenza della vite selvatica, parte della flora mediterranea, alle falde dell'Etna e nell'Agrigentino a partire dall'Era Terziaria.
Alcune leggende, infatti, narrano che Bacco (Dio Romano) abbia piantato la prima vite ai piedi dell'Etna e che l'uva che vi crebbe fu la prima ad essere raccolta e piggiata per trasformarla in vino.
Quando nell’VIII sec. a.C. arrivarono i Greci sull’isola, i Sicani divennero esperti nella coltivazione della vite, ma anche dell'olivo e del grano. Grazie ai Greci, oltre ad essere introdotte tecniche colturali più efficienti, furono anche inserite nuove varietà di vitigni.
Sotto i Romani la coltivazione della vite divenne ancora più importante: furono esportati ed apprezzati in tutto il mondo latino la Malvasia delle Eolie, il Pollio di Siracusa e il Mamertino di Messina.
Con gli Arabi l’uniformazione al Corano causò l’azzeramento della produzione di vino, senza mai però vietarla: fu infatti incrementata la produzione di uve da tavola pregiate e dolci, come il Moscato d'Alessandria (Zibibbo) dell'isola di Pantelleria. L'uva veniva anche fatta essiccare per trasformarla in uva passa, più nota in Italia, come uva sultana o sultanina, proprio in omaggio ai Sultani che allora governavano l'Isola.
Nel 1061 con i Normanni la produzione siciliana si riprese, ma solo con Aragonesi e Spagnoli lo sviluppo ebbe il suo periodo d’oro.
Dalla fine del 1700 si registra in Sicilia un vero e proprio "boom" grazie alla commercializzazione su scala industriale dei vini di Marsala con l'inglese John Woodhouse.
Con l’avvento del fascismo in Italia, la lentezza burocratica negli espropri ai proprietari latifondisti bloccò il rilancio del settore vitivinicolo.
Ma nel 1970 la nascita del Mercato Unico Comunitario ha permesso quello che viene definito il "miracolo siciliano": nuove realtà produttive e DOC sono nate grazie al flusso di vini dell'Isola verso la Francia, il miglioramento delle tecniche di coltivazione ed una intelligente attività di riqualificazione del vino siciliano, da parte dell'Istituto Regionale della vite e del vino.
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