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giovedì 14 agosto 2008

L'Italia razzista supera ogni limite e, per bocca del prefetto di Roma, lancia una proposta aberrante: perchè non usiamo i ragazzini Rom come schiavi?


I movimenti razzisti hanno sempre fatto uso di immagini simboliche forti, utilizzate nella propaganda per porre in rilievo la presunta superiorità di una razza rispetto a quelle perseguitate. Qualche mese fa divulgai in un forum romano un manifesto publicitario del 1930, che presentava l'immagine di un giovane lustrascarpe nero intento a lucidare gli stivali di un uomo bianco. E' un paradigma, assai conosciuto negli ambienti neofascisti e intolleranti.


A Monza, un agente di polizia obbliga i ragazzini Rom - secondo alcune testimonianze - a lustrargli gli stivali, in segno di sottomissione. Poi, li umilia con una mancia.

Non mi giunge inattesa la proposta del prefetto di Roma Carlo Mosca: impiegare gli adolescenti maschi di etnia Rom nell'attività di lustrascarpe - "sciuscià" è stata la definizione del prefetto - davanti ai supermercati, simbolo dell'opulenza e del potere d'acquisto dell'italiano.

Non dico che Mosca abbia prospettato quest'ipotesi, che umilierebbe i giovani Rom in perpetuo di fronte agli italiani, mettendoli in ginocchio davanti a loro e alla loro opulenza, simili a schiavi, con un proposito apertamente razzista. Affermo però che l'idea di Mosca - figlia naturale della cultura imperante, improntata al'odio razziale - rappresenterebbe la piena realizzazione di un progetto di annientamento morale delle nuove generazioni Rom, progetto che è in corso da tempo, nel nostro Paese.

Ve lo immaginate, il ragazzino Rom dalla pelle scura, malvestito, macilento e malinconico prostrato davanti al coetaneo italiano dalla pelle bianca, ipernutrito ad hamburger, patatine e coca-cola e intento a pulirgli le scarpe, con le labbra vicine alla pelle sintetica delle sue Nike?

Di fronte alle critiche - per la verità nemmeno troppo accese, di fronte a un abominio di intolleranza inimmaginabile fino a cinque anni fa, che fa il paio con il rilievo delle impronte digitali ai bambini 'zingari' - il prefetto di Roma ha risposto: ''Non mi rimangio una sola parola. L'importante è garantire il diritto di lavorare e creare un senso di responsabilità nuovo e l'idea deve essere condivisa con le comunità Rom. La mia proposta prevede ovviamente il rispetto delle leggi italiane sul lavoro, è una proposta che riguarda solo chi è sopra i 14 anni''.


Incredibilmente, alcune personalità politiche, anche di "sinistra" ("sinistra" oggi andrebbe sempre scritto fra virgolette), difendono l'ipotesi di Mosca. Il ministro ombra della Difesa Roberta Pinotti (Pd) commenta che a suo parere l'idea di Mosca esprime "il buon senso di chi conosce il tema dei Rom e lo ha approfondito". Poi però ci ripensa e afferma che "forse però Mosca ha usato un'immagine folkloristica, per sottolineare un'esigenza che mi sento di condividere: valorizzare le capacità di questi ragazzi che sono da sempre molto bravi nei lavori manuali".

Un'affermazione assurda, perché i ragazzi Rom hanno le stesse potenzialità di tutti gli altri tanto nei lavori manuali che in quelli intellettuali e sarebbe opportuno consentire loro di compiere qualsiasi genere di studio, anziché diventare gli "schiavetti" dei bianchi italiani. Ma in quest'Italia che ha perduto anche il minimo rispetto dei diritti umani, persino il presidente della Croce Rossa Massimo Barra definisce l'idea di avvilire al rango di lustrascarpe gli orgogliosi ragazzi Rom come "un fatto positivo, al di là della terminologia, una proposta da apprezzare, quella del comissario straordinario per i Rom, perché l'ozio in cui vivono questi giovani è il padre dei vizi e ciò che lo combatte è sempre positivo. Offrire lavoro, anche se si tratta di impieghi desueti e dimenticati significa andare nella direzione giusta".


Che cosa penserebbero, il prefetto, il presidente della Croce Rossa e il "ministro ombra", se qualcuno mettesse in ginocchio i loro figli e li costringesse alla più umiliante delle attività, il lavoro dello schiavo?
( di Roberto Malini )

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