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venerdì 24 ottobre 2008

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno»


Il 12 maggio 1977, in occasione del terzo anniversario del referendum sul divorzio, i radicali indissero un concerto in Piazza Navona per la raccolta firme per gli “8 referendum contro il regime”, nonostante fosse in vigore il divieto di manifestazioni pubbliche decretato dopo la morte dell’agente Settimio Passamonti e il ferimento di altre 5 persone, raggiunti da proiettili sparati da manifestanti durante alcuni scontri di piazza il 21 aprile. All’iniziativa aderirono i simpatizzanti del movimento degli autonomi per protestare contro la diminuzione degli spazi di espressione politica ed il clima repressivo nei loro confronti. Nelle strade erano presenti centinaia di membri delle forze dell’ordine in assetto da ordine pubblico, coadiuvati da agenti in borghese. Nella giornata scoppiarono diversi incidenti, con lancio di bombe incendiarie, ed esplosione di colpi di arma da fuoco. Nei giorni successivi diverse persone, tra questi Marco Pannella, dichiararono la presenza di agenti in borghese nascosti tra i dimostranti. Nel tardo pomeriggio, tra le ore 19 e le ore 20, due ragazze e un carabiniere furono raggiunti da proiettili sparati da Ponte Garibaldi e da altre direzioni: Giorgiana Masi, 19 anni, fu colpita alla schiena da un proiettile calibro 22 e morì durante il trasporto in ospedale, Elena Ascione rimase ferita a una gamba, il carabiniere Francesco Ruggeri rimase ferito alla mano. L’inchiesta sull’uccisione di Giorgiana Masi e sul ferimento di Elena Ascione e del carabiniere Francesco Ruggeri fu chiusa il 9 maggio 1981 dal giudice istruttore Claudio D’Angelo su conforme richiesta del Pubblico Ministero con la dichiarazione di impossibilità di procedere poiché rimasti ignoti i responsabili del reato. Le indagini furono riaperte nel 1998, affidate al PM Giovanni Salvi, della sede giudiziaria di Roma. Il ministro dell’interno Francesco Cossiga fu coinvolto in aspre polemiche per l’inadeguata gestione dell’ordine pubblico (vi sono fotografie che mostrano agenti in borghese, mimetizzati tra i manifestanti, che sparano ad altezza uomo). La storia della morte di Giorgiana Masi è stata presa a simbolo di molte lotte giovanili contro le ingiustizie della polizia e della politica, ed è ancor oggi oggetto di forte polemica. Tratto da Wikipedia,

Il 2 giugno 1977, i Radicali diffondono il cosidetto Libro bianco, una scioccante raccolta di fotografie e testimonianze dirette sui fatti del 12 maggio, mai apparse sui quotidiani nazionali che pure erano in possesso di parte del materiale. I racconti di parlamentari, giornalisti e semplici cittadini, confermati da un impressionante numero di immagini, descrivono con dovizia di particolari un enorme quantità di soprusi effettuati dagli agenti di Polizia e dai Carabinieri in servizio, che si rivolgevano con violenza ingiustificata anche sui semplici passanti, picchiando, bastonando e sparando lacrimogeni ad altezza uomo. Nonostante le ripetute negazioni del Ministro degli Interni Francesco Cossiga, moltissimi documenti fotografici attestano la presenza di poliziotti in borghese (o meglio, travestiti da autonomi) in possesso di armi da fuoco che mirano, e in alcuni casi sparano, ad altezza uomo.



Marco Pannella e i suoi presentano il libro come prova schiacciante dei comportamenti illegali degli apparati statali, e delle menzogne di Cossiga. Purtroppo, nemmeno la presunta oggettività della fotografia serve a scalfire i meccanismi di potere e i delitti del 12 maggio 1977 restano, a tutt’oggi, impuniti.

2 commenti:

calendula ha detto...

come per tutto quello che riguarda lo stato, i colpevoli restano impuniti,

Tu6Currau ha detto...

La realtà è sempre sotto gli occhi di tutti, ma se ci si rifiuta di voler vedere, questo stato di cose non potrà mai essere sovvertito.