di Ugo Dinello
Non sapeva nulla della paura per l'acqua alta che attanagliava la città. Non sapeva nulla della paura per gli stranieri che sta montando come una marea nera nel Paese in cui sognava di arrivare. Non sapeva nulla che "gli italiani buona gente" e "gli italiani amano i bambini". Basta non siano stranieri. Afgani poi.... Con il suo cuore di bambino che gli batteva forte nel petto, con gli occhi sgranati dal terrore, con le lacrime che scendevano sulle guance, nel buio del mostruoso ventre di una nave che con quei rumori da fine del mondo stava attraccando e scaricando il suo carico di camion, con il pensiero di essere braccato e incarcerato, peggio, di essere rimandato indietro, in piena notte lui, il bambino fuggiasco, si è attaccato sotto al pianale di un gigantesco tir che stava sbarcando dalla nave traghetto greca nel porto di Venezia.
Al freddo, con gli schizzi del fango che lo accecavano e gli impedivano di respirare, lui, il bambino senza nome, è rimasto aggrappato con le sue manine al ferro freddo del pianale del camion, tra le gigantesche ruote, passando la dogana, rattrappendosi al momento dei controlli dei poliziotti infreddoliti e gocciolanti di pioggia, trattenendo il respiro allo sciabolare dei fasci delle torce sotto al camion.
Troppo piccolo per essere visto, lui, il bambino che sognava di scappare da un futuro di fame e terrore, forse ha sospirato al rumore del motore del camion che si rimetteva in moto e che lasciava per sempre il porto, dirigendosi verso la statale e poi verso l'autostrada.
Ha stretto le mani, avrà certamente avuto un brivido quando il vento della velocità gli ha gettato addosso un torrente di fango ghiacciato mentre nella notte le poche luci delle case viste alla rovescia non riuscivano a consolarlo.
Avrà urlato di paura?
Avrà pensato alla sua mamma?
Avrà sognato per un'ultima volta la sua misera casa, il cielo immenso, le voci dei fratelli e delle sorelle?
Nessuno lo potrà sapere.
Alle 22.50 di ieri, al chilometro 22+500 della statale Tirestina, come recita impersonalmente il rapporto della polizia, le sue manine rattrappite dal freddo, livide di pioggia gelata, sporche di fango, non hanno più retto.
Il bambino senza nome è scivolato dal suo appiglio ed è piombato sull'asfalto, dove le enormi ruote del tir hanno maciullato quel piccolo corpo coperto di stracci senza nemmeno un sobbalzo. Nessuno si è accorto, nessuno si è fermato se non quando qualcuno ha visto quel mucchietto per terra, con le gocce di pioggia che pietosamente lavavano quelle piccole mani infangate.
Per la rete di associazioni ''Tuttiidirittiumanipertutti'', il bambino afgano ''e' morto per sfuggire ai controlli della polizia di frontiera al porto''. Questo - e' detto in una nota - ''perche' ormai tutti i migranti sanno che anche se si e' minorenni sempre piu' spesso si viene rimandati indietro, quando intercettati sulle navi, senza avere possibilita' di chiedere asilo politico o anche solo di venire informati sui propri diritti''. La rete delle associazioni chiede infine che a tutti quelli che ''arrivano al porto venga riconosciuto nei fatti il diritto d'accesso all'informazione tramite l'incontro con il personale civile, che ciascuno possa concretamente avere la possibilita' di avanzare una richiesta di protezione internazionale, che vengano sospesi i respingimenti con la Grecia''.
Oggi pomeriggio mani ignote hanno messo sul luogo dove lui è caduto un piccolo presepe in cartone. Un presepe povero come lui, piccolo piccolo, ma c'era tutto: una grotta con un bambino con gli occhi grandi come i suoi che guardava il mondo con quella meravigliosa fiducia che hanno i bambini. Ora la pioggia si è portata via il presepe e il bambino fuggiasco invece riposerà per sempre in questo paese, che lui, nella sua fiducia di bambino, sognava allegro e buono, senza fame e senza terrore, pieno di sole e colori, accogliente con i bambini.
Perché si sa: "gli italiani amano i bambini". Basta non siano stranieri.
Nota di redazione: purtroppo questa è una delle tante tragedie legate all'immigrazione clandestina. Clandestina perchè qualcuno vuole che sia tale e non certo per scelta di chi parte o scappa dal proprio paese. Gente che si nasconde sotto ai tir o si infila dentro celle frigorifere, dentro container... una soluzione, una qualsiasi va bene pur di non essere rispediti indietro, pur di non tornare, come in questo caso, alla guerra. E i media? dove stanno i media di fronte a tragedie come queste? Quando si troverà il tempo e lo spazio per raccontare anche queste storie, che sono storie di persone, uomini e donne, con delle facce, dei nomi, delle vite, degli affetti..? Se il rapporto media-politica è davvero così stretto, come molti sostengono, forse proprio partendo da questo, dall'umanizzazione dello "straniero", si potrebbe auspicare una successiva umanizzazione in seno alle politiche migratorie... Utopia, magari, ma un tentativo non guasterebbe.di Antonella Napoli
Nel giorno del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, un profugo del Darfur moriva per gli stenti della traversata che dal suo Paese, via Libia, lo aveva portato in Italia.
Nessun media ne ha dato notizia.
Nel giorno del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, una delegazione di Ong impegnate in Darfur è stata ascoltata in audizione alla Camera e ha illustrato una situazione drammatica, dove le violazioni contro la popolazione civile, sia a livello umanitario che di diritti, prosegue nell’impunità assoluta.
Nessun media, tranne qualche agenzia di stampa, ne ha dato notizia.
Nel giorno del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, i giudici del Tribunale penale internazionale che devono decidere sulla richiesta di arresto per il presidente sudanese Omer Al Bashir, hanno chiesto al procuratore della stessa Corte, Moreno Ocampo, di depositare le ultime prove raccolte nell’inchiesta per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità in Darfur. Atto, questo, che porterà a breve all’emissione del mandato di arresto per Bashir.
Nessun media ne ha dato notizia.
La domanda sorge spontanea… Ma dov’è l’informazione di qualità per la quale, nello stesso giorno, abbiamo manifestato davanti alla Rai che, al pari degli altri organi di informazione, continua a ignorare i grandi temi della vita e le violazioni dei diritti umani che quotidianamente vengono perpetrate nel mondo?
Eppure per tutta la giornata dedicata alle celebrazioni della Dichiarazione adottata dall'Assemblea Generale dell'Onu il 10 dicembre 1948, il leit motiv che ha caratterizzato le tante iniziative svoltesi in Italia è stato proprio questo…
e allora cosa c’è da festeggiare!
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio, ha ricordato la ‘necessità di garantire il primato della persona e della sua dignità su basi di libertà e di eguaglianza e il profondo divario che ancora oggi separa le enunciazioni dei diritti dal loro effettivo esercizio'.
Il Papa ha sottolineato che i diritti umani vanno promossi ma anche ridefiniti ed ha chiesto che si intensifichi lo sforzo per garantirne il rispetto.
Il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, ha dichiarato che la tutela dei diritti umani è in contrasto con la politica estera di qualsiasi governo.
A queste importanti dichiarazioni sono stati dedicati servizi nelle principali edizioni dei Tg e oggi le troviamo su tutti i giornali.
Ma le ‘notizie’, quelle vere, quelle che testimoniano le denunce di queste eminenti personalità, sono state ignorate. Tutte!
FONTE : http://www.articolo21.info/
11 commenti:
Sono senza parole Rosa, tutto ciò è tristissimo ed agghiacciante allo stesso tempo ma non può restare così nell'ombra!!! ti propongo di mandare questa notizia alle redazioni ed in particolare a www.differenza.org che ha anche un gruppo su facebook.
ti abbraccio
Amano il bimbo che si italiano, in ottime condizioni e magari anche carino!
Dicono che siamo un popolo solidale solo perchè siamo bravi ad inviare un euro con gli sms.
Siamo un popolo di indifferenti,e queste tragiche notizie che ahi elencato noi non le vogliamo sentire.
Rosa,
molto spesso i post che collezioni mi lasciano senza parole... questo è uno di quelli.
e' terribilmente triste! non c'e' differenza di razza...mi dispiace che non si dia attenzione...
una preghiera x questo piccolo angelo...
Dovremmo vergognarci tutti di tanta e tale indifferenza. Come considerarci un Paese civilizzato dinanzi a questo?
E nessuno ne parla, certo. La Vergogna è bene tacerla finché si può.
Sono allucinata da queste storie, non un briciolo di pietà nemmeno per i bambini.
:*-(
siamo troppo impegnati a parlare di matrimoni vip, di gossip, di pettegolezzi... e a chi può interessare la storia di un bimbo straniero diventato un mucchietto inerme in mezzo a una statale? Onestamente... a chi ha ancora a cuore questo piccolo bastardo posto chiamato mondo.. grazie per il post
Agghiacciante Rosa.
Sofferenza tanta, in me!
@mau/C:Maurizio,sei illuminante!
Ho già fatto, e ho già ricevuto un riscontro (spero) positivo.
LEGGI!:
Cara Maria Rosetta,
ti ringrazio per la segnalazione. Cercheremo di capire come poterci
occupare di questa notizia in base alla nostra linea editoriale.
Intanto ti ringrazio ancora della tua attenzione.
Gian Maria Tosatti
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la differenza - direttore
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@Tutti: Per il vostro sostegno e la vostra solidarietà,questo blog ha ragione di continuare ad esistere.
Grazie di cuore!
Ciao anima sensibile sono di nuovo qui e mi sei mancata...sono scossa da quello che ho letto nel tuo post :|, povero angelo...e nessuna cacchetta di telegiornale ne ha parlato...è vero come ha detto qualcuno, i tuoi post lasciano senza parole...
Ti mando un bacione
Si ho letto: davvero una tristissima storia ...
Queste storie non fanno audience. I telegiornali parlano sempre più di gossip, e sempre più assomigliano a reality show. E' un giornalismo alla ricerca di "verità finte", di storie strappalacrime in cui le lacrime sono quasi sempre italiche e i carnefici stranieri.
Gli unici bambini stranieri che giornali e TV ricordano e che amiamo, per qualche minuto, sono quelli delle campagne di solidarietà.
Quelli li amiamo perchè non vengono a casa nostra. Se venissero in Italia (a rubarci la nostra fetta di torta) li rimanderemmo volentieri via a calci in culo.
O gli riserveremmo il nostro miglior piatto, l'indifferenza.
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