Ascoltate Josè Saramago intervistato da Serena Dandini

venerdì 25 giugno 2010

Arrivano le caporali

Nelle campagne siciliane il fenomeno del caporalato si tinge di rosa.
Sono donne che gestiscono altre donne, guadagnano 5 mila euro l’anno in più e lavorano sette giorni su sette, per conto del datore di lavoro.
Il comune capofila è
Rosolini, 20 mila anime nel siracusano agricolo, tra Cassibile e Pachino.
Il metodo è quello ereditato dai colleghi uomini.
La mattina delle caporali inizia alle quattro. Un pulmino carica 20 ragazze di origine rumena per portarle nei campi a raccogliere i fantomatici pomodorini di Pachino o le zucchine nei tunnel, piccole serre alte 80 centimetri. In casi di maltempo però si rivolgono ingenuamente al sindacato per chiedere assistenza.

“E’ venuta una ragazza - racconta Enzo Pirosa segretario della Flai rosolinese - che voleva aiuto perché le braccianti dell’est non volevano lavorare a causa della pioggia. Ha raccontato di avere affittato una casa dove le ospitava. Siamo intervenuti e bloccato lo sfruttamento. La paura però è che oltre a questo vi fosse altro. C’è una certa ingenuità nel
le caporali che, in balia dello sfruttatore, per 5 o 6 mila euro in più l’anno diventano delle sfruttatrici nei confronti delle colleghe”.

Le donne sono le nuove protagoniste della filiera agroindustriale siciliana, dalla raccolta al packaging rappresentano l’anello fondamentale della fascia trasformata. E spesso allietano anche le serate di padroncini e amici produttori.

A Vittoria
, nel ragusano, terra rossa e di lotte contadine, sono in voga i “festini agricoli”.

Sono serate - spiega don Beniamino Sacco che gestisce il centro di accoglienza per 70 migranti - dove il datore di lavoro, insieme ai suoi amici aiuta ad arrotondare il cachè delle lavoratrici che, per otto ore di lavoro, guadagnano fino a 20 euro, con la serata arrotondano a 30. Sono veri e propri fenomeni di abuso. Una prestazione di natura sessuale aggiunge 10 euro alla giornata. Si tratta di un fenomeno difficile da quantificare - conclude - quello visibile è circa il 15 per cento”. Le donne di origine rumena a Vittoria sono circa 2500, mentre i migranti sono 12 mila, di cui 8 mila impiegati nelle campagne della cosiddetta fascia trasformata che va da Vittoria a Cassibile e comprende le due province di Ragusa e Siracusa.


E’ discordia tra patate e pomodori


L’immigrazione è un fenomeno stanziale nel sud est della Sicilia. La sola Rosolini ospita 820 lavoratori stranieri residenti, la percentuale più alta è quella marocchina (459), mentre i rumeni sono 98. Avola, Pachino, Portopalo, Ispica, Scicli su 8500 lavoratori agricoli contano 3 mila lavoratori migranti regolari. A questi però vanno aggiunti i lavoratori a cui non viene rinnovato il contratto di lavoro e, a causa della Bossi- Fini, alimentano la manodopera irregolare. Il lavoro nero è stimabile tra il 35-40 per cento. “C’è un fenomeno nuovo - dice Monia Gangarossa del Forum per l`immigrazione di Vittoria - per cui i magrebini stanno perdendo il proprio posto di lavoro perché
i proprietari delle aziende prediligono i rumeni e le rumene che costano meno, in media 15-20 euro, e non hanno il problema del permesso di soggiorno. La comunità tunisina al contrario è strutturata, ma negli ultimi dieci mesi hanno perso il posto di lavoro. Attraverso il Forum vorremmo anticipare lo scoppio di un conflitto sociale”.

Il contrasto tra migranti del maghreb e neocomunitari caratterizza tutta la fascia produttiva delle due province siciliane. “Sono senza lavoro da dicembre - racconta Aziz di Casablanca che dorme nella tendopoli di Cassibile -. Vivo a Ragusa dal ’90 e ho sempre lavorato in un`azienda di Modica che lo scorso inverno mi ha licenziato perché parlavo troppo. Mi pagava 42 euro al giorno, ma il salario mi arrivava un mese sì e uno no. Ho una famiglia numerosa e quindi ho chiesto un pagamento più regolare. Così mi ha buttato fuori e preso un altro lavoratore rumeno. Per questo sono costretto a venire a Cassibile, ma fino ad ora ho lavorato solo due volte”.

Per raccogliere 500 quintali di patate, ad esempio, ci vogliono trenta operai, se la produzione della patata peggiora per raccoglierla ci vogliono 50 persone. La giornata lavorativa di otto ore, per un magrebino, è retribuita da 35 a 50 euro. Se per i lavoratori regolari è prassi, per gli irregolari i salari minimi, garantiti dal contratto, rappresentano una chimera. I lavoratori più vulnerabili sono quelli senza contratto. Ricattabili e senza diritti vivono sulla propria pelle la selezione dei caporali che, ogni mattina alle 5, raccolgono braccia da sfruttare nei campi. I caporali eseguono gli ordini degli imprenditori e ricevono 35 euro per gli operai da impiegare.

I lavoratori scelti versano tre euro per il trasporto e cinque per l’ingaggio. Molti lavorano anche la domenica. Sono soprattutto marocchini senza contratto, partono con i camion per i mercati di Siracusa e di Catania. Aija è sudanese, 26 anni, per lo Stato è un clandestino e non gli è permesso dormire nella tendopoli della Croce Rossa. I braccianti agricoli, senza permesso di soggiorno, rappresentano una risorsa per molti imprenditori che abbattono il costo del lavoro.

"Vivo in un casolare a pochi chilometri dal centro di Cassibile - racconta Aija -. Siamo in 40 e dormiamo in quattro stanze. I materassi sono a terra, ma abbiamo anche una cucina. Per lavorare nei campi ci pagano 30 euro al giorno, dalle sei alle due del pomeriggio". Se Aija avesse un permesso di soggiorno le sue braccia costerebbero almeno 20 euro in più. Il prezzo delle patate si è dimezzato nel corso del 2009 e di conseguenza anche la presenza straniera che “quest’anno arriva a 350 - dice Gianpaolo Crespi della Rete Antirazzista - di questi 150 dormono nella tendopoli. Al di fuori del campo, c’è una realtà che molti non vedono”.

La tendopoli è il frutto di un protocollo tra Prefettura, sindacati, associazioni ed enti locali e prevede, inoltre, che i datori di lavoro diano un alloggio al lavoratore. All’interno del campo possono alloggiare soltanto gli stranieri regolari. I volontari della Croce Rossa registrano i nomi. L’accesso al campo è sottoposto a regole ferree, per entrare o uscire i migranti devono presentare il tesserino di riconoscimento assegnato loro nel momento della prima registrazione. Chi non ha il permesso di soggiorno non può essere ospitato e trova rifugio tra le campagne circostanti, nei cascinali abbandonati.


Da Mantova a Rosolini per essere competitivi


Dal 1984 un’azienda agricola del mantovano promette qualità, genuinità e garanzia. A pagare il caro prezzo delle tre promesse commerciali sono, però, i lavoratori. E non quelli impiegati nella sede del mantovano, ma gli stranieri delle serre-tunnel del Siracusano.
A Pachino l’azienda venuta dal Nord lavora da molti anni. A sentire i migranti che ci lavorano i loro diritti rappresentano un costo accessorio. "Mi pagano 40 euro al giorno, ma non sempre sono precisi nei pagamenti - si altera Mohamed che da due anni lavora nei tunnel della ditta -. Per contratto dovremmo lavorare otto ore, in realtà ci obbligano a farne nove ore e mezza senza lo straordinario. Se arriviamo in ritardo, il padrone, detrae mezz’ora di paga oraria e per tre giorni non ci chiama a lavoro".

L’azienda applica il Cpl (Contratto provinciale di lavoro) di Chieti che prevede una paga più bassa rispetto a quello del siracusano".
La raccolta delle zucchine e dei meloni nei tunnel è l’anticamera dell’inferno. Durante i mesi estivi si raggiungono temperature elevate, fino a ottanta gradi con percentuali di umidità che toccano il 95 per cento. Sarebbero necessarie delle accortezze particolari per tutelare la vita del lavoratore. Ma la pausa di cui godono i migranti impegnati nella raccolta è di un’ora, ogni otto di asfissiante lavoro, e i dispositivi di sicurezza individuali sono a carico dei lavoratori stessi.

"Guanti e mascherine per ripararci dalle inalazioni dobbiamo comprarceli, il datore ha stabilito così - spiega Mohamed". Dalle descrizioni dei lavoratori e dei sindacati l’azienda e` totalmente indifferente alle sofferenze dei lavoratori, qualcuno in paese non utilizza mezzi termini nell’etichettarla con il termine di “negrieri”.
Nel 2006 è morto un pachinese impegnato nella raccolta delle zucchine. Infarto, ha fatto sapere l’azienda. Ma sindacato e colleghi di lavoro la pensano diversamente. L’operaio sarebbe morto per avere inalato, all’interno del tunnel di plastica, fumi degli anticrittogamici.


Cresce la produzione, diminuisce l’occupazione regolare

Nella fascia produttiva del siracusano, nonostante la crisi economica, il prodotto lordo vendibile è aumentato del 20 per cento. "Da un lato aumenta la produzione e dall’altro si abbassa il numero dei lavoratori, di conseguenza esiste una fascia grigia - fa notare Enzo Pirosa - la forza lavoro è scesa in provincia da 13 a 10 mila. Il lavoro nero è stimabile tra il 35-40 per cento. Al sommerso della manodopera si accosta l’evasione contributiva fiscale che accade all’80 per cento dei lavoratori immigrati, ma dalla quale non sono immuni neppure gli italiani. Abbiamo spinto come Flai Cgil affinché le grosse aziende assumano con contratti a tempo indeterminato per garantire uno stipendio fisso e la tutela del lavoratore.

Ma non tutti accettano il tempo indeterminato perché gli farebbe perdere l’indennità di disoccupazione agricola. In realtà non considerano i vantaggi a lungo termine, come una pensione dignitosa, che offre un contratto a tempo indeterminato. Certamente si potrebbe partire con le grosse aziende”.
A Pachino la cooperativa Aurora, ad esempio, garantisce ai lavoratori contratti fissi. Una realtà nata da 16 piccoli produttori, ora 100, che hanno scelto di associarsi per superare le barriere del libero mercato. Ci lavorano 12 operai a tempo indeterminato e 50 stagionali. La sua è una storia al femminile, dove il lavoro delle donne ha contribuito sia alla crescita aziendale che al difficile percorso di emancipazione, delle donne di queste terre ricche di “oro rosso”.

Lavorazione e confezionamento del prodotto sono state affidate alle donne. "Nei locali della cooperativa lavorano molti pachinesi - sottolinea Salvatore Dell’Arte, presidente dell’Aurora-. I contratti prevedono 6 euro l’ora più l’ingaggio previsto dai contratti della cooperazione. La nostra trasparenza si scontra con una realtà disomogenea fatta di Cpl diversi da provincia a provincia, avviene così che a Ragusa il costo orario previsto per un operaio è di 4 euro e 80 centesimi. E inoltre ci dobbiamo confrontare con la concorrenza sleale dei produttori". Per non scaricare sui lavoratori la mannaia della competitività, il modello cooperativo potrebbe essere una valida alternativa, anche nelle terre del sud Italia.

"Associarsi e creare una cooperativa conviene- specifica- si eliminano i passaggi intermedi riducendo i costi". La catena produttiva inizia nelle terre dei piccoli coltivatori diretti soci della cooperativa che, raccolti i pomodori, li portano nei magazzini. Una volta confezionati partono per i mercati nazionali. Coop Italia è tra i maggiori acquirenti dell’Aurora. "Per un chilo di prodotto lavorato sosteniamo 1 euro e 20 centesimi di spese - spiega il presidente -. Il trasporto su gomma è uno dei costi che grava maggiormente sui nostri bilanci. Se la Regione Sicilia si decidesse a eliminare le accise sul carburante i costi diminuirebbero di molto. A queste si aggiunge l’aumento, pari al 15 per cento, del costo di produzione e la crisi della redditività delle aziende associate, calata del 30 per cento.

Se il prodotto non viene venduto direttamente alla grande distribuzione, viene ceduto ai mercati generali a prezzi più bassi. Un chilo di ciliegino pachino costa a Coop Italia 1 euro e 80 centesimi, nel supermercato, mezzo chilo dello stesso prodotto, arriva a costare 3 euro e 50" - conclude Dell’Arte. Chi ci guadagna? I sensali, mediatori siciliani, incidono nell’aumento del prezzo finale a discapito del guadagno dei produttori. Quella del mediatore è una figura storicamente parassitaria e non regolata, che ricorda la guardiania dei campi della mafia agricola. I mediatori propongono direttamente i prezzi di acquisto della merce e raramente l’imprenditore è in grado di rifiutare, trattiene inoltre una percentuale non prevista da alcuna normativa in materia.
Lavoro fittizio, falsi braccianti, lavoratori veri e controllori distratti

A Vittoria gli ultimi blitz nelle campagne dell’ispettorato del lavoro risalgono al 2007. "Tre anni fa la polizia aveva fatto tre blitz nelle campagne che hanno dato importanti risultati - spiega Giovanni Consolino, del Forum per l’immigrazione vittoriese -. Dopo questi interventi, definiti dalla Confindustria come freno alla filiera, non ne sono stati più effettuati. Ora stanno ricominciando perché Rosarno ha messo un po’ di paura". Scarsi controlli dovuti anche al poco personale ispettivo della Direzione provinciale del lavoro in molte province siciliane. Nel nisseno gli ispettori del lavoro sono soltanto due.

“C’è qualcosa che non quadra - dice Pino Cultraro segretario Flai Caltanissetta - il prezzo non è crollato sul prodotto finale. E’ evidente che si sta risparmiando sul costo del lavoro, tanto da fare parlare di lavoro fittizio”. Il perverso meccanismo è storia di altri tempi che ha tre protagonisti. I proprietari delle aziende fanno lavorare in nero i migranti senza versare i contributi che, invece, vengono sistematicamente venduti ai falsi braccianti agricoli per 10-15 euro a contributo. Morale della storia: loro avranno l’indennità previdenziale“.

Ci guadagnano tutti - continua Cultraro - tranne il lavoratore. Perchè l’azienda passa per quella che paga i contributi, il falso bracciante percepisce l’indennità di disoccupazione agricola, il lavoratore, invece continua a lavorare in nero e senza tutele. Il fenomeno visibile, attualmente è del 30 per cento”. Ai controlli dell’Inps però non ci sono differenze perché una volta scoperta l’azienda l’indennità viene bloccata per tutti, anche per i lavoratori veri. Questi ultimi pagano da sé i contributi necessari per percepire l’indennità di disoccupazione agricola.

“Tu vuoi lavorare da me? Dato che posso avere manodopera anche a 20 euro, posso pagarti fino a 30 euro però ti paghi tu i contributi”. In provincia di Caltanissetta, tra carciofeti e grano, il mercato del lavoro si svolge nei bar dei paesi. Non c’è il caporale ma lo stesso titolare della ditta che va a prendere gli stranieri che ogni tre giorni vengono venduti da un’azienda all’altra per evitare denunce e controlli.
Per le donne? Il sistema di selezione è fisico. “Le aziende - conclude il segretario - si contendono le più carine”.

Fonte: http://www.terrelibere.org

giovedì 24 giugno 2010

DEDICATO A NIKI APRILE GATTI



24 GIUGNO 2008 - 24 GIUGNO 2010.
Sono trascorsi due anni e nessuno si è degnato di fare delle serie indagini sulla morte di Niki Aprile Gatti. Dopo tanto tempo non si sa cosa sia realmente accaduto quel giorno dentro il carcere di Sollicciano.
Niki non si è suicidato. Ci sono tanti particolari che non quadrano e che ci lasciano pensare che
questo gesto infame sia stato compiuto da una mano estranea .
Ripeto, perchè si è voluto archiviare così in fretta?
Perchè non si sono svolte indagini capillari?
Siamo in tanti a chiedere giustizia per Niki.
Vogliamo la verità !!!

giovedì 17 giugno 2010

Razzismo in autobus alle porte di Milano

Al confine tra Monza e Cinisello Balsamo, alle porte di Milano, martedì 15 giugno un autista dell'autobus z221, linea gestita dalla Brianza Trasporti, esclama:
“Non voglio la merda sul mio pullman, gli zingari no. Apriamo le finestre e cambiamo aria”.

Sono all'incirca le 9.45. Fuori piove. Come consuetudine la z221, l'autobus che collega la Brianza alla stazione di Sesto FS, effettua il proprio viaggio e come sempre al confine tra Monza e Cinisello Balsamo salgono anche i rom.
Resosi conto della loro salita, il guidatore perde il controllo e impone a quanti non hanno il biglietto di avvicinarsi alla sua postazione.
Dopo un primo momento di esitazione da parte dei viaggiatori incriminati, il tono si fa sempre più minaccioso e aggressivo.
Non contento, il conducente si alza in piedi e pretende che quanti sono sprovvisti del biglietto, scendano immediatamente dalla z221.
Intimoriti dalla reazione, i rom e la donna di colore abbandonano l'autobus.
Raggiunto il proprio obiettivo, il conducente non trattiene nemmeno i commenti offensivi.

Leggi tutto l'articolo QUI'


Mi auguro che daranno quantomeno un premio al suddetto autista, a questo campione di alta professionalità e di buona educazione (sic!).

P.S. Sarà mica parente di Borghezio?


martedì 15 giugno 2010

Il Governo ha deciso di continuare a buttare milioni di euro per progettare una mega-opera inutile e devastante.

Centinaia di cittadini hanno partecipato domenica all’iniziativa di informazione e sensibilizzazione indetta dalla Rete No Ponte per contestare l’inizio delle trivellazioni in via Circuito a Faro,nella zona nord di Messina, finalizzate a completare gli studi necessari per il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto.

I sondaggi, che si protrarranno per tutta l’estate e che procureranno non poche difficoltà nella viabilità nella zona di Faro-Ganzirri, sono stati giustificati nei giorni scorsi come opere necessarie a ridurre l’impatto che il Ponte sullo Stretto avrebbe sul nostro territorio.

Il movimento No Ponte ha chiarito più volte che non c’è nulla da mitigare, che il Ponte non va realizzato, che i cantieri non debbono avere inizio.

In questa prospettiva sono state ripetutamente elencate le alternative che, invece, andrebbero percorse e per le quali andrebbero investite le risorse pubbliche riservate alla mega-opera. Molto meglio sarebbe pensare alla messa in sicurezza sismica e idrogeologica, al potenziamento del trasporto pubblico nello Stretto, all’ammodernamento della rete stradale e ferroviaria, ad un piano di edilizia scolastica.

Cosa sconvolgerà il Ponte sullo Stretto e come?

Eccovi un breve pro-memoria:

· Nell’area dello stretto sono presenti undici Siti di Importanza Comunitaria (SIC), due Zone a Protezione Speciale (ZPS), un’area di riserva naturale orientata, un territorio fortemente abitato. Tutto lo Stretto di Messina è stato inoltre dichiarata IBA (Important Bird Areas) ed è una delle tre rotte migratorie più importanti d’Europa, insieme al Bosforo e Gibilterra.

· Cantieri, discariche, cave, passaggio di mezzi pesanti, avranno un impatto devastante su di un ampio territorio, densamente popolato, che va (lato Sicilia) da Venetico a Contesse

· E’ stato sottostimato il rischio sismico ed il ruolo delle frane.

· I siti di deposito sul versante messinese dei materiali di scavo sono stati individuati in zona contrada Catanese (Annunziata) per 220.000 metri quadrati (pari a 25 campi da calcio o, se preferite, al lago di Torre Faro); in contrada Marotta (pari a oltre 6 campi di calcio); in contrada Serri (pari a 5 campi di calcio); a Venetico (tre siti per un’area di 390.000 metri quadrati).

Le cave da cui sarà estratta la sabbia per i lavori di costruzione sono state localizzate in contrada Pace, in contrada Magnolia e lungo la Panoramica.

· Una decina di cantieri, per movimento terra, logistici, operativi, individuati a: Contesse (nei pressi del complesso “Il Peloritano”), Gazzi (per la nuova stazione); Curcuraci; a monte di fiumara Guardia in zona “Balena”; Granatari, nell’area del cimitero; tra i due laghi di Ganzirri e Faro e nell’area compresa tra la Ss 113 e la via Circuito (per un’area pari a 270.000 metri quadrati); Terrazzo; Faro superiore nord; Faro superiore sud; Guardia; viale Annunziata; altri cantieri lungo tutto il percorso dei lavori da Torre Faro a Contesse.

· La viabilità ordinaria nel territorio sarà in varie zone limitata per la presenza dei cantieri ed il passaggio dei mezzi pesanti. Quest’ultimi si prevede effettueranno oltre 2000 passaggi al giorno!

· Lo scavo previsto per la costruzione delle torri del Ponte potrebbe portare uno sconvolgimento idrogeologico catastrofico, alterando l’equilibrio dei laghi fino al rischio del prosciugamento del lago di Ganzirri. Occorreranno milioni di metri cubi di cemento per strutture dell`opera ponte, e occorreranno migliaia di mc di acqua dolce. La presenza trasversale del pontile previsto a Ganzirri causerà l’alterazione dei flussi d’acqua attualmente conosciuti. Non vi è alcuno studio reale sugli effetti che avrebbe il Ponte (e i cantieri collegati) sulla pesca, anche dal punto di vista economico. L’apertura dei cantieri, le alterazioni di fondali e correnti, “l’effetto ombra” di torri ed impalcato, modificheranno, con effetti devastanti, la rotta dei cetacei e il passaggio migratorio di migliaia di uccelli.

La lotta continua!
Prossima manifestazione lunedì 21 giugno a partire dalle ore 14.30 in prossimità dei cantieri.

FONTE: http://www.terrelibere.org/terrediconfine/index.php


E per concludere in bellezza, vi propongo un viaggio alla scoperta delle bellezze architettoniche delle opere dell'Incompiuto Siciliano





Queste opere pubbliche mai finite, questi scheletri in calcestruzzo che si alzano minacciosi verso il cielo, che qualcuno ha definiti "Corpi di reato in esposizione permanente", sono stati generosamente finanziati con soldi pubblici, soldi di tutti noi.
Di trecentocinquantasette opere pubbliche mai finite, più del cinquanta per cento - centosessantotto - sono tutte fra Palermo e Siracusa, Agrigento e Catania.
Secondo voi, questi " capolavori di architettura" sono nate per creare lavoro o per distribuire mazzette?

martedì 8 giugno 2010

Dodici motivi per NON dare l’8 x mille alla Chiesa cattolica



Report Rai 3 - di Paolo Mondani -

Lo stato della Città del Vaticano ha tre bilanci: quello della Santa Sede, quello dello Stato Vaticano, quello dell'obolo di San Pietro, cioè le offerte che giungono al Papa da tutto il mondo.

Sono venti anni che è stato introdotto "l'otto per mille" e l' incasso passa dai 210 milioni di euro del 1990 al miliardo e nove milioni del 2009.

Ma la Chiesa incassa dallo stato italiano anche nel comparto sanità e scuole private, esenzione dell'ici, finanziamenti diretti sotto le più diverse voci.

Lo IOR non è mai stata considerata una banca offshore eppure non rispetta le leggi internazionali antiriciclaggio. Lo statuto dice che deve amministrare opere di religione e carità. Ma non disdegna gli investimenti esteri in azioni e titoli, sopratutto negli Stati Uniti. E due mesi fa ha impegnato 100 milioni di euro nel bond emesso dalla Cassa di Risparmio di Genova.

Nel corso della nostra inchiesta abbiamo cercato di fare i conti in tasca al Vaticano e alla Chiesa italiana, analizzando bilanci, per vedere quanto entra e come spende.

Questo video è dedicato a tutti gli ex dipendenti della Banca di Roma già Banco di Santo Spirito già Banca dellla rovina di tante persone, troppe. Senza parole.



Fonti:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/
http://laverabestia.org/index.php

venerdì 4 giugno 2010

Un nuovo appello per Niki Aprile Gatti

Aderisco all'iniziativa promossa da : Daniele Verzetti, Rockpoeta, SR e L'Incarcerato .

Anch'io spedirò una e-mail al Tibunale di Firenze e p.c. al Ministro di Giustizia di San Marino, perchè spero che fra i tanti ci sia qualc'uno che abbia voglia di fare chiarezza sulla morte di Niki Aprile Gatti, attraverso una indagine accurata e non come è stato fatto finora.


Il testo è questo:



"Gentilissimi Procuratori Canessa e Monferini,


Sappiamo che state indagando su una inchiesta molto complessa ed importante: l'inchiesta Premium.

Tale inchiesta coinvolge alcune società informatiche e telefoniche , tra cui la Sammarinese Oscorp.

All'interno di quella Società, incensurato e disposto a parlare per fornire ogni dettaglio utile alle indagini, c'era Niki Aprile Gatti il quale fu arrestato per truffa insieme ad altri appartenenti alla società Oscorp.

Egli fu l'unico ,fin dal primo istante, a voler collaborare con la Giustizia, avendo la coscienza pulita.

Ci sono, a mio avviso, molti elementi che indicano come questa morte sia strettamente connessa con l'inchiesta di cui vi state occupando. Inoltre, anche grazie a numerosi articoli di giornale, si evince l'ombra della criminalità organizzata.

E' per questa ragione che sono qui a chiedervi di considerare l'ipotesi di allargare gli orizzonti della vostra indagine anche sulla morte di Niki Aprile Gatti
soprattutto alla luce del furto in casa di NIKI,per il quale il tribunale di Avezzano ha rinviato a giudizio la persona per appropriazione indebita: tra i beni sottratti ci sono anche i due Computer che il ragazzo possedeva.

Tutto questo, non solo per dare speranza di verità ad una madre affranta, ma proprio per stabilire la verità su una morte che troppo frettolosamente é stata archiviata come suicidio."


Con stima

(Firma di chi spedisce la e-mail)

Le e-mail vanno spedite a questi due indirizzi di posta elettronica


procura.firenze@giustizia.it

e per conoscenza

segreteria.giustizia@gov.sm

Chiunque crede che bisogna conbattere ogni forma di ingiustizia, ha il dovere di aderire.
Diversi indizi ci lasciano pensare che Niki sia stato ucciso perchè voleva collaborare con la Giustizia ed è per questo che ritengo ingiusto che il Gip di Firenze abbia archiviato come suicidio la morte di Niki.

Chi non conosce ancora la storia di Niki può consultare il blog : http://nikiaprilegatti.blogspot.com/