Ascoltate Josè Saramago intervistato da Serena Dandini

giovedì 30 aprile 2009

Parola d'ordine: Isolare le voci scomode

Pino Maniaci conduce il telegiornale di Telejato, una emittente di Partinico in provincia di Palermo. Ha denunciato più volte la mafia. E' stato picchiato, minacciato di morte, hanno tentato di strangolarlo e gli hanno bruciato la macchina.
E' stato denunciato per abuso della professione giornalistica.
Un tempo chi raccontava la verità in Sicilia veniva fatto fuori fisicamente: Mario Francese, Mauro Rostagno, Beppe Alfano, Pippo Fava, Giuseppe Impastato, Mauro De Mauro, Cosimo Cristina, Giovanni Spampinato.
Oggi ci sono altri sistemi, sicuramente meno eclatanti, ma altrettanto pericolosi; si cerca di delegittimare ed isolare le voci scomode. Si tratta di sistemi usati da una mafia che è sempre più inserita nel contesto imprenditoriale ed istituzionale del Paese.

Ma Pino Maniaci è sotto pressione su due versanti: uno hard, relativo alle minacce che provengono dalla mafia militare, in un contesto di riorganizzazione mafiosa del territorio. L'altro, apparentemente più soft, sembra collegato all'impazienza di coloro che vogliono spegnere i microfoni di Tele Jato con l'astuzia, senza aspettare nemmeno che si abbassi l'attenzione dei media nazionali.
Intanto la solidarietà è stata massiccia, da parte della società civile e anche da parte della politica, senza distinzioni tra destra e sinistra.
De Magistris esprime così la sua vicinanza a Pino Maniaci:
"Un uomo coraggioso e libero che incarna i valori costituzionali della manifestazione libera del pensiero e che fa della lotta alla mafia la ragione fondante del suo impegno professionale. La sua lotta alla criminalita' organizzata lo ha gia' reso bersaglio delle piu' ignobili vendette mafiose. Pino non mollare!".
Sonia Alfano invece ricorda che "nella stessa condizione si trovava anche mio padre che, pur essendo oggi riconosciuto come uno dei più grandi giornalisti antimafia, non era iscritto a nessun albo. A Pino va tutta la mia personale solidarietà ed il mio invito a continuare a svolgere il suo mestiere con la consapevolezza di avere noi, e moltissimi altri, dalla sua parte”.

Beppe Grillo scrive invece sul suo sito:
"E' chiaro che non è un giornalista. Maniaci ha rifiutato di iscriversi all'albo dei giornalisti. Si sarebbe trovato in compagnia di Riotta, Belpietro, Fede, Giordano. E' uno che ci tiene alla sua reputazione. In Italia chi racconta la verità è un giornalista abusivo".
Pino ha ricevuto più di 250 querele per cose che ha detto e "non doveva" dire e questa "nuova" denuncia alla fine poi così nuova non è. Un pò di tempo fa è stato infatti assolto con formula piena dallo stesso reato e oggi sottolinea:
Abusivo io? Abusivi sono tutti quelli che pur essendo iscritti all’ordine dei giornalisti sono impegnati a servire i potenti di turno. Se questo e’ il mestiere, quella tessera preferisco non averla”.
FONTE:500firme.blogspot.com


Aggiungo che è l'unico ad aver filmato l'arresto di Lo Piccolo, immagini di repertorio che poi ha regalato a tutte le testate Rai.
Tutti i giornalisti hanno parlato di lui riempendo colonne e colonne sulla sua bravura e sul suo coraggio.

Poi arriva la denuncia.
Secondo l'accusa : "con più condotte, poste in essere in tempi diversi ed in esecuzione del medesimo disegno criminoso", avrebbe esercitato abusivamente l’attività di giornalista in assenza della speciale abilitazione dello Stato.
Per questo motivo, l'ordine dei giornalisti della regione Sicilia,invece di schierarsi dalla parte di Pino, minacciato più volte di morte, gli si mette contro costituendosi parte civile contro "un' antimafioso non autorizzato".


E pensare che il presidente dell’Ordine dei giornalisti siciliano, Franco Nicastro, faceva queste dichiarazioni il giorno dopo l’ultimo attentato ai danni di Pino Maniaci:

"Ormai è intollerabile il livello delle pressioni e delle intimidazioni contro chi si ostina a fare un’informazione libera nella trincea siciliana. La catena interminabile dei messaggi criminali è un attacco alla libertà di stampa che va fermamente respinto. La storia del giornalismo siciliano ha già scritto pagine indimenticabili ma di fronte allo stillicidio impunito delle attenzioni minacciose è necessaria una forte mobilitazione dei giornalisti, del mondo della cultura e della società civile. Agli organi investigativi va anche rivolto un appello perché si faccia una volta per tutte chiarezza su tanti episodi allarmanti".
Parole, parole...predica bene e razzola male!

Il processo è stato fissato davanti al giudice monocratico di Partinico il prossimo otto maggio.




E che dire di Piera Aiello , sono trascorsi 23 giorni e ancora nessun esponente dello Stato ha sentito l'esigenza di dire una sola parola di conforto.
Ma com' è possibile che una Testimone di Giustizia venga ignorata da tutti: servizio centrale di protezione, commissione, sottosegretario agli interni Mantovano, Prefetto della località nota alla mafia e perfino dal Presidente della Repubblica.

Alla Cortese Attenzione de

IL PRESIDENTE della REPUBBLICA

On. Giorgio NAPOLITANO

SEDE ISTITUZIONALE

Quirinale

00100 R O M A RM

Egregio Signor Presidente,

Chi Le scrive è Piera Aiello, tra le prime Testimoni di Giustizia contro la mafia, con Rita Atria, mia cognata, morta suicida per assenza dello Stato.Imparentata giovanissima e forzosamente alla famiglia mafiosa degli Atria di Partanna, decisi di rompere con quel mondo - e con qualsiasi connivenza omertosa che esso cercava di impormi e pretendeva di poter esigere da me come da chiunque essi ritenessero “appartenesse”, come cosa priva di anima e capacità di determinazione, alla medesima famiglia - dopo l’omicidio, davanti ai miei occhi, di mio marito.Egli era un personaggio violento che intendeva vendicare autonomamente ed illecitamente l’omicidio di suo padre; ma che trovò killer spietati a precederlo in quella ansia di faida sanguinaria. Fuggii da quel mondo con la mia piccola bimba Vita Maria, senza sapere a cosa andavo incontro né come avrei potuto vivere. Mi spingeva solo il desiderio di vivere una vita piena del “fresco profumo di Libertà” (come diceva Paolo Borsellino), quale ne fosse il prezzo da pagare.Ebbi la fortunata ventura di incontrare, su questo mio percorso di rottura con tutto il mondo criminale che quella famiglia impersonava, il Giudice Borsellino dal quale tanto sia io che mia cognata Rita Atria – che mi aveva seguito nella difficile scelta di Testimone di Giustizia – abbiamo ricevuto lezioni di vita ed umanità profondissime.Il dolore per l’omicidio del Magistrato e la sensazione di essere stata lasciata dallo Stato in qualche misura sola di fronte alla cupa vendetta che ogni mafia giura ai propri nemici, condusse Rita al terribile gesto del suicidio. Le nostre comuni scelte nel frattempo avevano già condotto in carcere molti dei personaggi criminali di cui avevamo rivelato le illecite attività.Io ho cercato testardamente di vivere e tornare a vivere, pur condannata ad una condizione da “profuga” priva di identità, strappata dalle proprie radici affettive e territoriali, costretta in “località segreta” e priva di un’efficace e continuativa presenza dello Stato.Ho avuto non poche, e sempre documentate, tensioni con i rappresentanti dello Stato responsabili dei programmi di protezione, a causa delle condizioni in cui veniamo spesso costretti noi – pochi – Testimoni di Giustizia: ciascuno con il suo personale calvario di vite sconvolte, di restrizioni, di misure di sicurezza “fatiscenti” e di una assenza praticamente totale di qualsiasi vero progetto di reinserimento sociale. Spesso ho dovuto lamentare, e con me altri Testimoni di Giustizia, che noi siamo stati trattati dallo Stato molto peggio e con minor rispetto di quanto non venga riservato invece ai cosiddetti – tanti – pentiti, che hanno saputo lucidamente lucrare anche sulla propria dissociazione – tardiva e tuttavia supinamente assecondata dallo Stato in ogni sua pretesa – dal crimine cui avevano ampiamente partecipato.

Ho voluto ciò nonostante ricostruire caparbiamente una mia vita personale fatta di affetti e di relazioni e di un lavoro che mi ridesse dignità di cittadina. Grazie al lungo legame con l’Associazione Antimafie “Rita Atria” che dall’anno scorso mi onoro di presiedere, ho incontrato amici per me importanti che sono stati il mio ponte verso la mia Terra: la Sicilia.

Grazie a queste relazioni ho potuto non rimanere cementata in una sorta di cadaverica “vita inesistente” in cui a qualche funzionario piacerebbe costringere questi scomodi ed insopportabili Testimoni di Giustizia, e sono riuscita a rimanere Testimone ancor più per gli ordinari Cittadini che non per lo Stato, perché le dure scelte di vita pagate da Rita, da me e da ogni altro Testimone di Giustizia potessero essere di stimolo ed esemplarità possibile e a volte doverosa anche per altri e non rimanere relegate in spazi di personalismi cui si possa rimanere impunemente indifferenti.In questo percorso lo Stato è rimasto spesso amaramente assente, se non ha addirittura cercato – a causa di funzionari e politici per nulla sensibili e consapevoli dei drammi umani che si consumavano in ciascuna delle nostre vite – di costruire artificiose condizioni di ostacolo, negazione ed umiliazione del Testimone. Sono documentati, purtroppo, i poderosi scontri che ho dovuto sostenere con funzionari e sottosegretari, scontri che ho potuto reggere e sopportare solo grazie alla assistenza professionale ed umana del mio legale ed al calore ed affetto umano dei miei amici della Società Civile.

Pensi, Sig. Presidente che per lunghi periodi sono stata costretta ad utilizzare il Codice Fiscale di una carissima amica, che ho dovuto iscrivere mia figlia a scuola dicendo chi ero perché a Roma si erano dimenticati che avevo una bambina (se lo sono ricordato quando mia figlia era già in terza elementare) per i ritardi e la insensibilità dell’Ufficio Protezione. E non Le dico altro (come le vicende di proposte ignobili di compensazione dei beni posseduti), poiché tutto è documentato in atti, se mai Lei, o chiunque altro, volesse fare opportune verifiche.Ma nonostante queste incredibili difficoltà ho sempre avuto un profondo rispetto per le Istituzioni (nel ricordo tragico ed esemplare del Giudice Borsellino), fino a maturare un grande affetto per gli uomini – poliziotti e carabinieri – deputati a garantire la sicurezza personale, mia e dei miei familiari, nelle varie circostanze di movimento e di copertura. Anche loro esposti, con me e per me, al maggior pericolo per inefficienze e irrazionalità istituzionali.Ho sempre avuto coscienza che in tutte le Istituzioni vi sono uomini e donne che consumano le proprie vite per testimoniare l’esistenza e la nobiltà dello Stato accanto ad ogni Cittadino che intenda giocarsi per la Legalità Democratica, ma anche che al contempo vi sono altresì personaggi a dir poco sconcertanti. E gli angeli, sig. Presidente, talvolta sembrano davvero essere una piccola minoranza rispetto ai demoni.

Oggi, purtroppo, devo infatti registrare un ulteriore drammatico colpo alla mia volontà di poter credere allo Stato ed agli uomini dello Stato, poiché di fatto la mia “copertura” è saltata per colpa o superficialità e presuntuosa supponenza proprio di due uomini delle forze dell’ordine (per l’esattezza dell’Arma dei Carabinieri), anche se estranei (meno male) ai “Servizi di Protezione Testimoni”.

Nel documento allegato, e che intendo diffondere qualora non ci fossero immediate e coerenti risposte dello Stato a questa situazione kafkiana, Lei troverà tutto lo sconcertante percorso che ha determinato lo scempio di una realtà pur incerta e faticosamente costruita. Due uomini con scarsa sensibilità (c’è da sperarlo, per non dover credere ad una astuta e mimetizzata volontà di favorire piuttosto coscientemente i miei criminali avversari e potenziali attentatori) hanno sciupato forse irrimediabilmente un duro e sofferto percorso di ricerca di sicurezza e stabilità.Io non so come e cosa sarà possibile ricostruire, a partire da questa nuova condizione. Forse dovrà cambiare comunque il modo stesso di pensare alle condizioni di vita dei Testimoni di Giustizia e della cultura della Sicurezza che lo Stato dovrebbe garantire. Ma quali che siano i futuri scenari del rapporto tra lo Stato e questa Testimone di Giustizia, io credo fermamente che sarebbe comunque necessario che i due uomini di stato in questione rispondessero pienamente, severamente, formalmente e pubblicamente del loro comportamento.Io, ancora una volta, non posso e non voglio che aspettare Giustizia. Vede, Sig. Presidente, noi Testimoni possiamo solo contribuire a fare Verità, perché mai più di ora è solo lo Stato ad essere chiamato e ad avere gli strumenti per fare Giustizia. La sola Verità senza Giustizia è solo la pia illusione di una condizione umana e dignitosa di convivenza civile. Ma la sola Giustizia privata della Verità è solo la finzione di un potere che intenda esercitare le sue prerogative per il proprio esclusivo tornaconto e contro il Diritto dei Cittadini ed in spregio della Verità.Se mi sono decisa a scrivere alla Sua Persona ed alla Sua Alta Magistratura è perché la stima per l’Uomo oggi Presidente della Repubblica e la testarda fiducia nelle Istituzioni dello Stato, mi fanno sperare che sappiano esserci interventi Istituzionali in grado di evitare allo Stato la umiliazione di essere pubblicamente discreditato per responsabilità personali di uomini indegni se non ignobili.

Attendo dunque fiduciosa un Suo cenno, Sig. Presidente, se lo riterrà opportuno e legittimo, nell’ambito delle prerogative del Capo dello Stato, per essere confortata piuttosto che rassicurata. Infatti nella mia convinzione che sia giusto essere pronti e disponibili a pagare dei prezzi altissimi per la personale, connaturale e consapevole scelta di dissociazione da ogni tentazione di collusione alla cultura criminogena e criminale imperante, è altrettanto giusto che questi prezzi non siano dovuti alla stoltezza di alcuni indegni uomini delle forze dell’ordine.Lei saprà, nel caso volesse dare risposta (quale essa sia) a questa mia lettera, come e attraverso quali percorsi e quali funzionari, farmi giungere il Suo atteso messaggio di conforto e di rinnovo di speranza nella Dignità Costituzionale di questo Paese. Speranza ridotta oggi, mio malgrado mi creda, al lumicino.

Con profondo rispetto e non celata speranza, La saluto da Cittadina Democratica e Donna Antimafia dal fronte della Verità, in attesa di Giustizia.

Piera Aiello


Ma quando vi occuperete di Piera Aiello, quando sarà morta? Perchè abbandonate chi sceglie da vivo di resistere? Ripeto: Se onorare i morti è un dovere, proteggerli da vivi lo è ancora di più.

Stato se ci sei...fatti sentire!
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martedì 28 aprile 2009

Fermiamo il Ponte sullo Stretto

Roma, 7 apr.

Il ponte sullo stretto di Messina sarà portato avanti nei tempi stabiliti perchè resta un'opera fondamentale. Lo ha detto il Premier Silvio Berlusconi, intervenendo a L'Aquila per fare il punto della situazione del terremoto.

"La manderemo avanti nei tempi più veloci possibili", ha assicurato Berlusconi, sottolineando "non abbiamo preoccupazioni circa la possibilità di reperire i fondi necessari". ( la Repubblica.it)


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Dopo la distruzione de L’Aquila si è fatto un gran parlare della
prevedibilità dei terremoti.
I quali comunque tendono a tornare nei luoghi dove già hanno colpito: ed è terra ballerina praticamente l’intera Italia che
il Governo vorrebbe riempire di centrali nucleari.
Non solo Il ponte sullo Stretto di Messina, che costerà lacrime sudore e sangue ai contribuenti italiani e al quale Berlusconi non intende rinunciare nemmeno se le circostanze obbligheranno a fare a meno di qualcuna delle grandi opere cui tiene tanto.

Ebbene, ho scartabellato un po’ in rete.
Facendo i debiti scongiuri, sapete
quando è statisticamente probabile che si verifichi a Messina un violento terremoto?
Suppergiù negli anni in cui sarà finito il ponte.

Sempre che non cambino idea, come sarebbe auspicabile, dal momento che
lo Stretto è il peggiore dei posti possibili per costruire un ponte.
Lo dicono i geologi, ed ora provo a spiegarvi.

Un’analisi della situazione è stata pubblicata nel 2006 sul
*Giornale di Geologia Applicata, una rivista dell’AIGA, Associazione Italiana di Geologia Applicata e Ambientale.
Si intitola “Aspetti geologici e di stabilità per il Ponte sullo Stretto di Messina”
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L’articolo è a firma di Alessandro Guerricchio e Maurizio Ponte, il primo ordinario di Geologia applicata e il secondo assegnista di ricerca all’Università della Calabria. Il loro lavoro prende in esame la stabilità geologica della sponda calabrese cui dovrebbe appoggiarsi il ponte, considerata dai più affidabile.
Secondo Guerricchio e Ponte invece la sponda calabrese è coinvolta da movimenti franosi “che potranno pregiudicare la corretta funzionalità del ponte” e “le analisi di stabilità eseguite hanno finora fornito risultati preoccupanti”.
Non solo. I due - geologi, ripeto, non Cassandre da strapazzo - pur con tutte le cautele del caso
hanno calcolato in circa 135 anni il probabile tempo di ritorno nella zona di terremoti particolarmente violenti, come quello che distrusse Messina nel 1908. Giungono ad ipotizzare quindi che “il prossimo evento di particolare energia”, eufemismo per indicare appunto il terremoto, capiterà fra il 2030 e il 2050. Cioè più o meno a partire dal momento in cui taglieranno il nastro inaugurale del ponte.
In seguito al terremoto del 1908,
le due coste della Sicilia e della Calabria si allontanarono di colpo di settanta centimetri.
Contemporaneamente la costa calabra sprofondò di 55 centimetri rispetto al livello del mare e quella siciliana di 75.
I movimenti della zolla africana e di quella euroasiatica dovrebbero spingere la Sicilia verso Nordovest e la Calabria verso Nordest a una velocità di circa un centimetro all’anno. Eppure, gli strumenti installati da decenni sulle due sponde non rilevano alcuno spostamento, perché sotto lo Stretto passa una faglia sismica, che assorbe la tensione e impedisce alle coste di allontanarsi. Quando la faglia sarà completamente carica, libererà improvvisamente tutta l’ energia accumulata e la sfogherà in un violento terremoto.
Le due coste dello Stretto si sposteranno quindi l’una rispetto all’altra, più o meno come nel 1908.

Hai voglia a
tener su un ponte in quelle condizioni. Neanche se lo costruissero con un chewing gum…

Giornale di Geologia Applicata

Aspetti geologici e di stabilità per il Ponte sullo Stretto di Messina

Il terremoto di Messina e la situazione dello Stretto di Messina


"Rinunciamo al ponte e mettiamo in sicurezza il 100% delle case dello Streto di Messina".

E' l'appello lanciato dal quotidiano Liberazione che promuove una campagna contro la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, per chiedere che " i soldi destinati a quest'opera faraonica e pericolosa siano reinvestiti nella messa in sicurezza di quell'area ad altissimo rischio sismico. E' una sfida, che se vinta, può contribuire ad una svolta generale nella politica e nella cultura sociale ed urbanistica dell'Italia"

''Mentre il Paese e' mobilitato per portare soccorso alle popolazioni terremotate e ricostruire le case, i servizi e l'economia dell'Aquilano - scrive il quotidiano comunista - dobbiamo fare tesoro della tragica lezione dando priorita' agli investimenti per l'adeguamento antisismico degli edifici delle aree geologicamente piu' a rischio. E' questa la vera emergenza sicurezza''.



Clicca quì per firmare,




In libreria
Il mostro sullo Stretto Il mostro sullo Stretto
Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte
5.80 euro, spese di spedizione incluse

Il libro si apre con l’analisi del “club delle grandi opere”. Prosegue con uno studio sull’impatto sociale, quindi il ruolo delle mafie. Fondamentale e trascurata, la questione conti pubblici. Si analizza poi l’impatto ambientale. Infine il capitolo sulle convergenze tra gli “amici del ponte” e i conflitti che insanguinano il pianeta.


La vignetta è di : Mauro Biani

FONTE: http://blogeko.libero.it/

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lunedì 27 aprile 2009

Tornano in libertà gli emigrati detenuti nel Cie di Lampedusa.

Tornano in libertà gli emigrati tunisini e marocchini detenuti da fine dicembre nel Centro di identificazione e espulsione di Lampedusa.




Il decreto 11/2009 che ne aveva autorizzato il trattenimento oltre i 60 giorni previsti per legge (fino a un massimo di sei mesi)
è scaduto infatti il 26 aprile e la legge di conversione approvata dal Parlamento ha bocciato la norma che prolungava i termini di detenzione.

Con la scadenza del decreto legge , usciranno esattamente 1.038 detenuti del Centro di identificazione e espulsione ( Cie) di Lampedusa.


Per Maroni questo costituisce
un vero e proprio indulto.

Ma di indulto, riguardo la liberazione dei migranti sbarcati a Lampedusa e detenuti in diversi CIE italiani, non si può proprio parlare perché il reato di immigrazione clandestina non è stato ancora introdotto nel nostro ordinamento ed il disegno di legge 733 che lo prevede, è ancora lontano dalla approvazione definitiva. A meno che qualcuno non voglia ancora riprovarci a colpi di decreto legge. Di certo, quando sarà introdotto il reato di immigrazione clandestina, tutti questi parziali insuccessi del governo (più che successi di una opposizione che si stenta a vedere) saranno riassorbiti da una nuova disposizione legislativa che sancirà definitivamente la criminalizzazione di tutti gli immigrati irregolari. Persino la probabile rinuncia alla norma che abolisce il divieto di segnalazione degli irregolari che si rivolgono alle strutture di cura, si trasformerà per l’opposizione in una vittoria di Pirro. Su tutti gli “incaricati di pubblico servizio”, negli ospedali come nelle scuole, potrebbe scattare l’obbligo di denunciare chiunque non sia in regola con il permesso di soggiorno. Per questo rischio gravissimo, adesso, occorre moltiplicare ancora le forze per contrastare, in Parlamento e nel paese, la introduzione del reato di immigrazione clandestina e l’approvazione finale del disegno di legge sulla sicurezza.
(Tratto da:Cattiveria verso i migranti e consenso politico - Dopo i fallimenti del governo, le proposte per cambiare di Fulvio Vassallo Paleologo)

Intanto i trasferimenti sono iniziati già da mercoledì 22 aprile con 121 persone portate in aereo a Roma e a Crotone e da lì rilasciati con un foglio di via.
Il 23 aprile altre 140 persone sono partite da Lampedusa dirette ai centri di Gorizia, Milano e Trapani.
E il 24 sono partiti ulteriori voli.
Quanto accaduto mostra l’inutilità del prolungamento della detenzione nei Cie. Quattro mesi di detenzione non sono stati sufficienti per identificare e rimpatriare queste persone. Mentre soltanto nella settimana passata sono stati rimpatriati 157 cittadini egiziani, nigeriani e algerini recentemente sbarcati a Lampedusa. Evidentemente il problema è la mancata collaborazione dei Paesi di origine e non la durata del trattenimento.

  • Però quanto è costato alle casse dello Stato il trattenimento di 700 cittadini stranieri per quattro mesi nel Cie di Lampedusa?
  • E quanto è costato in termini di danni morali a ognuno dei detenuti, costretti a vivere in condizioni indegne, e alcuni addirittura pestati " senza pietà" dalla polizia (leggi) , la giornata dell’incendio, il 18 febbraio?
  • E quanto costerà adesso all’Italia – in termini di mancate entrate tributarie – il lavoro nero cui saranno obbligati parte dei migranti rimessi in libertà? O meglio, rimessi in clandestinità...

Ad ogni modo molti a quest’ora avranno già lasciato l’Italia
(
finalmente liberi, per loro fortuna !)

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Virgil Caldarar, un bambino Rom che non vedrà mai la luce

Questa breve poesia, inframmezzata dai versi di una ninna nanna, è dedicata a Virgil Caldarar, un bambino Rom cui le politiche intolleranti e l’odio razziale che imperversano in Italia non hanno concesso l’opportunità di nascere. LEGGI QUI'




Ninna nanna sulla spiaggia di Pesaro

Una notte spietata

ricacciò l’alba nella morte.


“Dormi bimbo, fai la nanna,

qui con te c’è la tua mamma”.


Di un piccolo germoglio

atteso alla luce,

non rimane che un nome:

Virgil.


“Dormi Virgil, chiudi gli occhi,

stan dormendo anche i balocchi”.


Se l’odio degli uomini

cancellò la sua vita,

un’onda pietosa

custodirà quel nome

che ci fa piangere.


“Dormi Virgil nel tuo letto,

ti protegge un angioletto”.


E il mare lo ripeterà alla sabbia

eternamente: Virgil,Virgil, Virgil...


“Dormi Virgil, fai un buon sonno

ti protegge anche il nonno”.


Dimenticarlo sarebbe buio:

ricordiamolo - anche se è una ferita -

e aspettiamolo all’alba della vita.


“Dormi Virgil, resta qua

c’è la mamma e c’è il papà”.


domenica 26 aprile 2009

Esposto di Articolo 21 sul conflitto di interessi

L'associazione Articolo21 ha annunciato la decisione di promuovere una serie di iniziative, in sede internazionale e nazionale, per denunciare l'ulteriore degenerazione del conflitto di interessi in Italia.
La riunione che si è svolta nella casa del proprietario di Mediaset per decidere i futuri assetti della concorrenza, non solo non è stata negata da Silvio Berlusconi, ma anzi è stata apertamente rivendicata, come stanno a testimoniare le dichiarazioni dei protagonisti, le centinaia di lanci d'agenzia, le decine e decine di articoli pubblicati da tutti i quotidiani italiani.

Per queste ragioni Articolo21 ha deciso di aderire all'esposto già presentato al Consiglio d'Europa da Lucio Manisco, da Giuseppe Di Lello e da Alessandro Cislin.

Contestualmente l'associazione, d'intesa con la CGIL ed il Comitato della libertà d'informazione ha annunciato che il prossimo 11 maggio a Roma si svolgerà una grande iniziativa per la difesa dei valori racchiusi nell'Art.21 della Costituzione .
L'iniziativa sarà caratterizzata dalle due relazioni introduttive affidate al presidente Emerito Oscar Luigi Scalfaro e al presidente dei costituzionalisti italiani professor Alessandro Pace.
Il comitato dei giuristi aderenti all'associazione ha infine predisposto un esposto da presentare all'autorità antitrust e all'autorità di garanzia delle telecomunicazioni.

Di seguito, il testo della lettera e vi si chiede di sottoscriverla affinchè questo diventi un vero e proprio esposto collettivo sottoscritto da quanti non intendono rassegnarsi alla sub-cultura della illegalità e della colpevole indifferenza.





All'Autorità garante della concorrenza e del mercato
p.c. All'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni


Da notizie stampa e dalle stesse dichiarazioni pubbliche dell'interessato è emerso u
n intervento diretto del Presidente del Consiglio nel procedimento di nomina dei dirigenti delle testate e delle reti della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. Il Presidente del Consiglio tuttavia è proprietario della principale azienda concorrente della RAI e ciò determina una palese situazione di conflitto di interessi rilevante ai sensi degli artt. 3 e 4 della legge n. 215/2004. Tale circostanza, fermi restando ulteriori profili di responsabilità, deve quindi essere accertata e sanzionata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha l'obbligo di legge di aprire immediatamente il relativo procedimento. L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, cui la presente denuncia è inviata per conoscenza, ha d'altra parte il compito di vigilare sulla correttezza e sull'equilibrio dell'informazione radiotelevisiva, compito reso più stringente non solo dall'attuale regime di par condicio ma anche dalla suddetta situazione di conflitto. Ciò premesso, i sottoscritti chiedono all'Autorità garante della concorrenza e del mercato di adottare in ordine a quanto rappresentato tutti gli atti previsti dalla legge n. 215/2004, procedendo con urgenza ai necessari atti di accertamento. Chiedono inoltre, ai fini dell'esercizio dei loro diritti di partecipazione, di essere avvisati dell'avvio del procedimento e di essere sentiti personalmente.


Federico Orlando presidente
Giuseppe Giulietti portavoce
Tommaso Fulfaro segretario


“Per rendere schiavo un popolo prima di ogni altra cosa è necessario addormentarlo” (Jean Paul Marat)

Oggi come mai prima è urgente e necessario impedire che questo sonno divenga irreversibile e coma terminale della democrazia nella Repubblica Italiana.



FIRMA QUI'












La vignetta è di : GAVAVENEZIA

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sabato 25 aprile 2009

25 APRILE 2009, SESSANTAQUATTRESIMO ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DELL'ITALIA DAL NAZIFASCISMO

È veramente doloroso celebrare il 25 aprile con i muri imbrattati di manifesti neofascisti



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Mamma adorata,


quando riceverai la presente sarai già straziata dal dolore. Mamma, muoio fucilat
o per la mia idea: Non vergognarti di tuo figlio, ma sii fiera di lui. Non piangere Mamma, il mio sangue non si verserà invano e l'Italia sarà di nuovo grande. Da Dita Marasli di Atene potrai avere i particolari sui miei ultimi giorni. Addio Mamma, addio Papà, addio Marisa e tutti i miei cari; muoio per l'Italia. Ricordatevi della donna di cui sopra che tanto ho amato.
Ci rivedremo nella gloria c
eleste.
Viva l'ITALIA LIBERA!

Achille



Achille
Barilatti Di anni 22, studente in scienze economiche e commerciali, nato a Macerata il 16 settembre 1921. Tenente di complemento di Artiglieria, dopo l'8 settembre 1943 raggiunge Vestignano sulle alture maceratesi, dove nei successivi mesi si vanno organizzando formazioni partigiane, dal gruppo " Patrioti Nicolò" è designato comandante del distaccamento di Montalto . Catturato all'alba del 22 marzo 1944, nel corso di un rastrellamento effettuato da tedeschi e fascisti della zona di Montalto, mentre 26 dei suoi sono fucilati immediatamente sul posto e 5 vengono salvati grazie al suo intervento, egli viene trasportato a Muccia (Macerata) ed interrogato da un ufficiale tedesco ed uno fascista. Fucilato senza processo alle ore 18,25 del 23 marzo 1944, contro la cinta del cimitero di Muccia.
Tratta da: Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana - 8 settembre / 25 aprile 1945 - EINAUDI




112 condannati a morte che conclusero la loro parte di lotta nei seicento giorni della Resistenza italiana comunicano ai loro famigliari o ai loro compagni una estrema notizia di sè, un addio, un mandato. Queste lettere non possono non essere lette, non possono non essere comprese nel loro infinito valore, e comprese, non possono non chiarire i nostri giudizi e migliorare i nostri animi.
Per non dimenticare!


venerdì 24 aprile 2009

Il sacrestano di Vigevano con la svastica al braccio

Questa è la foto di Angelo Idi, il sacrestano della parrocchia di Vigevano in provincia di Pavia.

Un fotografo lo ha immortalato, mentre salutava i parrocchiani all'uscita dalla messa.

Non è uno scherzo, è tutto vero!



E' successo davanti alla sua chiesa martedì scorso, 21 aprile (Natale di Roma), giorno in cui, casualmente, in Israele si commemorano le vittime dell'Olocausto e a soli quattro giorni dalla data del 25 aprile, sessantaquattresimo anniversario della Liberazione.

Il nazi-sacrestano non ha mai nascosto la sua indole politica dichiarando più volte di essere un convinto sostenitore dell'estrema destra e della Repubblica di Salò e di andarne fiero. E aggiunge che il suo lavoro e le sue scelte politiche sono due cose diverse tra loro.

“ Sì, io sono di estrema destra - ammette, subito dopo - e sono fiero di esserlo. Mi sento il portavoce delle Brigate Nere, dei giovani combattenti della Repubblica di Salò che non hanno svenduto il loro onore e la patria come invece hanno fatto coloro che, definendosi combattenti, hanno fomentato una guerra fratricida”.

Inoltre il nazi-sacrista, non è nuovo alle bravate di nostalgico uomo d'ordine.
Le cronache lo ricordano in veste di giustiziere allorquando, lo scorso anno, fu denunciato per...LEGGI


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giovedì 23 aprile 2009

Berlusconi annuncia trionfante che parteciperà alle celebrazioni del 25 aprile

"25 aprile, Berlusconi mira al Quirinale" di Pancho Pardi


Con l'aria da padre della patria che ormai ha assunto in pianta stabile e che ha esibito usando come occasione di fortuna la disgrazia del terremoto (con una cura speciale rivolta a scoraggiare indagini troppo stringenti sulle responsabilità penali), Berlusconi ora annuncia trionfante che parteciperà alle celebrazioni del 25 aprile: non posso lasciarlo alla sinistra.



Alla domanda "perché prima non vi partecipava?" molti ben disposti interpreti delle sue mosse hanno già risposto con la massima franchezza. Prima la festa era troppo rossa; ora che il rosso della politica italiana è un rosa stinto, Berlusconi copre anche quella festa e adotta un atteggiamento confacente alla sua ultima aspirazione: l'ascesa al Quirinale. La diagnosi è realistica e va presa sul serio. Non va considerata una millanteria da parte sua e un desiderio irrealizzabile dei suoi adoratori. Il pericolo c'è e sta crescendo come una valanga inarrestabile.
Con la classe dirigente che ha avuto di fronte come avversaria, Berlusconi è come quel generale fortunato che vinceva le battaglie senza aver bisogno di combatterle. Protetto dalla casta della prima repubblica ha potuto rappresentarsi come campione liberista della concorrenza mentre diventava monopolista. Ineleggibile, ha potuto essere eletto. Incompatibile col potere politico ha potuto prenderselo e tenerselo. Analfabeta costituzionale vagheggia una riforma della Carta a sua immagine e somiglianza per interpretare la democrazia come rapporto plebiscitario e a senso unico tra capo e popolo. Quindi il ruolo di presidente della repubblica a lui piace soprattutto se corredato dai poteri maggiori che la sua idea di riforma costituzionale dovrebbe attribuirgli. Ma ciò non ci deve consolare: anche se arrivasse al Quirinale dotato solo, si fa per dire, dei poteri attuali, il fatto sarebbe di una gravità indicibile e produrrebbe una distorsione irrimediabile della democrazia. Un soggetto che si è tratto da più di un processo per corruzione della magistratura solo in virtù di leggi concepite a questo esclusivo scopo diventerebbe il presidente del consiglio superiore della magistratura. Ma ancora più grave sarebbe vedere alla presidenza della repubblica il proprietario dei principali mezzi di comunicazione privati. E' tutta responsabilità della classe dirigente di centrosinistra non aver capito che era suo dovere primario garantire la più totale separazione tra politica e comunicazione. Non l'ha fatto e ora la resistibile ascesa del soggetto che ha da tempo politica e comunicazione nelle sue mani è a un passo dal trionfo. A questo punto è inutile recriminare. Ma è inutile anche fare appello a chi non ha saputo impedire il disastro. A questo punto bisogna chiedere che la società italiana sappia trovare dentro di sé nuove energie prima di sprofondare nell'ignominia di Mediaset al Quirinale.





APPELLO:

Diciamo NO alla proposta di legge n. 1360.


“Istituzione dell’Ordine del Tricolore e adeguamento dei trattamenti pensionistici di guerra. Presentata il 23 giugno 2008

L’indecente proposta “ha come primo firmatario Lucio Barani del Nuovo Psi (schierato con il centrodestra). Un disegno di legge, il numero 1360, con il quale la maggioranza pretende di istituire l’Ordine del Tricolore, con tanto di assegno vitalizio. Assegnandolo indistintamente sia ai partigiani, sia “ai combattenti che ritennero onorevole la scelta a difesa del regime ferito e languente e aderirono a Salò”. Un testo che l’Anpi bolla come “l’ennesimo tentativo della destra di sovvertire la Storia d’Italia e le radici stesse della Repubblica”.

Rispettiamo tutti i caduti, ma pensiamo che esista una differenza

tra chi ha combattuto per la libertà e la democrazia del nostro Paese

a chi invece ha fatto il gioco del regime nazifascista.

Chiediamo Rispetto per tutte le persone che hanno dato la vita per garantire la nostra libertà.



Firma anche tu




UNA FIRMA PER
LA DEMOCRAZIA

UN FIORE PER LA LIBERTA'




Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono.


(Italo Calvino
)

La vignetta è di bandanas

mercoledì 22 aprile 2009

Manifestazione virtuale contro la vivisezione

Parte oggi 22 aprile una importante iniziativa europea, la manifestazione virtuale : "Rendiamo la sperimentazione animale storia passata"!

Gli antivivisezionisti e animalisti di tutta Europa si stanno mobilitando nel ciber-spazio per manifestare il proprio sostegno a una scienza senza uso di animali attraverso una manifestazione virtuale presso il Parlamento Europeo.

Più di 12 milioni di animali vengono usati in Europa ogni anno: roditori, conigli, gatti, cani e scimmie vengono usati in esperimenti che causano sofferenza fisica e mentale.

La legge che regolamenta gli esperimenti, la Direttiva 86/609 è di oltre 20 anni fa, e assolutamente inadeguata.


Report scientifici indipendenti mostrano ogni giorno di più che i "modelli" animali usati per studiare le malattie umane sono inaffidabili. Tra gli esempi troviamo la sclerosi multipla, l'ictus, l'artrite reumatoide, la malattia di Parkinson, di Alzheimer, il cancro al polmone, al cervello e all'intestino.

Lo stesso accade per i test di tossicità: la maggior parte dei test su animali non ha mai superato una convalida formale, ma continuano a essere usati per convenzione, nonostante i loro difetti ben noti e gravi.

Per proteggere meglio la salute dei cittadini dell'UE, la qualità della ricerca e dei test deve essere migliorata. I metodi avanzati senza animali superano molte delle limitazioni dei metodi su animali, ormai sorpassati. E' stupefacente quanti diversi metodi possano essere usati per sostituire quelli su animali: colture cellulari e tissutali, modelli tridimensionali di malattie umane, studi molecolari, strumenti per l'identificazione dei geni, modelli computerizzati, tecnologie per immagini, studi post-mortem, epidemiologia (studi statistici sulle popolazioni) e ricerca clinica con volontari malati o volontari sani.

Come potete notare, sono disponibili molte tecniche

Fra l'altro, sono stati proposti da parte antivivisezionista vari miglioramenti, tra cui una maggiore protezione degli animali usati, un'abolizione graduale degli esperimenti sulle scimmie, la revisione etica degli esperimenti prima dell'approvazione, e un impegno reale per far progredire i metodi sostitutivi senza animali.

Tuttavia, le lobby delll'industria chimico-farmaceutica e della ricerca di base stanno facendo forti pressioni per bloccare questi miglioramenti, opponendosi perfino alla definizione di limiti sulla sofferenza degli animali e sul loro riuso in più esperimenti.

"La revisione della Direttiva 86/609 è un momento chiave nella storia del trattamento degli animali in Europa" afferma Wendy Higgins, portavoce della coalizione di gruppi e associazioni che sostengono la manifestazione"Rendiamo la sperimentazione animale storia passata". E continua: "L'Europa ha ora la chiara opportunità di guidare il mondo intero sulla via della sostituzione degli esperimenti su animali con tecniche avanzate senza animali, e fino a che non si arriva alla completa sostituzione dovrebbe impegnarsi a fornire la regolamentazione più robusta, trasparente e avanzata possibile. I sondaggi mostrano che i cittadini europei concordano con questa visione, ma i politici sembrano ignorare queste istanze ed essere maggiormente interessati agli interessi economici dell'industria della sperimentazione animale. E' vitale che invece inizino ad ascoltare i cittadini, e la nostra manifestazione virtuale è un nuovo modo per mostrare il sostegno del pubblico al cambiamento. Questa iniziativa aggiunge una nuova dimensione virtuale alle manifestazioni tradizionali, e può coinvolgere un numero enorme di persone. La ciber-comunità ha un senso di giustizia sociale molto sviluppato, ma è più probabile farla partecipare attraverso un clic del mouse piuttosto che chiedendo di tenere in mano un cartellone".


Per il bene delle persone e degli animali, il fine ultimo deve essere la sostituzione degli inefficaci esperimenti su animali con metodi senza animali più rilevanti e affidabili.
Ricordate: la vivisezione non aiuta i malati, né il progresso medico!

E' la nostra ultima possbilità.
Facciamo sentire adesso la nostra voce, partecipando in tanti.


Con un "personaggio virtuale" con le caratteristiche che vogliamo, possiamo partecipare alla manifestazione, assieme a migliaia e migliaia di altri manifestanti virtuali di tutta Europa. Insieme, chiederemo al Parlamento di ascoltare noi, non la lobby della vivisezione e modificare la Direttiva in modo da far diminuire sempre di più la vivisezione.

La Direttiva verrà votata a maggio in Prima Lettura dal Parlamento Europeo, poi passerà al Consiglio dei Ministri, e poi di nuovo al Parlamento in Seconda Lettura. L'intero procedimento durerà fino al 2010. In questo tempo, possiamo far aumentare sempre di più i partecipanti alla manifestazione virtuale.

Come partecipare

Per partecipare, basta andare a questa pagina della "manifestazione virtuale" e inserire il proprio nome, cognome, email e nazione, e cliccare su quadratino che indica "Sostengo la dichiarazione Rendiamo la sperimentazione animale storia passata" e infine cliccare sul bottone "Invia".

A questo punto riceveremo una mail che conterra' un link.

Cliccando sul link andremo a una pagina che permettera' di creare il nostro "personaggio virtuale". Potremo scegliere la faccia, il colore della pelle, i capelli, il vestito. Quando avremo finito di selezionare le varie opzioni, bastera' premere sul tasto verde per dare l'ok, e il nostro personaggio iniziera' a marciare nel corteo antivivisezionista!

Partecipate e diffondete il piu' possibile questa iniziativa, fatelo per i 12 milioni di animali uccisi ogni anno nei laboratori europei.

Il 5 per mille datelo a chi volete, ma non alla vivisezione!

Guardate il video di 18 minuti che spiega in d ettaglio cos'è oggi la vivisezione, quali sofferenze comporti per gli animali e come sia del tutto inutile per la ricerca medica. QUI'


FONTE : AgireOra

lunedì 20 aprile 2009

Saltata la copertura di Piera Aiello dopo ben 18 anni a causa di due “giuda” indegnamente nelle forze dell’ordine.

Dopo 18 anni è saltata la faticosa copertura a Piera Aiello che, con la cognata Rita Atria, aveva denunciato a Paolo Borsellino le attività criminose dei suoi stessi familiari.
Copertura che ha comunque consentito a Piera, di ricostruire in questi anni una sua vita di relazione in località segreta.
E' saltata per la sprovvedutezza (speriamo) di due uomini dell’Arma dei Carabinieri, i quali hanno consentito che le famiglie mafiose denunciate da Piera Aiello venissero a conoscenza della sua attuale collocazione territoriale.
Piera adesso si ritrova ad affrontare nuove difficoltà, perchè chi non doveva sapere, ora conosce esattamente il luogo in cui lei si trova, la sua nuova identità e la sua nuova vita.

Telejato intervista Piera Aiello [parte I°]



[parte 2°]



Piera si è anche rivolta al Presidente della Repubblica con una Lettera personale per ribadire la sua fiducia nelle Istituzioni, il suo affetto per i tanti uomini della sicurezza che hanno condiviso con lei il rischio della vita per garantirle protezione, ed il suo convincimento che lo Stato e l’Arma dei Carabinieri vorranno intervenire esemplarmente e severamente per difendere la propria dignità istituzionale contro i responsabili di un simile scempio.

Fin ora nessuna risposta. Nessun esponente dello Stato ha sentito il dovere di fare una telefonata di conforto a Piera Aiello .

Qualcuno mi spiega perchè lo Stato è sempre presente ad onorare i morti, mentre abbandona chi oggi resiste da vivo?
Se ricordare i morti è un dovere, proteggere i vivi dovrebbe esserlo molto di più.
Altrimenti aveva ragione Rita Atria: per mettere un faro occorre MORIRE.

Chi lo desidera, può mandare un messaggio di solidarietà a Piera, anche di poche parole all’indirizzo: paiello@ritaatria.it





Gli “eroi” antimafia sono spesso celebrati, ricercati dai salotti, acclamati dai media e dai flash: un film già visto, che si ripete da tempo in Sicilia. Quando il cronista viene a contatto con uno di loro immagina sempre di dover affrontare schiere di guardie del corpo, di ascoltare storie “estreme”, racconti tremendi di morte e di sacrificio, magari finiti in qualche libro da “hit parade”.

Così quando abbiamo avuto la possibilità di incontrare Piera Aiello, testimone di giustizia, abbiamo pensato di dover affrontare chissà quali prove “antimafia”: invece, è andata proprio diversamente. Un contesto semplice, un gruppo di persone normali, compresi due carabinieri, che la attorniano in mezzo a parole e atteggiamenti ordinari: la conoscenza di Piera Aiello è tutt’altro che “eroica”. E’ la normalità assoluta, dall’abbigliamento al modo di parlare, di una persona, di cui non esistono più immagini né registrazioni audio pubbliche e che forse proprio per questo suscita maggiore ammirazione. Una vita “segregata”, sotto vuoto da tempo.
Perché? Perché ha rotto non solo con la mafia, di cui aveva annusato odori e costumi sin da ragazzina sposata al figlio di un boss, ma con tutto quel mondo “perbene” che ruota attorno alla criminalità organizzata. Il marito, infatti, era il figlio di Don Vito Atria, boss di Partanna, nella valle del Belice: vecchia mafia, usi e costumi della Sicilia di una volta. Piera descrive, quasi con ironia, mentalità e abitudini che facevano parte, un tempo, della sua vita: come l’anello “di cumparanza” di Don Vito o le 14 rose che il boss le offrì per il fidanzamento ufficiale. Ma quando cambia la sua vita? Quando Piera Aiello diventa la donna che è oggi? “Lo spartiacque? E’ l’uccisione di mio marito Nicolò, nel 1991. Da allora per me cambia tutto.” Ribellione? Trasformazione interiore? Qualcosa di più profondo: finalmente Piera sceglie. Prima, per condizioni culturali e sociali, forse non lo poteva fare. Cambiare significa denunciare, dapprima i mafiosi. Conosce il Procuratore Paolo Borsellino, i suoi collaboratori, entra nel mondo, spesso contradditorio, dei “collaboratori” o meglio, nel suo caso, dei “testimoni di giustizia”. Le sue parole diventano “armi” micidiali per la mafia: decine e decine di persone arrestate. Poi la testimonianza –di faccia, senza paraventi- al processo per l’omicidio del marito. E loro, i mafiosi che reazione ebbero? “Nessuna –racconta al cronista- mi guardavano ma senza esprimere alcunché, uno sguardo immobile, nessuna parola, nessun insulto”. Il tutto avviene quando ha già la responsabilità di una figlia, sola al mondo come lei: si cambia registro, si deve vivere “in località segreta”. Un’esperienza che lei ricorda ancora quasi con angoscia. “Ricordo quel palazzo dove fui portata, in una grande città –rammenta- era un immobile senz’anima, come la vita al suo interno.” Solitudine, quindi, mentre parenti e amici presto le giravano le spalle. “A poco a poco –dice- ho visto allontanarsi tante persone. La mia scelta non era condivisibile da molti, evidentemente. Ma sono andata avanti lo stesso. Anche i miei genitori all’inizio non erano d’accordo, poi hanno capito e sono stati con me”. Del resto, la sua famiglia è diversa da quella del marito: gente semplice, abituata a poco e alla sofferenza, come quella patita per quella figlia che aveva preso decisioni “sbagliate” per il contesto sociale di Partanna: testimone di giustizia. Che accadde? “Mio padre non trovava più lavoro. C’era sempre un impedimento, quasi un incantesimo. La verità che quando rompi con questo mondo in Sicilia ti fanno patire la fame”. Una vita difficile, insomma, che si è intrecciata con quella di Rita Atria, la sorella di suo marito Nicolò. “Con Rita –racconta Piera- abbiamo iniziato la nostra odissea di testimoni, ma lei non ha mai testimoniato in aula. Io invece ho visto tante, troppe aule bunker». E cosa le dicevano per screditarla? “Mi descrivevano come una paesana che cercava di avere soldi dallo Stato”». Come andavano, invece, le cose? “Abbiamo subìto –prosegue- il passaggio dell’Alto commissariato al Servizio di protezione. Eravamo testimoni e pentiti -oggi chiamati collaboratori- senza alcuna distinzione”. La legge che fa una distinzione tra collaboratori e testimoni viene approvata nel 2001. “Sono stata lasciata sola – afferma – non hanno idea di cosa significa lasciare famiglia, amici, tutto”. Dopo l’omicidio di Borsellino, Rita si uccide A diciotto anni. In questo baratro, la buona notizia arriva da Milazzo: alcuni studenti, guidati da Nadia Furnari e Santina Latella, fondano nel 1994 un’associazione che porta il nome di Rita Atria.
E lo Stato? “Lo Stato non esiste, non c’è –dice con amarezza- dovrei raccontare delle beghe burocratiche, dell’indifferenza e di tante altre cose. Sono uscita dal programma di protezione nel ’97, dopo cinque anni. Sono testimone di giustizia, non ‘pentita’, un termine che respingo. Mi si chiede dello Stato? Dico solo che ho dovuto fare ricorso al Tar per vendere la mia casa, che, invece, è un diritto riconosciuto ai testimoni di giustizia.”E se potesse tornare indietro cosa farebbe? “Se potessi tornare indietro rifarei tutto. Denuncerei, testimonierei, ma non mi affiderei allo Stato”. ( di Marco Benanti )

COMUNICATO STAMPA ASSOCIAZIONE ANTIMAFIE “RITA ATRIA”


La vignetta è di
Mauro Biani

venerdì 17 aprile 2009

Il nostro governo non vuole essere infastidito

Clima teso a Viale Mazzini. Palpabile anche attraverso il filtro telefonico.

“Quello che sta avvenendo in questi giorni è un atto di censura e intimidazione generale, un reale tentativo di limitare il nostro lavoro.”


Non usa mezzi termini Loris Mazzetti, responsabile produttivpo di Rai3.
Gli attacchi di cui sono stati fatti oggetto le trasmissioni Annozero e Report non rappresentano certo una novità e creano preoccupazione in chi ha sempre fatto del giornalismo di denuncia.


“ L'attacco rivolto ad Annozero è un atto di censura tout court... benchè, non abbia ancora capito quale sia stato il problema... Se la satira non può esprimersi come vuole allora tanto vale chiudere la baracca!”
Continua Mazzetti.

"Pur non volendo entrare nel merito della questione, a partire dalla sopsensione di Vauro, ... al quale va tutta la mia solidarieà- sottolinea ancora il giornalista - quello che risulta inaccettabile è che simili provvedimenti vengano decisi in seguito ad interventi di natura politica, quindi ancora una volta al di fuori dell'azienda.”


Il ricordo dell'editto bulgaro che aveva colpito, a suo tempo, l'amico e collega Enzo Biagi è ancora troppo vivo per non destare ulteriori preoccupazioni.“ Mi sembra che, da questo punto di vista la categoria stia nuovamente sottovalutando la situazione: se ne fa una questione di simpatia o antipatia nei confronti dell'uno o dell'altro giornalista, ma il problema è ben più complesso, è una questione di libertà di informazione.”


Già ieri, sul sito di Annozero, la redazione aveva sottolineato come, da parte della protezione civile non ci fosse stata alcuna smentita ufficiale nei confronti della trasmissione di giovedì scorso. “Il provvedimento aveva ragion d'essere nel momento in cui fossero state dette cose false – afferma Mazzetti- ma basta leggere Repubblca di oggi per rendersi conto di quanto le critiche mosse da Annozero avessero invece fondamento... si parla ancora di ritradi, di sottovalutazione del rischio.”
Più che sui contenuti tuttavia la critica principale rivolta dal giornalista è ancora una volta realtiva al metodo.
“Per quanto riguarda Annozero il provvedimento è stato assunto e applicato prima che si riunisse il Cda, che infatti si riunirà la prossima settimana e discuterà della cosa; procedimento analogo anche per Report, è stato riunito il comitato etico senza che però venissero interpellati i diretti interessati; un vero e proprio paradosso!”
In seguito al provvedimento del direttore generale un po' di stupore lo aveva destato anche il silenzio del presidente Garimberti, che, invece secondo indiscrezioni, in maniera informale avrebbe espresso la propria contrarietà. “ A me non interessano le posizioni informali, da parte di Garimberti non c'è stata nessuna nota ufficiale, nessuna dissociazione dal comportamento del direttore Masi, quindi evidentemente l'accordo c'era.”


Oltre a Report e Annozero, nel mirino delle critiche politiche più recenti anche Che tempo che fa ma questo “ non ha in alcun modo compromesso la nostra linea editoriale- afferma ancora Loris Mazzetti, curatore del programma- noi la pensiamo in un certo modo e andiamo avanti su quella strada; seguiamo le regole imposte e d'ora in poi non avremo politici in studio... ma c'è una cosa che in questi giorni ci lascia un po' perplessi: circa un mese e mezzo fa avevamo annunciato alla rete di voler festeggiare in trasmissione i cento anni di Rita Levi Montalcini. In un primo momento avevamo ricevuto il benestare, del resto la signora Montalcini, prima di essere sentarice a vita, è soprattutto un'intellettuale e una donna di scienza... ieri invece, ci è stato comunicato in maniera informale che la cosa non era più possibile. Adesso attendiamo una lettera ufficiale e le motivazioni.”
“Mi auguro- sottolinea Mazzetti- si sia trattato solo di un eccesso di zelo da parte dell'azienda e che alla fine, il 26, la puntata si possa fare per come era stata pensata...”
Un passo indietro, a questo punto è d'obbligo e la riflessione torna ancora una volta ad inquadrare la “sottovalutazione del rischio”... non quello sismico, ma quello della libertà di espressione minacciata in Rai: “ Spero che durante l'assemblea dei giornalisti, lunedì prossimo a Saxa Rubra si prenda in considerazione la gravità di quanto sta avvenendo negli ultimi giorni e che soprattutto si assuma una posizione formale, cosa che mi aspetto anche da parte dei dirigenti.”

"Questa notizia - afferma Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21 conferma purtroppo quanto andiamo dicendo da giorni. Che non c'è solo il caso Santoro e Anno Zero ma c'è il rischio che sia iniziato quell'annunciato regolamento dei conti nei confronti di tutte le trasmissioni e di quegli autori che da tempo erano stati indicati come sgraditi dal presidente del consiglio e dal suo servizio d'ordine mediatico. Non sta a noi dimostrare il contrario. Se così non è sta ai nuovi vertici aziendali dimostrare con i fatti che si tratta di un'interpretazione sbagliata. La lettera inviata alla senatrice a vita Rita Levi Montalcini non è solo vergognosa ma anche ridicola. per quale ragione era stato dato il via libera? Per quale ragione si nega ad una senatrice a vita, persona quindi istituzionalmente molto rilevante la partecipazione a Che tempo che fa per i suoi 100 anni? Se il problema è davvero la par condicio per quale ragione si stanno concedendo veri e propri comizi dalle zone del terremoto fingendo di non vedere e di non sapere? Sarà una casualità ma i nomi di Santoro, Gabanelli, Fazio sono stati più volte inseriti nella lista dei programmi sgraditi. Se così non è lo dimostri il gruppo dirigente. Articolo21 - conclude Giulietti - che non ha alcuna intenzione che la lista si allunghi terrà il 22 aprile la propria assemblea nazionale. Convocheremo avvocati, giuristi, i parlamentari europei e nazionali di articolo21 per concordare le iniziative più opportune nelle sedi internazionali e nazionali". (di Bruna Iacopino)


"In Italia c'è un controllo dell'informazione come in nessun altro paese europeo. Per i giornalisti è arrivato il momento di far sapere all'Europa quello che succede qui, chiedendo un'udienza urgente alla Commissione europea. E se i padroni del vapore non hanno gli estremi per una denuncia di diffamazione contro le notizie fornite da Santoro, la Federazione della Stampa dovrebbe denunciare alla magistratura la commissione di Vigilanza della Rai per abuso di potere."
(Antonio Tabucchi 17 aprile 2009)

Chi ha visto la puntata della Gabanelli ( sulla Social card) ha potuto constatare che l’informazione è stata ineccepibile.
Evidentemente la puntata non è piaciuta a qualche ministro.


All’Aquila le scosse di terremoto si susseguivano da 3 mesi. Mi pare legittimo chiedersi se alcune conseguenze del sisma potevano essere attenuate o addirittura evitate. Questo significa fare informazione o no? Eppure a distanza di un’ora dalle affermazioni di Berlusconi sulla puntata, e con una differenza di due ore dalle dichiarazioni di Fini è scattata la censura a Santoro.

Un altra picconata di regime alla democrazia
!

E non finisce quì : Il Direttore generale della Rai Mauro Masi, "starebbe per assumere, con la qualifica di caporedattore, un portavoce dall'esterno, che vanta come principale titolo la forte fedeltà al Presidente del Consiglio, 15 anni nel suo staff. Prima all'ufficio stampa di Forza Italia e ultimamente in quello di Palazzo Chigi". Lo dichiara in una nota Carlo Verna, segretario Nazionale dell'Usigrai. LEGGI L'ARTICOLO

Bisogna dimostrare all’opinione pubblica chi comanda!




C'è una squadra Delta che pianifica questo tipo di tv?


Enzo di Frenna
, parte dall'idea che esiste una Struttura Delta, ossia un'organizzazione segreta che ha l'obiettivo di omologare e appiattire la programmazione televisiva, per sostenere che la tv italiana è un'ipnosi raffinata. È gestita da uomini che sanno fare bene comunicazione e lo si vede. L'omologazione, i programmi tutti uguali, la scelta dei valori e dei modelli con cui infarciscono certe trasmissioni, indica chiaramente che questa tv è pensata per alterare la coscienza e condizionare le menti. Fonte

La tv italiana gestita dagli uomini Delta - [1° parte]




Nella seconda parte dell'inchiesta sulla tv italiana omologata, piatta, con programmi uguali. Parla Laura Cuttica, esperta di Pnl e ipnosi.



[2°parte]