Ascoltate Josè Saramago intervistato da Serena Dandini

mercoledì 24 dicembre 2008

Buon Natale!

Per Natale è tradizione imbandire pranzi e cene con ogni "bendiddio", ma... molti di questi "cibi" in realtà non sono affatto un "bene", né sono un "cibo".

Sono pezzi di animali, uccisi brutalmente, a cui è stato fatto del male sia nell'allevarli nelle prigioni degli allevamenti intensivi, sia nel trasportarli in lunghi viaggi da incubo, sia nell'ammazzarli nei macelli, dove vengono sgozzati, fatti dissanguare, tagliati a pezzi.

Animali, esattamente come i cani e i gatti che abbiamo nelle nostre case: il pensiero di uccidere e portare in tavola loro, per Natale, ci farebbe - giustamente - inorridire.

Eppure, gli animali "d'allevamento" sono uguali a tutti gli altri: possono amare, soffrire, provare paura, dolore, gioia, amicizia. Proprio come gli animali domestici che conosciamo meglio.

E' irrazionale pensare che siano diversi, gli animali sono tutti uguali. Ma questi animali vengono invece uccisi a migliaia ogni giorno, e sotto Natale questa strage diventa ancora più atroce, animali di ogni specie, per la maggior parte cuccioli, vengono ammazzati per finire sulla nostra "tavola della festa".



Non abbiamo bisogno di uccidere.

Non abbiamo bisogno di far soffrire esseri senzienti, né nella vita di ogni giorno, né tantomeno per festeggiare il Natale.

Per favore, pensaci...

Non festeggiare il Natale uccidendo animali.

Usando ingredienti vegetali, anziché animali fatti a pezzi, il tuo pranzo di Natale sarà più buono, in tutti i sensi.

Scopri qui sotto il menu di Natale "senza crudeltà"!

E per il futuro, puoi imparare passo-passo a nutrirti senza uccidere animali dal sito: www.vegfacile.info

Salverai animali, avrai un minore impatto ambientale, avrai una salute migliore, risparmierai sui conti della spesa...

Menu di Natale senza crudeltà

Per festeggiare il Natale senza uccidere animali, ecco un Menu delle Feste delizioso, semplice ma impreziosito da erbe, spezie o aromi che renderanno speciale ciascuna ricetta.

Per tener conto anche del... portafoglio, il Menu è attento ai dettagli, che faranno la differenza, consentendovi di preparare piatti gustosi con una spesa davvero minima: il nostro Menu non rinuncia a variare gusti, colori e profumi, ma il costo totale per 8 persone si aggira intorno ai 40 euro!

Le dosi delle ricette sono calcolate per 8 persone.

Antipasti

Insalata "araba" di arance

Ingredienti: 4 arance non troppo dolci, 2 cipolle rosse affettate sottilmente, 20 olive nere, 3 cucchiai di olio extravergine d'oliva, 1 cucchiaino di malto di riso.

Preparazione: pelate al vivo le arance e tagliatele a fette orizzontali; sbollentate le cipolle per 3 minuti in acqua e 1 cucchiaio di aceto. Disponete sul piatto da portata le arance, le olive e la cipolla e cospargete con l'olio d'oliva mescolato al malto. Lasciate riposare per 1 ora prima di servire.

Crostini con paté misti

I paté si possono preparare in anticipo, ma serviteli a temperatura ambiente.

Ingredienti: 1 filone di pane, 1 vasetto di peperoni rossi sott'olio, 1 vasetto di carciofini sott'olio, 100 g di olive nere piccanti, 50 g di noci sgusciate.

Preparazione: affettate il pane non troppo sottilmente e abbrustolitelo. Nel frattempo, frullate separatamente i peperoni e i carciofini con poco olio di conservazione; poi snocciolate e frullate le olive nere piccanti. Spellate le noci e pestatele o frullatele fino a ridurle in crema, diluendo con poco olio extravergine d'oliva, se necessario. Spalmate le creme sul pane tostato e servite.

Primo

Lasagna alla zucca, uvetta e rosmarino

Andrebbe preparata sul momento.

Ingredienti: 500 g di lasagne (di grano duro, non pasta all'uovo), 1,5 kg di zucca già pulita, 1 cipolla rossa tritata, 45 g di uvetta, 1 cucchiaino raso di sale, 1 rametto di rosmarino, 1 cucchiaio di olio extravergine d'oliva.

Preparazione: tagliate la zucca a cubetti e infornatela, su carta da forno, per 20 minuti a 180 gradi. In un tegame, soffriggete la cipolla, il rosmarino, il sale, l'uvetta sciacquata sotto l'acqua corrente e dopo 2 minuti aggiungete la zucca. Cuocete a pentola scoperta finché il tutto sarà morbido. Disponete le lasagne (controllate sulla confezione se bisogna scottarle prima in acqua bollente) in una teglia, coprite con la zucca, e alternate gli strati concludendo con la zucca. Infornate per 30 minuti a 200 gradi.

Secondo

Torta salata di scarole, uvetta e pinoli

Preparatela il giorno prima e servitela intiepidita in forno.

Ingredienti: 300 g di farina 00, 1/2 dado di lievito di birra, 250 ml di acqua tiepida, 2 cucchiaini di sale, 1 scarola liscia (indivia), 50 g di olive nere in pezzi, 20 g di pinoli sgusciati, 3 cucchiai di capperi ben sciacquati, 1 spicchio d'aglio, 3 cucchiai di olio extravergine d'oliva, sale, 15 g di uva passa ammollata.

Preparazione: in una ciotola mescolate farina, sale, lievito sciolto in poca acqua e lavorate energicamente per 20 minuti, fino a formare un panetto morbido ma consistente. Lasciate lievitare per 4 ore o più, fino al raddoppio. Pulite la scarola, scottatene le foglie in acqua bollette e tagliatela a pezzi. In un tegame, scaldate l'olio e imbionditevi l'aglio, poi toglietelo e soffriggetevi olive, capperi, pinoli e uvetta; dopo 5 minuti aggiungete le scarole. Cuocete per 20 minuti. Dividete l'impasto in 2 parti e stendetele con il matterello in 2 cerchi, di cui uno leggermente più grande dell'altro. Ungete una teglia del diametro di 20 cm, stendetevi la sfoglia più grande, bucatela con una forchetta, versate la verdura e coprite con l'altra sfoglia, sigillando i bordi. Infornate a 200 gradi per 40 minuti.

Contorni

Le creme possono essere preparate in anticipo, ma vanno servite tiepide.

Crema di carote all'arancia

Ingredienti: 800 g di carote, 2 cipolle bianche tritate, il succo di 2 arance, 1 radice di zenzero secca tritata, 2 cucchiai di olio extravergine d'oliva, 2 cucchiai di cointreau (facoltativo), 1 cucchiaino di sale.

Preparazione: pulite le carote e tagliatele a rondelle. Scaldate l'olio in un tegame e rosolatevi le cipolle con lo zenzero; dopo 2 minuti aggiungete le carote, il cointreau, il succo d'arancia, il sale; coprite la pentola e cuocete per 30 minuti. Passate tutto al mixer, fino a ottenere una crema densa; servite tiepida, decorando con uno spicchio d'arancia.

Crema aromatica di cipolle

Ingredienti: 1 litro d'acqua tiepida, 4 cipolle bianche tritate finemente, 1 spicchio d'aglio, 2 chiodi di garofano, 4 cucchiai di sherry (facoltativo), 1 cucchiaino di pepe nero macinato, 2 cucchiai di olio extravergine d'oliva, erba cipollina fresca.

Preparazione: riscaldate l'olio in un tegame, fatevi imbiondire la cipolla insieme agli altri ingredienti, e dopo 2 minuti aggiungete l'acqua. Cuocete per 10 minuti, poi frullate tutto dopo aver tolto aglio e chiodi di garofano. Servite decorando con erba cipollina.

Crema di spinaci alle noci

Ingredienti: 800 g di spinacini teneri, 1 cucchiaio di olio extravergine d'oliva, 1 cucchiaino di sale, 50 g di noci sgusciate.

ione: scottate gli spinaci in acqua bollente per 1 minuto, scolateli e frullateli. Frullate le noci con l'olio fino a ridurle in crema, amalgamatela agli spinaci, aggiungete il sale e acqua di cottura sufficiente ad ottenere una crema non troppo densa. Servite guarnendo con gherigli di noci.

Involtini di verza

Preparateli in anticipo, ma infornateli poco prima di servirli.

Ingredienti: 8 foglie scure e 8 foglie chiare di verza ben lavate, 1 kg di patate, 2 cucchiai di pangrattato, 1 cucchiaino di sale, 2 cucchiai di olio extravergine d'oliva.

Preparazione: con un coltello, tagliate la nervatura delle foglie scure di verza. Sbollentatele per 4 minuti; sbollentate le foglie chiare per 2 minuti. Nel frattempo lessate le patate, schiacciatele e mescolatele al sale, al pangrattato e all'olio; unite le foglie chiare tritate finemente e col composto riempite le foglie scure, richiudendole poi in modo fa formare un involtino. Infornate a 200 gradi per 20 minuti, su carta da forno, e servite.

Dolci

Pandolce di frutta secca

Si può preparare in anticipo.

Ingredienti: 500 g di farina 00, 1 cucchiaino di sale, 2 cucchiai di margarina vegetale non idrogenata, 4 cucchiai di malto di riso, 100 g di uvetta tritata, 50 g di prugne secche tritate, 50 g di nocciole tritate, 1 cubetto di lievito, il succo di 2 arance, 6 cucchiai di yogurt bianco di soia.

Preparazione: setacciate la farina e il sale in una ciotola, unite la margarina e mescolate bene. Versate il malto, la frutta secca, le nocciole, il dado di lievito sciolto in poca acqua tiepida e lavorate leggermente l'impasto. Riscaldate il succo d'arancia, aggiungetelo agli altri ingredienti insieme allo yogurt e lavorate il composto fino a formare una palla morbida. Fatela lievitare su una teglia unta d'olio di mais fino al raddoppio, e infornate a 200 gradi per 40 minuti.

Omini di pan di zenzero

Ingredienti per circa 20 biscotti: 200 g di farina 00, 100 g di zucchero di canna, 20 g di malto di riso, 5 g di lievito per dolci, 1 cucchiaino di cannella in polvere, 1 cucchiaino di zenzero in polvere, 5 cucchiai di olio di mais, 1 pizzico di sale.

Preparazione: mescolate tutti gli ingredienti secchi e aggiungetevi poi quelli fluidi, lavorando l'impasto fino ad ottenere una specie di pasta frolla. Se necessario, aggiungete dell'altro olio. Stendete la pasta col matterello fino all'altezza di 7 mm, tagliate i biscotti con l'apposita formina e infornateli a 180 gradi per 15 minuti su una teglia ricoperta di cartaforno.

FONTE : AgireOra.org

La vignetta è tratta da: Carognate di Natale

domenica 21 dicembre 2008

A Natale siamo tutti più buoni

A Natale siamo tutti più buoni e siamo disposti a perdonare. E magari ci rallegriamo delle tante iniziative benefiche pubblicizzate da imprese, associazioni, enti pubblici.

Ma in nome della solidarietà è tutto permesso?


Chi lavora nel settore no-profit, soprattutto se si occupa di fund-raising, lo sa: Natale è un periodo d’oro, perché donare è più facile.

E allora si moltiplicano le iniziative e le proposte di regali solidali ed equi.

Per molti questa diventa così un’occasione per “fare qualcosa di buono”, e sistemarsi la coscienza, almeno fino a Pasqua, o addirittura al prossimo Natale.
Anche le imprese sanno approfittare di questo “clima natalizio”, esattamente come ha deciso di fare Finmeccanica, come denunciato da Nigrizia.

Ma può la solidarietà bastare a prescindere dal contesto?

In nome della solidarietà, è tutto permesso?





L’holding italiana, in parallelo al business delle armi, si butta a capofitto nel mondo della solidarietà con altri tre progetti in Africa, sostenendo iniziative delle chiese locali e dei salesiani. E con il plauso dei giornali di centrosinistra.


Fare cassa con la carità, evidentemente, non è più una prerogativa solo di onlus o associazioni varie. Lo dimostra la politica di Finmeccanica, l’holding armiera italiana, che ha deciso di buttarsi a capofitto nel mercato della charity. Che non è solo beneficenza. «Ma un impegno sincero nel sociale. Perché non possiamo esimerci dalle responsabilità solidali e culturali richieste dal contesto sociale», ci ricorda affettuosamente Pier Francesco Guarguaglini, presidente nonché amministratore delegato del colosso, leader internazionale nei settori aerospazio, difesa e sicurezza.

Del resto un’azienda che vende carrarmati, navi e aerei da guerra, grandi sistemi di difesa…dovrà pure pagare una tassa espiativa, un balzello per la purificazione mondano/affaristica?

Così, dopo aver lanciato sul suo sito la campagna “Finmeccanica per i bambini africani. Tecnologia e ricerca vestono la solidarietà” (in cui la multinazionale delle armi pubblicizza e mette in vendita una serie di articoli sportivi per tutte le tasche, il cui ricavato è destinato a un progetto d’istruzione per i bimbi africani gestito dalla organizzazione non governativa inglese International Childcare Trust, vedi Nigrizia), ora il vertice dell’holding, «al tradizionale concerto di Natale», ha annunciato tre progetti di solidarietà in Africa.
E per avere la totale remissione dei peccati commerciali, tutti e tre i progetti hanno ricevuto la benedizione della Chiesa.
In Nigeria, infatti, sarà organizzato un Festival della Scienza e creato un Science Center ad Owerri, portato avanti in Italia dall’associazione Assumpta Science Center e patrocinata dal Pontificio consiglio della cultura e dall’Ufficio pastorale universitario del Vicariato di Roma.
In Rd Congo, Finmeccanica, in collaborazione con le missioni salesiane, potenzierà e migliorerà le attività di formazione professionale ed educative degli studenti del College “Technique Don Bosco”, a Kinshasa. In Camerun, sarà realizzato, infine, un mini villaggio, nel distretto agricolo di Mbanda, Diocesi di Eseka (Yaoundè), dotato di un luogo di culto, di attrezzature scolastiche, di un campo medico e di aree adibite all’insegnamento professionale, «sotto il patrocinio e la responsabilità diretta della diocesi di Eseka».
Nei piani alti di Finmeccanica hanno perfino battezzato all’africana la triplice iniziativa, intitolandola “Mwana Simba”, rubando l’espressione a un proverbio in kiswahili che recita: mwana simba ni simba. Gli uomini del marketing aziendale lo hanno tradotto in «un cucciolo di leone un giorno sarà un leone», volendo trasmettere l’idea di un impegno positivo verso le giovani generazioni africane. Ma l’espressione può essere interpretata anche in un altro modo: “un cucciolo di leone è pur sempre un leone”. Traduzione che calza a pennello per Finmeccanica, che fa di tutto per apparire un cucciolo docile, che sostiene iniziative sociali buone. In realtà, resta sempre quel leone che pensa prima di tutto a commerciare armi e a incassare milioni di euro. Lustrandosi l’immagine con l’Africa.
Operazione che sa fare con molta disinvoltura (con la complicità dei giornali di centrosinistra) visto che in passato ha già sponsorizzato altre ong (come Watoto Kenya, che si occupa di bambini poveri in Kenya), e soprattutto la Comunità di Sant’Egidio di Andrea Riccardi, a cui avrebbe versato quasi 300mila euro per un progetto di prevenzione e cura dell’Aids, sempre in Africa. E per non farsi mancare neppure le preghiere francescane, le pubblicità di Finmeccanica continuano ad apparire su San Francesco patrono d’Italia, rivista mensile dei francescani del Sacro Convento di Assisi.
Certo, Finmeccanica è inossidabile e giustamente impermeabile ai sensi di colpa. Anzi. Ma neppure alcuni bravi cristiani e alcune organizzazioni religiose, evidentemente, hanno la puzza sotto il naso.

("Benedetta Finmeccanica" di Gianni Ballarini, pubblicato su NIGRIZIA.it)

giovedì 18 dicembre 2008

La protesta silenziosa - Una campagna contro la musica usata come strumento di tortura a Guantanamo

Che cosa accomuna il pop adolescenziale di Britney Spears con la critica sociale di Born in the Usa di Bruce Spreengsteen? E il qualunquismo di We are The Champions dei Queen con un la blasfemia di Fuck Your God dei Deicide? Tutte queste canzoni, e molte altre, possono essere strumenti di tortura.
In occasione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, diversi musicisti si sono uniti alla campagna lanciata dall'Ong Reprieve, contro l'uso della loro musica per torturare i detenuti nelle carceri extragiudiziarie statunitensi nel mondo. Reprieve, che sostiene la difesa legale di trenta detenuti del carcere di Guantanamo, ha constatato che nonostante la tortura sonora sia bandita da Nazioni Unite e Unione Europea, il suo impiego è ancora molto diffuso. La campagna lanciata si chiama Zero Decibel, ovvero silenzio, e diversi musicisti di primo piano, e non solo, hanno già annunciato la loro adesione. Nell'elenco ci sono artisti di musica elettronica come James Lavelle, Matthew Herbert e i Massive Attack, una leggenda del rock come Tom Morello, l'eclettico chitarrista dei Rage Against The Machine, e vecchie glorie come The Magic Numbers, gli Elbow e Bill Bailey.
Spaccare i timpani ai detenuti costringendoli all'ascolto di musica ad altissimo volume per giorni o anche mesi è una modena forma di tortura. Non lascia segni fisici evidenti ma può provocare danni mentali anche permamenti. Ci sono due normative internazionali che vietano questo tipo di tortura: la prima è la Convenzione contro i Trattamenti Inumani e Degradanti della Corte Europea per i Diritti dell'Uomo del '78. Mentre la seconda, del 1997, è stata prodotta dal Comitato contro laTortura delle Nazioni Unite. Nessuna delle due riguarda però esplicitamente gli Stati Uniti, che non le hanno ratificate e continuano ad attuare queste forme di pressione sui detenuti delle carceri extraterritoriali, prima tra tutte quella di Guantanamo. Ma anche la Gran Bretagna si è resa responsabile di gravi episodi di torture. Nel 2007, Amnesty International ha documentato casi di tortura o altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti in almeno 81 paesi.
Secondo dati forniti dal Pentagono, dall'inizio della cosiddetta guerra al terrore, le persone detenute in modo extragiudiziario sono state 80mila, 27 mila delle quali sarebbero ancora detenute in giro per il mondo. Apparentemente si potrebbe immaginare la tortura sonora come una forma di pressione più leggera rispetto ad altre violenze fisiche. Stando ai racconti di diversi ex detenuti nelle carceri extraterritoriali, però, l'effetto psicologico di questa aggressione sonora sarebbe più orribile del subire mutilazioni. Le prigioni in cui viene ancora praticata la tortura, anche con il metodo dell'esposizione alla musica, sono ancora molte: in Afghanistan, in Iraq, in Marocco e nella base di Guantanamo a Cuba. I detenuti rilasciati hanno anche riferito quali sono le tracce musicali usate dai torturatori, un elenco di motivi occidentali di vari generi: metal, pop, rock, hip hop e disco. Eccone elencate alcune:
• AC/DC - Hell's Bells
• AC/DC - Shoot to Thrill
• Aerosmith
• Barney the Purple Dinosaur - theme tune
• Bee Gees - Stayin' Alive
• Britney Spears
• Bruce Springsteen - Born in the USA
• Christina Aguilera - Dirrty
• David Gray - Babylon
• Deicide - Fuck Your God
• Don McLean - American Pie
• Dope - Die MF Die
• Dope - Take Your Best Shot
• Dr. Dre
• Drowning Pools - Bodies
• Eminem - Kim
• Eminem - Slim Shady
• Eminem - White America
• Li'l Kim
• Limp Bizkit
• Matchbox Twenty - Gold
• Meat Loaf
• Metallica - Enter Sandman
• Neil Diamond - America
• Nine Inch Nails - March of the Pigs
• Nine Inch Nails - Mr. Self-Destruct
• Prince - Raspberry Beret
• Queen - We are The Champions
• Rage Against the Machine - Killing in the Name
• Red Hot Chilli Peppers
• Saliva - Click Click Boom
• Sesame Street - theme tune
• Tupac - All Eyes on Me

( di Naoki Tomasini )


Mustafa Ait Idir, uno dei cinque detenuti di origine algerina rilasciati da Guantanamo, ha raccontato all'agenzia France Presse la sua esperienza negli orrori del carcere militare statunitense. «Neanche il diavolo avrebbe saputo creare un luogo così tremendo – ha detto -, non si può immaginare quanto fosse terribile».(Unita.it)



Bynyam Mohammed, uno dei cittadini britannici detenuti a Guantanamo, a cui a un certo punto i suoi aguzzini tagliuzzarono il pene con un rasoio mentre era tenuto in una prigione segreta in Marocco, ha raccontato in seguito che la costante musica ad alto volume gli stava facendo perdere la sanità mentale.
Privato del sonno, ha detto al suo avvocato Clive Stafford Smith, uno dei legali di Reprieve: «ero bombardato con Slim Shady di Eminem e Dottor Dre, di continuo, per venti giorni di seguito. Molti miei compagni di detenzione hanno perso la testa. Sentivo i vicini di cella che sbattevano la testa contro il muro, urlando come pazzi, per non ascoltare più quella musica».

Alcuni prigionieri hanno dichiarato che la musica ad alto volume può essere perfino peggiore della famigerata tecnica del water boarding, in cui il prigioniero è sottoposto a un principio di affogamento. L' Onu e la Corte Europea dei Diritti Umani hanno già da tempo messo al bando questa tecnica come sistema per far parlare un detenuto. Ma la Cia e altri corpi speciali americani l' hanno utilizzata con crescente frequenza, perché ha un vantaggio su quasi tutte le altre forme di tortura: non lascia tracce, perlomeno non sul corpo.

L' idea di trasformare la musica in un' arma nacque una ventina d' anni or sono: le forze americane usarono brani dei Guns N' Roses e di Elvis Presely, a tutto volume, per cercare di convincere il dittatore Manuel Noriega ad arrendersi, dopo avere invaso Panama. E forse l' ispirazione viene dal cinema: dalla famosa scena di Apocalypse Now di Francis Coppola in cui il personaggio interpretato da Robert Duvall, al comando di un battaglione di elicotteri, spara a tutto volume la Cavalcata delle Valchirie di Wagner durante l' attacco a un villaggio vietnamita, sostenendo che spaventava i vietcong e incoraggiava i suoi soldati.

«Immaginiamo un prigioniero in una stanza buia, impossibilitato a muoversi, con le manette, un sacco sulla testa e musica a tutto volume», dice il cantante David Gray, uno dei firmatari della protesta. «Non c' è dubbio che sia tortura. Non importa che musica sia: Chajkowskij o Barney il Dinosauro (colonna sonora di un cartone animato - a Guantanamo è stata usata anche questa, come pure quella di Sesame Street, ndr), è qualcosa che può farti completamente impazzire».

Ma non tutti i cantanti protestano. Stevie Benton dei Drowning Pool, le cui canzoni sono state usate come tortura, commenta: «Per me è un onore pensare che una nostra canzone possa essere servita a evitare un altro 11 settembre». (Enrico Franceschini - repubblica.it )

lunedì 15 dicembre 2008

Youtube censura il video/inchiesta "Guarire si deve: chiesa e omosessualità" di Saverio Tommasi

Saverio Tommasi insieme all'amica e compagna di viaggio Ornella De Zordo ho intrapreso un progetto di video/inchieste dal titolo "l'altrainchiesta - 10 brutte storie italiane".
Le inchieste sono accompagnate, quando necessario, da una o più interviste di "esperti", al fine di approfondire l'argomento, contribuendo il più possibile a un'informazione ampia e particolareggiata



Inchiesta numero 1

Il video-inchiesta "Guarire si deve: chiesa e omosessualità"

Nella prima puntata è documentata l'esperienza in un campo residenziale maschile, accompagnati da un prete esorcista che aiuta a guarire dall'omosessualità.

Saverio Tommasi ci è andato e ha realizzato un video di inchiesta/denuncia


Il video-inchiesta, Youtube lo ha censurato senza spiegazione e senza contraddittorio, adducendo (in automatico), la generalissima dizione "violazione dei termini e delle condizioni d'uso".


Il video potete continuare a vederlo qui: Guarire si deve: chiesa e omosessualità

Fate girare il video fra i vostri contatti, questa è una battaglia di civiltà che riguarda tutte/i noi.


Poco dopo ho ricevuto da Luca Di Tolve (l'insegnante "ex-omosessuale" del corso, ormai "guarito" secondo la sua definizione), una lettera contenente una ingiunzione di rimozione entro la giornata, in caso contrario agirà in via giudiziaria nei miei confronti l'avvocato Nunzia Milite, che leggeva in conoscenza.
I diritti vengono prima delle cause e il video, per ora, rimarrà visibile. Un ringraziamento pubblico ad Arcigaye Azione gay e lesbica che ci hanno manifestato generosa e incondizionata solidarietà, così ai/alle tante/i che ci hanno scritto. Un ottimo modo per solidarizzare in questa battaglia culturale è diffondere il link citato poco sopra, al quale ognuno, accedendo, può visionare il video e rendersi conto di ciò che raccontiamo. Viva i diritti, no all'oscurità! "Abbiamo messo in gioco i nostri saperi, il nostro tempo ma anche il nostro corpo, coltivando il sogno di cambiare questo mondo".

Potete scegliere di contribuire in due modi:

  • guardando e facendo circolare fra i vostri contatti i link al video;
  • con una donazione che servirà a coprire almeno una parte delle spese di realizzazione e diffusione del progetto "l'altrainchiesta - 10 brutte storie italiane", totalmente autofinanziato.

Un abbraccio di pace,

Saverio Tommasi e Ornella De Zordo.

Tratto dal sito di Saverio Tommasi

venerdì 12 dicembre 2008

Dove stanno i media di fronte a tragedie come queste?

Gli italiani amano i bambini. Basta che non siano stranieri
di
Ugo Dinello



Non sapeva nulla della paura per l'acqua alta che attanagliava la città. Non sapeva nulla della paura per gli stranieri che sta montando come una marea nera nel Paese in cui sognava di arrivare. Non sapeva nulla che "gli italiani buona gente" e "gli italiani amano i bambini". Basta non siano stranieri. Afgani poi.... Con il suo cuore di bambino che gli batteva forte nel petto, con gli occhi sgranati dal terrore, con le lacrime che scendevano sulle guance, nel buio del mostruoso ventre di una nave che con quei rumori da fine del mondo stava attraccando e scaricando il suo carico di camion, con il pensiero di essere braccato e incarcerato, peggio, di essere rimandato indietro, in piena notte lui, il bambino fuggiasco, si è attaccato sotto al pianale di un gigantesco tir che stava sbarcando dalla nave traghetto greca nel porto di Venezia.

Al freddo, con gli schizzi del fango che lo accecavano e gli impedivano di respirare, lui, il bambino senza nome, è rimasto aggrappato con le sue manine al ferro freddo del pianale del camion, tra le gigantesche ruote, passando la dogana, rattrappendosi al momento dei controlli dei poliziotti infreddoliti e gocciolanti di pioggia, trattenendo il respiro allo sciabolare dei fasci delle torce sotto al camion.
Troppo piccolo per essere visto, lui, il bambino che sognava di scappare da un futuro di fame e terrore, forse ha sospirato al rumore del motore del camion che si rimetteva in moto e che lasciava per sempre il porto, dirigendosi verso la statale e poi verso l'autostrada.
Ha stretto le mani, avrà certamente avuto un brivido quando il vento della velocità gli ha gettato addosso un torrente di fango ghiacciato mentre nella notte le poche luci delle case viste alla rovescia non riuscivano a consolarlo.
Avrà urlato di paura?
Avrà pensato alla sua mamma?
Avrà sognato per un'ultima volta la sua misera casa, il cielo immenso, le voci dei fratelli e delle sorelle?
Nessuno lo potrà sapere.


Alle 22.50 di ieri, al chilometro 22+500 della statale Tirestina, come recita impersonalmente il rapporto della polizia, le sue manine rattrappite dal freddo, livide di pioggia gelata, sporche di fango, non hanno più retto.

Il bambino senza nome è scivolato dal suo appiglio ed è piombato sull'asfalto, dove le enormi ruote del tir hanno maciullato quel piccolo corpo coperto di stracci senza nemmeno un sobbalzo. Nessuno si è accorto, nessuno si è fermato se non quando qualcuno ha visto quel mucchietto per terra, con le gocce di pioggia che pietosamente lavavano quelle piccole mani infangate.


Per la rete di associazioni ''Tuttiidirittiumanipertutti'', il bambino afgano ''e' morto per sfuggire ai controlli della polizia di frontiera al porto''. Questo - e' detto in una nota - ''perche' ormai tutti i migranti sanno che anche se si e' minorenni sempre piu' spesso si viene rimandati indietro, quando intercettati sulle navi, senza avere possibilita' di chiedere asilo politico o anche solo di venire informati sui propri diritti''. La rete delle associazioni chiede infine che a tutti quelli che ''arrivano al porto venga riconosciuto nei fatti il diritto d'accesso all'informazione tramite l'incontro con il personale civile, che ciascuno possa concretamente avere la possibilita' di avanzare una richiesta di protezione internazionale, che vengano sospesi i respingimenti con la Grecia''.

Oggi pomeriggio mani ignote hanno messo sul luogo dove lui è caduto un piccolo presepe in cartone. Un presepe povero come lui, piccolo piccolo, ma c'era tutto: una grotta con un bambino con gli occhi grandi come i suoi che guardava il mondo con quella meravigliosa fiducia che hanno i bambini. Ora la pioggia si è portata via il presepe e il bambino fuggiasco invece riposerà per sempre in questo paese, che lui, nella sua fiducia di bambino, sognava allegro e buono, senza fame e senza terrore, pieno di sole e colori, accogliente con i bambini.

Perché si sa: "gli italiani amano i bambini". Basta non siano stranieri.

Nota di redazione: purtroppo questa è una delle tante tragedie legate all'immigrazione clandestina. Clandestina perchè qualcuno vuole che sia tale e non certo per scelta di chi parte o scappa dal proprio paese. Gente che si nasconde sotto ai tir o si infila dentro celle frigorifere, dentro container... una soluzione, una qualsiasi va bene pur di non essere rispediti indietro, pur di non tornare, come in questo caso, alla guerra. E i media? dove stanno i media di fronte a tragedie come queste? Quando si troverà il tempo e lo spazio per raccontare anche queste storie, che sono storie di persone, uomini e donne, con delle facce, dei nomi, delle vite, degli affetti..? Se il rapporto media-politica è davvero così stretto, come molti sostengono, forse proprio partendo da questo, dall'umanizzazione dello "straniero", si potrebbe auspicare una successiva umanizzazione in seno alle politiche migratorie... Utopia, magari, ma un tentativo non guasterebbe.





Ignorate le notizie sulle continue violazioni dei diritti umani in Darfur
di Antonella Napoli


Nel giorno del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, un profugo del Darfur moriva per gli stenti della traversata che dal suo Paese, via Libia, lo aveva portato in Italia.
Nessun media ne ha dato
notizia.

Nel giorno del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, una delegazione di Ong impe
gnate in Darfur è stata ascoltata in audizione alla Camera e ha illustrato una situazione drammatica, dove le violazioni contro la popolazione civile, sia a livello umanitario che di diritti, prosegue nell’impunità assoluta.
Nessun media, tranne qualche agenzia di stampa, ne ha dato notizia.


Nel giorno del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, i giudici del Tribunale penale internazionale che devono decidere sulla richiesta di arresto per il presidente sudanese Omer Al Bashir, hanno chiesto al procuratore della stessa Corte, Moreno Ocampo, di depositare le ultime prove raccolte nell’inchiesta per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità in Darfur. Atto, questo, che porterà a breve all’emissione del mandato di arresto per Bashir.
Nessun media ne ha dato notizia.

La domanda sorge spontanea… Ma dov’è l’informazione di qualità per la quale, nello stesso giorno, abbiamo manifestato davanti alla Rai che, al pari degli altri organi di informazione, continua a ignorare i grandi temi della vita e le violazioni dei diritti umani che quotidianamente vengono perpetrate nel mondo?
Eppure per tutta la giornata dedicata alle celebrazioni della Dichiarazione adottata dall'Assemblea Generale dell'Onu il 10 dicembre 1948, il leit motiv che ha caratterizzato le tante iniziative svoltesi in Italia è stato proprio questo…
e allora cosa c’è da festeggiare!


Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio, ha ricordato la ‘necessità di garantire il primato della persona e della sua dignità su basi di libertà e di eguaglianza e il profondo divario che ancora oggi separa le enunciazioni dei diritti dal loro effettivo esercizio'.

Il Papa ha sottolineato che i diritti umani vanno promossi ma anche ridefiniti ed ha chiesto che si intensifichi lo sforzo per garantirne il rispetto.

Il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, ha dichiarato che la tutela dei diritti umani è in contrasto con la politica estera di qualsiasi governo.

A queste importanti dichiarazioni sono stati dedicati servizi nelle principali edizioni dei Tg e oggi le troviamo su tutti i giornali.

Ma le ‘notizie’, quelle vere, quelle che testimoniano le denunce di queste eminenti personalità, sono state ignorate. Tutte!


FONTE : http://www.articolo21.info/

giovedì 11 dicembre 2008

L’inferno di Lampedusa che nessuno racconta più

Sull’isola italiana di Lampedusa c’è un cimitero delle barche. Centinaia di barche da pesca e altre piccole imbarcazioni sono state negli anni trascinate a terra e accatastate le une sulle altre. Le barche sono ancora piene di scarpe, vestiti e bottiglie vuote. Nella parte interna degli scafi sono rimasti gli escrementi secchi dei migranti.

Nei primi otto mesi del 2008, il numero di immigrati che passano da Lampedusa è aumentato del 60 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Eppure sulla strada principale di Lampedusa, l’unico centro abitato dell’isola, non vi è alcuna traccia degli oltre 23.000 emigranti che nel corso del 2008 sono arrivati nel centro di accoglienza per i rifugiati dell’isola. Non vi è praticamente alcun contatto tra locali e immigrati, che al loro arrivo vengono trasportati direttamente al centro di prima accoglienza e dopo un paio di giorni vengono imbarcati su aerei o navi e trasferiti in altri centri di accoglienza in varie zone dell’Italia continentale. Si ha l’impressione che questo sia, paradossalmente, il luogo meno multietnico di tutta Europa.
Sebbene i vari locali pubblici e gli alberghi dell’isola incrementano le proprie entrate grazie alla presenza di oltre 600 poliziotti e soldati che svolgono durante l’anno l’attività di pattugliamento via terra, mare e aria, il sindaco Bernardino de Rubeis sostiene che i 6.000 residenti nel suo comune sono le vere vittime.
“L’igiene è minacciata”, ha detto in occasione di un incontro presso la sede del piccolo municipio.
Il sindaco, che appartiene al Movimento per l’Autonomia - l’equivalente nell’Italia meridionale del partito di estrema destra federalista Lega Nord -
aveva dichiarato al quotidiano italiano la Repubblica che ” la carne dei negri puzza anche quando è lavata “. Egli spiega ora che il giornale lo ha rappresentato a torto come un razzista, riportando le sue dichiarazioni al di fuori del contesto originale.
“Queste sono persone che non sono abituate ad usare la carta igienica”, chiarisce il De Rubeis e continua:
“Sono costretti a vivere e a puzzare come animali”.
Affissi sulla parete, alle spalle del sindaco, un crocifisso e le immagini del papa e della Vergine Maria, e sulla sua scrivania un offerta per l’acquisto del filo spinato per recintare il centro di prima accoglienza.
” Scappano - ha detto - tre li ho bloccati per strada”.

La reception
Ai piedi del paese c’è un porticciolo, affollato di pescherecci, delimitato da un molo chiuso dalla guardia costiera italiana. Il molo pullula di persone che svolgono le attività di soccorso e di giornalisti. Non appena la barca attracca al molo si vedono tanti volti africani, tutti diversi gli uni dagli altri: somali, sudanesi, maghrebini, egiziani. La maggior parte sono giovani tra i 15 ei 25 anni, ma ci sono anche donne e bambini piccoli.
Una donna nordafricana in stato di gravidanza che non si regge in piedi deve essere aiutata a scendere a terra.
La maggior parte sono a piedi nudi e non trasportano bagagli. Nonostante la evidente stanchezza, molti i sorrisi di sollievo. Alcuni baciano la terra nella quale sono sbarcati. Si stima che almeno 20.000 rifugiati hanno perso la vita nel canale di Sicilia negli ultimi 15 anni, ma non esistono dati certi.
La maggior parte si radunano sulla costa libica e la traversata dura minimo due giorni. Grazie all’agenzia di frontiera dell’Unione europea FRONTEX, la guardia costiera viene avvisata non appena un’imbarcazione non identificata viene individuata in acque territoriali italiane. I pescherecci più grandi vengono scortati fino all’arrivo in porto, mentre gli immigrati che intraprendono il viaggio su piccole imbarcazioni vengono trasferiti sulle motovedette della Guardia Costiera in alto mare.
Dopo lo sbarco Medici Senza Frontiere effettua un rapido controllo sullo stato di salute già al molo di approdo, e quindi i rifugiati vengono fatti salire su degli autobus e trasferiti nel centro di accoglienza.

L’ignoranza e il razzismo
La nuova struttura che ospita il centro di accoglienza, che è il più grande del suo genere in tutta Europa, è ben nascosta in una valle al centro dell’isola. Un’unica strada che dal centro conduce ad un alto cancello.
Il centro di accoglienza ha la capacità di 840 posti, ma a causa dei numerosi sbarchi degli ultimi giorni gli ospiti sono più del doppio. Materassi lungo il recinto e sotto gli alberi dimostrano che in molti hanno dormito all’aperto.
Mentre Federico Miragliotta, che è il direttore di Lampedusa Accoglienza, la società privata che opera su mandato del Ministero degli Interni italiano, ci porta in giro e ci illustra con grande rigore e professionalità il decoro dei luoghi e del cibo, non soffermandosi troppo sugli immigrati, come se questi fossero ad un campo estivo . La maggior parte sono vestiti in tuta da jogging, che è stata loro consegnata all’arrivo. Bambini che giocano felici con i giocattoli distribuiti dalle organizzazioni umanitarie, mentre le donne fanno la coda di fronte a due cabine telefoniche in attesa di chiamare i loro familiari.
“Alcuni hanno impiegato diversi anni per arrivare a Lampedusa, e per la prima volta da lungo tempo - o forse da sempre - non sono costretti a preoccuparsi della loro sicurezza o a procurarsi del cibo “, afferma Laura Rizzello, operatrice della delegazione della Croce Rossa nel centro.
Un numero crescente di profughi arrivano affetti da gravi sofferenze fisiche e psicologiche a causa della guerra e della tortura, situazioni che, a suo dire, i politici europei ignorano:

“Non si dovrebbe definire l’immigrazione come un problema, ma piuttosto come un fenomeno. Parlare di immigrazione per ragioni economiche dimostra una mancanza di conoscenza e una visione razzista del fenomeno. Equivale a nascondersi dietro un filo d’erba”, afferma Laura Rizzello.


E continua: “E viene davvero da piangere se si considera che quanti attraversano il Mediterraneo a rischio della vita, sono fermamente convinti che i paesi europei difendano i diritti umani universali. Chi parla di recintare il centro di accoglienza col filo spinato, dimentica che le ragioni dell’immigrazione di massa sono cambiate. La maggior parte non migrano per cercare un lavoro, ma fuggono da guerre e persecuzioni “.

Bambini scomparsi
E le statistiche confermano la tesi di Laura Rizzello. La maggior parte degli immigrati che arrivano a Lampedusa provengono dalla Nigeria, dalla Somalia, dall’Eritrea, dall’Etiopia e dal Sudan. Secondo le cifre del ministero degli interni italiano, sette immigrati su dieci avrebbero titolo per richiedere asilo politico in Italia, ma molti scelgono di evitare la battaglia con la burocrazia italiana e non sono alla ricerca di un permesso di soggiorno, dice Laura Rizzello.
In realtà essi mirano solo a rimanere al centro di accoglienza per due giorni prima di essere trasportati nei centri di detenzione sul territorio italiano. Ma poiché tutti i centri di detenzione in Italia sono attualmente sovraffollati, restano qui, in media, una settimana, come spiega Laura Rizzello.
La maggior parte di coloro che non vengono rispediti direttamente nel loro paese di origine in forza di accordi bilaterali di rimpatrio, finiscono per lavorare in nero per 20 euro al giorno nelle imprese agricole ed industriali d’Italia. Alcune donne finiscono sulla strada costrette a prostituirsi, mentre una parte degli uomini vengono reclutati da organizzazioni criminali. Qualche giorno fa il quotidiano la Repubblica ha rivelato che si sono completamente perse le tracce di almeno un terzo dei 1.400 minori “non accompagnati”, giunti quest’anno a Lampedusa ed affidati a delle case-famiglia.

Missili e doni
Fino al 1986, pochissimi avevano sentito parlare di Lampedusa. Ma poi la Libia sparò due missili contro la base radar degli Stati Uniti sull’isola. I missili andarono a finire in mare, ad oltre due chilometri dalla costa di Lampedusa, ma l’aggressione di Muammar Gheddafi ebbe l’effetto di portare alla ribalta questa piccola isola, fino ad allora poco più che un puntino su qualsiasi mappa. Da allora i turisti hanno cominciato ad arrivare in massa ed a portare prosperità sull’isola. Con conseguente raddoppio della popolazione di questa piccola comunità di pescatori.
Laura Rizzello crede che la storia si stia ripetendo con i grandi flussi migratori che negli ultimi anni hanno portato l’isola nuovamente alla ribalta .
“I numerosi turisti scelgono l’isola non solo per il mare, ma anche con la speranza di scattare qualche foto agli immigrati”, ha detto.
Il Sindaco Bernardino de Rubeis, tuttavia, ritiene che il fenomeno dell’immigrazione abbia danneggiato l’immagine dell’isola e costituisca una minaccia per la fiorente industria del turismo.
“L’accordo con Gheddafi non funziona”, ha detto, riferendosi ad un accordo che il precedente governo italiano ha concluso con la Libia nel dicembre 2007 ed avente ad oggetto il pattugliamento congiunto delle coste libiche.
Gheddafi, in effetti, ha sfruttato il cambio di governo della scorsa primavera in Italia per tentare di ottenere qualcosa di più sostanzioso. Alla fine di agosto Silvio Berlusconi ha visitato la Libia ed ha elargito 500 milioni di dollari per finanziare la sorveglianza elettronica delle coste e dei confini meridionali della Libia con il Niger, il Ciad e il Sudan.
Secondo alcuni osservatori la frontiera sarebbe solo un pretesto: il finanziamento, che Berlusconi ha concesso a Gheddafi in nome dei contribuenti italiani, deve essere piuttosto visto come una sorta di pagamento per la protezione delle grandi aziende italiane che operano in Libia. L’Italia non è autosufficiente nel campo della produzione di energia elettrica ed è quindi fortemente dipendente dal petrolio libico. Di contro, appare legittimo mettere in dubbio la reale volontà di arginare la marea di profughi, che è funzionale al rafforzamento della competitività in Italia, per esempio nell’industria agricola.
Ma dopo la visita di Berlusconi in Libia, i media italiani hanno scelto di minimizzare il problema, che ora è in gran parte scomparso dai telegiornali, nonostante l’aumento del flusso.

Affollamento
Il sindaco è preoccupato per l’aumento del numero dei rifugiati.
“L’isola rischia una vera e propria crisi”, ha detto Bernardino de Rubeis.
“Non si deve dimenticare che l’isola vive principalmente di turismo, e, pertanto, dobbiamo essere in grado di garantire ai turisti sicurezza. Non può continuare così”, dice il sindaco, che sogna dei grandi alberghi sulla piccola isola dove la popolazione già adesso aumenta di dieci volte nei mesi estivi, e i turisti sono ammassati in quattro spiagge come aringhe in un barile.
Ogni anno, grazie ai finanziamenti statali e regionali, oltre 50 milioni di euro affluiscono nelle casse del comune di Lampedusa. Il Consiglio comunale è attualmente impegnato nei colloqui per la redazione del bilancio per il 2009, e sebbene il centro di accoglienza non comporti alcun costo per il comune, ma offra solo garanzie di posti di lavoro e di reddito per molti abitanti dell’isola, il sindaco punta ad ottenere il massimo dell’attenzione sui presunti disagi creati dal flusso di immigrati. Ha scelto di giocare al rialzo e ora chiede al governo, come compensazione per l’onere del fenomeno, che l’isola venga dichiarata porto franco.
Il comune ha già rifiutato un’offerta dell’Alto Commissario per i rifugiati, relativo al finanziamento di un ampliamento del piccolo aeroporto e ad una campagna pubblicitaria per l’isola. Invece, si è preferito richiedere un risarcimento di 200 milioni di euro da parte del governo di Roma per gli abitanti di Lampedusa. Così da far passare l’immagine di un’isola costretta ad affrontare un problema tanto al di sopra delle sue possibilità da spingere le persone a scegliere di concentrarsi esclusivamente sui possibili benefici economici e ad ignorare tutto il resto.
(di Mads Frese -
pubblicato da : Megachip )

[Articolo originale di Mads Frese]

mercoledì 10 dicembre 2008

60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani

Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite proclamava la Dichiarazione universale dei diritti umani.

Per la prima volta nella storia dell'umanità, era stato prodotto un documento che riguardava tutte le persone del mondo, senza distinzioni.

Per la prima volta veniva scritto che esistono diritti di cui ogni essere umano deve poter godere per la sola ragione di essere al mondo.


Eppure la Dichiarazione è ancora disattesa, perché ancora troppo sconosciuta.

Hai mai letto la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani?

Conoscere i propri diritti è il primo passo per farli rispettare!

Amnesty International ha chiesto oggi ai governi di fare del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani (Dichiarazione) un momento di azione e non di mera celebrazione.

"Le insensate uccisioni a Mumbai, le migliaia di persone in fuga dal conflitto nella Repubblica Democratica del Congo, le ulteriori centinaia di migliaia intrappolate in condizioni terribili nel Darfur, a Gaza e nel nord dello Sri Lanka e infine una recessione economica globale che potrebbe spingere altri milioni nella povertà, creano una pressante piattaforma d'azione sui diritti umani" - ha dichiarato Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International.

Di fronte a questo scenario, il 60° anniversario della Dichiarazione cade in un momento in cui il mondo affronta sfide molteplici.

Denunciando gli attacchi terroristici di Mumbai, Amnesty International ha messo in guardia i governi dal fare marcia indietro sui diritti umani in nome della sicurezza: "I governi hanno il dovere di proteggere dal terrorismo, ma il carcere a tempo indeterminato senza accusa né processo, la giustificazione e la pratica della tortura e l'erosione del primato della legge non rendono il mondo un luogo più sicuro" - ha ammonito Irene Khan.

Constatando l'impatto sui paesi poveri dell'attuale crisi economica, che rischia di gettare altri milioni di persone nella povertà, Amnesty International ha chiesto ai governi di proteggere i diritti economici e sociali con pari vigore rispetto ai diritti civili e politici.

"Il pregio della Dichiarazione è costituito dall'universalità e dall'indivisibilità. I diritti umani sono universali: ogni persona nasce libera ed eguale in dignità e diritti. I diritti umani sono indivisibili: tutti i diritti, economici, sociali, civili, politici e culturali, sono parimenti importanti, senza alcuna gerarchia" - ha proseguito Irene Khan.

"Nonostante i progressi degli ultimi decenni in molte aree, l'ingiustizia, la disuguaglianza e l'impunità persistono in troppe zone del mondo. Il vero problema è che i governi fanno promesse e adottano leggi ma mancano di darvi seguito."

"È arrivato il momento che i governi riparino a sei decenni di fallimenti nel campo dei diritti umani e diano seguito alle loro promesse." - ha concluso Irene Khan.




I passi avanti nel campo dei diritti umani conseguiti negli scorsi sei decenni comprendono:

  • l'adozione di trattati internazionali e di legislazioni nazionali;
  • il riconoscimento dei diritti delle donne e dei bambini;
  • la creazione del Tribunale penale internazionale e i procedimenti per crimini di guerra e contro l'umanità da parte dei tribunali internazionali e, in alcuni casi, di quelli nazionali;
  • l'istituzione dell'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite e, in alcuni paesi, di commissioni nazionali sui diritti umani;
  • la fine dell'uso della pena di morte in oltre due terzi del pianeta;
  • i progressi nel controllo delle armi;
  • un forte appoggio della società civile ai diritti umani, come attraverso la rete mondiale dei difensori dei diritti umani e delle organizzazioni per i diritti umani.

I fallimenti comprendono:

  • le massicce violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario nei conflitti armati;
  • l'aumento degli attacchi dei gruppi armati e dei gruppi terroristici contro i civili;
  • la violenza contro le donne e i bambini, compreso il reclutamento dei bambini e delle bambine soldato;
  • la negazione dei diritti economici e sociali a milioni di persone che vivono in povertà;
  • la corruzione e l'iniquità dei sistemi giudiziari di molti paesi;
  • l'uso della tortura e di altre forme di maltrattamento;
  • la negazione dei diritti dei rifugiati e dei migranti;
  • gli attacchi agli attivisti, ai giornalisti e ai difensori dei diritti umani;
  • la soppressione del dissenso in molti paesi;
  • la discriminazione sulla base della razza, della religione, del genere e dell'identità.


DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI

Foto e testo tratto dalla dichiarazione universale dei diritti umani





Articolo 1

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 2
1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.

Articolo 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

Articolo 4
Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.

Articolo 5
Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumane o degradanti.

Articolo 6
Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.

Articolo 7
Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.

Articolo 8
Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.

Articolo 9
Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

Articolo 10
Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri nonché della fondatezza di ogni accusa penale gli venga rivolta.

Articolo 11
1) Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.
2) Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetuato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà deI pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.

Articolo 12
Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.

Articolo 13
1) Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
2) Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.

Articolo 14
1 ) Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.
2) Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

Articolo 15
1) Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza. 2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.

Articolo 16
1) Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.
2) Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.
3) La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.

Articolo 17
1) Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri.
2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.

Articolo 18

Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.

Articolo 19
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Articolo 20
1) Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.
2) Nessuno può essere costretto a far parte di un'associazione.

Articolo 21
1) Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti.
2) Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese.
3) La volontà popolare è il fondamento dell'autorità del governo; tale volontà deve sere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.

Articolo 22
Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.

Articolo 23
1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
2) Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
3) Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.
4) Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

Articolo 24
Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.

Articolo 25
1) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
2) La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.

Articolo 26
1 ) Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria. L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.
2) L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.
3) I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.

Articolo 27
1) Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.
2) Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.

Articolo 28
Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.

Articolo 29
1 ) Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.
2) Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.
3) Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite.

Articolo 30
Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuni dei diritti e delle libertà in essa enunciati.

FONTE

venerdì 5 dicembre 2008

Don Scaccaglia: Un altro prete scomodo per la politica e per la Chiesa

Un religioso che arringa dall'altare contro i raccomandati, i corrotti, i razzisti e soprattutto gli ipocriti. Un uomo scomodo per la politica e per la Chiesa.


Don Luciano Scaccaglia, parroco di Santa Cristina tanto amato quanto odiato, è un uomo di fede e di grandi passioni, che non rinuncia alle idee e non serve i potenti, che non china la testa e non conosce mezze misure. Che dice la sua, sempre e comunque.
Oggi combatte per i diritti degli omosessuali, che sono solo uomini e donne che amano. Da accompagnare nel percorso di fede, da accogliere senza giudicare. Pensiero sovversivo, che cammina a braccetto con le sue simpatie per i Dico, sulla strada opposta al Vaticano e a quella richiesta all'Onu, che ha fatto indignare le associazioni gay di tutto il mondo.
La solitudine, d'altronde, è una compagna che conosce bene.

La incontrò quando, pur considerando l'aborto un dramma, volle difendere la 194.
Invitando Livia Turco nella sua chiesa ebbe a dire che quella legge era scritta bene, data la diminuzione, dalla sua entrata in vigore a oggi, del numero d'interruzioni di gravidanza clandestine
.
E la incrociò di nuovo, quando aprì la sua chiesa di notte, dando un tetto ai rifugiati politici che da giorni dormivano al freddo.
Gli altri la chiamarono occupazione, lui disse: è solo la comunità che accoglie i suoi fratelli più poveri.
Indossando la veste di teologo, aprì il confronto sul sacerdozio femminile e il matrimonio dei preti.
E insegna che la fede e la ragione non sono due mondi distinti,
che la chiesa deve difendere la laicità dello stato e convivere, serenamente e nel nome dell'amore, con tutti gli altri credo.



Ora don Luciano quelle stesse porte che ha aperte a tutti: omosessuali, divorziati, poveri, rifugiati e immigrati, se le vede sbarrare di fronte proprio dalla Chiesa cui ha professato amore e obbedienza. Nei giorni del duplice intervento vaticano rispetto alla proposta francese all’ONU di depenalizzare l’omosessualità e del rifiuto di firmare la Carta dei disabili per l’assenza di un riferimento al divieto all’aborto, la vicenda di don Scaccaglia assume una rilevanza enorme. Perché proprio sul tema dell’omosessualità, don Luciano ha preso posizioni di accoglienza giudicate non in linea col Magistero.Le voci che da alcune settimane si rincorrono nel mormorare un possibile trasferimento del parroco più controverso, amato e disprezzato di Parma non appartengono più solo alle chiacchiere da sagrestia. Si attende nei prossimi giorni la notizia di un trasferimento di don Luciano, ma il provvedimento preso da Roma potrebbe addirittura essere più grave, arrivando alla riduzione allo stato laicale.
( Tratto da: parma.repubblica.it - luigiboschi .it )

giovedì 4 dicembre 2008

ANDREA CAMILLERI RECITA 15 NUOVE POESIE INCIVILI


Un feroce e caustico affresco in versi di gerarchi e gerarchesse di regime, monsignori benedicenti e opposizioni genuflesse.





PRIMA PARTE




SECONDA PARTE

Il Vaticano contro i gay

Infernale Pessimo. Nel telegiornale del 1 dicembre - il bieco Cardinale Celestino Migliore, ambasciatore del Vaticano all’ONU, ci fornisce ennesima conferma delle linee spudorate che Ratzinger aveva tracciato già nel luglio 1992, indossando le celestiali vesti di Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede: depenalizzare l’omosessualità significa “promuoverla”. Dunque, pollice verso riguardo all’iniziativa francese per inserire il libero orientamento sessuale tra i diritti dell’uomo.

Resta soltanto da capire come mai questi “uomini con le gonne”, dalle voci in falsetto e dalle mani ingioiellate, arrivino a tale punto di avversione nei confronti di quanto il solito Ratzinger - questa volta nelle vesti paterne del vicario di Cristo - ha definito “comportamenti disordinati”.

Per inciso: anche io ho figlie “disordinate” (nel senso che lasciano in giro per casa giornali e indumenti). Non per questo le condannerei all’incarcerazione e alla tortura.
Spudoratezza inarrivabile che ha solo una spiegazione: la disperata consapevolezza di quanto la sopravvivenza della propria istituzione (in cui è consentito a questi uomini con le gonne di esercitare il proprio efferato potere) dipenda dal mantenimento perinde ac cadaver dell’altrettanto declinante ordine gerarchico patriarcale.
Un potere efferato che si nutre promuovendo dolore umano, nei cui confronti tale istituzione pretende di essere l’agenzia monopolistica della consolazione post mortem.
Anche al prezzo di contraddire dottrinalmente i comportamenti concreti degli uomini con le gonne, la mala education di cui si fanno promotori.
Quella suprema doppiezza che trasforma una congrega che copre torme di praticanti dei famosi “comportamenti disordinati” in persecutori degli omofili, in quanto sovversivi dell’ordine vigente.

Come chiunque abbia avuto esperienza diretta delle loro pratiche sa benissimo.
Tanto per dire, allievo di un istituto tenuto da uomini con le gonne ricordo benissimo quanto ci ripetevamo tra studenti: mai accettare l’invito di Fratel Carlo quando vuol portarti in camera sua a vedere l’allevamento di canarini… mai confessarsi con il tale prete, ben noto per le sue avances imbarazzanti nel confessionale…
Le ripetute condanne nei tribunali di mezzo mondo per reati di pedofilia avrebbero dovuto indurre l’istituzione degli uomini con le gonne a maggiore prudenza, se non a un briciolo di autocritica.
Per non parlare di cristiana comprensione. Ma tant’é…
Proprio vero: il dio acceca chi vuole trascinare alla rovina. E l’istituzione degli uomini con le gonne sta precipitando rovinosamente, anche grazie ai tipi alla Celestino Migliore. Il cui nome è soltanto un irridente (indecente) ossimoro.
Nel frattempo, di quanto dolore e sofferenze umane continueranno a farsi promotori?

( di Pierfranco Pellizzetti )

martedì 2 dicembre 2008

Il ministero censura la canzone “Quando sei li per lì” a favore del preservativo

La notizia che il ministero ha censurato la canzone del gruppo rap degli Assalti Frontali ormai è uscita.

«Quando sei lì per lì» , questo il titolo della canzone degli Assalti Frontali, è il brano scelto per la campagna di prevenzione iniziata con l’ex ministro Livia Turco, sulla base delle indicazioni dell’Ue che invitava a mettere in musica le parole chiave della lotta all’Aids.

Dunque, si parla soprattutto di preservativo.


Una parola che, sembra di capire, all’attuale governo fa venire l’orticaria.

Infatti, dal sito del ministero, dove era stato pubblicato pochi giorni fa, il brano è già sparito.

Gli Assalti Frontali chiedono spiegazioni.

Problemi tecnici, rispondono dal ministero. Ma viene il dubbio che non si tratti di una questione da risolvere con un informatico.

Sabato, a due giorni dalla della Giornata mondiale per la Lotta all’Aids che si è celebrata lunedì, il gruppo rilascia una dichiarazione in cui si augura che «il Ministero della Salute rimetta online sul proprio portale la nostra canzone contro l’Aids entro il 1 dicembre». Detto fatto, il link riappare. Ma non funziona (guarda).

In compenso, c’è un pdf che racconta la storia della canzone e ne riporta addirittura il testo completo. E di «preservativi», in quelle rime, ce ne sono almeno dieci. A qualcuno dev’essere preso un colpo.

Infatti, dopo cinque minuti, il pdf sparisce: resta la pagina con il link per scaricare la canzone (eccola), ma chi ci prova rimarrà ancora deluso.

È che a questo governo, della prevenzione della sindrome da immunodeficienza acquisita, sembra non importargliene nulla.

«È la prima volta da venti anni sostiene la presidente del Network Pazienti Sieropositivi (Nps) Rosaria Iardino che il ministero della Salute, oggi del Welfare, è così assente sia sul fronte dell’informazione sia su quello della prevenzione dell’Aids, inoltre la Commissione Nazionale Aids del ministero, scaduta a Novembre, non è stata rinominata». «Noi della Commissione dovremmo essere un organo consultivo spiega ancora la Iardino ma il sottosegretario Ferruccio Fazio ci ha chiamato solo una volta dopo le elezioni e da allora mai più. Ci chiediamo se il ministero vuole una commissione veramente operativa. Una mezza pagina a pagamento su qualche giornale conclude non è certo significativo in termini di prevenzione e nei confronti di una malattia, che colpisce ogni anno 4000 persone in Italia».

E oltre alla prevenzione, non mancano i problemi nella cura: «Le logiche di budget - ha sottolineato la Iardino - stanno prevalendo a discapito del diritto dei pazienti a ricevere tutta l’assistenza possibile. Per cui negli ultimi tre anni – spiega – stiamo assistendo ad una contrazione delle risorse disponibili per la somministrazione degli antiretrovirali. Riceviamo dai pazienti costanti segnalazioni di disagi in particolare nelle Regioni del Sud del Paese: Sicilia, Puglia, Campania, ma anche dall’Emilia Romagna. Non trovo accettabile – conclude – che una nuova molecola importante registrata dall’Aifa diventi disponibile nella Regione Lombardia dopo due mesi e in Veneto dopo nove».

FINALMENTE è possibile scaricare gratuitamente,Il brano rap “Quando sei lì per lì’.

Il brano è stato realizzato appositamente per la Campagna Informativa (non verrà commercializzato, così come non farà parte di alcun album) seguendo le linee guida redatte dalla Commissione nazionale AIDS, focalizzando principalmente l’attenzione su tre punti:

  1. Favorire un cambiamento culturale che porti a sdrammatizzare e normalizzare l'uso del preservativo
  2. Far capire ai giovani che la malattia non è reversibile. Ci sono cure che in molti casi ne arrestano la progressione. Ma vanno seguite per tutta la vita
  3. Evidenziare l’importanza di un’assunzione di responsabilità nei rapporti sessuali, così come avviene in altri comportamenti che riguardano le relazioni interpersonali
La cultura Hip-Hop ha enormi potenzialità in campo educativo. Ed il Rap è un efficace canale di auto-narrazione, uno strumento di dialogo, di confronto con se stessi

Scarica il brano rap
"Quando sei lì per lì" (mp3, 4200 KB) degli Assalti Frontali (per scaricare il brano cliccare con il tasto destro del mouse e scegliere 'Salva ogetto con nome')

(Tratto da : comodo.it, ministerosalute.it)